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Autore: Soniabruni    22/09/2018    3 recensioni
Questo breve racconto trae ispirazione dall'omologa canzone dei Pooh "La donna del mio amico", che penso tutti conoscano.
Mi ronzavano in testa quelle note e ho cominciato a pensare ai nostri beniamini in quella situazione... chi sarà la donna? Beh facile credo, vero?
E chi sarà l'amico? ecco qui forse la cosa non è così scontata.
Oltre alla canzone dei Pooh ho utilizzato i versi di un'altra canzone, molto più recente che si intitola "Io non credo nei miracoli" di Laura Bono.
Vi consiglio di ascoltare le musiche e poi leggere... vediamo s evi piace
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA DONNA DEL MIO AMICO


Era notte fonda ma nessuno dei due riusciva a dormire…
Forse era l’emozione, meglio il turbamento, che provocava in loro l’idea di passare la notte sotto lo stesso tetto… dopo tanto tempo…
Era così dolorosamente imbarazzante incrociarsi con gli occhi ed essere consapevoli che era meglio per il mondo intero non leggersi dentro, quindi sviare lo sguardo e sentirsi colpevoli solo per non aver battuto subito le ciglia…

Non riusciva a prendere sonno, aveva passeggiato per il corridoio soffermandosi davanti alla porta di lui. Si era appoggiata a quel pezzo di legno, l’aveva accarezzato, l’aveva pure sfiorato con le labbra, dietro c’era LUI, che dormiva mentre lei cadeva ogni istante più giù…

 


Ma non sapeva che l’ora precedente quell’androne buio era stato testimone della stessa scena rovesciata…
Lui, scivolato sulla porta di lei, la sua Candy, la mano alla maniglia, ma si era fermato prima di girare… no… non poteva farlo…

Adesso erano soli… soli in cucina con una tazza di latte tra le mani…
Anche quella volta senza saperlo si erano ritrovati nello stesso posto in preda all’insonnia e alla disperazione…

“Che c’è Candy? Sei… angosciata… che ti succede?” LUI ruppe in questo modo quel silenzio onesto e bugiardo che non riusciva più a tacere.

Lei aveva gli occhi lucidi… inutile tentare di ingannarlo di nuovo, di mentire a se stessa…
“No! Sono solo tanto stanca! Questi ultimi mesi passati a New York, tutto il lavoro alla fondazione con mio marito. Ci siamo impegnati molto per metterla in piedi, ci teniamo tanto entrambi e adesso che ce l’abbiamo fatta mi è calata addosso tutta la stanchezza che ho accumulato nell’ultimo anno.
Ti ringrazio tanto per l’aiuto! Tu sei un personaggio molto amato e molto in vista, abbiamo ricevuto molte donazioni grazie a te”

“Sì… sono un po’ come Robin Hooh… ho “rubato” ai ricchi per dare ai poveri…
A parte gli scherzi Tuttelentiggini… è stato un piacere aiutare due vecchi amici”

 

Ecco, l’aveva detto di nuovo… “Tuttelentiggini”, “amici…”, vere e proprie stilettate a quel povero cuore, e lei gli aveva dato le spalle e si era avvicinata alla finestra per non far vedere le lacrime bagnare le sue guance.

Stava male Candy, erano mesi, otto mesi che era in quelle condizioni, da quanto lei e Albert, suo marito, avevano lasciato Chicago per trasferirsi a New York ed erano tornati in contatto con… Terence.
Era successo per caso ma poi il signor Andrew aveva tirato il giovane attore in mezzo al suo progetto e avevano cominciato una fitta collaborazione e frequentazione.

Quando la giovane donna li vedeva chiacchierare e ridere tra di loro si sentiva così… fuori posto…
Come se stesse indossando un vestito meraviglioso che però non era della sua taglia.

 

Dopo qualche settimana dal loro primo incontro, Terence era arrivato per cena in compagnia di Karin! Dio era semplicemente splendida, le foto sui giornali certo non le rendevano giustizia. Lui così galante con lei, lei così… così… innamorata persa di lui.
Erano rimaste sole in giardino prima di sedersi a tavola…


“Candy, è un piacere incontrarti di nuovo, è passato così tanto tempo! Una decina d’anni ormai! Mi fa piacere vedere che hai realizzato tutti i tuoi sogni. Tuo marito è meraviglioso ma… non volete avere figli?”

“Beh… semplicemente Dio non mi ha concesso il dono di essere madre per adesso...
Ma… dimmi di te, sei bellissima e famosissima e hai una luce speciale negli occhi…”

“Si vede così tanto? Oddio… mi sento imbarazzata come un’adolescente” l’attrice si portò le mani al viso per nascondere il rossore e poi proseguì
“L’ho amato in silenzio per anni mentre era sposato con Susanna e ora… non mi sembra vero! “


La bionda giovane donna sentì come il cuore spaccarsi e un tremito alla mano tradì la sua prima reazione a quelle parole, che Karin, persa nel suo sogno d’amore, non colse.

“State insieme dunque?” chiese con semplicità la signora Andrew


“Beh… sì… insomma… abbiamo cominciato a frequentarci anche se Terence vuole andarci piano… ma quando sono tra le sue braccia mi sento in paradiso”


E alla fine Candy aveva capito tutto, cioè aveva guardato in faccia la realtà che aveva sapientemente nascosto a se stessa dal primo giorno che aveva rivisto… LUI!
“Dio aiutami… ti prego… non può essere così! Io sono sposata con Albert, lui mi adora… gli devo la vita e lo amo…
No!!! Non sono gelosa, no!
Allora perché mi viene la nausea al pensiero di lui con Karin, la sua bocca su quella di lei, le sue mani sul corpo di lei…
Non devo più vederlo, non posso…”

Aveva cercato di convincere il marito a tornare a Chicago, ma l’azienda di famiglia aveva vinto una gara d’appalto per un lavoro importante e non era semplicemente possibile, a meno che non fosse ripartita da sola!
E ci mancava pure che si allontanasse anche fisicamente dal marito!

Così era andato avanti tutto, in mezzo a mille scuse, mille mal di testa, mille piccole bugie.
Non aveva mai mentito ad Albert prima, almeno aveva sempre creduto di non averlo fatto.
Certo aveva accettato che Terence avrebbe occupato sempre un posticino speciale nel suo cuore, anche Albert lo sapeva… come poteva essere diversamente! In fondo un posticino c’era pure per Anthony e per Sterar, era inevitabile.
Ma quell’angolino purtroppo era forte e non si era mai arreso veramente, lei l’aveva tacitato, ammanettato più stretto che aveva potuto…
Terence era sposato con Susanna, avevano deciso insieme che era giusto così e lei era forte, amava la vita ed era andata avanti aggrappandosi alla cosa più bella e vera che aveva vicino.
Aveva confidato nel miracolo di aver dimenticato davvero, Albert era sempre stato semplicemente meraviglioso con lei.
Lei era così fragile, così disperata dopo quella separazione e lui… lui sempre lì pronto a sostenerla, pronto ad aiutarla, pronto a combattere per lei… non l’avrebbe lasciata sola mai e lei di questa certezza aveva bisogno.

Ma il seme di quell’amore era rimasto chiuso nel suo cuore, come congelato e quegli occhi blu avevano avuto il potere di sciogliere il ghiaccio all’istante… adesso quel granello dispettoso spingeva forte per mettere radici e Candy combatteva disperatamente ogni giorno contro di lui.


“Io non credo nei miracoli
Tu sei stato per me l'eccezione
Anche solo per un attimo
Ma sai che ci ho creduto in noi

Ma io vivo nel ricordo che
Sgomitando si fa spazio in me
Di un amore che purtroppo non sei te”


I signori Andrew insieme avevano superato dolori e difficoltà, erano una coppia affiatata e ammirata da tutti, lavoravano spalla a spalla e avevano costruito insieme mille attività dal nulla…


“Spacchiamo il mondo io e te
Ho il cuore pieno di noi
Ma perché non riesco ad innamorarmi di te, perché...


Albert aveva avvertito un turbamento nella moglie…
“Tesoro… non crucciarti troppo per me! Sono solo preoccupata, Miss Pony non sta molto bene, vorrei essere là con lei, è anche per questo che desidero tornare a Chicago!”

“Per questo e … per cosa altro?” l’aveva sorpresa lui trafiggendole l’anima con i suoi occhi celesti.
Candy aveva sentito un treno passare fischiando a tutta velocità attraverso il suo esile corpo e aveva cominciato a baciarlo ed abbracciarlo… per non pensarci… per cancellare tutto…


“Tu mi stringi e ho un nodo in gola
Mi fa quasi male a respirare
Mentre mi difendo sento che
Vorrei proteggerti da me
 ...
Farti male mi fa male

Ma perché non riesco a viverti come io vorrei”


Da quella sera non era più riuscita a fare l’amore con lui…

 

Adesso erano da soli, lei e Terry, in piena notte, nella cucina di Miss Pony.
Alla fine Candy l’aveva avuta vinta e aveva convinto il marito che doveva tornare a Chicago per qualche giorno e, manco farlo apposta, Terence aveva un impegno in città in quei giorni e si era offerto di accompagnarla.

Lei piangeva guardando le stelle attraverso la finestra e sentiva lui avvicinarsi da dietro.

“Andiamo! Dimmi cosa ti turba in questo modo! So che stai piangendo, credi di nascondermelo solo perché sei voltata?”
Ma anche la voce di Terence era diversa… cavernosa… rotta… stava piangendo anche lui.
Era stato lì dieci anni prima con il cuore straripante d’amore per la sua Tuttelentiggini, quanti sogni aveva allora! Uno su tutti! Quanto male aveva fatto rinunciare proprio a quello cui teneva di più!

“La ami?” ebbe il coraggio di chiedergli lei singhiozzando

“Io… io amo… e ho amato una sola donna nella mia vita!” le rispose finalmente lui


“Non mi dire niente stammi ad ascoltare
sono troppe notti che ci dormo male
tu mi piaci forte tu mi prendi dentro
e non c'è bisogno che ti dica quanto
ma la vita a volte ha i suoi comandamenti
qualche volta da difendere anche con i denti
ti vorrei, ma lo so, non si può
tra di noi, questo no, non si può…”


Candy si voltò alfine verso di lui… ormai non aveva più nulla da nascondere e volò disperata tra le sue braccia
“Ti amo… ti amo anche io Terry… sto tanto male…”


“Ti sorprenderà che sia proprio io
che non credo in niente che non credo in dio
a tirare in ballo questi sentimenti
e a tirarmi indietro con te qui davanti
sei la donna del mio amico e a qualunque costo
non possiamo fargli questo non sarebbe giusto
dirti si, sarebbe facile, ma io no, non posso farcela…”


Lui la strinse forte e non riuscì ad evitare di catturare le sue labbra in un bacio lunghissimo fino all’ultimo respiro…
C’era tutto in quel tocco…
Amore, dolore, perdono… disperazione…
Si stavano donando anima e corpo con quello scambio che era talmente vissuto e intimo…
Nessun rapporto anche coniugale avrebbe mai potuto unire due anime fino a quel punto…

“Terry… non sono in me stanotte… o forse lo sono troppo…
Ho… ho bisogno di te… per fermarmi…”

Lui la teneva aggrappata forte a sé, sentiva ogni curva del suo corpo tremare sotto la sottile camicia da notte e bruciava dal desiderio che aveva di lei.


“Se io fossi in me ti trascinerei qui su questo letto
non ci penserei neanche per un po' ti farei di tutto
mi innamorerei come forse io non ho fatto ancora
ma non è così noi saremmo noi solo per un'ora…”


“Amore… amore mio vattene! Torna nella tua stanza, ti supplico!
non mi dare il tempo mai di poter cambiare idea” le rispose lui staccandosi violentemente da quel tanto desiderato e sognato abbraccio
“Io… noi non possiamo fargli questo!
E’ l’unico amico vero che io abbia mai avuto e tu sei sua moglie, sei tutto per lui”


“…
e' l'amico mio da che sono al mondo
e non saremo noi a buttarlo a fondo
quante volte lui per me è finito a botte

Non si può… non si può scivolarci tra le braccia
e guardarci ancora in faccia… non si può…”

 


La mattina dopo alle sei Candy era in cucina… lui era già ripartito, prima di poterla salutare un’ultima volta…

Solo un bigliettino sotto la porta della stanza
“Ti regalerò tutti i miei silenzi…

Non ti perderò se ti incontrerò in un'altra vita,
ma stavolta no anche se lo so che non è finita…”

 

Candy tornò a New York due settimane dopo decisa a concentrare ogni sforzo sul suo matrimonio, quel legame che l’aveva salvata tante volte… trovò Albert intento a preparare le valige.
“Ma come? Come devi partire per lavoro? E l’appalto?
Avevi detto che…”

Albert stampò un bacio sulla fronte alla moglie
“E’ una cosa urgente purtroppo! Non posso non andare… Archie sarà qui domani, lui mi sostituirà finché starò via.”

“Ma quanto tempo…”

“Ci vorranno almeno tre settimane!”

“Posso… posso venire con te?” la voce di Candy quasi una supplica
“Albert… ti prego… non lasciarmi sola adesso…”


“Piccola, questa volta NO!” rispose con tono deciso per poi continuare più dolcemente
“Credo sia più opportuno tu rimanga qui, sai… la fondazione ha bisogno di te e poi ti annoieresti a morte!

ah… a proposito!
Terence parte per l’Inghilterra domani mattina!
Ha deciso di tornare a casa finalmente.
Gli ho augurato buona fortuna anche da parte tua.
..
Diavolo di un ragazzaccio, non finirà mai di sorprendermi!
Pensavo con Karin fosse una cosa seria… invece…”

“Lei non parte con lui?” si fece scappare Candy

“No! L’ha lasciata. Parte da solo!
Adesso devo proprio scappare…” chiuse la portiera dell’auto e se ne andò.

Sulla scrivania dello studio in bella mostra un biglietto in cui era segnato con precisione l’orario e il luogo di partenza del giovane attore per l’indomani mattina.
Che ci faceva lì quel biglietto?

 

 

In macchina, mentre l’autista era intento a guidare, il signor Andrew riviveva l’ultima chiacchierata con il suo amico…

“Vuoi tornare in Inghilterra? Così! All’improvviso! Stai scherzando?”

“No Albert! Non è uno scherzo… sono stufo di New York… mi manca il mio paese!”

“Non dire fesserie! Tu ti sei costruito una vita qui! Sei amato, apprezzato, hai un lavoro che adori e ti dà soddisfazione… hai una donna che ti ama al tuo fianco…”
E mentre lo diceva realizzava quale era davvero il problema…

“Hai detto bene amico… ho al mio fianco una donna che mi ama…”
“Ma che io non corrispondo…” Terence si mangiò l’ultima parte della frase ma… era troppo tardi…

“Maledizione! Tu! Tu! Tu stai scappando!
Dimmi… dimmi la verità guardandomi negli occhi…”

“Albert… ti prego, non rendere tutto più difficile!
Non puoi chiedermi di stare male ogni volta che ti vedo con lei.
Rendila felice! Te lo chiedo con il cuore in mano”


“E’ così quindi! Non è mai finita! Non l’hai mai dimenticata! e lei…”

Terence lo interruppe prima che l’amico dicesse ciò che non poteva e non doveva essere detto né pensato per un solo istante
“E lei invece ti ama con tutto il cuore, come è giusto e io ne sono felice!”

Non era da lui ma per un attimo Albert cedette al primordiale sentimento che guida l’essere umano
“Sei un bastardo!!! Questo sei! Io mi sono fidato te, ti ho aperto le porte della mia casa mentre tu... tu desideravi mettere le mani su MIA MOGLIE!”

Terence lo guardò fieramente dritto negli occhi
“IO… IO… COSA! MALEDIZIONE! COSA!
La amo da quando avevo sedici anni, lei è dentro di me, fa parte di me. Credi che non abbia provato a strapparmela dal cuore? Ma non ci riesco perché lei E’ il mio cuore!”

E mentre gridava afferrò la mano dell’amico, o di quello che ne restava, e se la portò al petto
“Strappami via tu il cuore se ne sei capace! Strappamelo dal petto!
Vuoi picchiarmi? Fallo! Fallo pure!
Come credi che mi sia sentito io quando ho letto del vostro matrimonio sul giornale? COME?
Ma avevo le mani legate… dannazione!
Ho pensato di farla finita, di togliermi la mia inutile vita e mi sono fermato solo perché non volevo che lei piangesse per me…
Non posso pensare ai suoi occhi pieni di lacrime, non ci riesco!
Quando ho smesso di bere ho promesso a me stesso che non avrebbe più versato una sola stilla a causa mia, a costo di pugnalare il mio petto ogni giorno.
E non l’ho sfiorata nemmeno con un dito, te lo giuro su quello che ho di più caro!
Mi sono messo con Karin solo per rendervi le cose più facili…”

Albert ricordò come fosse una terribile illuminazione la notte che aveva passato con la moglie la prima volta che il giovane attore era giunto per cena con la collega, quasi otto mesi prima ormai. L’ultima notte in cui Candy era stata sua… o forse non lo era stata davvero… perché si era accorto che piangeva e quindi non l’aveva più cercata sotto le lenzuola.

Intanto Terry continuava
“Ma adesso non posso più…
Comprendimi ti prego! Non posso più così”

Aveva abbassato la voce finalmente e Albert si sentì trafitto
“Possibile? Possibile che si possa amare fino questo punto?”
“Terence io… scusami…
Sei… sicuro che non ci sia altra soluzione per te… per noi? Tu non hai niente in Inghilterra ormai!”

“Sicuro come non mai!
Non ti devi preoccupare per me.
Tu continua a proteggerla, ok? Sostienila, amala come hai fatto in tutti questi anni, falla felice!
Solo questo ti chiedo e non portarmi rancore… se puoi…”

Questa volta toccava a lui, Terry, andarsene senza voltarsi indietro neppure un secondo, toccava a lui evitare al suo angelo di fare una scelta che l’avrebbe lacerata.
Toccava a lui essere forte per entrambi.

 

 

Il giorno dopo all’alba al molo di New York…

“Signor William, ma… il suo piroscafo parte nel pomeriggio, perché mi ha chiesto di accompagnarla così presto?”

“George, non ti preoccupare, è tutto a posto… ho bisogno di stare qui e vedere una cosa per poter poi andare avanti in pace con la mia vita”

La sirena della nave suonava… pronti per la partenza.
Terence guardava il porto, respirava profondamente… stava partendo da lei, di nuovo!
Rise di se stesso… quanto ridicola era stata la sua vita, tra fughe e rincorse e sensi di colpa e dovere…

Di nuovo rinunciava a lei, ma quella era forse la prima volta in cui era davvero giusto farlo.
“Addio per sempre amore mio… ti amerò per tutta la vita” sussurrò prima di voltarsi per ritirarsi in cabina.

C’era un mare di gente sul ponte, mani alzate che gridavano festose o commosse e agitavano fazzoletti; lui non aveva nessuno su quel molo da salutare… nessuno come sempre.
Era solo, solo con il suo cuore che sanguinava di continuo; aveva suturato la ferita mille volte, i punti non tenevano più oramai…
Mentre mestamente si allontanava dal ponte sentì la voce di lei portata dal vento… come allora…
“Il solito idiota! Terence sei il solito idiota! Lasciala andare, lei deve essere felice e lo sarà solo lontano da te!”

Ma quella voce batteva e batteva nella sua testa, la sentiva sul collo, la sentiva sulla pelle, la sentiva dentro… poi avvertì qualcuno che gli afferrava il braccio…

Si voltò ed era lei… bellissima, ansimante, con le guance arrossate per la corsa, con gli occhi gonfi
“Candy! che ci fai qui? Sei impazzita?”

“Terry… Stai andando via di nuovo…” quegli occhi erano un fiume in piena

“Amore mio… non piangere, ti prego! Sai che non posso vederti così. Non avrei mai dovuto tornare a sconvolgere la tua vita in questo modo, perdonami! Starai bene quando sarò lontano, tornerà tutto come prima… vedrai!”

“Terence! Terence! No! Non sarà più niente come prima! Io… non ce la faccio più a fargli male, a farti male… a farmi male…
Non posso più…
Io spero che Dio mi perdoni ma questa volta non riesco a lasciarti andare e comunque non potrei mai tornare da mio marito!”

Gli aveva buttato le braccia al collo e piangendo e tremando con il cuore in gola gli parlava sfiorando con le labbra quelle di lui…
“Amami Terence, ti prego… portami via con te e amami per il resto della mia vita… solo questo!”

E lui non se lo fece ripetere, la prese in braccio e la portò nel suo alloggio; la stese sul letto e, mentre la nave prendeva il largo, la accarezzava, la baciava, la spogliava e… la amava, la amava con tutta la passione di cui era capace e che per anni aveva tenuto sopita.
E ogni carezza, ogni bacio, ogni gemito cancellava un pezzetto di dolore…
***

“Signore… ma… ho visto la signora salire su quell’imbarcazione… che succede?”

“Se n’è andata via George…. Si è ripresa la sua vita da dove si era inceppata.
In fondo sapevo fin dall’inizio che sarebbe successo ma se ami davvero qualcuno devi farlo volare.
Questo è il prezzo da pagare quando ti prendi una donna che non è tua…
…la donna del tuo amico…”


Nove mesi più tardi Candy teneva tra le braccia il frutto di quell’amore proibito che non aveva saputo arrendersi…
Alla fine anche Dio aveva perdonato…

   
 
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