CAPITOLO
7
Mai
si ritrovò fuori dal campo di battaglia, i piedi di
nuovo posati sulla scura superficie multicolore, con il cuore che
ancora
martellava nel petto e il sangue che ronzava nelle tempie.
Sbatté le palpebre
più volte e si guardò attorno lentamente, facendo
fatica a credere di esserci
riuscita.
Incrociò
lo sguardo degli occhi di cristallo dell’entità e
si rese conto che era successo davvero.
Aveva
sconfitto Gai-Asura.
Aveva vinto.
E
le sue labbra si piegarono istintivamente in un sorriso
incerto. L’anziano si chinò, la mano destra posata
sul petto.
“Accetto
la mia sconfitta, Guerriero Viola. Vi concedo di
poter liberare il Guerriero Rosso.”
Mai
annuì e infilò la mano nella tasca dove aveva
messo al
sicuro il seme. Emanava ancora il suo tepore. Lo estrasse e lo strinse
nel
pugno, davanti al petto.
“Ma
permettetemi di dirvi ancora una cosa”, proseguì
l’entità tornando ritto e portando di nuovo il suo
sguardo ad incrociare quello
della ragazza. “La vostra luce è intensa, la
vostra e quella di tutti i Maestri
della Luce. Io lo percepisco. Non crediate che ignori quanto avete
fatto per
Gran RoRo.”
Mai
corrugò la fronte, faticando a trattenere la stizza. La
testa stava cominciando a pulsarle dolorosamente e gli occhi le
bruciavano,
quasi a renderle difficile tenerli aperti. Anche la voce era
più roca. “E
allora perché?”
“Per
mettervi alla prova. Ci sono cose che non è
facile ottenere, che non possono essere ottenute su un piatto
d’argento. Che
richiedono sacrificio, coraggio, determinazione.”
L’entità
iniziò ad allontanarsi, distogliendo lo sguardo.
“Non posso assicurarvi che la vostra decisione sia giusta. O
che, la battaglia che vi accingete a portare avanti, vi veda dalla
parte della
ragione. E riportare indietro il Guerriero Rosso avrà
conseguenze ora
inimmaginabili. Ma avete il potere di affrontarlo.”
Si
fermò e Mai deglutì, un brivido che le percorse
la
schiena, incapace di trovare le parole per ribattere, per chiedergli
spiegazioni.
“Non
ne abusate. Avete anche il potere di commettere il
peggiore degli errori. Il futuro di Gran RoRo è nelle vostre
mani. Non
sottovalutate ciò che vi aspetta.”
“Cos-”
L’entità
mutò, divenne multicolore e scomparve nella
dimensione che lo circondava. Mai rimase sola e la domanda
morì sulle sue
labbra. Il silenzio tornò a farsi assordante, vibrante di un
indecifrabile
respiro vitale.
La
Guerriera Viola si incamminò e con passi incerti, che
continuavano a increspare quella dimensione, raggiunse il cristallo che
racchiudeva Dan. Allungò la mano tremante e la
posò sulla superficie lucida,
non più così fredda come le era parsa prima.
Dan
sembrava dormire, il volto sereno, i suoi soliti
spettinati capelli rossi. Eppure, sembrava diverso, anche se Mai non fu
in
grado di capire che cosa le desse quella sensazione. Ma sembrava
cresciuto,
come se in quel cristallo anche gli anni trascorressero, fino a quando
il corpo
si dissolveva e restava solo l’energia. Fu allora che si rese
conto di un
debole bagliore sul petto di Dan. Il suo cristallo rosso, intatto,
risplendeva
appena ma c’era.
La
ragazza inspirò e posò il seme contro il
cristallo,
all’altezza del cuore di Dan. Il calore del seme, nascosto
dalla sua mano,
crebbe fino a quando dovette allontanare le mani. Piccole radici
luminose
cominciarono a fuoriuscirne e ad attecchire sulla superficie.
Impalpabili
arabeschi luminosi cominciarono a incresparsi sul cristallo,
moltiplicandosi
fino a coprirlo del tutto.
La
luce continuò a crescere e Mai fu costretta a fare un
passo indietro, a schermarsi gli occhi con le mani. Alla luce
iridescente si aggiunse
un flusso rosso che aumentò, quasi nutrendosi
dell’energia del seme. Lei, anche
se appena intravedeva che cosa stava succedendo, rimase a bocca aperta.
La
luce rossa sovrastò i bagliori iridescenti, l’aria
stessa
sembrò essere percorsa da onde di energia che si propagavano
tutto attorno.
Crebbe fino a raggiungere una luminosità insostenibile che
obbligò Mai a
distogliere del tutto lo sguardo. Poi, scomparve nel nulla e
tornò l’atmosfera
soffusa della dimensione cangiante.
La
ragazza si voltò di scatto e lo vide: Dan era libero.
Scattò d’istinto e riuscì a sorreggerlo
prima che scivolasse a terra.
“Dan…”,
Mai riuscì appena a sussurrare, il terrore che il
più piccolo dei suoni potesse infrangere
l’illusione.
Vide
le sue palpebre tremare, lo sentì risvegliarsi mentre
sbatteva gli occhi e si afferrava d’impulso alle sue braccia
per reggersi in
piedi.
“Dan?”
Riuscì
a parlare più forte e il ragazzo si rese conto della
sua presenza. Si mise in piedi, anche se traballante, si
voltò e i loro sguardi
si incrociarono. Quando incrociò le sue iridi brune, Mai non
riuscì a trattenere
le lacrime, anche se ne aveva piante così tante che si
sorprendeva di averne
ancora.
Dan,
a sua volta, la fissò perplesso, sbattendo più
volte le
palpebre. “Dove sono?”
Mai
scoppiò a ridere e gli gettò le braccia al collo,
cogliendolo di sorpresa, rischiando che entrambi perdessero
l’equilibrio e si
ritrovassero a terra. Rideva e piangeva mentre stringeva tra le dita la
sua
casacca, trovando nella materialità del tessuto
l’ennesima conferma che fosse
tutto vero.
“Sei
tornato”, sussurrò tra un singhiozzo e un sorriso.
“Sei
tornato.”
Il
Guerriero Rosso continuò a rimanere immobile, le braccia
molli lungo il corpo, incapace di ricambiare l’abbraccio,
senza capire che cosa
stesse succedendo.
“Ti
conosco? Sei una Maestra della Luce?”, domandò il
ragazzo con voce distintamente imbarazzata.
A
quelle parole, Mai sgranò gli occhi e si
irrigidì, il
sorriso che scompariva dalle sue labbra. Stava succedendo davvero:
quello di
cui li aveva avvisati Magisa, quello che aveva ribadito
l’entità. La ragazza
inspirò e chiuse per un istante gli occhi, nel tentativo di
calmarsi e tornare
lucida.
Si
staccò da lui delicatamente e annuì, cercando di
ignorare
come doveva sembrare, con gli occhi rossi e gonfi, le mani esangui, la
stanchezza del duello che cominciava a insinuarsi nelle sue ossa. Ma
gli
strinse le mani comunque e forzò un sorriso.
“Sì,
Dan. Sono una Maestra della Luce. Sono venuta a
riportarti a Gran RoRo.”
Il
ragazzo annuì e ricambiò la stretta, per poi
allontanare
le mani e aggrottare la fronte. “Cosa sta
succedendo?”
“Adesso
non ha importanza.”
“Ma
Gran RoRo è in pericolo. È per quello che sei
venuta
qui.”
“Sì”,
concesse Mai tornando a stringergli la mano. “Se vuoi,
puoi aiutarci.”
Dan
sorrise e la ragazza credette di essere tornata a sei
anni prima. Perché quello non era il sorriso trattenuto che
aveva sempre avuto
nel futuro, quello era il sorriso esuberante e scanzonato del ragazzino
che
aveva salvato Gran RoRo. Il ragazzino che non aveva sofferto i
tradimenti,
l’abbandono degli amici, la morte dell’unico che
gli era rimasto accanto. E,
pur provando un’irrefrenabile leggerezza, Mai
sentì una stretta al cuore:
vedere quel sorriso sembrava giusto e sbagliato allo stesso tempo.
“Allora
cosa stiamo aspettando?”, dichiarò entusiasta il
Guerriero Rosso. La smania di uscire da lì, di rivedere Gran
RoRo era quasi
palpabile nelle sue parole e la ragazza si sforzò di non
seguire il treno di
pensieri che stava già facendo vacillare la sua decisione.
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La
Limoviole
fendette la barriera che separava i due regni e la vasta foresta
lussureggiante
del Regno di Smeraldo si stese a perdita d’occhio sotto di
loro. Hideto deglutì
e strinse le mani sui comandi: non se la ricordava così fitta.
“Nella
vegetazione, prima che ci avvistino.”
La
voce del Guerriero Bianco lo ridestò dall’attimo
di
spaesamento. Non era certo quello il momento né per ammirare
il paesaggio né
per farsi prendere dalla paura.
“Prepararsi
alla discesa!”, esclamò con forzato entusiasmo e
iniziò a mandare in picchiata l’astronave. Stava
cominciando a prenderci gusto.
Non era manovrabile come la sua moto del futuro, ma era comunque
adrenalinico.
Anche se non tutti la sembravano pensare come lui.
“Sto per vomitare i
pasti del mese scorso!”, gemette Kenzo.
“Se
schianti la Limoviole, non sarò
gentile come con Kirirò!”, minacciò
bellicosamente M.A.I.A.
Magisa
emise uno strillo e si sentì un tonfo. “Se ci
schiantiamo, sarai l’ultimo dei suoi problemi!”
“Spero
tu sappia quello che fai!”, aggiunse infine Aileen, a
metà tra un grido di terrore e una risata isterica. Il
ragazzo gettò
un’occhiata alla sua sinistra e la vide mezza abbrancata al
sedile, le unghie
quasi infilate nel rivestimento bruno, le gambe messe di traverso. Una
risata
spontanea gli uscì dalle labbra.
“Siediti
come una persona normale. Non le sai le regole di
sicurezza stradale?”
“Taci
e guida!”, strillò la granroriana al suo fianco.
Per
un istante sembrò sul punto di staccare una mano dal sedile,
ma poi la Limoviole
impattò con gli alberi. Subito
la Guerriera Verde si riafferrò allo schienale e chiuse gli
occhi, nascondendo
il più possibile il volto contro i cuscini.
La
luce, che fino a qualche istante aveva inondato
l’abitacolo, fu attenuata dalle fronde che riempirono la
visuale di foglie e
rami che si staccavano e spezzavano al loro passaggio. Hideto strinse i
denti e
strizzò gli occhi nel tentativo di capire quanto fosse
distante il terreno.
“HIDETO!”
Il
ragazzo non ebbe il tempo di capire chi tra i suoi amici
avesse urlato. Uno sprazzo marrone lo fece reagire d’istinto
e attivò gli
alettoni, abbassando il pedale di decelerazione al massimo. Se la
brusca
picchiata aveva terrorizzato quasi la totalità dei
passeggeri della Limoviole,
l’altrettanto inattesa
frenata li spinse in avanti togliendo i respiri e mozzando gli strilli
atterriti che si accavallarono gli uni agli altri.
Quando
il sottobosco si aprì davanti a loro, il Guerriero
Blu ruotò il volante obbligando l’astronave ad uno
schizofrenico testacoda e si
convinse di sentire più di qualche ingiuria nei suoi
confronti. Non che potesse
capire che cosa stesse borbottando la granroriana al suo fianco.
Il
botto della fiancata contro un gruppo di tronchi anticipò
il definitivo arresto dell’astronave. Grida e pianti si
arrestarono lentamente,
lasciando l’abitacolo nel silenzio, spezzato solo dal rumore
del vento
all’esterno. Hideto rimase a fissare davanti a lui,
inspirando ed espirando, le
mani sudate ancora strette ai comandi e un pensiero che si ripeteva in
loop nel
suo cervello: non li aveva ammazzati.
Yuuki
gli posò una mano sulla spalla, spingendolo a voltarsi
verso di lui. Il Guerriero Bianco non incrociò il suo
sguardo, i muscoli della
mascella contratti.
“Devo
ancora decidere se farti i complimenti.”
A
quelle parole, il Guerriero Blu ghignò. “Beh,
siamo ancora
vivi.” Il ragazzo accanto a lui si limitò ad
annuire lentamente.
“Siamo
vivi?”, ripeté in uno squittio la granroriana al
loro
fianco. “Siano ringraziate tutte le divinità di
questo Regno!”
Hideto
scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
“Esagerata.”
I
due ragazzi si tolsero le cinture e si misero in piedi,
oscillando appena. Aileen, invece, sembrava avere tutta
l’intenzione di restare
incollata al suo sedile ancora a lungo. Kenzo, verdognolo, era mezzo
riverso
sul divanetto e alzò debolmente un pollice. Magisa, con
un’espressione ancora
stralunata, si stava tenendo la testa tra le mani.
“Sto
invecchiando. Una volta ste cose non rischiavano di
farmi venire un infarto.”
“Un
interessante stile di guida, Guerriero Blu”, fu il conciso
commento del granroriano che si sorreggeva il braccio, mascherando
quasi
perfettamente una smorfia di dolore.
Il
Guerriero Verde, leggermente ripresosi, spostò lo sguardo
da un volto all’altro. “Non ci stanno inseguendo,
vero?”
“Vi
prego, no!”, supplicò Aileen dal sedile anteriore.
M.A.I.A. fluttuò
sopra alle loro teste, focalizzando su di
sé l’attenzione di tutto il gruppo. Furono secondi
lunghissimi. Fuori i primi
uccellini e insetti si stavano riavvicinando al luogo del loro
atterraggio.
“I
radar non rivelano nulla. Ma probabilmente pensano che ci siamo
schiantati.”
Hideto
scosse la testa e portò le mani ai fianchi.
“Grazie,
Hideto. Davvero ottimo lavoro, Hideto. Se non ci foss-”
“Dobbiamo
andare alla scala.”
Tutti
sussultarono e si voltarono di scatto verso Aileen. La
ragazza ricambiò gli sguardi con occhi sgranati, sorpresi e
confusi.
“Io…
sento che il duello è finito-”, si morse un
labbro, “-non
so come.”
Hideto
raggiunse il posto di comando alla massima velocità
consentitagli dalla sua gamba e si risistemò sui comandi.
“Restiamo
positivi. Io dico che Mai c’è l’ha
fatta.”
Yuuki
tornò a sedersi a sua volta, riagganciando con
nonchalance la cintura di sicurezza. Hideto se ne accorse, trattenne un
sorriso
di scherno e fece ripartire l’astronave.
“Allontanarci
da qui sarà comunque meglio. Ma avviciniamoci
con attenzione.”
La
Limoviole tornò
a risollevarsi, disturbando nuovamente le creature della foresta. Uno
sciame di
insetti attraversò il loro campo visivo. Hideto fissava
concentrato l’intricato
sottobosco, seguendo la direzione indicatogli da M.A.I.A.
Fortunatamente per
loro, la scala dell’orizzonte non era molto lontana e la
speranza era
raggiungerla prima di venire scoperti. O, meglio, la speranza, di tutti
coloro
che non erano Hideto, era quella di non venir scoperti e basta.
La
Guerriera Verde, forse incoraggiata dalla vista delle
terre natie, tornò a sedersi correttamente ma
lanciò comunque uno sguardo
implorante al ragazzo accanto a lei.
“Piano,
ok?”
“Tranquilla,
sarà come una passeggiata sulle montagne russe.”
Aileen
sbatté le palpebre e inclinò la testa.
“Grazie?”
Yuuki
portò una mano alla fronte.
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Mai
e Dan, uno di fianco all’altra, stavano camminando lungo
un sentiero a caso. Ad ogni loro passo, infinite increspature circolari
si
perdevano nella vastità della dimensione. Sbuffi colorati,
simili a nuvole,
salivano dal terreno e si arabescavano in tutte le direzioni. I
cristalli
continuavano a costellare la superficie attorno a loro.
“Perché
non aprono il portale?”
La
Guerriera Viola si guardò attorno, l’incertezza
che
ribolliva dentro di lei.
“Ci
sarà stato qualche imprevisto. Prima mi è parso
di
intravedere la Limoviole. Se hanno
dovuto cambiare mondo…”
Si
fermò senza sapere che cos’altro dire. Poteva
essere
successo di tutto. Potevano anche essere stati catturati. O peggio.
“Non
scoraggiamoci, sono sicuro che presto ci riporteranno
indietro.”
Le
parole di Dan la fecero sussultare e per un istante si
ritrovò a fissarlo, come la prima volta che aveva sorriso.
Si era dimenticata,
si rendeva conto, di quanto la determinazione e l’ottimismo
di Dan fossero
forti. Niente sembrava poterlo scalfire. Sorrise malinconicamente.
“Hai
ragione. I nostri amici non ci lasceranno qui.” Anche se tu non te lo ricordi.
“È
questo l’atteggiamento giusto.”
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La
scala dell’orizzonte si ergeva imponente contro il cielo
azzurro, completamente ricoperta dalla vegetazione. Tra gli alberi,
più radi
nella spianata che un tempo aveva circondato l’enorme
costruzione, si
riuscivano ancora ad intravedere gli enormi pannelli, ormai crollati al
suolo,
che ottant’anni prima avevano convogliato l’energia
dei cristalli verso il
Nucleo Progenitore. La loro superficie, pur ricoperta da terra e
arbusti,
ancora riluceva debolmente. Anche i resti dei vecchi posti di controllo
erano
ancora visibili, anche se a malapena, dal punto in cui si trovavano.
Kenzo,
fermo vicino a un tronco, rabbrividì ricordando quel
giorno, di come avevano permesso al Re di aprire i portali verso la
Terra. Il
ragazzo sentì una mano sulla spalla e si voltò.
Hideto lo aveva affiancato, ma
anche il suo sguardo era diretto verso la scala.
“Piuttosto
inquietante, vero?”
“Non
farmici pensare”, concordò il più
giovane dei due prima
di imitare l’amico. Si sistemò gli occhiali e
fermò lo sguardo su una
superficie metallica che riluceva poco distante.
“Chissà perché sono state
abbandonate così? Con tutta l’importanza che gli
aveva dato il Re, non
penseresti che lo psicopatico di turno se le dimentichi.”
“Volevi
che venissero a farci un salutino? Una bella
invasione stile Guerra dei due mondi?”
Kenzo
sbuffò e scansò la mano del Guerriero Blu,
riavviandosi verso la parte più interna della piccola radura
in cui si erano
fermati. “Non voglio solo rischiare un’altra volta
di fare il loro gioco, come
un burattino.”
“Allora
siamo in due”, replicò tetro Hideto colpendo un
sasso con un calcio e infilando le mani in tasca.
I
due ragazzi si fermarono a fianco di Yuuki. Il Guerriero
Bianco fece appena un cenno con il capo e riprese a scrutare le ombre
del
sottobosco. La Limoviole non era
lontana ma, in caso di imboscata, poteva comunque non essere
sufficiente. La
tensione dei tre Maestri della Luce era dieci volte più
evidente sul volto di
Aileen, seduta su un sasso e intenta ad ascolatare le parole di Magisa.
Nessuno
di loro aveva voluto infierire, ma non potevano negare
che fosse stata propria la sua inesperienza a farli scoprire dagli
inseguitori
del Regno di Rubino.
“Magisa,
sei sicura che qui siamo sufficientemente vicini?”
La
Maga si voltò e incrociò lo sguardo del Guerriero
Blu. “Dovrà
essere sufficiente, la scala non è molto distante. E Aileen
è sia la Guerriera
Verde sia un abitante del Regno.”
“E
più vicini saremmo troppo allo scoperto. Se venissimo
avvistati,
non avremmo possibilità di metterci al riparo”,
aggiunse il Guerriero Bianco.
Aileen
inspirò e scese giù dalla roccia.
“Proviamo. Non ha
senso aspettare.”
Magisa
guardò la più giovane granroriana, i sensi di
colpa
che riaffioravano. Non sarebbe successo niente se lei fosse stata in
grado di
ritornare in possesso del Nucleo. C’era qualcosa che non
andava in lei, ma non
aveva il più piccolo indizio su cui aggrapparsi. Anche i
molti libri che poteva
far apparire non potevano esserle d’aiuto se non capiva prima
da che parte
voltarsi. Forse, veramente solo i sacerdoti del regno di Topazio
potevano avere
le risposte. Riuscire a incontrarli non sarebbe stato per nulla
semplice. E
ancora non era sicura fosse un rischio che meritava correre.
“E,
poi, più aspettiamo più perdo concentrazione. Se
aspettiamo ancora qualche ora, potrebbe essere più facile
che succeda qualcosa”,
concluse la granroriana con voce sempre più fioca.
La
granroriana del Regno di Topazio sbatté le palpebre,
obbligandosi a non farsi distrarre dai se e da eventualità
ancora fuori dalla
loro portata. Sorrise e posò una mano sulla spalla della
ragazza.
“So
che puoi farcela. Qui, sei nel tuo elemento. Giocherà
solo a tuo favore.”
“Cerca
di non strafare, ok?”, aggiunse con un pollice alzato
Hideto.
Aileen
annuì seccamente e avanzò, lasciando uno spazio
di
alcuni passi tra lei e gli altri compagni di viaggio. Non che fosse
convinta
bastasse come precauzione, ma non aveva la minima idea di che cosa
potesse
succedere se avesse perso il controllo una seconda volta. Chiuse gli
occhi e
lasciò che il battito del suo cuore si armonizzasse con la
vita che sentiva
pulsare nel terreno, nelle radici e nelle foglie.
Quando
li aprì di nuovo, alzò le braccia e si
voltò appena
verso dietro.
“Farò
del mio meglio, anche solo per non dover subire di
nuovo la tua guida Hideto.”
Ignorò
la faccia finta offesa del ragazzo e tornò a
concentrarsi davanti a sé, ancorando il suo sguardo sulla
scala. Lasciò che la
sua mente tornasse ancora una volta alla sorgente che tanto amava e, a
quel
pensiero, permise al potere del Nucleo di fluire dentro di lei.
Un’aura multicolore
l’avvolse.
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Nessuno
dei due avrebbe mai saputo dire che cosa li fece
voltare. Un attimo stavano continuando a vagare senza una meta, un
attimo dopo
si voltarono di scatto alla loro sinistra. Un battito di ciglia e non
se ne
sarebbero accorti: davanti a loro i colori informi, le nubi colorati
cominciarono
a pulsare e incresparsi. Ruotarono, si condensarono e iniziarono a
formare una
spirale attorno ad un punto sempre più luminoso.
Tutto
il mondo attorno a loro rispose a quell’improvvisa
rottura dell’equilibrio. Il ronzio vitale cominciò
a crescere fino a
confondersi con i battiti dei loro cuori. Increspature si propagavano
nell’aria, sul terreno, sfiorando la loro pelle e risuonando
nel pulsare del
loro sangue.
Il
punto luminoso continuo a crescere, alimentato dal
vortice multicolore della dimensione. Crebbe e crebbe fino a emettere
un lampo
di luce che fece distogliere lo sguardo ai due Maestri della Luce.
Quando
si voltarono, ancora leggermente abbagliati, le
increspature si stavano estinguendo e la vibrazione della dimensione
calò fino
a tornare impercettibile, più tenue di un frullio di ali.
Davanti a loro, il
varco per Gran RoRo era tornato ad aprirsi, ondeggiante ai bordi, uno
schermo
di cristallo liquido che deformava ciò che c’era
dall’altra parte, il verde di
piante ed erba e i profili di un gruppo di persone.
E
quella vista fece esultare il cuore di Mai. I suoi amici
erano là fuori: li avrebbe rivisti. La paura che si era
insinuata entrata in
quella dimensione, non sapeva più quanto tempo prima,
sembrava lontanissima.
Sorrise e si rese conto di non sopportare di restare in quel luogo
ancora per
un istante di più. Afferrò la mano di Dan e
iniziò a correre.
“Andiamo!”
La
stretta del ragazzo all’inizio fu incerta, ma dopo pochi
passi si fece più ferma e il ragazzo si
sincronizzò sulla nuova andatura della
ragazza.
“Potevi
avvertire”, la rimproverò ridendo.
La
Guerriera Viola scosse la testa e rise, non distogliendo
lo sguardo dal portale ogni passo più vicino. Ormai a un
soffio, i due ragazzi
accelerarono e si gettarono contro la superficie di luce. Un bagliore
li
avvolse e scomparvero con esso. La dimensione tornò
silenziosa, con i suoi
cristalli, i colori cangianti, le increspature prodotte dalle astronavi
che
ignare la percorrevano. Sul cristallo più vicino al varco,
per un istante, la
superficie lucida parve riflettere il profilo
dell’entità che aveva affrontato
Mai.
“Camminate
su un filo sottile, Maestri della Luce.”
E
la sua voce si perse e riverberò nella dimensione,
fondendosi con la vibrazione eterna che la pervadeva.
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Aileen
si inumidì le labbra. La fronte era imperlata di
sudore e le mani cominciavano a tremarle. Il portale luminoso a un paio
di
metri da lei fluttuò impercettibilmente. Non stava
funzionando e, ogni secondo
che passava, era più evidente. Non riusciva a vedere i volti
degli altri dietro
di lei, ma percepiva la loro tensione e la loro ansia come se fossero
sue. I
contorni del varco oscillarono violentemente.
“Il
portale!”
La
voce di Magisa la riscosse bruscamente e la ragazza si
morse un labbro. Una goccia di sudore scivolò lungo il
collo. Era un’impresa
titanica riuscire a controllare il flusso di energia, senza parlare
della
necessitò di mantenere il contatto tra dove si trovavano
loro e la dimensione
in cui c’erano Mai e, si augurava caldamente, Dan.
La
Guerriera Verde si rese conto che poteva essere tutto
inutile. Da più di qualche minuto, ormai, la fiducia nelle
sensazioni che aveva
provato era svanito come rugiada dopo la notte.
“Sto
perdendo il controllo”, sibilò tra i denti
irrigidendo
i muscoli delle braccia e delle mani. Se lo chiudeva, se segnalava
ancora la
loro posizione… non avrebbe avuto le forze di farlo una
terza volta.
Magisa
le fu subito accanto e strinse le mani sulle sue
spalle. “Cerca di resistere!”
“Vedo
qualcosa!”
La
voce del Guerriero Bianco fece trasalire tutti: gli
sguardi carichi di speranza e tensione si spostarono verso il varco.
Qualcuno
si intravedeva dalla parte opposta e si stava avvicinando. Hideto,
Kenzo e
Yuuki affiancarono le due granroriane. Un guizzo viola fu
l’ultima cosa
visibile. La luce del portale crebbe esponenzialmente, percorsa da
lampi viola
e rossi.
Aileen sgranò gli occhi e dopo pochi istanti fu costretta a ritrarre le mani, la luce del Nucleo che smise di avvolgerla. I tre ragazzi si quasi spinsero avanti, incapaci di aspettare, di non poter vedere la conferma di quello che ormai era sicuro: Mai aveva trionfato. Magisa strinse ancora le mani sulle spalle della giovane granroriana e sentì gli occhi inumidirsi.
uu
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uu
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Come
promesso,
sono ripresi gli aggiornamenti dell’episodio 3. Cosa ne
pensate di questo nuovo
capitolo?
I nostri eroi fuori dalla
dimensione si sono messi in salvo (almeno per il momento) e Mai, come
intuito
da qualcuno, è riuscita ad avere la meglio sul suo
avversario. Ma, come Magisa
aveva messo in guardia, Dan non ricorda assolutamente nulla.
A questo punto, mi sembra
doveroso spiegarvi la mia decisione. Quando scrivo gli episodi, cerco
sempre di
svilupparli in modo tale che gli ostacoli che affrontano i nostri eroi
siano
allo stesso tempo non banali (almeno spero) e in grado di metterli in
qualche
modo alla prova, di farli crescere o di farli confrontare con
sé stessi.
Quindi, se fossi partita dall’idea di far succedere tutto
quanto visto in
questo episodio per poi far tornare Dan come era prima (ricordi annessi
ecc),
senza conseguenze, senza un “prezzo” da
pagare… beh, non avrei mai fatto
tornare Dan (perlomeno non lo avrei fatto tornare così
presto nella serie).
Spero che questo capitolo
non vi
abbia deluso e, se vi va lasciatemi, una recensione per farmi sapere
che ne pensate.
Ringrazio davvero tutti coloro che
leggono e/o recensiscono e vi do appuntamento alla prossima settimana
per l’ultimo
capitolo di questo episodio!
A presto, HikariMoon