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Autore: Seeph    15/09/2018    1 recensioni
“Non so se voglio più farlo.”
“Non credi sia un po’ tardi ripensarci adesso? Jungkook, tra meno di un’ora sarai sull’altare di fronte a lei a giurarle amore eterno.”
“E se non l’amassi davvero? Se invece amassi qualcun altro?”
“Per esempio chi?”
“Per esempio te.”
Perché forse, in fin dei conti, Jungkook e Taehyung
non erano mai stati solo due semplici amici.

{ vkook } || 2339 words
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Never let me go


 
Il sole splendeva alto nel cielo durante quel primo pomeriggio di giugno e i due bambini correvano felici, ridendo insieme e divertendosi un mondo com’erano soliti fare.
“Tanto non mi prendi!” canzonò Taehyung, il maggiore tra i due, invitando così l’altro a raggiungerlo.
Il più piccolo non se lo fece ripetere due volte e, sorridendo anch’esso al suo compagno di giochi, prese a correre ancora più veloce. Non si accorse però di una piccola buca nel terreno e, malauguratamente, c’inciampò strisciando rovinosamente le ginocchia sull’asfalto. Taehyung si accorse dell’accaduto solo quando, in lontananza, proprio come ci si poteva aspettare da un bimbo di quattro anni, lo sentì piangere.
Non appena Taehyung lo raggiunse, non poté far altro che assistere impotente alla scena di un piccolo Jungkook con il nasino e le guance tutte rosse per via del pianto, intento a far scendere dai suoi grandi occhi lacrimoni amari. Il maggiore, con non poca fatica, riuscì a farlo rialzare da terra e condurlo fin dentro casa.
Taehyung, qualche tempo addietro sotto suggerimento di sua madre, da bimbo iperattivo qual era aveva imparato a medicarsi alcune ferite da solo. Perciò dopo averlo condotto in bagno e averlo fatto accomodare sull’asse abbassata del wc, gli disinfettò le ferite sui palmi delle mani, quella sullo zigomo sinistro e infine sistemò anche le sue ginocchia scorticate. Quando ebbe terminato e riposto la cassetta del pronto soccorso al proprio posto, Jungkook aveva ancora dei grossi lacrimoni sospesi ai lati degli occhi, indecisi se ritornare a rigargli nuovamente il visino o meno, e le guance e il naso ancora imporporati di una sfumatura di rosso acceso.
“Vuoi venire nel mio nascondiglio segreto?” propose ad un tratto Taehyung, al fine di volergli far dimenticare l’accaduto e distrarlo. Detestava vedere Jungkook triste e, ancor di più, vederlo piangere.
Il piccolo annuì e quando il suo hyung gli porse la propria mano, lui la strinse forte nella sua. Taehyung lo condusse su in soffitta. Lo spazio era illuminato unicamente dai raggi del sole pomeridiano che, grazie ad una grande finestra, riuscivano a penetrare all’interno; tante coperte colorate e cuscini di diverse forme e dimensioni erano sparpagliati qui e lì, ricoprendo l’intero pavimento.
Taehyung guidò Jungkook finché non si ritrovarono seduti accanto alla finestra, l’uno di fronte all’altro. In quel punto preciso della mansarda, lo spazio era così ridotto da avere la possibilità di poggiare la schiena contro le pareti opposte e riuscire a tenersi ancora per mano. Il minore difatti non sciolse la stretta, anzi, gli prese anche l’altra mano.
“Ti fanno ancora male?” domandò il più grande riferendosi alle ferite da poco medicate.
Jungkook annuì tirando su col naso, perciò Taehyung si avvicinò maggiormente a lui e senza esitare adagiò le labbra sul ginocchio destro del minore, la stessa cosa fece con quello sinistro. Prese le mani di Jungkook e ne baciò i palmi screpolati. Infine, si avvicinò al suo viso e gli lasciò un bacino sullo zigomo destro, proprio lì dove aveva trovato posto un piccolo graffio.
“Così guariranno prima” disse infine sorridendo sinceramente e ritornando composto.
Allora Jungkook, che aveva completamente dimenticato la rovinosa caduta di qualche minuto prima e le conseguenti ferite cosparse per tutto il suo corpicino, volle ringraziarlo per quel gesto. Perciò l'attimo dopo fu lui a baciare Taehyung, ma sulle labbra.
“Grazie, hyung.”
Taehyung rimase interdetto per qualche secondo a causa di quel gesto così inaspettato. “Kookie, quello lo fanno solo i grandi” gli spiegò, come se lui ne sapesse molto di più.
Il minore si accigliò. “La mamma mi ha detto che due persone che si vogliono bene si baciano sulla bocca. E io ti voglio bene, hyung. Perché devo essere grande per volerti bene?”
E per il piccolo Taehyung, nell’innocenza dei suoi sei anni non ancora compiuti, quel ragionamento non fece una piega.
“Hai ragione, Jungkookie. Anche io ti voglio bene” disse sicuro di sé come mai lo era stato e gli sorrise ampiamente.
 
Entrambi non sapevano con esattezza come tutto fosse iniziato. Ricordavano però quell’episodio accaduto tanti e tanti anni prima, lontano, come se facesse parte di un’altra vita ma, nonostante tutto, ancora disperatamente aggrappato alla loro memoria.
Da quel primo e innocente bacio erano passati ormai più di vent’anni, eppure Taehyung non riusciva a smettere di pensarci mentre, appoggiato contro lo stipite della soglia, osservava Jungkook attraverso lo specchio di fronte al quale il minore era posizionato.
Taehyung ancora non riusciva a capacitarsi di quanto il suo migliore amico fosse diventato bello in quegli anni, quel giorno poi, con indosso un completo elegante, gli parve come la cosa più bella mai vista prima. Il bimbo che anni addietro si era ritrovato a piangere per colpa di una rovinosa caduta, ora era a pochi passi da lui, bello da mozzare il fiato nei suoi venticinque anni.
“Smetterai mai di guardarmi così?” chiese retoricamente Jungkook, guardando il maggiore attraverso lo specchio.
Taehyung sorrise avvicinandosi poi a lui, arrivando alle sue spalle. Guardò prima il suo riflesso portando in seguito il proprio sguardo verso sinistra, sul suo viso.
“Non so se voglio più farlo” confessò ad un tratto Jungkook perdendo il sorriso che fino a quel momento aveva adornato il suo bel volto, rabbuiandosi.
“Non credi sia un po’ tardi ripensarci adesso? Jungkook, tra meno di un’ora sarai sull’altare di fronte a lei a giurarle amore eterno.”
“Lo so, hyung, ma...” tentò di replicare il minore, senza però trovare le parole adatte. “E se non l’amassi davvero? Se invece amassi qualcun altro?”
“Per esempio chi?” sussurrò Taehyung e il suo respiro caldo andò a scontrarsi contro il collo scoperto del minore, facendolo rabbrividire appena.
“Per esempio te.”
 
Taehyung pensò a quanti baci si fossero segretamente scambiati in tutti quegli anni, prima che qualcuno li scoprisse e, indirettamente, glielo vietasse. Era stata infatti sua madre a coglierli sul fatto anni addietro.
Quel giorno i due ragazzini, di ormai undici e tredici anni, se ne stavano semisdraiati l’uno accanto all’altro sul divano del soggiorno del maggiore, intenti a guardare un film d’animazione. Fu in quell’occasione che la donna, passando di lì per puro caso, si ritrovò ad assistere ad un particolare episodio: vide suo figlio lasciare un casto bacio sulle labbra di Jungkook, con estrema naturalezza. La stessa naturalezza con la quale il minore rispose a quel gesto con un affettuoso sorriso.
Perciò giunta l’ora della merenda, la donna, armandosi di tutto il tatto e la gentilezza a propria disposizione, disse ai due ragazzini ciò che aveva visto, dicendogli anche che era una cosa da non fare. Spiegò loro che erano ancora troppo giovani per comprendere il vero significato di tale atto e che, una volta diventati grandi, avrebbero potuto scegliere più saggiamente se farlo o meno. Taehyung e Jungkook le promisero perciò di non farlo più. Per questo, dopo allora, lo fecero solo di nascosto e lontano dagli occhi di tutti i loro conoscenti.
“Non voglio smettere di farlo, hyung” confessò Jungkook quando, quella stessa sera, si rintanarono nella camera del maggiore.
“E non smetteremo, tranquillo. Ci basterà farlo di nascosto” decretò Taehyung, a voce bassissima. “Staremo attenti. Non rinuncerò a te solo perché gli altri pensano che questa sia una cosa che non dobbiamo fare. Che ne sanno loro di ciò che provo quando ti bacio?”
Jungkook lo guardò intensamente e, nonostante fossero avvolti nella penombra, Taehyung poté chiaramente distinguere uno scintillio mai visto prima nei suoi grandi occhi scuri.
“E cosa provi?” domandò, sussurrando anch’esso, avvicinandosi di più all’altro e facendo schiantare il proprio alito caldo sulle labbra di Taehyung.
“Sento lo stomaco contorcersi” confessò, “il cervello spegnersi e il cuore battere fortissimo.”
Jungkook, che era rimasto ad ascoltarlo estasiato, prese una delle sue mani e ne adagiò il palmo sul proprio petto.
“Intendi così?”
Rimasero immobili a guardarsi negli occhi per un tempo indefinito, perdendosi l’uno nello sguardo dell’altro. Il cuore di Jungkook, ormai impazzito, continuava a battere contro il palmo del maggiore, ancora posato sul petto dell’amico. Il mondo sarebbe potuto finire in quel momento e loro non se ne sarebbero nemmeno accorti.
“Esatto, proprio così.”
“A volte batte così forte da far quasi male, come adesso.”
Taehyung annuì solamente trovandosi d’accordo con la sua constatazione. Allora anche Jungkook aveva provato quella strana sensazione che, spesso, gli era parso stringergli il cuore ma, nonostante tutto, farlo sentire infinitamente bene. Chissà se anche Jungkook, proprio in quel momento, sentiva il desiderio di baciarlo proprio come voleva fare lui. La risposta arrivò qualche secondo più tardi perché Jungkook, come se avesse percepito i pensieri del suo amico, si fiondò su di lui infilando le dita fra i suoi capelli e facendo scontrare le loro labbra.
“Non m’importa cosa dovrò affrontare per stare con te. Mi nasconderò, mentirò se necessario” disse Jungkook non appena si separarono e posò la propria fronte contro quella di Taehyung. “Sarò pronto, hyung, a tutto.”
“Non riusciranno a separarci, Jungkook, te lo prometto.”
La consapevolezza delle loro azioni fece capolino con il progredire della loro crescita. Appresero che i loro gesti non erano usuali fra quelli che si definivano semplici amici. Troppa intimità. La vera consapevolezza era infine giunta durante gli anni dell’adolescenza ma loro, pur avendo oramai compreso il significato di quei baci, non smisero comunque di scambiarsi quelle attenzioni così essenziali per loro. Mai si sarebbero privati di tale piacere. Perché forse, in fin dei conti, Jungkook e Taehyung non erano mai stati solo due semplici amici.
 
Jungkook voltò il capo verso Taehyung, ritrovando quelle labbra che tanto amava ad un soffio dalle sue. Le fissò a lungo, continuando a far transitare il proprio sguardo da esse ai suoi occhi.
Il maggiore ricordava ancora di come l’enorme vasca, situata nel bagno al primo piano della sua casa, che aveva ospitato lui e il suo compagno di giochi nei loro primi anni di vita, con gli anni fosse diventata angusta per due ragazzi di ormai diciassette e diciannove anni.
E Taehyung, a quel tempo, come avrebbe mai potuto resistere a tutto ciò che era diventato Jungkook? Semplice, non ci era riuscito. Perché quel corpo trasudava fin troppa virilità per i suoi gusti: tonico e fin troppo scolpito per un ragazzino di soli diciassette anni. Perciò non ci aveva pensato due volte quando si era ritrovato a circondare il suo viso con le mani e lambire le sue labbra. Tutto era accaduto troppo velocemente: la sua lingua, impaziente, si era fatta largo fra le labbra di Jungkook arrivando a sfiorare quella dell’altro. Si era però allontanato bruscamente da lui l’attimo dopo, realizzando di aver probabilmente commesso il più grande sbaglio della sua intera vita. Eppure, quando era stato sul punto di scusarsi, Jungkook, attirandolo nuovamente verso di sé per la nuca, era ritornato a baciarlo mettendoci quanta più passione avesse. E, anche se Taehyung ancora non lo sapeva, quell’ardore gli bruciava dentro da anni e infine aveva finito per esplodere in quel travolgente bacio.
Quello era stato il loro primo vero bacio. E avevano continuato, fra un ansito e l’altro, a far schioccare oscenamente le loro lingue, cercandosi e bramandosi per minuti e minuti. Poco importava che, dall’altra parte della soglia accuratamente chiusa a chiave, ci fosse la madre del maggiore intenta ad esortare i due giovani a sbrigarsi e scendere in cucina per la cena.
 
“Tutto sta per finire” pensò ad alta voce Jungkook, e Taehyung a quelle parole sorrise amaramente. Il minore ricambiò quel sorriso così triste e colmo di rimpianti.
“Sei diventato un uomo, Jungkook. Forte, indipendente, bello da mozzare il fiato. Non hai idea di quanto io sia orgoglioso di te.”
Jungkook lo guardò estasiato -lo sguardo di completa ammirazione nei confronti del suo migliore amico non era mai mutato negli anni- e gli accarezzò la guancia col dorso delle dita.
“I-io... Io non...” provò a dire il minore, ma invano, perché prima di poter realmente pensare a cosa dire, lo baciò.
E se quello fosse davvero stato il loro ultimo bacio, allora Jeon Jungkook sarebbe anche potuto morire in quel preciso istante. Nessun pentimento, nessun rimorso. Perché, era convinto, non ci sarebbe stata morte più giusta e dignitosa. Cessare d’esistere assaporando le sue labbra sarebbe stato un privilegio.
“Non posso farlo” proclamò Jungkook quando, amaramente, abbandonò le sue labbra e ritornò a guardarlo negli occhi. “Non posso sposarla.”
Taehyung adagiò la propria fronte contro quella di Jungkook e i suoi occhi s’inumidirono appena vide quelli dell’altro nello stesso stato.
“Siamo così vicini adesso eppure ti sento sempre più distante ogni minuto che passa” confessò il minore non preoccupandosi più di trattenere le lacrime. “Non voglio lasciarti. Non voglio smettere di stare così bene, perché solo tu riesci a farmi sentire così. Non posso, non ci riesco. Preferirei non vivere affatto anziché esistere ma senza di te.”
“Allora cosa facciamo?” domandò perciò Taehyung.
Il maggiore avrebbe acconsentito a qualsiasi pazzia, qualsiasi gesto impulsivo e folle. Non importava cos’avrebbe dovuto affrontare per stare con l’uomo che amava. L’avrebbe seguito ovunque, persino all’inferno.
“Andiamocene, scappiamo.” Jungkook lo guardò speranzoso. “Ti prego” lo supplicò.
E Taehyung, fra le lacrime, sorrise ampiamente. “Ricordi cosa mi dicesti da bambino?”
Jungkook, che in quel momento si sentì come rianimato da una strana e misteriosa forza, annuì
Non m’importa cosa dovrò affrontare per stare con te. Mi nasconderò, mentirò se necessario. Sarò pronto, hyung, a tutto.
“Anch’io sarò pronto a tutto.”
Entrambi si sorrisero, complici. I loro cuori presero a battere forte e poterono giurare di sentire il loro sangue ribollire, mentre l’adrenalina, combinata a un pizzico di paura, defluiva veloce nelle loro vene.
Jungkook dopo aver allentato la propria cravatta, la sfilò e l’abbandonò sul divano alla sua destra. Si guardò un’ultima volta allo specchio prima di cercare la mano del suo compagno e, l’attimo dopo, trovarla. Le loro dita s’intrecciarono, salde, e i loro sguardi s’incrociarono. Sorrise appena e il maggiore non poté fare a meno che regalargli un casto bacio, poi intensificò la stretta delle loro mani e con un ultimo sguardo lo condusse oltre la soglia.
 
E fu così che in quell’uggioso e plumbeo primo pomeriggio di fine aprile, senza lasciare alcuna traccia, Kim Taehyung e Jeon Jungkook scapparono insieme.









~Ma salve! 💐
Allora, che dire? Non ho idea da dove sia uscita fuori questa storia.
So solo che era da un po’ a prender polvere fra i miei innumerevoli scritti già terminati,
perciò l’ho ripresa, corretta (ho fatto del mio meglio ma sono convinta ci siano ancora
una marea di errori che non ho minimamente notato) e postata.
Avevo solo voglia di pubblicare qualcosa di carino (amo ‘sti due assieme)
ma non troppo impegnativo -abbiate pietà di questa povera tizia (cioè io)
che domani mattina dovrà svegliarsi alle tre per via del lavoro.
Spero comunque vi sia piaciuta almeno un po’ e alla prossima. **


 
   
 
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