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Autore: HikariMoon    17/09/2018    2 recensioni
Il desiderio insperato dei Maestri della Luce è diventato realtà: c’è una possibilità di riavere indietro Dan. Ma non è tutto proprio come speravano: farlo potrebbe mettere a repentaglio la vita stessa di uno di loro e lo stesso Guerriero Rosso potrebbe non essere più la persona che ricordavano. E, tutto questo, nell'ipotesi di successo. Messi di fronte a una scelta così difficile, i Maestri della Luce dovranno capire se sono pronti a pagarne le conseguenze. Senza contare che, a causa del Nucleo Progenitore, il gruppo si ritroverà nei radar dei loro inseguitori e dovrà trovare un modo per scappare e non rendere vani gli sforzi fatti fino a quel momento.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hideto Suzuri, Magisa, Mai Viole/Shinomiya, Un po' tutti, Zonguri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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CAPITOLO 7

Mai si ritrovò fuori dal campo di battaglia, i piedi di nuovo posati sulla scura superficie multicolore, con il cuore che ancora martellava nel petto e il sangue che ronzava nelle tempie. Sbatté le palpebre più volte e si guardò attorno lentamente, facendo fatica a credere di esserci riuscita.

Incrociò lo sguardo degli occhi di cristallo dell’entità e si rese conto che era successo davvero.

Aveva sconfitto Gai-Asura. Aveva vinto.

E le sue labbra si piegarono istintivamente in un sorriso incerto. L’anziano si chinò, la mano destra posata sul petto.

“Accetto la mia sconfitta, Guerriero Viola. Vi concedo di poter liberare il Guerriero Rosso.”

Mai annuì e infilò la mano nella tasca dove aveva messo al sicuro il seme. Emanava ancora il suo tepore. Lo estrasse e lo strinse nel pugno, davanti al petto.

“Ma permettetemi di dirvi ancora una cosa”, proseguì l’entità tornando ritto e portando di nuovo il suo sguardo ad incrociare quello della ragazza. “La vostra luce è intensa, la vostra e quella di tutti i Maestri della Luce. Io lo percepisco. Non crediate che ignori quanto avete fatto per Gran RoRo.”

Mai corrugò la fronte, faticando a trattenere la stizza. La testa stava cominciando a pulsarle dolorosamente e gli occhi le bruciavano, quasi a renderle difficile tenerli aperti. Anche la voce era più roca. “E allora perché?”

“Per mettervi alla prova. Ci sono cose che non è facile ottenere, che non possono essere ottenute su un piatto d’argento. Che richiedono sacrificio, coraggio, determinazione.”

L’entità iniziò ad allontanarsi, distogliendo lo sguardo. “Non posso assicurarvi che la vostra decisione sia giusta. O che, la battaglia che vi accingete a portare avanti, vi veda dalla parte della ragione. E riportare indietro il Guerriero Rosso avrà conseguenze ora inimmaginabili. Ma avete il potere di affrontarlo.”

Si fermò e Mai deglutì, un brivido che le percorse la schiena, incapace di trovare le parole per ribattere, per chiedergli spiegazioni.

“Non ne abusate. Avete anche il potere di commettere il peggiore degli errori. Il futuro di Gran RoRo è nelle vostre mani. Non sottovalutate ciò che vi aspetta.”

“Cos-”

L’entità mutò, divenne multicolore e scomparve nella dimensione che lo circondava. Mai rimase sola e la domanda morì sulle sue labbra. Il silenzio tornò a farsi assordante, vibrante di un indecifrabile respiro vitale.

La Guerriera Viola si incamminò e con passi incerti, che continuavano a increspare quella dimensione, raggiunse il cristallo che racchiudeva Dan. Allungò la mano tremante e la posò sulla superficie lucida, non più così fredda come le era parsa prima.

Dan sembrava dormire, il volto sereno, i suoi soliti spettinati capelli rossi. Eppure, sembrava diverso, anche se Mai non fu in grado di capire che cosa le desse quella sensazione. Ma sembrava cresciuto, come se in quel cristallo anche gli anni trascorressero, fino a quando il corpo si dissolveva e restava solo l’energia. Fu allora che si rese conto di un debole bagliore sul petto di Dan. Il suo cristallo rosso, intatto, risplendeva appena ma c’era.

La ragazza inspirò e posò il seme contro il cristallo, all’altezza del cuore di Dan. Il calore del seme, nascosto dalla sua mano, crebbe fino a quando dovette allontanare le mani. Piccole radici luminose cominciarono a fuoriuscirne e ad attecchire sulla superficie. Impalpabili arabeschi luminosi cominciarono a incresparsi sul cristallo, moltiplicandosi fino a coprirlo del tutto.

La luce continuò a crescere e Mai fu costretta a fare un passo indietro, a schermarsi gli occhi con le mani. Alla luce iridescente si aggiunse un flusso rosso che aumentò, quasi nutrendosi dell’energia del seme. Lei, anche se appena intravedeva che cosa stava succedendo, rimase a bocca aperta.

La luce rossa sovrastò i bagliori iridescenti, l’aria stessa sembrò essere percorsa da onde di energia che si propagavano tutto attorno. Crebbe fino a raggiungere una luminosità insostenibile che obbligò Mai a distogliere del tutto lo sguardo. Poi, scomparve nel nulla e tornò l’atmosfera soffusa della dimensione cangiante.

La ragazza si voltò di scatto e lo vide: Dan era libero. Scattò d’istinto e riuscì a sorreggerlo prima che scivolasse a terra.

“Dan…”, Mai riuscì appena a sussurrare, il terrore che il più piccolo dei suoni potesse infrangere l’illusione.

Vide le sue palpebre tremare, lo sentì risvegliarsi mentre sbatteva gli occhi e si afferrava d’impulso alle sue braccia per reggersi in piedi.

“Dan?”

Riuscì a parlare più forte e il ragazzo si rese conto della sua presenza. Si mise in piedi, anche se traballante, si voltò e i loro sguardi si incrociarono. Quando incrociò le sue iridi brune, Mai non riuscì a trattenere le lacrime, anche se ne aveva piante così tante che si sorprendeva di averne ancora.

Dan, a sua volta, la fissò perplesso, sbattendo più volte le palpebre. “Dove sono?”

Mai scoppiò a ridere e gli gettò le braccia al collo, cogliendolo di sorpresa, rischiando che entrambi perdessero l’equilibrio e si ritrovassero a terra. Rideva e piangeva mentre stringeva tra le dita la sua casacca, trovando nella materialità del tessuto l’ennesima conferma che fosse tutto vero.

“Sei tornato”, sussurrò tra un singhiozzo e un sorriso. “Sei tornato.”

Il Guerriero Rosso continuò a rimanere immobile, le braccia molli lungo il corpo, incapace di ricambiare l’abbraccio, senza capire che cosa stesse succedendo.

“Ti conosco? Sei una Maestra della Luce?”, domandò il ragazzo con voce distintamente imbarazzata.

A quelle parole, Mai sgranò gli occhi e si irrigidì, il sorriso che scompariva dalle sue labbra. Stava succedendo davvero: quello di cui li aveva avvisati Magisa, quello che aveva ribadito l’entità. La ragazza inspirò e chiuse per un istante gli occhi, nel tentativo di calmarsi e tornare lucida.

Si staccò da lui delicatamente e annuì, cercando di ignorare come doveva sembrare, con gli occhi rossi e gonfi, le mani esangui, la stanchezza del duello che cominciava a insinuarsi nelle sue ossa. Ma gli strinse le mani comunque e forzò un sorriso.

“Sì, Dan. Sono una Maestra della Luce. Sono venuta a riportarti a Gran RoRo.”

Il ragazzo annuì e ricambiò la stretta, per poi allontanare le mani e aggrottare la fronte. “Cosa sta succedendo?”

“Adesso non ha importanza.”

“Ma Gran RoRo è in pericolo. È per quello che sei venuta qui.”

“Sì”, concesse Mai tornando a stringergli la mano. “Se vuoi, puoi aiutarci.”

Dan sorrise e la ragazza credette di essere tornata a sei anni prima. Perché quello non era il sorriso trattenuto che aveva sempre avuto nel futuro, quello era il sorriso esuberante e scanzonato del ragazzino che aveva salvato Gran RoRo. Il ragazzino che non aveva sofferto i tradimenti, l’abbandono degli amici, la morte dell’unico che gli era rimasto accanto. E, pur provando un’irrefrenabile leggerezza, Mai sentì una stretta al cuore: vedere quel sorriso sembrava giusto e sbagliato allo stesso tempo.

“Allora cosa stiamo aspettando?”, dichiarò entusiasta il Guerriero Rosso. La smania di uscire da lì, di rivedere Gran RoRo era quasi palpabile nelle sue parole e la ragazza si sforzò di non seguire il treno di pensieri che stava già facendo vacillare la sua decisione.

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La Limoviole fendette la barriera che separava i due regni e la vasta foresta lussureggiante del Regno di Smeraldo si stese a perdita d’occhio sotto di loro. Hideto deglutì e strinse le mani sui comandi: non se la ricordava così fitta.

“Nella vegetazione, prima che ci avvistino.”

La voce del Guerriero Bianco lo ridestò dall’attimo di spaesamento. Non era certo quello il momento né per ammirare il paesaggio né per farsi prendere dalla paura.

“Prepararsi alla discesa!”, esclamò con forzato entusiasmo e iniziò a mandare in picchiata l’astronave. Stava cominciando a prenderci gusto. Non era manovrabile come la sua moto del futuro, ma era comunque adrenalinico. Anche se non tutti la sembravano pensare come lui.

“Sto per vomitare i pasti del mese scorso!”, gemette Kenzo.

“Se schianti la Limoviole, non sarò gentile come con Kirirò!”, minacciò bellicosamente M.A.I.A.

Magisa emise uno strillo e si sentì un tonfo. “Se ci schiantiamo, sarai l’ultimo dei suoi problemi!”

“Spero tu sappia quello che fai!”, aggiunse infine Aileen, a metà tra un grido di terrore e una risata isterica. Il ragazzo gettò un’occhiata alla sua sinistra e la vide mezza abbrancata al sedile, le unghie quasi infilate nel rivestimento bruno, le gambe messe di traverso. Una risata spontanea gli uscì dalle labbra.

“Siediti come una persona normale. Non le sai le regole di sicurezza stradale?”

“Taci e guida!”, strillò la granroriana al suo fianco. Per un istante sembrò sul punto di staccare una mano dal sedile, ma poi la Limoviole impattò con gli alberi. Subito la Guerriera Verde si riafferrò allo schienale e chiuse gli occhi, nascondendo il più possibile il volto contro i cuscini.

La luce, che fino a qualche istante aveva inondato l’abitacolo, fu attenuata dalle fronde che riempirono la visuale di foglie e rami che si staccavano e spezzavano al loro passaggio. Hideto strinse i denti e strizzò gli occhi nel tentativo di capire quanto fosse distante il terreno.

“HIDETO!”

Il ragazzo non ebbe il tempo di capire chi tra i suoi amici avesse urlato. Uno sprazzo marrone lo fece reagire d’istinto e attivò gli alettoni, abbassando il pedale di decelerazione al massimo. Se la brusca picchiata aveva terrorizzato quasi la totalità dei passeggeri della Limoviole, l’altrettanto inattesa frenata li spinse in avanti togliendo i respiri e mozzando gli strilli atterriti che si accavallarono gli uni agli altri.

Quando il sottobosco si aprì davanti a loro, il Guerriero Blu ruotò il volante obbligando l’astronave ad uno schizofrenico testacoda e si convinse di sentire più di qualche ingiuria nei suoi confronti. Non che potesse capire che cosa stesse borbottando la granroriana al suo fianco.

Il botto della fiancata contro un gruppo di tronchi anticipò il definitivo arresto dell’astronave. Grida e pianti si arrestarono lentamente, lasciando l’abitacolo nel silenzio, spezzato solo dal rumore del vento all’esterno. Hideto rimase a fissare davanti a lui, inspirando ed espirando, le mani sudate ancora strette ai comandi e un pensiero che si ripeteva in loop nel suo cervello: non li aveva ammazzati.

Yuuki gli posò una mano sulla spalla, spingendolo a voltarsi verso di lui. Il Guerriero Bianco non incrociò il suo sguardo, i muscoli della mascella contratti.

“Devo ancora decidere se farti i complimenti.”

A quelle parole, il Guerriero Blu ghignò. “Beh, siamo ancora vivi.” Il ragazzo accanto a lui si limitò ad annuire lentamente.

“Siamo vivi?”, ripeté in uno squittio la granroriana al loro fianco. “Siano ringraziate tutte le divinità di questo Regno!”

Hideto scosse la testa e alzò gli occhi al cielo. “Esagerata.”

I due ragazzi si tolsero le cinture e si misero in piedi, oscillando appena. Aileen, invece, sembrava avere tutta l’intenzione di restare incollata al suo sedile ancora a lungo. Kenzo, verdognolo, era mezzo riverso sul divanetto e alzò debolmente un pollice. Magisa, con un’espressione ancora stralunata, si stava tenendo la testa tra le mani.

“Sto invecchiando. Una volta ste cose non rischiavano di farmi venire un infarto.”

“Un interessante stile di guida, Guerriero Blu”, fu il conciso commento del granroriano che si sorreggeva il braccio, mascherando quasi perfettamente una smorfia di dolore.

Il Guerriero Verde, leggermente ripresosi, spostò lo sguardo da un volto all’altro. “Non ci stanno inseguendo, vero?”

“Vi prego, no!”, supplicò Aileen dal sedile anteriore.

M.A.I.A. fluttuò sopra alle loro teste, focalizzando su di sé l’attenzione di tutto il gruppo. Furono secondi lunghissimi. Fuori i primi uccellini e insetti si stavano riavvicinando al luogo del loro atterraggio.

“I radar non rivelano nulla. Ma probabilmente pensano che ci siamo schiantati.”

Hideto scosse la testa e portò le mani ai fianchi. “Grazie, Hideto. Davvero ottimo lavoro, Hideto. Se non ci foss-”

“Dobbiamo andare alla scala.”

Tutti sussultarono e si voltarono di scatto verso Aileen. La ragazza ricambiò gli sguardi con occhi sgranati, sorpresi e confusi.

“Io… sento che il duello è finito-”, si morse un labbro, “-non so come.”

Hideto raggiunse il posto di comando alla massima velocità consentitagli dalla sua gamba e si risistemò sui comandi.

“Restiamo positivi. Io dico che Mai c’è l’ha fatta.”

Yuuki tornò a sedersi a sua volta, riagganciando con nonchalance la cintura di sicurezza. Hideto se ne accorse, trattenne un sorriso di scherno e fece ripartire l’astronave.

“Allontanarci da qui sarà comunque meglio. Ma avviciniamoci con attenzione.”

La Limoviole tornò a risollevarsi, disturbando nuovamente le creature della foresta. Uno sciame di insetti attraversò il loro campo visivo. Hideto fissava concentrato l’intricato sottobosco, seguendo la direzione indicatogli da M.A.I.A. Fortunatamente per loro, la scala dell’orizzonte non era molto lontana e la speranza era raggiungerla prima di venire scoperti. O, meglio, la speranza, di tutti coloro che non erano Hideto, era quella di non venir scoperti e basta.

La Guerriera Verde, forse incoraggiata dalla vista delle terre natie, tornò a sedersi correttamente ma lanciò comunque uno sguardo implorante al ragazzo accanto a lei.

“Piano, ok?”

“Tranquilla, sarà come una passeggiata sulle montagne russe.”

Aileen sbatté le palpebre e inclinò la testa. “Grazie?”

Yuuki portò una mano alla fronte.

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Mai e Dan, uno di fianco all’altra, stavano camminando lungo un sentiero a caso. Ad ogni loro passo, infinite increspature circolari si perdevano nella vastità della dimensione. Sbuffi colorati, simili a nuvole, salivano dal terreno e si arabescavano in tutte le direzioni. I cristalli continuavano a costellare la superficie attorno a loro.

“Perché non aprono il portale?”

La Guerriera Viola si guardò attorno, l’incertezza che ribolliva dentro di lei.

“Ci sarà stato qualche imprevisto. Prima mi è parso di intravedere la Limoviole. Se hanno dovuto cambiare mondo…”

Si fermò senza sapere che cos’altro dire. Poteva essere successo di tutto. Potevano anche essere stati catturati. O peggio.

“Non scoraggiamoci, sono sicuro che presto ci riporteranno indietro.”

Le parole di Dan la fecero sussultare e per un istante si ritrovò a fissarlo, come la prima volta che aveva sorriso. Si era dimenticata, si rendeva conto, di quanto la determinazione e l’ottimismo di Dan fossero forti. Niente sembrava poterlo scalfire. Sorrise malinconicamente.

“Hai ragione. I nostri amici non ci lasceranno qui.” Anche se tu non te lo ricordi.

“È questo l’atteggiamento giusto.”

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La scala dell’orizzonte si ergeva imponente contro il cielo azzurro, completamente ricoperta dalla vegetazione. Tra gli alberi, più radi nella spianata che un tempo aveva circondato l’enorme costruzione, si riuscivano ancora ad intravedere gli enormi pannelli, ormai crollati al suolo, che ottant’anni prima avevano convogliato l’energia dei cristalli verso il Nucleo Progenitore. La loro superficie, pur ricoperta da terra e arbusti, ancora riluceva debolmente. Anche i resti dei vecchi posti di controllo erano ancora visibili, anche se a malapena, dal punto in cui si trovavano.

Kenzo, fermo vicino a un tronco, rabbrividì ricordando quel giorno, di come avevano permesso al Re di aprire i portali verso la Terra. Il ragazzo sentì una mano sulla spalla e si voltò. Hideto lo aveva affiancato, ma anche il suo sguardo era diretto verso la scala.

“Piuttosto inquietante, vero?”

“Non farmici pensare”, concordò il più giovane dei due prima di imitare l’amico. Si sistemò gli occhiali e fermò lo sguardo su una superficie metallica che riluceva poco distante. “Chissà perché sono state abbandonate così? Con tutta l’importanza che gli aveva dato il Re, non penseresti che lo psicopatico di turno se le dimentichi.”

“Volevi che venissero a farci un salutino? Una bella invasione stile Guerra dei due mondi?”

Kenzo sbuffò e scansò la mano del Guerriero Blu, riavviandosi verso la parte più interna della piccola radura in cui si erano fermati. “Non voglio solo rischiare un’altra volta di fare il loro gioco, come un burattino.”

“Allora siamo in due”, replicò tetro Hideto colpendo un sasso con un calcio e infilando le mani in tasca.

I due ragazzi si fermarono a fianco di Yuuki. Il Guerriero Bianco fece appena un cenno con il capo e riprese a scrutare le ombre del sottobosco. La Limoviole non era lontana ma, in caso di imboscata, poteva comunque non essere sufficiente. La tensione dei tre Maestri della Luce era dieci volte più evidente sul volto di Aileen, seduta su un sasso e intenta ad ascolatare le parole di Magisa.

Nessuno di loro aveva voluto infierire, ma non potevano negare che fosse stata propria la sua inesperienza a farli scoprire dagli inseguitori del Regno di Rubino.

“Magisa, sei sicura che qui siamo sufficientemente vicini?”

La Maga si voltò e incrociò lo sguardo del Guerriero Blu. “Dovrà essere sufficiente, la scala non è molto distante. E Aileen è sia la Guerriera Verde sia un abitante del Regno.”

“E più vicini saremmo troppo allo scoperto. Se venissimo avvistati, non avremmo possibilità di metterci al riparo”, aggiunse il Guerriero Bianco.

Aileen inspirò e scese giù dalla roccia. “Proviamo. Non ha senso aspettare.”

Magisa guardò la più giovane granroriana, i sensi di colpa che riaffioravano. Non sarebbe successo niente se lei fosse stata in grado di ritornare in possesso del Nucleo. C’era qualcosa che non andava in lei, ma non aveva il più piccolo indizio su cui aggrapparsi. Anche i molti libri che poteva far apparire non potevano esserle d’aiuto se non capiva prima da che parte voltarsi. Forse, veramente solo i sacerdoti del regno di Topazio potevano avere le risposte. Riuscire a incontrarli non sarebbe stato per nulla semplice. E ancora non era sicura fosse un rischio che meritava correre.

“E, poi, più aspettiamo più perdo concentrazione. Se aspettiamo ancora qualche ora, potrebbe essere più facile che succeda qualcosa”, concluse la granroriana con voce sempre più fioca.

La granroriana del Regno di Topazio sbatté le palpebre, obbligandosi a non farsi distrarre dai se e da eventualità ancora fuori dalla loro portata. Sorrise e posò una mano sulla spalla della ragazza.

“So che puoi farcela. Qui, sei nel tuo elemento. Giocherà solo a tuo favore.”

“Cerca di non strafare, ok?”, aggiunse con un pollice alzato Hideto.

Aileen annuì seccamente e avanzò, lasciando uno spazio di alcuni passi tra lei e gli altri compagni di viaggio. Non che fosse convinta bastasse come precauzione, ma non aveva la minima idea di che cosa potesse succedere se avesse perso il controllo una seconda volta. Chiuse gli occhi e lasciò che il battito del suo cuore si armonizzasse con la vita che sentiva pulsare nel terreno, nelle radici e nelle foglie.

Quando li aprì di nuovo, alzò le braccia e si voltò appena verso dietro.

“Farò del mio meglio, anche solo per non dover subire di nuovo la tua guida Hideto.”

Ignorò la faccia finta offesa del ragazzo e tornò a concentrarsi davanti a sé, ancorando il suo sguardo sulla scala. Lasciò che la sua mente tornasse ancora una volta alla sorgente che tanto amava e, a quel pensiero, permise al potere del Nucleo di fluire dentro di lei. Un’aura multicolore l’avvolse.

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Nessuno dei due avrebbe mai saputo dire che cosa li fece voltare. Un attimo stavano continuando a vagare senza una meta, un attimo dopo si voltarono di scatto alla loro sinistra. Un battito di ciglia e non se ne sarebbero accorti: davanti a loro i colori informi, le nubi colorati cominciarono a pulsare e incresparsi. Ruotarono, si condensarono e iniziarono a formare una spirale attorno ad un punto sempre più luminoso.

Tutto il mondo attorno a loro rispose a quell’improvvisa rottura dell’equilibrio. Il ronzio vitale cominciò a crescere fino a confondersi con i battiti dei loro cuori. Increspature si propagavano nell’aria, sul terreno, sfiorando la loro pelle e risuonando nel pulsare del loro sangue.

Il punto luminoso continuo a crescere, alimentato dal vortice multicolore della dimensione. Crebbe e crebbe fino a emettere un lampo di luce che fece distogliere lo sguardo ai due Maestri della Luce.

Quando si voltarono, ancora leggermente abbagliati, le increspature si stavano estinguendo e la vibrazione della dimensione calò fino a tornare impercettibile, più tenue di un frullio di ali. Davanti a loro, il varco per Gran RoRo era tornato ad aprirsi, ondeggiante ai bordi, uno schermo di cristallo liquido che deformava ciò che c’era dall’altra parte, il verde di piante ed erba e i profili di un gruppo di persone.

E quella vista fece esultare il cuore di Mai. I suoi amici erano là fuori: li avrebbe rivisti. La paura che si era insinuata entrata in quella dimensione, non sapeva più quanto tempo prima, sembrava lontanissima. Sorrise e si rese conto di non sopportare di restare in quel luogo ancora per un istante di più. Afferrò la mano di Dan e iniziò a correre.

“Andiamo!”

La stretta del ragazzo all’inizio fu incerta, ma dopo pochi passi si fece più ferma e il ragazzo si sincronizzò sulla nuova andatura della ragazza.

“Potevi avvertire”, la rimproverò ridendo.

La Guerriera Viola scosse la testa e rise, non distogliendo lo sguardo dal portale ogni passo più vicino. Ormai a un soffio, i due ragazzi accelerarono e si gettarono contro la superficie di luce. Un bagliore li avvolse e scomparvero con esso. La dimensione tornò silenziosa, con i suoi cristalli, i colori cangianti, le increspature prodotte dalle astronavi che ignare la percorrevano. Sul cristallo più vicino al varco, per un istante, la superficie lucida parve riflettere il profilo dell’entità che aveva affrontato Mai.

“Camminate su un filo sottile, Maestri della Luce.”

E la sua voce si perse e riverberò nella dimensione, fondendosi con la vibrazione eterna che la pervadeva.

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Aileen si inumidì le labbra. La fronte era imperlata di sudore e le mani cominciavano a tremarle. Il portale luminoso a un paio di metri da lei fluttuò impercettibilmente. Non stava funzionando e, ogni secondo che passava, era più evidente. Non riusciva a vedere i volti degli altri dietro di lei, ma percepiva la loro tensione e la loro ansia come se fossero sue. I contorni del varco oscillarono violentemente.

“Il portale!”

La voce di Magisa la riscosse bruscamente e la ragazza si morse un labbro. Una goccia di sudore scivolò lungo il collo. Era un’impresa titanica riuscire a controllare il flusso di energia, senza parlare della necessitò di mantenere il contatto tra dove si trovavano loro e la dimensione in cui c’erano Mai e, si augurava caldamente, Dan.

La Guerriera Verde si rese conto che poteva essere tutto inutile. Da più di qualche minuto, ormai, la fiducia nelle sensazioni che aveva provato era svanito come rugiada dopo la notte.

“Sto perdendo il controllo”, sibilò tra i denti irrigidendo i muscoli delle braccia e delle mani. Se lo chiudeva, se segnalava ancora la loro posizione… non avrebbe avuto le forze di farlo una terza volta.

Magisa le fu subito accanto e strinse le mani sulle sue spalle. “Cerca di resistere!”

“Vedo qualcosa!”

La voce del Guerriero Bianco fece trasalire tutti: gli sguardi carichi di speranza e tensione si spostarono verso il varco. Qualcuno si intravedeva dalla parte opposta e si stava avvicinando. Hideto, Kenzo e Yuuki affiancarono le due granroriane. Un guizzo viola fu l’ultima cosa visibile. La luce del portale crebbe esponenzialmente, percorsa da lampi viola e rossi.

Aileen sgranò gli occhi e dopo pochi istanti fu costretta a ritrarre le mani, la luce del Nucleo che smise di avvolgerla. I tre ragazzi si quasi spinsero avanti, incapaci di aspettare, di non poter vedere la conferma di quello che ormai era sicuro: Mai aveva trionfato. Magisa strinse ancora le mani sulle spalle della giovane granroriana e sentì gli occhi inumidirsi.

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SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti. Come promesso, sono ripresi gli aggiornamenti dell’episodio 3. Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo?

I nostri eroi fuori dalla dimensione si sono messi in salvo (almeno per il momento) e Mai, come intuito da qualcuno, è riuscita ad avere la meglio sul suo avversario. Ma, come Magisa aveva messo in guardia, Dan non ricorda assolutamente nulla.

A questo punto, mi sembra doveroso spiegarvi la mia decisione. Quando scrivo gli episodi, cerco sempre di svilupparli in modo tale che gli ostacoli che affrontano i nostri eroi siano allo stesso tempo non banali (almeno spero) e in grado di metterli in qualche modo alla prova, di farli crescere o di farli confrontare con sé stessi. Quindi, se fossi partita dall’idea di far succedere tutto quanto visto in questo episodio per poi far tornare Dan come era prima (ricordi annessi ecc), senza conseguenze, senza un “prezzo” da pagare… beh, non avrei mai fatto tornare Dan (perlomeno non lo avrei fatto tornare così presto nella serie).

Spero che questo capitolo non vi abbia deluso e, se vi va lasciatemi, una recensione per farmi sapere che ne pensate.

Ringrazio davvero tutti coloro che leggono e/o recensiscono e vi do appuntamento alla prossima settimana per l’ultimo capitolo di questo episodio!

A presto, HikariMoon

  
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