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Autore: Sinden    22/09/2018    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Non capisco. Doveva essere già tornato." disse Éomer, osservando il panoramo sotto al cielo plumbeo.

Suo cugino era partito da due giorni, con un manipolo di soldati. Théodred era preoccupato per i loro sudditi che vivevano fuori da Edoras, in quei borghetti isolati e del tutto vulnerabili agli attacchi. I soldati di Rohan gli avevano riferito di aver sorpreso un gruppo di Uruk-Hai proprio ai confini del regno. Spie mandate in avanscoperta, probabilmente.

Aveva avvisato suo padre Théoden, che peró, da un mese a quella parte, sembrava sprofondato in uno stato di catatonia: il giovane principe e i due nipoti del re, Éomer ed Éowyn, non riuscivano a capire cosa gli stesse succedendo. Allarmati, avevano osservato come il passare dei giorni avesse steso sul loro sovrano un invisibile velo di morte. 
Il suo volto pareva una maschera funeraria, avvizzito e bianco. La barba gli era cresciuta al punto da raggomitolarsi fino al suo grembo, e i capelli erano diventati candidi e arruffati; i suoi occhi azzurri erano sempre socchiusi e persi in qualche strana visione.

La cosa peggiore, l'aspetto più doloroso della faccenda, era che aveva smesso di parlare con loro. Théoden sembrava non riconoscere più i suoi parenti, comunicava a monosillabi solo con Grima, un cicisbeo servitore che da qualche tempo aveva iniziato ad assisterlo come consigliere. 

Théodred soffriva per la situazione del
padre. Non poteva certo sapere che la forza negativa che stava consumando il genitore era esercitata a distanza da Saruman il Bianco, il capo dell'Ordine degli Istari. Grima, che in passato era stato  uno dei tanti, semplici abitanti di Rohan, era a sua volta asservito allo Stregone. Tramite la bocca di quest'ultimo, Saruman esercitava un'influenza fortissima su Théoden, sostituendosi in pratica a lui nel governo di Rohan.

Il principe sapeva solo che tentare un dialogo con suo padre era inutile, e che chiedergli l'autorizzazione a partire con i soldati sarebbe stato come chiedere a un muro. Doveva prendere l'iniziativa e, in quanto delfino di un regno il cui re sembrava vittima di un incantesimo, ne aveva ormai piena libertà.

Così un mattino, con sei uomini al seguito, aveva preso la direzione verso il confine sud. 
Ma non era tornato. Non era tornato ed Éomer era preoccupato. 
Théodred era un buon soldato, valoroso, peró era giovane. Più giovane e meno esperto del cugino.

"Avrei dovuto seguirlo." mormoró Éomer. "È andato fino ai Guadi dell'Isen, ne sono certo."

"Non avere paura, il ragazzo è un buon combattente. Qualche Orco non sarà un grande pericolo per lui." lo rassicuró Gamling, il vice-capitano di Rohan.

"Non sono gli Orchi a preoccuparmi. Saruman sta creando con le sue arti un esercito di creature più pericolose, ne ha già mandate diverse in esplorazione attraverso il Mark. Se Théodred dovesse imbattersi in quegli esseri, sarebbe in grande difficoltà." rispose il Maresciallo. "Vado a cercarlo. Allerta i Rohirrim."

"Tuttavia..." s'inserì una voce all'improvviso. Entrambi si voltarono.
Grima fece la sua comparsa dietro a una delle colonne dell'ingresso. 
"...il nostro Gambling ha ragione. Tu non puoi avventurarti fuori da Edoras, con i nostri soldati, senza l'autorizzazione del Re."

Éomer quasi non credette alle sue orecchie. "...oseresti dirmi quello che posso o non posso fare?" gli chiese minaccioso, avanzando lentamente verso di lui. "Potrei scaraventarti giù per questa scalinata, verme."

"Fallo. T'incoraggio." lo provocó Grima, deformando il volto slavato in un ghigno beffardo. "Vedremo quanto ci metterai ad impazzire in quella cella, quando tuo zio ti ci farà gettare."

A quel punto, Éomer afferró il nero ometto per un braccio, con molta più forza di quella che sarebbe stata necessaria. Il gobbo spalancó la bocca squittendo di sorpresa e dolore.

"No. Fermati. Ha ragione. Il re ti punirà se gli fai del male." intervenne Gambling, mettendo una mano sulla spalla di Éomer. "Purtroppo questo...ratto di fogna ha molta influenza su di lui. Manipola la sua mente."

Grima si liberó con uno strattone dalla morsa di Éomer. "Parole forti, vice-capitano." sibiló. "A proposito, trovo strano che tu non sia stato ancora promosso, visto che il buon Hama è ormai anziano e prossimo al ritiro. Forse chi c'è qui davanti a noi non ti ritiene all'altezza?" chiese, voltandosi verso Éomer.

Il nipote del Re si trattenne dall'aggredirlo ancora, ma gli costó un enorme sforzo. "Non voglio versare il tuo sangue sul suolo del nostro Palazzo. Ma la tua fine è prossima, Grima. Sarà mio zio a dartela, e sarà un piacere assistere." gli disse Éomer, prima di avviarsi verso le stalle. "Allerta i Rohirrim, Gambling."

"Lo diró al Re!" urló Grima a Éomer, che non si voltó neppure. "Gli diró che suo nipote ha condotto i nostri soldati fuori da Edoras, anziché lasciarli qui a difenderla! Sciocco! Traditore!"

Gambling lo guardó stupito. Grima sembrava furioso per l'iniziativa di Éomer...ma per quale motivo?
"Non puoi contestare le sue azioni. Il suo sangue è il sangue di Re Théoden. Sei pazzo a metterti contro un parente del nostro sovrano." gli disse.

Grima rimase in silenzio, gli occhi celesti fissi in direzione di Éomer, nel frattempo allontanatosi. Poi si giró verso Gambling. "A te non rispondo neanche, vice...capitano."

Si avvió verso l'interno del Palazzo, nella polverosa sala del trono dove Théoden, come sempre, sedeva solo e inebetito.

"Il Re sarà scontento." mormoró Grima, "...voi, chiudete la porta." ordinó poi ai soldati di guardia all'entrata.

⚜️⚜️⚜️

Cinquecento Uomini dell'Est avanzavano lungo la grande valle che conduceva a Edoras. 
La cittadella in cui il Re viveva non era ancora in vista, c'erano solo monti, colline e prati infiniti.

Goneril avanzava a cavallo davanti alla compagine. Come sempre, teneva qualche metro di distanza fra sé e tutti gli altri. Non era un segno di superbia o superiorità, era più il desiderio di non essere disturbata mentre era concentrata sui suoi ragionamenti.

Il problema di Rohan era la miseria, pensava. Théoden stava male, così dicevano le voci in giro. Le era stato riferito che aveva perso la facoltà della parola e che a fatica ci vedeva. Goneril immaginava che fosse per via della sua età: Théoden era sulla settantina e il cervello gli stava probabilmente andando in pappa. 
Comunque, da quando i problemi del Re erano emersi, tutta una serie di altri guai erano seguiti: mancando una figura autorevole, i commerci con altri territori si erano interrotti; i sudditi avevano di conseguenza smesso di ricevere le settimanali derrate alimentari e dimagrivano e si ammalavano.

Il figlio Théodred, il cui cadavere in quel momento era riverso in una pozza d'acqua, era troppo giovane per sostituire il padre. Il Re aveva due nipoti, una ragazza e un ragazzo. Quest'ultimo, Éomer, sembrava più interessato all'arte della guerra che non al comando di una nazione.

In pratica, nessuno reggeva il potere a Rohan in quei giorni. Poteva essere un guaio, rifletteva Goneril. Con chi avrebbe parlato? E soprattutto, avrebbero trovato abbastanza denaro per pagarla?

"Generale, Goneril, guarda!" le si avvicinó Degarre. "Soldati in arrivo da Edoras."

Il capitano poi alzó una mano e interruppe la marcia della legione. Videro infatti un gruppo di Rohirrim a cavallo, condotti da un soldato in una ricca armatura.

Notando la legione dinanzi a loro, i Rohirrim accelerarono la corsa. Presto si radunarono di fronte a Goneril e ai suoi Uomini. Una cinquantina di lance puntarono in direzione della donna, che osservava la situazione per nulla spaventata.

"Cosa fate qui? Chi siete?" domandó bruscamente il comandante dei soldati di Rohan, che ancora non si era tolto l'elmo. "State invadendo il nostro territorio, e vi conviene avere una spiegazione."

Si era rivolto a Degarre, ignorando Goneril, che non si scompose. La Terra di Mezzo era un luogo dove ancora le parole donna comando non andavano a braccetto.

"Non stiamo invadendo il tuo reame. Siamo qui per parlare di affari." disse lei. "E a occhio e croce non sei tu la persona con cui devo contrattare."

Éomer la guardó sorpreso e vagamente infastidito. "Una donna vi comanda?" chiese a Degarre, che annuì.

"Proprio così. E questa donna ti sta dicendo che ci sono migliaia di Uruk-Hai pronti ad assaltare la tua terra, e che non avete forze a sufficienza per difenderla. Io ne ho peró, come puoi vedere. Credo che al tuo Re interesserebbe." continuó Goneril. "Devo parlare con lui."

"Mercenari..." comprese Éomer allora. Sputó a terra. "Non abbiamo bisogno di voi."

Goneril sorrise. "Tu dici? Allora ti consiglio di muovere i tuoi soldati verso quel piccolo villaggio di pescatori, oltre la collina vicino al fiume. Osserva bene i corpi a terra. Uno in particolare dovrebbe esserti conosciuto, anzi...familiare."

Éomer la osservó stupito per qualche secondo, poi un lampo di comprensione gli passó sul viso. "Di chi parli?" ribatté guardandola torvo.

"Lo hai capito molto bene. I tuoi occhi me lo dicono." rispose Goneril. "Affrettati. Tuo cugino ti sta aspettando."

A quelle parole, il Maresciallo di Rohan ammutolì. Era successo quello che temeva. La feroce soddisfazione con cui quella donna lo fissava confermava la verità delle sue parole.

Théodred...il suo amato cugino, che lo venerava come un fratello maggiore...caduto in un'imboscata. Ma doveva vederlo con i suoi occhi, prima di lasciarsi andare al dolore.

"Muoviamoci!" comandó ai suoi soldati. "E tu...chiunque tu sia...non farti trovare nei nostri confini al mio ritorno." disse a Goneril. Poi spronó il cavallo e con i suoi cavalieri si allontanó al galoppo. 

"Splendida accoglienza, non c'é che dire." commentó Hammon. "Quella testa calda deve essere il nipote di Théoden."

"E nuovo erede diretto al trono." aggiunse Goneril. "Sarà più difficile di quel che credevo."

"Perché?" chiese Degarre.

"Ho sentito che Théoden ha perso la sua lucidità, che é una specie di vegetale ormai. Non potró confrontarmi con lui, temo. Dovró rivolgermi proprio a quel ragazzo, e non sarà una passeggiata. È uno di quei puri di cuori che concepisce la guerra cone momento di gloria, non ha rispetto per i mercenari. Conosco quelli come lui." spiegó Goneril, mentre una fitta le attraversava lo stomaco. La frustrazione si manifestava così in lei. 
Le monete d'oro di Rohan potevano essere un fondamentale passo in avanti verso la realizzazione del suo progetto. Per creare un reame servivano fondi, e non era ancora arrivata alla quantità sufficiente.  Si auguró che la vista del cadavere di suo cugino convincesse quel giovane arrogante.

⚜️⚜️⚜️

"Éomer! È qui!" urló uno dei soldati. "Ma non è morto!"

Subito Éomer corse a vedere di persona. Sì, quel cencio bianco immerso per metà nella pozzanghera era Théodred. Gli sollevó il capo con una mano e colse il battito delle palpebre. Siano ringraziati gli dèi, pensó.

"Lo porteró con me. Aiutatemi." ordinó agli altri. Tre soldati lo aiutarono a issare Théodred sul cavallo. "Andiamo, e date fuoco a quelle carcasse laggiù. Non voglio più nemmeno vedere l'ombra di quegli esseri su questo suolo."

"Credi sia stata la donna con i suoi mercenari a uccidere questi Uruk?" gli chiese il soldato.

"No. Non l'avrebbero fatto senza un compenso. È stato mio cugino." rispose Éomer. "Svelti, uomini. Torniamo a Edoras."

"Dici che avrà provato a parlare con tuo zio?" continuó il soldato.

"Le faró i miei complimenti se c'é riuscita." rispose Éomer. Stava cominciando a piovere. 
"E dopo la cacceró io stesso."

"Una donna al comando di una legione...ora sì che le ho viste tutte."
commentó il soldato, sorridendo. "Come si è ridotta questa Terra..."

Éomer non aveva molta voglia di ridere. Reggeva fra le braccia suo cugino moribondo, e qualcosa gli diceva che, se non si fosse sbrigato a tornare, avrebbe dovuto informare suo zio di aver perduto un figlio. "Théodred ha bisogno di cure. Muoviamoci."

Sotto la pioggia ormai scrosciante, e dopo aver fatto correre uno sguardo addolorato sui suoi compaesani trucidati, Éomer e i suoi Rohirrim partirono di nuovo.

   
 
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