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Autore: always_sheo46    14/09/2018    0 recensioni
La notte degli Oscar porta con sè un po' di magia, uno splendore che fa sognare tutto il mondo. Eppure in un piccolo angolo di Los Angeles, la statuetta color oro rappresenta rimpianto e tristezza. La notte porta con sè la consapevolezza di quello che non accadrà mai.
[dal testo]
"Suonò per l'ennesima volta il clacson sperando di procedere con la marcia, superò una macchina e per un momento sperò di rivederla in quella automobile, con un copione in mano, agitata per l'ennesimo provino, piena di sogni irrealizzati, per poter reinziare tutto da capo, per riprovarci e cambiare il finale della loro storia, magari con un happy ending da fiabe."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo guardò l'orologio appeso al muro di fronte a sé e si alzò di scatto: era in enorme ritardo. Si era concesso pochi minuti per comporre qualcosa di nuovo che, però, erano durati troppo. Quando le sue dita entravano in contatto con i tasti freddi del pianoforte, il tempo smetteva di scorrere, si isolava nella sua bolla di perfezione. Era il suo modo di affogare i problemi e la tristezza.
Nella vita poteva ritenersi soddisfatto: il locale andava bene, anzi benissimo, tutte le sere il Seb's faceva il pieno, i migliori musicisti lo contattavano per suonare. Aveva realizzato il suo sogno più grande, aveva tutto ciò che lo aveva spinto a trasferirsi a Los Angeles. Eppure la notte quando crollava sul letto stanco per l'ora tarda sentiva la mancanza di qualcosa. Un lato del suo letto era sempre freddo, ogni volta che nel sonno si girava e veniva a contatto con il lenzuolo gelido, il cuore gli ricordava che era solo, che nessuno lo amava.
Non si era più innamorato dopo di lei, entrambi avevano inseguito i propri sogni rinunciando ad un futuro insieme.
Accese il motore della macchina e sfrecciò per le strade affollate di LA, era una città viva, pulsante, non si fermava mai, un po' come lui.
Suonò per l'ennesima volta il clacson sperando di procedere con la marcia, superò una macchina e per un momento sperò di rivederla in quella automobile, con un copione in mano, agitata per l'ennesimo provino, piena di sogni irrealizzati, per poter reinziare tutto da capo, per riprovarci e cambiare il finale della loro storia, magari con un happy ending da fiabe.
Parcheggiò velocemente e aprì il locale, non era cambiato nulla dalla sera precedente: i divanetti disposti in file regolari, i cimeli preziosi appesi alle pareti, il bancone lucido: tutto era perfettamente in ordine. Contemplò ciò che lo circondava, quello che aveva costruito partendo dal nulla.
Venne attirato da una voce nella stanza del personale, il televisore era acceso. Stava per premere il tasto rosso sul telecomando quando un nome attirò la sua attenzione, quel nome che era scomparso anni prima dalla sua vita, ma che la sua mente si rifiutava di dimenticare. Si concentrò così sul programma sullo schermo; non si ricordava che era la notte degli oscar, erano settimane che se ne parlava, Hollywood era in fermento, ma non se n'era interessato. Non aveva controllato nemmeno le nomination.
Una ragazza in abito elegante stava salendo le scale per ritirare la tanto desiderata statuetta color oro.
Il cameraman si era soffermato su un suo primo piano: gli anni stavano scorrendo per entrambi ma la sua bellezza non era scomparsa, anzi le rughe appena accennate le donavano maggiormente fascino, la rendevano più interessante ai suoi occhi.

Sul suo volto apparve un sorriso, lo sguardo dritto in camera, si illuse stesse guardando solo lui, sembrava che la distanza fosse scomparsa.
Il suo sogno fu interrotto da una inquadratura sulla famiglia, un bimbo batteva le mani contento, assomigliava così tanto alla mamma. Si immaginò quello stesso bimbo con i suoi occhi e non quelli del padre, immaginò se stesso su quella poltrona, pieno di orgoglio e felicità. In quel preciso momento capì che il suo amore non era scomparso, era stato solo nascosto in fondo al cuore, fino a quel momento.
L'unica spiegazione per la sua solitudine era che non avrebbe mai smesso di amarla, sarebbero passati gli anni, ma nel suo cuore sarebbe rimasto inciso il suo volto. Il suo unico grande amore si chiamava Mia.

 

 

FINE

   
 
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