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Autore: french_toast    15/09/2018    1 recensioni
"Molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto. [...] Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra!"
La seconda mondiale è finita e il futuro per Ludwig è un baratro oscuro.
Genere: Angst, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2 Maggio 1945
 
"Molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto. [...] Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra!" E quale momento se non questo, costretto tra mura di un grigio soffocante di una stanzino sepolto tra le viscere della terra. Ogni luce mi ha abbandonato, ho vagato come un'anima persa, arrancando, fin quando non trovai questa torcia che sta aiutando moltissimo, devo dire, questa mia ultima stesura. L'aria è piena di pulviscolo, e grava terribilmente sui miei polmoni, si sentono, persino sottoterra, il tuonare delle armi e le grida disperate che ne conseguono, ma come un'eco lontano: l'incredibile ironia della vita, trovarsi nell'anticamera dell'inferno ancor prima di poter scendervi di persona.
 
 Conosco le mie colpe e sono consapevole che la loro espiazione non possa essere altro che una, e definitiva, e premerò il grilletto senza risentimento alcuno. Scelgo nell'ultimo sprazzo di lucidità di perire per mano mia, negando a quegli sciacalli la gioia di vedermi spirare.
E lascio in questo straccio inutile, il primo che riuscii a sottrarre dal buio di questo bunker, i ricordi di qualcuno che fu uomo prima di tramutarsi in bestia inesorabile, e che ancor prima fu bambino, e fu amato.
 
Mani tozze di chi ha brandito più volte un'elsa, e bianche dal gelo, smunte dagli stenti, insozzate da feroci crimini che quando s'avviluppano attorno a crini biondi come il grano, il sole, s'ingentiliscono: un ricordo che mi attanaglia spesso. Ogni cosa che si potrebbe pensare di un prodigio lui pensava di me, che avevo occhi onniscienti come specchi dell'etere e che non avrei conosciuto sofferenza poiché, secondo lui, anch'essa fuggiva di fronte alla perfezione di certe creature.
 
A volte mi osservava con quel suo sguardo furbo, e iniziava a decantare quanto somigliassi a nostro padre- era saggio, nobile, e Gilbert giurava di non averlo visto abbassare il capo di fronte a nessuno. Solingo come un lupo, come me, che è raro che faccia amicizia. Quando morì probabilmente non rientravo neanche nel disegno di Dio, ma sognai spesso d'incontrare quest'uomo che dicono essere il mio riflesso.
 
Altre volte, quando mi facevo prendere da strane malinconie, mi puntava un indice sul petto e con la tristezza indicibile di un lutto che ancora brucia diceva: "Non lasciarti andare a certe mollezze! Sei il cuore e l'orgoglio della nostra famiglia, la fenice che è risorta dalle ceneri". All'inizio non capii, ma poi sentii parlare del Sacro Romano Impero, rachitico e insalubre, morto appena ragazzino sotto le sciabole napoleoniche. Gilbert non me ne avrebbe mai parlato, e non gliene feci mai una colpa.
 
Quanto vorrei, però, che mi avesse insegnato a resistere alle corrosive lusinghe dell'ambizione come mi insegnò a brandire le armi! Sconosco adesso dove sia, forse perso in tutto questo pandemonio, a tenersi disperato il viso tra le mani e a pregare che le bombe non lo rendano sordo, che un proiettile non lo trapassi in petto. Non so se sperare che sia vivo, perché soltanto lui potrebbe guidare il nostro popolo alla rinascita, o egoisticamente che non lo sia, per poterlo subito riabbracciare.
 
Ma non si creda che il pensiero dei miei cari riesca a farmi desistere dall'intento, anzi, so che non potrei dare loro nient'altro se non dispiaceri. Mi raggiunge crudele adesso la piena realizzazione delle mie azioni e fa vorticare intorno a me i luoghi in cui mi trovai e in cui mi trovo, le parole dette e quelle inespresse, date e persone ed eventi che si accavallano per dodici lunghi anni di discesa spiralica in un isterismo di massa, e mi lascia nauseabondo, come se ogni questi pensieri fossero ondate terribili e io un naufrago in balia di esse, e non ho altra opzione se non essere lo spettatore attonito della mia stessa rovina.
 
Quante vite può falciare una ferita all'orgoglio? Fino a che punto la parola può plasmare il volere di un uomo? Si può accantonare la più spiccatamente umana delle virtù, l'empatia, per vane speranze di gloria? Fin quanto l'etica può essere calpestata senza che nessuno batta ciglio? Sono stato capace di dare una risposta a tutte queste domande, e credo che l'ipotetico lettore sappia pure in quale precisa maniera, quindi non mi soffermerò particolarmente su di esse.
 
Il mio ultimo pensiero va anche a coloro i quali mi accompagnarono in questa follia. Kiku, irriducibile guerriero, quanto sognavo di avere la tua calma stoica, il tuo senso del dovere, in determinate situazioni! Sei stato un compagno fidato, diligente nei tuoi compiti, comprensivo quando serviva. Pensare che a guerra finita potresti seguirmi in questo atto scellerato mi rammarica moltissimo- la mia ultima volontà, se potresti permettermela, è di desistere.
 
Per Feliciano non mi spenderò in discorsi del genere, ch'è già tanto attaccato alla vita. Ho sbagliato, su di lui, a non riconoscere il fatto che sia stato proprio creato per praticare arti più raffinate di quella della guerra. L'unica richiesta che gli faccio è di perdonarmi per averlo ferito in momenti di follia, sono stati gesti che non avrei mai fatto a mente lucida.
 
Per il resto, dopo aver esaurito le mie volontà, penso sia tempo di terminare la lettera. Sempre premettendo che il fine non giustifica i mezzi, si sappia, in ultima istanza, che tutte le nefandezze che ho fatto, le ho fatte perché credevo fermamente in un bene maggiore, per non vedere il mio popolo costretto alla fame, per non perire sotto la mano degli invasori come fece il fratello che persi. Quantomeno, come ho già detto prima, sarà per mano mia.
 
Abschied für immer,
Ludwig Beilschmidt


---------------------note dell'autrice-----------------------
Salve!!! Sono tornata dopo mesi di latitanza per dire: veramente questa storia l'avevo scritta ad Aprile, ma non sempre la pubblicazione per me è una cosa immediata, quindi eccoci qui. Nelle prossime ore pubblicherò altra roba che tenevo ben nascosta! Inoltre, ho da dire che ero molto stressata per esami e cose varie e questa ff è uscita come un rigetto, da qui la potente depressione e ansia di vivere di cui è proprio pregna. Infine, una piccola postilla: headcanono che qualche attimo prima di premere il grilletto, Ludwig sia stato ""salvato"" da Arthur che irrompendo nel bunker l'ha dissuaso. Penso ci sia una sorta di stima inespressa tra queste due nazioni che comunque nel corso della storia si sono influenzate a vicenda (cfr i re tedeschi di Hanover al trono d'Inghilterra per fare un esempio stupidottero)
Se qualcuno ha letto, grazie infinite per averlo fatto!! Vi mando tanti baci stellari!!! 
   
 
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