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Autore: Ely_Pommy    12/09/2018    2 recensioni
Quante famiglie vivono i loro problemi? Tutte!
Ma la famiglia di Erika è un tantinello esagerata. Ecco a voi un viaggio visto con i suoi occhi in una giornata di fine estate o dopo scuola
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno, sono Erika.
Ho 21 anni, single per cianuro nelle vene, fedina penale inspiegabilmente pulita, alta un metro e una sputazza, fisico da vado in palestra, ma con frequenza saltuaria e tante care cose.
Benvenuti nella mia mente, così vedrete con i miei occhi quello che succede.
Perdonate il caos: la mia mente non è per nulla pragmatica e organizzata, ma sembra più il risultato di una rissa tra le mie varie e molteplici personalità.
Come? Non vedete nulla.
Non preoccupatevi: mi sono appena svegliata e sono miope quanto la fusione tra Steve Wonder e una talpa, perciò se mi date un attimo, arrivano anche gli occhiali.
Ecco fatto.
Bene, sono le 6:00: si comincia.
Ehi! Vi sento! Sì, mi sveglio alle 6:00 tutte le mattine, problemi? Ormai il mio ritmo circadiano si è fissato lì talmente bene che la leva per regolarlo, si è incrostata.
Partiamo col pilota automatico, mentre il mio unico neurone tenta di tenermi in piedi.
Bagno, Constatazione della mia balenaggine e della mia cessaggine.
Cucina, luce, luce due, stacco l’allarme e apro le finestre.
Accendo il tg.
Preparo una moka di caffè e un te. Bevo acqua e limone, assumo le mie 20 mila pastiglie che ancora mi tengono agganciata a questa Terra, peso la mia colazione (sempre e costantemente yogurt greco alla vaniglia e frutta di stagione, tipo ora i kiwi) e verso i due liquidi.
Lo so: perché ho messo il caffè in due tazzine?
La risposta arriva tra tre, due, uno.
Vi presento mia madre, infermiera, bravissima e appassionata in quello che fa, ma simpatica quanto un dissennatore.
Tentiamo un approccio.
“Buongiorno…c’è di là un po’di caffè per te se lo vuoi”
“Dovresti essere già a studiare! Cosa ti svegli presto a fare! Non lamentarti poi degli esami”
Oh, scusate sentite un respiro di fondo?
Aspettate che mi giro…ecco: vi presento il male di vivere.
Alla morte di Baudelaire, ha fatto molti part time, seguendo i momenti di stress di varie persone, ma con me, ormai ha preso residenza.
Ormai io e lui siamo amici per la pelle, mi segue sempre e di solito il suo primo arrivo coincide esattamente con questo dialogo mattutino.
“’giorno, Erika!” “’giorno Maldi” segue pat pat sulla mia spalla mentre sorseggio il tè.
Andiamo in camera e accendiamo il computer.
Niente luci: mia sorella dorme ancora, ma di lei parleremo dopo.
Partiamo a studiare.
Oh, ecco mio padre: gran lavoratore, ma con l’umore da permamestruato, ovvero lunatico come pochi.
Tra parentesi: osservate i miei genitori: con due caratteri così, potete immaginare il mio.
In ogni caso, abbiamo litigato ieri, perciò andrà così: mi guarderà con sdegno, scuoterà la testa e se ne andrà chiudendo la porta dietro di sé: direzione salotto per i suoi addominali mattutini.
Dopo il solito caloroso risveglio da famiglia del Mulino Bianco, io apro le pagine web solite: Facebook, Youtube, Instagram e Outlook, per vedere le novità, ovviamente senza che loro mi vedano, perché sarebbe sacrilegio.
Bene, Cosmo e Wanda se ne sono andati al lavoro.
Facciamo il planning della giornata, svuoto la lavastoviglie e respiro profondamente.
È il momento di svegliare mia sorella: un mostriciattolo di 12 anni più piccola di me, che alterna momenti di normalità a momenti in cui si potrebbe valutare il fratricidio come legittima difesa.
Questo è uno di quei momenti.
La sveglia di mia sorella dura esattamente 15 min. e si svolge in queste fasi:
  1. Approccio simil affettuoso (quel simil è dovuto al mio sempre più diventare una persona da timer nelle effusioni come mia madre)
  2. Avviso. Nel senso “sto per versarti la colazione, ti aspetto in cucina”
  3. Mia preparazione di cappuccio con cacao alla base, cacao spolverato sopra, tazza su tovaglietta con due strappi di scotex, cucchiaio piatto o rosso e cannuccia ed infine cereali davanti.
  4. Inutile attesa
  5. Richiamo
  6. Inutile attesa (e qui il sangue ha già raggiunto la calotta cranica, portando a simpatici pensieri quali, appoggiare il cuscino sulle sue aperture per la respirazione)
  7. Scoperchiare il suo letto e passaggio al tono passivo aggressivo, reprimendo l’istinto di puntare alla giugulare.
Già, non sono paziente.
Vediamo insieme 2 puntate della nostra serie preferita e, mentre io parto con i letti, lei parte ad interpretare il cosplay irritante di Pollicino.
In cosa consiste?
Alzarsi (senza nemmeno aver messo via la roba della colazione) e fare qualcosa in ogni stanza della casa, lasciando traccia del suo passaggio.
Il pigiama in bagno, le calze in camera, la spazzola in sala e così via.
Ora, dato che viviamo in una bifamigliare che non è esattamente la villa di Briatore, non penso che lei tema di perdersi.
In più: io non sono una persona maniaca dell’ordine come i miei, ma il solo pensiero che quella roba dovrò metterla via io, altrimenti l’apparato genitoriale intaccherà e corroderà il mio apparato genitale, mi spinge a preoccuparmi di lasciare una casa che non sia un campo di battaglia.
Ora posso cambiarmi e lavarmi.
Andiamo a fare visita ai miei nonni e alla badante al piano di sotto.
Bene, ore 9:30 calma piatta.
Io devo provare a studiare e mia madre mi ha riservato l’ingrato compito di convincere mia sorella a fare lo stesso.
Bene questa è la mia proposta: “Lorenza fai (inserire un compito) e poi ti lascio il resto della giornata a fare quello che vuoi”
Opzioni di risposta:
  1. Troppo difficile (trad. non ne ho voglia)
  2. Posso prima vedere i cartoni? (trad. voglio far passare il tempo fino a pranzo)
  3. La mamma mi ha detto che non devo fare nulla (trad. tenta di ingannarmi, fallendo)
“Dai, ce la puoi fare! -intanto il Mal di vivere ride- poi sei libera…anzi sai che ti dico, dopo giochiamo con la wii e vediamo i video che vuoi”
“Ci penso”
Il sangue bolle, che nemmeno l’acqua per la pasta.
“No, non hai capito bene: non è una gentil richiesta o una cosa facoltativa. È un ordine”
“Non comandi tu! Perché devi decidere sempre tu! Ti ho detto che ci penso” e va sul divano.
Bene, nel mio cervello è esploso il Krakatoa.
“Bene, oggi non vedi i cartoni, e invece che un (inserire compito) ne fai 3”
“Perché la vita fa schifo?! Io non ho fatto niente di male! Adesso lo dico alla mamma, quando torna”
Vado in camera perché altrimenti, l’opzione percorribile sarebbe spiaccicarle il suo microcefalo sul muro, rendendolo un murales.
Dopo due secondi, viene a chiedermi scusa e si mette al lavoro.
Che ore sono?
Le 9: 45
Beh, se il mio fegato, oltre che essere già malridotto per questioni di salute, non è già uscito per scappare il più lontano possibile, è un miracolo.
Vi do appuntamento col resto della giornata, prossimamente.
   
 
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