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Autore: shira21    20/09/2018    1 recensioni
Anna Rubliov, non è solo una pittrice russa dalla grande belleza, è soprattutto una donna che sa cosa vuole nella vita ed disposta a tutto per ottenerlo. Anche quando sa che le conseguenze potrebberò essere drammatiche lei va avanti, sia che si tratti di ritrovare la sua libertà che di tenere al sicuro la persona più importante della sua vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni mesi prima...

Era estate ed era in corso una festa. Anna era in terrazza che si godeva il calore del sole cullata dal silenzio. Chiuse gli occhi e pensò a quanto era fortunata e felice: possedeva una casa bellissima, non aveva bisogno di lavorare e questo significava che poteva dedicarsi a tempo pieno alla sua passione per il disegno e la pittura. A volte passava le intere giornate nella serra a disegnare fiori, per poi completarli con scenari immaginari. Come se già questo non bastasse, sulla soglia dei trent’anni non aveva difficoltà a farsi passare ancora come una giovane ventenne grazie alle sue origini russe che le avevano donato colori chiari e una pelle perfetta.
Anna sorrise pensando che più di tutte queste cose era stata fortunata incontrando John, suo marito e il suo unico amore, dopo l’arte. L’aveva incontrato mentre frequentava l’ultimo anno di liceo artistico ed era stato subito amore a prima vista. Nonostante la considerevole differenza di età, dieci anni erano tanti allora, lei rimase incantata da quell’uomo così sicuro di sé e così diverso dai ragazzi che conosceva, e dopo la maturità si sposarono. Lui ripeteva spesso che il suo unico scopo era di farla felice e dopo dieci anni dimostrava di amarla come fosse il primo giorno. La cosa non finiva mai sorprenderla. Se doveva essere sincera, almeno con se stessa, poteva ammettere che la rossa passione che l’aveva animata nei primi anni di matrimonio si era ormai affievolita da tempo. Nei confronti di John provava il tenero affetto di una presenza a cui si era ormai abituata e che a volte dava per scontata, ma gli voleva ancora bene e per questo continuava a considerarlo il più bel regalo che potesse farle la vita.
Era ancora assorta in questi pensieri quando sentì due mani coprirle gli occhi e una voce calda sussurrarle: – Indovina chi è?
Sentendo nascerle il sorriso, Anna si girò e butto le braccia al collo del marito. – Il mio amore! – rispose, per poi scoppiare in una risata simile ad acqua cristallina. – Riconoscerei la tua voce tra mille uomini.
Lui l’abbracciò stretta e girarono insieme per la terrazza, facendole staccare i piedi da terra. Quando l’euforia del momento si esaurì, John la posò a terra e le disse: – Ho un regalo per te.
Estrasse dalla giacca due biglietti.
– Oh mio… John! – esclamò Anna, portandosi le mani sulla bocca.
– Mia cara, io e te lasceremo i noiosi fumi della città e il rumore del traffico per rilassarci con l’aria salmastra di mare, cullati dalle tranquille onde dell’oceano. Anna, preparati, perché la crociera ci aspetta!
Lei gli si buttò fra le braccia ridendo; aveva sempre desiderato andare in crociera.
Fu così che si ritrovarono a bordo di una lussuosa nave alla fine della settimana. Al contrario di John che si alzava sempre tardi, ad Anna piaceva svegliarsi poco dopo l’alba. Amava ritrarre il sole che si affacciava sull’oceano, creando meravigliosi giochi di colore dai riflessi cangianti che poteva scorgere solo a quell’ora.
Una mattina era accoccolata su una sdraio, godendosi i venti caldi che soffiavano sempre più di frequente con l’avvicinarsi dei paesi arabi, e intanto cercava di disegnare il branco di delfini che giocava a rincorrersi sulla scia spumosa della nave. Era così concentrata che non si accorse dell’uomo che le si era fatto vicino finché questi non la salutò garbatamente con un: – Buon giorno, signorina.
Con un sussulto Anna fece cadere il carboncino e si voltò, sbattendo scioccamente gli occhi. Quello che le si presentò circondato da luce divina era l’immagine di un Apollo, una bellezza scultorea degna più di rimanere immolata nel marmo che dalla semplice carne e sangue. Seguì con sguardo attonito lo sconosciuto dal profilo greco abbassarsi prontamente per prendere qualcosa.
– Mi deve scusare, non era nelle mie intenzioni spaventarla. Credo che le sia caduto questo – disse l’uomo misterioso porgendole il pezzo di carboncino. Lei gli mostrò tutti i denti davanti a quella piccola gentilezza, una cosa da niente, davvero.
–No, la prego, non c’è alcun bisogno di scusarsi. Ero solo molto concentrata e mi ha colto di sorpresa, tutto qua. Mi capita spesso quando sono presa da una creazione.
Anna si accorse di stare arrossendo come una adolescente e la cosa la fece arrossire ancora di più. Per spezzare l’imbarazzo che le creavano sempre quei momenti di vuoto silenzio, e soprattutto per evitare l’intensità di quegli occhi verdi, disse la prima cosa che le venne in mente.
– Mi chiamo Anna Wilmont.
D’accordo, questa non era stata una delle sue migliori uscite. Per come stavano andando le cose, fra poco si sarebbe messa a cianciare del tempo come una vecchia oca.
– Fabrizio Dufert. Se non sono troppo indiscreto, cosa ci fa una bella ragazza come lei qui tutta sola?
A quelle parole Anna scoppiò a ridere. Quell’uomo così indecentemente bello cercava di fare l’affascinante, e in effetti ci stava riuscendo. Va bene, vediamo come se la cava con questo. – Sono qui sola perché mio marito è ancora a letto – disse lentamente calcando sulla parola “marito” come si farebbe per dire “il Papa”, e inclinò di lato la testa per studiare la sua reazione.
Non rimase delusa. Notò che Fabrizio era rimasto sconcertato e la stava d’un tratto soppesando incerto come se stesse cercando d’indovinare l’età. Per qualche ragione decise di venirgli incontro.
– Vi vedo sorpreso. Lasciatemi allora dire che ho alle spalle dieci anni di matrimonio. Mi sono sposata poco meno che ventenne.
Fabrizio scosse la testa con una certa affettazione. – Suvvia, voi certo vi state prendendo gioco di me. La vostra pelle ha una freschezza tale che farebbe certo invidia a una qualsiasi adolescente.
– Ora siete voi che mi prendete in giro.
– Giuro che non è così affatto!
E continuarono a parlare finché il ponte non iniziò a riempirsi di gente. Anna rimase così piacevolmente colpita dall’intesa che aveva con quell’uomo tanto affascinate, dalla naturalezza con cui si scambiavano lievi punzecchiature come se fossero amici di vecchia data e non si fossero incontrati quella mattina per la prima volta, che perse completamente la concezione del tempo. Quando Fabrizio la lasciò per degli impegni che non poteva proprio rimandare, ringraziandola per la piacevole mattinata, Anna, rimasta di nuovo sola, si accorse con orrore che non aveva pensato neanche una volta al suo John che dormiva beatamente in cabina. Nonostante non avesse fatto niente di male per meritarlo, non riuscì a frenare il senso di colpa.
Di solito, quando aveva a che fare con un uomo, tendeva a paragonarlo inconsciamente al marito o pensare “questo devo assolutamente dirglielo”. Ma con Fabrizio non era successo.
Al pensiero di quell’uomo attraente Anna si sentì pervadere dal calore; chiuse di scatto il blocco di disegno e si alzò veloce per vedere se John dormiva ancora.
Con il passare dei giorni il senso di colpa divenne sempre più pesante man mano che i suoi incontri con Fabrizio andavano avanti. Non è che lo cercasse davvero. Semplicemente capitava che la mattina, sotto l’astro nascente, accompagnati dal pianto dei gabbiani, i due s’incontrassero casualmente e passeggiassero per la nave. Cosa c’era di male ad avere un po’ di compagnia mentre il marito riposava?
Nel giro di poco Anna si fece un’idea della storia del suo attraente accompagnatore. Trent’anni, giovane medico di successo, orfano. In realtà, con quelle tre semplici frasi riusciva a riassumere tutto quello che aveva scoperto. Visto che in una nave lo spazio è poco e la gente tende a incrociarsi continuamente, capitò che durante diverse cene anche John conobbe Fabrizio, traendone un’impressione molto positiva grazie ai suoi modi garbati e al carisma irresistibile, e certo mai avrebbe sospettato che la natura del rapporto con la moglie fosse tutt’altro che innocente. La stessa Anna non riusciva a capire cosa le stesse accadendo e perché quando Fabrizio era nei paraggi arrossiva e il cuore prendeva a battere come una locomotiva a vapore. Tutto ciò era ridicolo per lei, una donna della sua età e nella sua posizione che si comportava come una ragazzina alle prese con cotta adolescenziale. Ma chi voleva prendere in giro con le sue scuse? La verità è che si era innamorata di un uomo che non era suo marito.
Una sera, dopo un ricevimento tenuto in una grande sala, Anna rimase sul ponte a osservare le stelle. Entro pochi giorni la crociera sarebbe finita e lei non avrebbe più rivisto Fabrizio. Già provava una profonda malinconia al solo pensiero e il cuore era diviso a metà tra questo nuovo amore e la fedeltà per suo marito. Pensare che non avrebbe più rivisto Fabrizio le straziava il cuore ma succedeva anche al pensiero di tradire John. Era salita su un’altalena di emozioni e non sapeva come comportarsi.
Una mano calda si posò sulla sua spalla e voltandosi Anna si ritrovò a pochi centimetri da lui. Forse le stelle e il fato avevano scelto per lei. Ridusse quella distanza e lo bacio con ardore. Aveva deciso.
Quando rientrò in cabina, il povero, ignaro John dormiva tranquillamente senza il minimo sospetto di quello che era successo. Anna gli scostò un ciuffo di capelli dal volto e gli sussurrò piano due sole parole: – Mi dispiace.
Come tutti i sogni durati troppo a lungo anche la crociera giunse al termine. Anna e John ritornarono a casa ma lei non era più la stessa donna che l’aveva lasciata. Una nuova Anna aveva nel frattempo preso il suo posto. Stesso volto, sì, certo, stessi occhi e anche stessa voce, ma il cuore… Oh, il cuore…
Adesso passava ogni momento fuori casa per incontrarsi in segreto con il suo Fabrizio, e quando non riusciva a vederlo, si sentivano per lunghe ore al telefono. Con l’arrivo dell’autunno il loro sentimento si era consolidato più che mai in una relazione costante. Non riusciva più nemmeno a sopportare il tocco del marito quando tutto quello che il suo corpo agognava erano le carezze di Fabrizio. La verità era che quella nuova fiamma aveva consumato quella del marito. La verità era che aveva smesso di amarlo.
Per questo una domenica si decise a farlo.
– Dobbiamo parlare, John.
Essendo questo frase un segnale universalmente riconosciuto da ogni uomo come una campanella di pericolo imminente, lui smise immediatamente di mangiare e la guardo spaventato, forse notando per la prima volta in due mesi che qualcosa che non andava.
Anna proseguì risoluta. Così non si poteva più andare avanti. Lei non ce la faceva e non voleva più mentirgli, così gli racconto tutta la verità. E man mano che le parole venivano fuori, scoprì la rabbia, l’incredulità e il dolore cambiare i lineamenti dell’uomo che una volta aveva amato. Alla fine Anna gli chiese il divorzio. Era sicura che dopo aver scoperto come l’aveva ingannato e tradito lui sarebbe stato felice di concederglielo. E invece…
– Mai, hai capito? Mai! Non ti permetterò di correre libera dalle braccia di quel seduttore di mogli! Tu sei mia! Mia e solo mia, e finché io sarò tuo marito tu mi devi obbedire!
Anna era sconvolta. Non le avrebbe mai concesso di essere felice con Fabrizio. Lui iniziò a impedirle di uscire e a controllarle il telefono. L’assurdo era che l’aveva subito assolta da ogni peccato condannando solo il suo amato. Per ogni più piccolo gesto o frase le veniva da piangere. Non riusciva a capacitarsi di quello che le stava capitando e cominciò a sentire le mura domestiche come quelle di una gabbia. Immensa e con ogni confort, ma pur sempre una gabbia.
Passò un mese in quello stato finché John non si accorse del suo dolore, e preso dalla pietà allora incominciò a ridarle delle piccole libertà. L’amava troppo per vederla soffrire. Le fece solo promettere che non si sarebbe più vista né sentita con Fabrizio e lei acconsentì mentre il suo cuore sanguinava silenziosamente.
Nei mesi che seguirono finse di essere caduta in depressione per il suo amore perduto ma la realtà è che lo incontrava ancora. Chi l’avesse vista prima a casa e poi con Fabrizio non avrebbe riconosciuto la stessa persona. Fu così che i due insieme decisero che se John non le avesse concesso la libertà di scegliere con chi stare, la libertà se la sarebbe dovuta prendere da sola. Così iniziarono quei piccoli tentativi di sbarazzarsi del marito che, da povero sciocco qual era, credeva davvero fossero tentativi di suicidio. La sera in cui collocò lo skateboard sulle scale della cantina, Anna non sentì nessun rimorso ma solo un profondo senso di sollievo. Finalmente avrebbe riavuto indietro il suo cognome russo, Rubliov, e la sua libertà.

   
 
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