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Autore: Pittrice88    11/09/2018    6 recensioni
Fanfiction ambientata durante TFP. Johnlock. [Ff partecipante all'evento HappyBirthdayMartin indetto dal gruppo Facebook "Johnlock is the way...and Freebatch of course!"]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo in alto, il cerchio del pozzo appena visibile, nessuna luce. La sommità di quel cilindro freddo lontana, irraggiungibile. La pietra umida sparisce nell’oscurità del cielo notturno coperto da nubi.
Piove. Gocce gelate tintinnano insistentemente sulla superficie dell’acqua scura. Il livello sale, lento e incessante, come in una clessidra volta a ricordarmi che il mio tempo è finito.
Ho ancora una ventina di centimetri di speranza, ma speranza in cosa? Non ci sono voci. Nessuno mi troverà. Hanno altro a cui pensare, gravi problemi di famiglia…e io intanto sono qui a dimenarmi, sperando di sciogliere queste catene che mi ancorano al fondo. Ma se ci riuscissi poi cosa cambierebbe? Comunque risalire da soli è impossibile. Da solo, già. Cercherei allora di nuotare, di stare a galla…e comunque annegherei.
 
E’ solo questione di tempo.
Crono vince sempre su tutto e tutti. E’ inutile lottare.
 
L’acqua aumenta in fretta. Mi arriva ormai alla gola. Tremo convulsamente, è gelida.
Ci sono delle ossa piccole a farmi compagnia in questi ultimi istanti. Questo luogo già è stato la tomba di qualcuno, una tomba senza lapide, senza incisione, senza memoria. La fine di qualcuno ormai dimenticato.
Tutto è silenzio, solo i mie gemiti e lo sciacquettio della pioggia quaggiù. Nessuna voce, nessuna luce. Nessuno che mi stia cercando. Tutto normale, io sono un essere inutile e insignificante, difficile accorgersi della mia assenza.
 
Destino beffardo; ho superato guerre e malattie, ma morirò per aver ascoltato il mio cuore, è seguendo un amore camuffato d’amicizia che sono finito qui.
Suo fratello sapeva come sarebbe andata, ha cercato di non coinvolgermi, eppure mai in vita mia sono stato più orgoglioso d’essere parte di una famiglia. Sapevo sarebbe stato pericoloso, e sono venuto comunque.
La mia felicità è accanto a te, ormai è chiaro. Ma ora è tardi per tutto.
L’acqua avanza inesorabile. Non ci sarà più tempo per noi, non ci sarà più tempo per ogni cosa. Il rimpianto abbraccia la disperazione.      
 
Fa male dentro, come sabbia nei bronchi, a ogni respiro bruciano i polmoni, soffrono vicino al cuore straziato, a ogni battito un’agonia. Ogni respiro una pugnalata.
 
La vista si annebbia.
Tutto è panico e dolore.
 
Non ho più la forza di lottare. Mi abbandono alla consapevolezza che tutto sia finito. Svengo o forse peggio.
Mi lascio andare mentre fluttuo verso gli aurei cancelli.
Il dolore è svanito. Non c’è più nulla se non una luce infondo a quel tunnel di pietra. Il ristoro di un sonno eterno, di respiri leggeri, aria fresca sul viso, e un dolcissimo tepore.
 
Una voce calda sussurra.
Socchiudo gli occhi. Resto abbagliato. La luce è accecante. Distinguo appena una sagoma slanciata chinata su di me. Tutto è confuso. Non riesco a vederti, ma ora so che sei tu che mi stai abbracciando, che mi parli all’orecchio, che cerchi da farmi forza. Mi hai salvato per l’ennesima volta. Sei tu il mio paradiso, sei tu il mio angelo con gli occhi color del cielo.
 
[494 parole]
 

 
   
 
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