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Autore: sissi149    12/09/2018    5 recensioni
Come si può reagire a 12 anni alla notizia che il sogno su cui si è tanto investito non potrà mai realizzarsi?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa shot è nata dopo aver ascoltato una canzone e questa mi è rimasta in testa per giorni, arrivando a calzare quasi come un guanto a parte della storia di Jun.
Per prima cosa dovete sapere che mi sono basata sul racconto della malattia di Jun fornitoci dalla serie anime J, quella uscita a fine anni 90 dopo la qualificazione del Giappone ai mondiali di Francia. Lì veniva specificamente raccontato che fino a poco prima del campionato Misugi non era a conoscenza della propria malattia, si allenava e giocava come gli altri, solo a seguito di un malore in allenamento ha avuto le restrizioni dal medico. La shot si colloca poco dopo la scoperta della malattia, quando ancora Jun non aveva trovato in Tsubasa lo stimolo per andare oltre i limiti e non arrendersi alla sua condizione. Noi vediamo Misugi sempre piuttosto deciso, ma ritengo assai plausibile che nel primo periodo dopo la scoperta possa essersi sentito parecchio demoralizzato e privo di energie.
Venendo alla canzone, si tratta di "I dreamed a dream", composta per il musical "Les Misérables", adattamento del celebre romanzo di Hugo. Il Personaggio di Fantine la canta dopo essere caduta in miseria ed essere stata costretta a vendere ogni cosa, anche sé stessa, per poter mantenere la figlioletta avuta al di fuori di un regolare matrimonio. Per me è un brano bellissimo, anche se devastante nel suo significato.
Se volete ascoltarlo vi propongo diverse versioni.
La prima è quella usata nel telefim glee, che è quella che mi ha ispirato, poiché viene tagliata la parte in cui Fantine racconta del'uomo che ha amato ma che l'ha abbandonata. La trovate qui.
La seconda è la versione interpretata da Ruthie Henshall in un concerto celebrativo. qui
L'utlima è  l'interpretazione di Anne Hathaway nella versione cinematografica del 2012 che le è anche valsa l'oscar come miglior attrice non protagonista. Se amate il genere musical dovete assolutamente vedere questo film. Essendo cantato sulla scena, qui in alcuni punti la melodia viene sacrificata a favore di un grido più disperato. a voi.
E con questo ho concluso, ma ho voluto darvi tutte le informazioni prima per non rovinare con le spiegazioni tecniche il climax che spero si sia creato nel testo.
Buona lettura.




I dreamed a dream in time gone by                                        Ho fatto un sogno in un tempo  ormai passato
When hope was high and life worth living                             Quando la speranza era alta e la vita degna di essere vissuta
[…]                                                                                          […]
Then I was young and unafraid                                              Allora ero giovane e senza paura
And dreams were made and use and wasted                        E i sogni erano fatti e usati e buttati
There was no ransom to be paid                                           Non c’era un riscatto da pagare
No song unsung, no wine untasted                                       Nessuna canzone non cantata, nessun vino non assaggiato
                                                                                                      
 
Avevo tutto nella mia vita: soldi, una bella casa, una famiglia felice, tanti amici.
Avevo successo.
Potevo fare qualunque cosa desiderassi.
E avevo un sogno, un bel sogno. Uno di quei sogni da condividere con gli amici: vincere il campionato nazionale. Da lì costruirmi una carriera fino ai massimi livelli.
Avevo tutto per poterlo realizzare: passione, talento, abilità e una squadra all’altezza del compito. La nostra era una delle squadre più forti del paese, eravamo tra le favorite per il titolo. Avevamo affrontato selezioni durissime per poter entrare a far parte della Musashi FC ed ognuno di noi portava con orgoglio i suoi colori sulle spalle.
Tutti contavano su di noi, contavano su di me.
Ed io ero felice, perché ogni passo, ogni responsabilità che poteva gravarmi, in realtà mi avvicinava sempre di più al mio sogno.
Essere il capitano di questa squadra era un onore ed una gioia.
Mi sentivo fortunato, poiché  amavo profondamente ciò che facevo. Vivevo per il mio sogno ed il mio sogno mi manteneva in vita.
Correre dietro ad un pallone bianco e nero, calciarlo, colpirlo, accarezzarlo, diventare complici in un dribbling impossibile erano tutto il mio mondo. Il calcio era la mia vita ed il mio sogno.
Avrei potuto non smettere mai.
Avrei voluto non smettere mai.
 
But the tigers comes at  night                                                  Ma le tigri arrivano di notte
With their voices soft as thunder                                             Con le loro voci dolci come il tuono
As they tear your hope apart                                                   Mentre ti strappano via la speranza
As they turn your dream to shame                                          Mentre cambiano il tuo sogno in vergogna
 
Ricordo quel maledetto giorno come se fosse marchiato a fuoco nella mia mente: era un allenamento come tanti, niente di diverso rispetto al solito, una corsa per le vie vicine al nostro campo sportivo. Poi, improvvisa come un lampo, una fitta di dolore al petto, così forte da farmi accasciare al suolo, tra gli sguardi preoccupati di tutti i miei compagni.
In ospedale sentii pronunciare la mia condanna a morte: non avrei più potuto giocare a calcio, non avrei più potuto inseguire il mio sogno.
Non volevo accettarlo, non potevo accettarlo.
Feci di tutto per tentare di ribaltare la sentenza, passai giorni e giorni a fare visite e test, ad incontrare i medici più illustri nella speranza che al pronto soccorso si fossero sbagliati, che la situazione non fosse così grave.
A quanto pareva il mio cuore non era cresciuto abbastanza, non tanto quanto il mio sogno. Non poteva reggere il passo.
Piansi di rabbia, lo ammetto.
Non volevo dover abbandonare il mio sogno, prima ancora di iniziare a viverlo davvero.
 
[…]                                                                                          […]
But there are dreams that cannot be                                       Ma ci sono sogni che non possono esistere
And there are storms we cannot weather                               E ci sono tempeste che non possiamo affrontare
 
Cercai a tutti i costi una scappatoia, pestai i piedi, mi impuntai.
Alla fine ottenni il permesso di poter giocare quindici minuti al giorno, non uno in più. Ma come si può vincere un campionato a queste condizioni? Come si può diventare un campione senza potersi allenare?
Come si può chiedere ad un ragazzino di abbandonare il suo miglior amico? Perché per me il pallone è diventato questo, non più un oggetto senz’anima, ma un compagno di viaggio.
Come posso fare a realizzare il mio sogno con così poco tempo a disposizione?
 
I had a dream my life would be                                               Avevo un sogno di come la mia vita sarebbe stata
So different from this hell I’m living                                         Così diverso da questo inferno che sto vivendo
So different now from what it seemed                                    Così diverso da come allora sembrava
 
Questa situazione è un incubo ad occhi aperti.
Vedere i miei compagni che possono giocare tutto il tempo che vogliono è una tortura. Assistere agli allenamenti senza poter sfiorare il pallone mi sfinisce.
Delle chiacchiere malevoli sul mio conto non mi importa nulla: c’è chi dice che non mi alleno più perché mi ritengo troppo bravo. Se solo sapessero, ma non devono, non potrei sopportare gli sguardi di pietà.
Cosa non darei per potermi sfinire dalla fatica in campo con loro!
In questo momento anche essere il giocatore più scarso della squadra mi andrebbe bene: potrei allenarmi per migliorare ed anche se alle partite dovessi essere confinato in panchina, avrei sempre la speranza di diventare più bravo e poter giocare sempre un po’ di più.
Così, invece, sono in gabbia.
All’inizio pensavo che 15 minuti fossero meglio di nulla. Ora, ogni volta che le lancette dell’orologio scoccano il rintocco fatale sento mancarmi l’aria, sento che non ho giocato abbastanza, che non ho vissuto abbastanza.
Rinuncerei a tutto il resto per poter giocare di nuovo una partita intera, per poter dedicare tutto me stesso al pallone.
Il calcio è la mia vita.
Il calcio è il mio sogno.
Il calcio era il mio sogno.
Ma il mio sogno non può più esistere.
 
Now life has killed the dream                                                  Ora la vita ha ucciso il sogno
I dreamed                                                                                Che avevo sognato
  
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