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Autore: LatersBaby_Mery    23/09/2018    10 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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!!Buonasera splendide ragazze!!
Anticipo una piccola parte dell’Angolo me per dirvi che, purtroppo, in questo capitolo non ci sarà il matrimonio di Thomas e Roxy, come vi avevo promesso. Mi dispiace non aver mantenuto la promessa, ma mentre scrivevo mi sono venute in mente nuove scene da aggiungere, e il capitolo è venuto in linea con la mia solita lunghezza. Aggiungere anche gli addii al celibato/nubilato e il matrimonio avrebbe significato allungare molto il capitolo e dare meno importanza a questo evento così importante (almeno per me).
Spero che il capitolo vi piaccia, ci sentiamo alla fine per i commenti.
Buona lettura!!


CAPITOLO 74

POV ANASTASIA


Christian posa la mano sul mio ginocchio non appena ci fermiamo al semaforo rosso; è un gesto che ho sempre adorato, sin da quando eravamo fidanzati, ed è uno dei tanti motivi per cui amo quando a guidare è lui e non Taylor. Oggi è sabato, ultimo giorno di settembre, e in cielo brilla un sole meraviglioso. Sollevo il viso e mi lascio accarezzare dai suoi raggi e dalla leggera brezza autunnale, osservando il mondo attraverso i miei occhiali scuri.
Teddy e Phoebe sono seduti nei loro seggiolini, dietro di noi, e si guardano intorno con meraviglia, come ogni volta quando usciamo con la Cabrio e teniamo il tettuccio scoperto. È sempre bellissimo vedere le loro espressioni di stupore e sentire le loro domande curiose su tutto ciò che li circonda.
Siamo diretti verso Alki beach, una delle spiagge più belle di Seattle, per una nuova sessione del nostro servizio fotografico. Mrs Brixen ha scelto il mare come location di questo mese, approfittando del fatto che il clima mite ci consente ancora di indossare il costume da bagno. Come sempre, è stato il suo staff ad occuparsi di tutta la sezione abbigliamento, e sono curiosissima di scoprire cos’abbiano in serbo per noi oggi.
Inclino leggermente il viso e ammiro il profilo di Christian mentre guida: le guance fresche di rasatura, gli occhiali da sole, i capelli mossi dal vento, i muscoli delle braccia che si contraggono ad ogni cambio marcia e le gambe toniche fasciate da un paio di jeans. È bellissimo. È sexy. Ed è mio.
Stringo le cosce per placare la pulsazione che avverto nel punto più profondo e intimo del mio corpo. Comunemente si dice che in gravidanza sia il secondo semestre il periodo nel quale la donna si sente particolarmente vogliosa; io ho da poco iniziato il terzo e la mia libido non è affatto calata. Credo che questo sia dovuto al fatto che al mio fianco ho un uomo bello, forte, sexy e che riesce sempre a farmi impazzire.
Il tocco dolce e delicato di Christian sulla mia pancia mi risveglia dal mio momento di subbuglio ormonale. Siamo ad un altro semaforo. Mi volto verso mio marito e gli sorrido.
“Tutto bene?” domanda, scrutandomi curioso.
Annuisco, prendendogli la mano. Lui intreccia le dita con le mie e poi la porta alle labbra, baciandone il dorso. Non appena scatta il verde, Christian riprende a guidare ed io appoggio una mano sul mio pancione, godendomi i calci della mia piccolina proprio sotto il mio palmo.
Ieri siamo stati dalla dottoressa Greene, la quale ci ha comunicato che procede tutto benissimo. Allie pesa circa 1,2 kg ed è lunga quasi 40 centimetri, non è ancora in posizione cefalica, ma la dottoressa ci ha tranquillizzati sul fatto che mancano ancora due mesi e mezzo e dobbiamo lasciarle i suoi tempi. L’ecografia 3D è sempre più precisa, e Christian ha addirittura notato una somiglianza tra il mio profilo e quello di nostra figlia. Non ho potuto nascondere un pizzico di orgoglio, soprattutto perché mio marito mi ha ripetuto tutta la sera quanto sarebbe felice se nostra figlia somigliasse a me.
Quando arriviamo allo stabilimento indicatoci da Mrs Brixen, Christian ferma l’auto nel parcheggio adiacente. Sto per aprire la portiera quando lui mi blocca, tenendomi dolcemente per il braccio. Mi volto e lo vedo scrutarmi intensamente.
“Cosa c’è?”
Mio marito, in tutta risposta, mi sfiora delicatamente la guancia con i polpastrelli. “Sai che sei bellissima? Oggi più del solito” afferma, con una voce dolce e profonda che mi fa battere forte il cuore.
Sorrido e mi sporgo verso di lui per prendergli il viso tra le mani e baciarlo, fino a quando i nostri figli non reclamano attenzione.
Con una risata divertita, Christian ed io scendiamo dalla macchina e sleghiamo i bambini dai seggiolini, li prendiamo per mano e raggiungiamo l’ingresso del lido, dove ci attendono Mrs Brixen e un uomo che suppongo sia il proprietario.
“Signori Grey, è un onore avervi nostri ospiti” afferma solenne l’uomo, che dopo le presentazioni iniziali scopriamo chiamarsi Edward Cooper.
Mrs Brixen ci spiega che i suoi assistenti hanno già allestito il set fotografico e ci conduce in un’ampia cabina dove sono stati sistemati i vari cambi per tutti e quattro.
La prima parte della sessione è dedicata solo a me e Christian. Siamo entrambi vestiti di bianco: lui indossa un paio di bermuda di lino e una camicia con i primi tre bottoni aperti. Il suo petto abbronzato risalta sul colore chiaro dell’abbigliamento, rendendolo estremamente sexy. Io indosso un vestitino di leggero chiffon, stile impero, lungo fino al ginocchio, con lo scollo a cuore e un drappeggio all’altezza del seno; una spilla a forma di stella marina tempestata di brillantini color argento è applicata proprio al di sotto del solco tra i seni, ed è l’unico tocco di luce che arricchisce un abito di per sé semplicissimo ma al contempo molto femminile. Il colore chiaro e lo stile impero mettono ancor più in risalto il mio pancione di sei mesi e mezzo; i capelli sono raccolti in una morbida treccia laterale.
Mrs Brixen, come lo scorso mese, e quello prima ancora, ha solo un’unica parola d’ordine: naturalezza. Lei vuole immortalare degli istanti di vita vera, conditi solo con l’abbigliamento giusto e una location incantevole; ma nei nostri occhi vuole vedere una luce vera, un amore vero.
Christian ed io passeggiamo sulla spiaggia, con le mani intrecciate e i piedi nudi, con il sole che ci accompagna, ci accarezza e ci illumina. Praticamente non facciamo neanche caso alla presenza della fotografa e dei suoi assistenti; Mrs Brixen ci aveva spiegato che man mano saremmo diventati molto più disinvolti davanti alla macchina fotografica, e credo che gran parte del merito vada a lei e alla sua eccellente bravura.
Camminare sulla spiaggia, con i piedi che sprofondano nella sabbia e il vento che soffia tra i miei capelli, mi fa sentire libera, leggera, spensierata. Gli occhi innamorati di mio marito mi fanno sentire bellissima, per questo non resisto dall’avvicinarmi a lui e baciarlo teneramente sulle labbra. Christian sorride, mi cinge la vita con le braccia e accosta le labbra alla mia tempia, sussurrandomi poi un dolcissimo “Ti amo”.
Mi accarezza la pancia, mormorando parole dolci alla nostra bambina; mi abbraccia, mi fa il solletico, facendomi scoppiare a ridere come una ragazzina. All’improvviso mi prende in braccio, come fossi una principessa, e lentamente mi fa volteggiare. Sono sicura che queste foto saranno fantastiche, se rispecchiano anche solo un pizzico della felicità che avverto in questo momento.
Prima di iniziare le foto con i bambini, ci aspetta il primo cambio. Anche per oggi Mrs Brixen ha scelto lo stile mini me, avendo constatato che lo scorso mese ci era piaciuto così tanto. Questa volta siamo vestiti più o meno tutti e quattro allo stesso modo: Christian e Teddy indossano un paio di bermuda blu e una camicia a righe bianche e blu; Phoebe ed io indossiamo un paio di shorts blu e una camicia corta a righe bianche e blu, annodata poco più su dell’ombelico, adoro avere il pancione in mostra. Phoebe ed io abbiamo nei capelli una fascia a righe bianche e blu, con un fiocco sul lato destro.
I nostri figli, non appena usciamo dalla cabina, iniziano a correre sulla spiaggia. Sto per urlare loro di fermarsi, ma il mio sguardo cade su Mrs Brixen che, con un enorme sorriso, segue con la sua macchina fotografica tutti i loro movimenti, e quindi non dico nulla. Mi fermo a guardarli, in tutta la loro bellezza, allegria, spontaneità, semplicità. I miei amori grandissimi.
Poco dopo li raggiungiamo anche io e Christian, li prendiamo in braccio, li stringiamo, li baciamo, passeggiamo con loro e ogni tanto ci chiniamo a riva a raccogliere qualche conchiglia. Quando ne abbiamo accumulate parecchie, mi siedo sulla sabbia, con le mani appoggiate all’indietro, e i bambini disegnano con le conchiglie un cuore sulla mia pancia.
“Bravissimi” dice Christian, attirando a sé i nostri figli e stringendoli forte a sé.
Con quelle stesse conchiglie, disegniamo poi sulla spiaggia le nostre lettere, compresa la A di Allison, e ci sediamo tutti e quattro sulla sabbia. Uno degli assistenti di Mrs Brixen, attraverso un telecomando, guida un drone che vola sulle nostre teste e ci scatta diverse foto dall’alto.
Prima del secondo cambio scattiamo una delle foto più belle fatte fin’ora: Christian tiene sulle spalle Teddy ed io tengo sulle spalle Phoebe; mio marito ed io ci scambiamo un tenero bacio mentre i nostri figli si abbracciano.
Il secondo e ultimo cambio è solo per me: una gonna a balze rossa che arriva fino alle caviglie, un top a fascia di pizzo bianco che lascia intravedere un reggiseno rosso, e una stella marina rossa tra i capelli. L’ultima parte della sessione Mrs Brixen la dedica esclusivamente a me, lasciandomi libera di fare ciò che preferisco. Cammino a riva, lasciando che l’acqua del mare mi bagni i piedi, rivolgo il mio sguardo al mare, lancio un bacio a mio marito e ai miei bambini che mi osservano seduti su un muretto, accarezzo la mia pancia, cercando di trasmettere alla mia stellina tutto l’amore che provo per lei.
 


Due giorni dopo...

Il trillo del computer mi avverte dell’arrivo di una mail. Sollevo di scatto lo sguardo dai bozzetti di copertina che stavo esaminando e scorgo la casella di posta che lampeggia. Muovo il mouse e clicco sopra, e per poco non saltello dalla poltrona.

Oggetto: stesura capitoli 8-9-10.

Il mittente è Sissy June, pseudonimo di Elizabeth June, è un’autrice di origini britanniche cresciuta in America. È molto giovane ma è già riuscita a stregare un’ampia fascia di lettori con il suo primo romanzo, di cui abbiamo avuto la fortuna di acquisire i diritti. Sì, dico fortuna perché questa ragazza ha davvero un grande talento e ampi margini di crescita, e sono orgogliosa che possa spiccare il volo dalla GIP.
Di solito non sono io ad occuparmi di revisionare progressivamente le prime stesure, alla GIP ci sono strepitosi editor che seguono passo passo i nostri autori come angeli custodi. Ma a Sissy ho chiesto di inviare i capitoli prima a me, perché ha trascorso un periodo molto complesso e la pubblicazione di questo secondo libro era seriamente a rischio. Ha minacciato di strappare il contratto ed io ho cercato in tutti i modi di calmarla e starle accanto, lasciandole i suoi tempi e non mettendole pressione. La mia priorità non era ritrovare l’autrice, ma ritrovare la donna. Ed è per questo che, ora che quel brutto periodo è alle spalle, voglio seguirla di persona, per poi affidarla nuovamente all’editor che l’ha seguita nel primo libro.
Metto da parte i bozzetti di copertina e apro il file allegato che mi ha inviato Sissy. Poiché non amo leggere dallo schermo, lo mando in stampa e pochi minuti dopo Hannah entra nel mio ufficio con il plico di fogli tra le mani. Mi siedo sul divanetto con un bicchiere di succo d’arancia in mano e inizio a leggere.
Dopo pochissime pagine sono già completamente immersa nella lettura. Adoro lo stile di Sissy e la sua capacità di coinvolgere il lettore dal primo capitolo, quando i protagonisti non si sono ancora conosciuti, o quando magari non fanno altro che battibeccare. Adoro l’attrazione che lega i due protagonisti, che si respira in ogni pagina senza essere mai invadente, adoro l’ironia, le battute pungenti e l’aspettativa di un qualcosa che aumenta sempre di più.
Al capitolo 9 c’è la prima vera scena spinta, e voglio concentrarmi bene, cercare di leggerla nel modo più obiettivo possibile. Nel primo libro ho apprezzato molto il modo in cui Sissy racconta le scene di sesso: passionale, dolce, intenso, con qualche battuta colorita ma mai volgare.

Mentre si sbottonava la camicia disse con una voce bassa e profonda: “Immagino di scoparti in questo ufficio cento volte al giorno”.
La sua confessione mi lasciò senza fiato.
Mi ero domandata se mi desiderasse, però mai avrei pensato che lo ammettesse o che agisse di conseguenza.

[...]
Ero rimasta con addosso solo gioielli, scarpe e mutandine. Feci per sfilarmi l’ultimo pezzo di stoffa che mi copriva.
“Ferma” si avvicinò di un passo e io me lo mangiai con gli occhi. La camicia era completamente sbottonata, rivelando una porzione della sua pelle abbronzata e degli addominali. “Lasciale. Siediti sulla scrivania”. Si fece da parte per lasciarmi spazio.
Sentii il suo fiato corto mentre gli chiedevo: “Sei così prepotente con tutte le tue donne?”
Caine sorrise, un sorriso carico di malizia che mi fece palpitare. “No, sei l’unica a tirare fuori questa parte di me”.
Anche io sorrisi. “Stai dicendo che ti piace fare il boss con me?”
“Proprio come a te piace fare la saccente. Ora siediti sulla scrivania e apri le gambe”.


Bevo un generoso sorso di succo, sperando che mi rinfreschi. Non è di certo la prima volta che leggo una scena simile, solo che questa mi sembra di sentirla sulla pelle.
Un uomo straricco e prepotente, una ragazza semplice dalla lingua biforcuta. Riesco quasi ad immaginare il viso di mio marito mentre i miei occhi scorrono queste pagine.

“[...]
Con le labbra che ancora si toccavano, i nostri occhi si incontrarono e rimasero agganciati.
Mi afferrò per i fianchi e si spinse dentro.
Chiusi gli occhi, finalmente appagata. Il sollievo che provai nel sentirmi riempita fece evaporare in fretta il bruciore che avevo in corpo.
“Lexie, apri gli occhi” mi ordinò con voce rauca.
Feci quanto detto e sostenni il suo sguardo impetuoso.
“Tienili aperti”. Affondò di più. “Cazzo”, mormorò, “tieni gli occhi aperti”.
Mi sollevò i fianchi ancora più in alto e intanto scivolava lento fuori e dentro di me, godendosi ogni istante, senza alcuna fretta. Fremevo, perché non mi ero mai sentita tanto nuda. Sostenni il suo sguardo come lui mi aveva ordinato mentre si muoveva nel mio corpo. Era quello sguardo a intensificare la connessione che c’era tra noi, qualsiasi essa fosse.



Lascio andare un pesante sospiro e trangugio tutto il bicchiere di succo. Nella mia vita ne ho lette e ne leggo tantissime di scene di sesso, ma nessuna ha mai sortito in me un simile effetto. Mi sento accaldata e... eccitata. Ho le gambe molli e sento pulsare il punto più profondo della mia intimità.
Leggendo ho visto il viso di mio marito, ho quasi sentito le sue mani lungo il mio corpo, il suo sguardo addosso, la sua voce nelle orecchie. Non so se sia la gravidanza o il fatto che i modi, le parole e i gesti del protagonista mi ricordino così tanto Christian, ma sento di aver bisogno di lui. Adesso.
Senza dar voce alla ragione, ma seguendo semplicemente l’istinto, mi alzo, spengo il computer, afferro giacca e borsa e mi precipito in atrio.
“Mrs Grey!” esclama Sawyer, scattando dalla sua postazione accanto all’entrata.
“Sawyer, dovrei raggiungere mio marito alla GEH” lo informo, mentre varchiamo la porta d’ingresso.
“Va bene” mi apre la portiera del SUV e mi lascia entrare. Fa il giro dell’auto, sale al posto di guida e parte.
Durante il tragitto mi chiedo più volte se non sto commettendo una stronzata da adolescente, ma le farfalle nello stomaco e il tremore nel basso ventre urlano il bisogno che ho di vedere Christian.
Il cuore mi batte forte mentre l’ascensore della GEH sale verso il piano che ospita l’ufficio di mio marito. Si ferma più volte per far salire altre persone, ed io vorrei imprecare ad ogni apertura porte.
Stringo le cosce, cercando di placare il fuoco che arde dentro di me, e al quale non so dare una spiegazione. Mi è capitato altre volte che qualche scena di sesso in un libro o in un film mi abbia colpita e abbia risvegliato qualcosa dentro di me, ma mai come oggi. Il desiderio che ho di Christian è impetuoso, urgente, indomabile, al punto da spingermi a mollare tutto per raggiungerlo. Mi piace pensare che tutto questo sia dovuto all’aumento di libidine tipico della gravidanza, altrimenti vuol dire che mio marito mi sta trasformando in una ninfomane.
Il sonoro din dell’ascensore mi comunica che sono arrivata a destinazione. Non appena le porte si aprono, mi precipito fuori e raggiungo la reception.
“Buongiorno Mrs Grey!” Andrea mi saluta con un grande sorriso.
“Buongiorno Andrea. Mio marito è impegnato o posso disturbarlo?”
“Per Mr Grey lei ha sempre la priorità su tutto e tutti!”
Le sorrido calorosamente e mi avvio verso l’ufficio di Christian. Busso all’enorme porta di legno e, non appena odo un “Avanti!”, abbasso la maniglia ed entro.
“Buongiorno”
Christian solleva di scatto la testa dal computer e mi fissa, sorpreso.
“Ana! Cosa ci fai qui?”
Mi fermo ad ammirarlo, senza riuscire ad aprire bocca.
È senza giacca, e la camicia color grigio perla si tende deliziosamente sui suoi pettorali. Alterno lo sguardo tra i suoi occhi magnetici e la scrivania, mentre davanti agli occhi mi sembra di vedere la scena che ho letto poco fa, con me e lui come protagonisti.
Christian si alza dalla sua poltrona e cammina verso di me.
“Amore, cosa c’è?”
Mi perdo per un istante nei suoi occhi, per poi afferrarlo per la cravatta e attirarlo a me, facendo scontrare le nostre labbra. Lo prendo alla sprovvista, ma bastano pochi attimi e le mani di mio marito si ancorano ai miei fianchi, e la sua lingua invita dolcemente le mie labbra a schiudersi. Le mie dita si intrecciano ai suoi capelli e li stringono forte, mentre infondo in questo bacio tutta la passione che mi scoppia nel cuore.
Ci stacchiamo quando i nostri polmoni reclamano ossigeno; Christian appoggia la fronte alla mia e mi prende il viso tra le mani.
“Io.. io non so cosa mi succede..” affermo, ansimando “Ma.. ti voglio, ho bisogno di te” dico in un sussurro.
Lo sguardo di mio marito si infiamma, e le sue labbra cercano nuovamente le mie, avide, passionali, inebrianti.
Mi sfila la giacca mentre si muove verso il divano, portandomi con sé. Si siede sui morbidi cuscini di pelle, facendomi finire a cavalcioni su di lui, con la gonna che si solleva di parecchi centimetri. La bocca di Christian scende ad accarezzare il mio collo, facendomi staccare la spina dalla realtà. Sfrutto un ultimo barlume di ragione rimastomi per prendergli il viso tra le mani e allontanarlo da me prima che arrivi a sfiorarmi il seno.
“Non qui” sussurro.
Christian mi rivolge un’occhiata perplessa. “Vuoi andare a casa?”
Scuoto la testa, guardandolo intensamente negli occhi. “Ti voglio sulla scrivania del capo”
Non so dove abbia tirato fuori tutta questa audacia, so solo che Christian sgrana gli occhi, si alza, prendendomi tra le braccia, e in poche falcate raggiunge la scrivania, facendomi sedere su un’estremità libera da computer, scartoffie e cartelline varie.
Allargo le gambe, consentendogli di intrufolarsi nel mezzo, e gli slaccio la cravatta. Christian mi sbottona lentamente la camicetta e me la sfila, per poi ammirare il mio seno, aumentato di una taglia grazie alla gravidanza, fasciato in un reggiseno azzurro di seta e pizzo.
Sento la pelle bruciare e il sangue liquefarsi nelle vene, sotto il suo sguardo infuocato, luminoso e colmo di desiderio. Con l’avanzare della gravidanza il mio rapporto con il mio corpo si è un po’ complicato, ma mio marito ha lo straordinario potere di farmi sentire sempre bellissima.
“Christian..” ansimo, dopo avergli aperto tutti i bottoni della camicia.
Lui solleva il viso, inchiodando lo sguardo nel mio.
“Ti amo” sussurro.
Lui risponde baciandomi e stringendomi con una passione e al contempo una dolcezza irrefrenabili.
Le mie mani corrono alla cintura dei suoi pantaloni, la slaccio, abbasso la zip e tiro giù in un unico gesto pantaloni e boxer, liberando il suo membro lungo e pulsante.
Mio marito si lascia sfuggire un gemito non appena i suoi polpastrelli incontrano il tessuto umido dei miei slip. Senza pensarci due volte, mi solleva la gonna fino alla vita e li strappa, sfiorando la mia intimità, dedicando contemporaneamente attenzioni al mio collo con le sue labbra.
“Mi fai impazzire” mugugna, accelerando il ritmo dei suoi tocchi.
“C-Christian.. non.. non resisto più..” lo avviso, accorgendomi di essere vicina al punto di non ritorno.
Lui posa le mani sulle mie cosce e in un’unica mossa fluida è dentro di me, strappandomi un urlo strozzato. Stringo forte le cosce intorno ai suoi fianchi e le mani intorno ai suoi bicipiti, sussultando ad ogni affondo. Getto la testa all’indietro e chiudo gli occhi, godendomi ogni singolo attimo di questa lenta e meravigliosa agonia.
“Guardami” ordina Christian, con voce bassa e incredibilmente sensuale.
Lo guardo negli occhi, e colgo ogni sfumatura del suo sguardo mentre viaggia lentamente verso l’orgasmo.
“Vieni, amore mio, vieni per me” mormora mio marito.
E il mio corpo, come se avesse una connessione magica con la sua voce, esegue il suo ordine. Raggiungo dopo qualche istante l’apice del piacere, e Christian insieme a me.
“Grazie” sussurro, appoggiando la testa sul suo petto.
Christian mi bacia dolcemente la tempia e mi stringe a sé, il suo torace si alza e si abbassa in risposta al suo respiro ancora affannoso.
Sento le sue dita sotto al mento e un attimo dopo i suoi occhi stanno scrutando i miei.
“Di cosa?”
Sollevo le spalle. “Di essere il marito migliore del mondo”


“Sono a casa!” esclamo, come consuetudine, non appena mi chiudo la porta d’ingresso alle spalle.
Non sento alcuna voce in risposta, così sfilo le scarpe e mi sposto in salone, scoprendolo deserto.
“C’è nessuno?” domando, uscendo poi in corridoio.
Sento aprirsi la porta della lavanderia, e vedo uscire Gail con la cesta del bucato vuota tra le mani.
“Oh, Anastasia, buonasera!”
“Buonasera Gail. I bambini?”
“Sono in cameretta, dormono. Stavano giocando e sono crollati..”
Sorrido. “La scuola fa sempre questo effetto..” osservo.
I miei figli sono dormiglioni quanto me, soprattutto Phoebe, e il fatto di svegliarsi presto al mattino si ripercuote solitamente a quest’ora del pomeriggio, quando sono messi ko dal sonno.
“Ti va di mangiare qualcosa?” chiede la nostra premurosa governante, mentre entriamo in cucina “Oggi non sei tornata a pranzo”
Mi siedo su uno sgabello, cercando di mascherare il rossore sul mio viso. “Ehm.. sì, avevo troppo lavoro da sbrigare..”
Ometto il fatto che una parte del mio tempo l’ho impiegata a mettere in pratica fantasie letterarie con mio marito.
“Sawyer però è stato così gentile da andare a prendermi un piatto pronto alla tavola calda. Nulla a che vedere con la tua cucina, ma tutto sommato era buono”
Gail ridacchia. “Ho preparato la crostata alla marmellata. Ne vuoi una fetta??”
All’idea il mio stomaco già balla il merengue.
“Assolutamente sì!” rispondo, euforica come una bambina “Vado a dare un bacio ai miei cuccioli e vengo a mangiarla”
Con un po’ di fatica scendo dallo sgabello, mi dirigo verso le scale e lentamente salgo in cameretta.
Teddy e Phoebe dormono sullo stesso letto, le teste vicine vicine, i nasi che quasi si sfiorano. Sono dolcissimi. Mi avvicino al letto e, cercando di essere quanto più silenziosa possibile, mi chino e do ad entrambi un bacino sulla fronte, indugiando per qualche istante per potermi riempire i polmoni del loro profumo.
Prendo una coperta leggera dall’armadio e li copro, dopodichè scendo nuovamente in cucina, dove mi attende la mia bellissima fetta di crostata.
“Hai preferenze per la cena?” domanda Gail, osservandomi divertita mentre addento quella meraviglia.
Scuoto la testa. “Per me va bene tutto. Vorrei solo qualcosa di leggero. La sera Allie scalcia più del solito e faccio fatica ad addormentarmi; non vorrei che la cena mi appesantisse ulteriormente”
Gail sorride. “Ti capisco perfettamente. Ormai manca poco..”
Sospiro. “Sì..” sussurro, accarezzandomi la pancia.
Mancano solo due mesi e poco più, che in alcuni momenti mi sembrano un’eternità e in altri mi sembrano un soffio. Da un lato c’è la paura del parto, che non si affievolisce nonostante sia la terza gravidanza, anzi, cresce sempre di più; dall’altro c’è l’immenso desiderio di conoscere la nostra piccolina, tenerla tra le braccia, farle incontrare i suoi fratellini e iniziare la nostra vita in 5.
Dopo aver gustato la mia merenda, decido di andare a fare una doccia. L’acqua calda mi rilassa e al contempo mi rigenera, rendendomi riposata e carica per poter lavorare un po’ al computer prima di cena. Uscita dalla cabina doccia, indosso l’accappatoio e mi siedo sullo sgabello bianco. Allento il nodo e coccolo un po’ la mia Allison, che è nel pieno di una delle sue sessioni di calci da quando sono entrata in doccia.
“Non avrai tutta questa energia anche di notte, quando sarai nata, vero?”
Rido da sola e sfioro il mio pancione, che si muove e cambia leggermente forma a seconda dei movimenti della mia piccolina. In particolare, nella parte alta della pancia, dal lato destro, tasto un bozzo particolarmente duro: un tenero e dolcissimo piedino. Mi sa che Allie si sta pian piano girando in posizione cefalica, e questo vuol dire che d’ora in poi avrò un peso ancora maggiore sulla vescica, dovuto alla sua testa, e sentirò costantemente i suoi calci praticamente all’altezza dello stomaco.
Ad un tratto vedo la porta del bagno aprirsi, e sbucare una piccola signorina con gli occhioni assonnati.
“Amore mio, ciao!” allungo le braccia verso di lei, che mi raggiunge e si siede sulle mie gambe.
“Non ti trovavo”
“Stavo facendo una doccia. Teddy dorme ancora??”
Lei scuote la testa. “Sta facendo merenda”
“E tu non vuoi fare merenda?”
Phoebe scuote di nuovo la testa e si accoccola sul mio seno.
“Cucciola” mormoro, stringendola a me.
Mi asciugo e mi vesto sotto lo sguardo curioso e divertito di mia figlia; indosso un paio di pantaloni di tuta e una felpa leggera, in casa adoro stare comoda, ed essere la moglie di Christian Grey non ha modificato le mie abitudini.
Quando scendiamo in cucina, Teddy è seduto a tavola con una fetta di crostata, o meglio, con le briciole che ne restano, in un piattino. È di spalle alla porta e non si accorge della mia presenza, così mi chino dietro di lui e lo abbraccio forte.
“Mamma!” solleva le mani e mi circonda il collo, ed io gli consumo la guancia di baci.
“Tesoro” dice Gail rivolgendosi a Phoebe “Vuoi anche tu un po’ di crostata? È con la marmellata che piace a te”
Phoebe annuisce ed io mi siedo con lei sulle gambe, cercando di sfuggire alla tentazione di mangiare un’altra fetta di crostata. La Greene si è raccomandata sull’alimentazione e il peso.
“Com’è andata oggi a scuola?”
“Bene!” risponde Teddy “Abbiamo giocato a basket in giardino. Ho fatto tre canestri!”
“Ma sei bravissimo!” gli scompiglio i capelli. “E tu Phoebe? Cos’hai fatto a scuola?”
“Ho giocato!” risponde, più concentrata sulla sua merenda che sulla conversazione.
“Perché papà non è ancora tornato?” domanda Teddy.
“Oggi papà tornerà un po’ più tardi, aveva tante cose da fare in ufficio”
“Ma mi ha promesso che stasera vediamo Il Re Leone insieme!”
“Se te lo ha promesso, lo farà. Lo sai che papà mantiene sempre le promesse”
Teddy sorride e poi va a giocare in cameretta con John, che per lui è come un cuginetto; gli vuole molto bene, complice il fatto che praticamente crescono insieme, e i due anni e mezzo che li separano lo fanno sentire grande, responsabile e protettivo verso di lui.
“Mamma, colori con me?” chiede Phoebe, non appena finisce di mangiare la sua fetta di crostata.
“Amore non posso, devo lavorare al computer” le dico, dispiaciuta.
Mi si stringe il cuore ogni volta in cui devo rifiutare di trascorrere del tempo con i miei bambini, e la loro espressione delusa mi ferisce ancora di più, ma ci sono momenti in cui bisogna dare precedenza ai propri doveri.
Le scosto una ciocca di capelli dal viso. “Vuoi stare nello studio con me? Io lavoro e tu colori?”
Il viso di Phoebe sembra rianimarsi, e vi si accende un dolcissimo sorriso, mentre lei annuisce.
Ci sistemiamo entrambe alla mia scrivania: io con il portatile acceso, un libro di letteratura aperto e un block notes per segnare alcuni appunti, Phoebe con il suo album delle Principesse e i suoi colori.
Sto rifinendo la presentazione della lezione di domani, la terza lezione del mio corso. Sono molto soddisfatta delle prime due, e voglio continuare a dare il massimo affinchè anche i ragazzi lo siano: soddisfatti, appassionati e interessati.
Ed è così che ci trova Christian, quando irrompe nello studio esclamando “Buonasera donne della mia vita!”.
Phoebe salta giù dalla sedia in un nanosecondo e si tuffa tra le braccia del suo papà, che la solleva in aria e poi la stringe forte a sé. Se la sbaciucchia un po’ e poi viene a sedersi accanto a me, con nostra figlia sulle gambe.
“Buonasera” mormoro, allungandomi verso di lui e baciandolo sulle labbra “Com’è andata la giornata? Sembri un po’ stanco..”
Christian sospira, annuendo. “Lo sono, questa giornata sembrava non finire mai.. Ma finalmente adesso sono a casa..” sorride e mi bacia ancora, dopodichè mi posa una mano sulla pancia “La piccolina?”
“Lei sta bene. Senti qua..” prendo la sua mano e la conduco sul punto duro dove premono i piedini di Allie.
“Oddio. Cos’è?” domanda mio marito, in un misto tra l’impressionato e l’inorridito.
Scoppio a ridere. “Sono solo i piedini! Si sta girando a testa in giù..”
“Oddio” ripete Christian, questa volta in un sussurro, con un accenno di sorriso sulle labbra. Lancia uno sguardo allo schermo del computer “GIP o Università?”
Ridacchio. “Università. Ho rivisto la presentazione di domani e ho impostato quella per la prossima lezione, anche se ho diverse perplessità..”
“Amore, sei sicura che questo lavoro non ti stanchi troppo??”
Sorrido, intenerita dalla sua preoccupazione. Appoggio la guancia sulla sua spalla. “No, amore, davvero. Anzi, mi dà tanta energia, tanta soddisfazione..”
Non lo vedo, ma so che sta sorridendo, e pochi istanti dopo sento le sue labbra tra i miei capelli.
Restiamo così per diversi minuti, fino a che non ci rendiamo conto che manca poco all’ora di cena. Salvo il file sul quale stavo lavorando e spengo il computer; tutti e tre ci spostiamo in cucina, Christian viene quasi completamente risucchiato dai suoi figli, mentre io apparecchio la tavola, nonostante i continui rimproveri di Gail. Non posso farci nulla, non riesco a stare sempre con le mani in mano mentre altre persone fanno delle cose per me.
Ad un tratto sento squillare il mio cellulare.
“Chi è?” domando a mio marito, che è più vicino al cellulare rispetto a me.
Lui lancia un’occhiata allo schermo. “Paul” risponde, con una mezza smorfia.
Poso i piatti sull’isola e mi affretto a rispondere.
“Paul!” esclamo.
“Anastasia, buonasera! Spero di non disturbarti..”
“No tranquillo, non disturbi” lo rassicuro, avviandomi verso il corridoio “Dimmi pure”
“Ti chiamavo per dirti che è stato revocato lo sciopero di giovedì, quindi le lezioni si terranno regolarmente”
“Oh, grazie per avermi avvisato!”
Sento dei passi dietro di me, mi volto e vedo Christian che mi segue.
“Oh, scusa un secondo Paul..” allontano il cellulare dall’orecchio e copro il microfono. “Cosa vuoi?” domando poi a mio marito, in un sussurro nervoso.
“Perché vai nello studio per parlare?”
Dio, non lo sopporto quando fa l’agente FBI.
“Perché di là c’è casino” faccio per chiudere la porta, ma lui è più forte di me e si intrufola nel nostro studio insieme a me.
Alzo gli occhi al cielo e, cercando di ignorare la sua presenza, mi siedo alla mia scrivania e avvicino di nuovo il telefono all’orecchio.
“Scusa Paul, dicevi?”
“Dicevo che probabilmente tra stasera e domani riceverai una mail che ti avvisa della revoca dello sciopero, ma visto che ho trafugato la notizia in dipartimento, ho pensato di avvisarti prima, così hai più tempo per organizzare la lezione”
“Oh, hai fatto benissimo. Te ne sono infinitamente grata!”
Vedo Christian fare smorfie per imitarmi e prendermi in giro. Cerco di fingere che lui non ci sia e mi concentro sulle parole del mio collega.
“A che punto sei con la lezione di domani?”
“Quella di domani l’ho terminata. Ho anche iniziato a buttare giù quella successiva, ma ho diversi dubbi..”
“Beh, se ti va di confrontarti, a me fa piacere darti qualche consiglio..”
“Davvero? Ne sarei contentissima!”
Anche se è giovane, lo stimo molto, e non solo io: ho sentito parlare benissimo di lui in dipartimento, anche dagli insegnanti più esperti.
“Adesso suppongo tu stia per cenare con la tua famiglia, però se ti va, domani ti raggiungo in aula dopo la lezione e vediamo insieme i punti che non ti soddisfano..”
“Paul io non so come ringraziarti, davvero”
A quelle parole vedo mio marito drizzare le antenne, e gli lancio un’occhiataccia. Odio sentirmi così osservata.
“Non hai nulla di cui ringraziarmi, a me fa piacere”
“Allora a domani”
“A domani, Ana. Buona serata”
Sorrido. “Anche a te”
Attacco e rapidamente il mio sorriso scompare, lasciando il posto ad un ghigno arrabbiato non appena il mio sguardo si posa su Christian.
“Per cosa non sapresti come ringraziarlo?”
Alzo gli occhi al cielo.
“È già la seconda volta che lo fai. Sto cercando di mantenere l’autocontrollo. Alla terza non rispondo di me..”
Lascio andare un lungo sospiro.
“Christian, se hai voglia di litigare ti assicuro che non sono dell’umore, sono stanca..”
Lui si alza e si avvicina, c’è solo la scrivania a separarci. “Voglio solo sapere per quale motivo Paul..” pronuncia il suo nome come fosse un insetto appiccicoso “..ti telefona a quest’ora, e cosa ti ha detto per renderti così.. euforica..”
Sbuffo, riflettendo per cercare le parole migliori per non scatenare una discussione.
“Allora, punto primo: non esiste un limite di orario per telefonare ad una collega, e ci terrei a sottolineare il sostantivo collega. Punto secondo: voleva solo avvisarmi della revoca dello sciopero di giovedì, e gliene sono grata perché così mi ha dato modo di organizzarmi. Punto terzo: Paul, in quanto collega, si è semplicemente offerto di darmi qualche consiglio sulla prossima lezione, e non sono “euforica”, come dici tu, ma sono contenta di poter avere qualcuno con un pizzico di esperienza in più che mi aiuti”
“E questo “aiuto” quando te lo darebbe??”
“Christian, cos’è? Un interrogatorio?”
“Curiosità”
Sospiro, ben consapevole che quella di mio marito non è curiosità, bensì gelosia.
“Comunque, domani dopo la lezione, gli farò vedere il programma della lezione successiva e mi aiuterà, spero, a chiarire i punti su cui sono ferma..”
“Da soli?”
“No, pensavo di convocare il consiglio docenti al completo..”
Stavolta è lui ad alzare gli occhi al cielo. “Fai poco la spiritosa. Sarete da soli?”
“Oddio Christian!” urlo, esasperata “Non è un appuntamento al buio, dobbiamo metterci davanti ad un computer a discutere su una fottuta presentazione. Fine.”
“Beh, il luogo non cambia la sostanza: non mi piace l’idea che rimaniate da soli. Diciamo che non mi piace il tuo collega in generale..”
“Ma se l’hai visto per un minuto! Il tempo di una stretta di mano. Come puoi giudicarlo?”
“A pelle”
Sbuffo. Appoggio i palmi sulla scrivania e chiudo gli occhi, incerta se proseguire sulla mia posizione o lasciar cadere la conversazione. Punto sulla diplomazia e decido di lasciar perdere.
“Andiamo a cena..” cambio radicalmente argomento.
Apro la porta dello studio, ma la voce di Christian mi blocca.
“Anastasia!” fa il giro della scrivania e mi raggiunge “Forse non mi sono spiegato: tu non resterai da sola con lui!”
Rettifico: non è gelosia, ma possesso.
E mio marito sa bene quanto detesti questo tipo di atteggiamenti da parte sua.
“Christian, forse sono io a non essermi spiegata: io. non. sono. una. tua. sottomessa. Credevo che dopo sei anni il mio punto di vista fosse chiaro. Io non ho mai sindacato i tuoi impegni di lavoro, e tantomeno tutti gli esemplari di sesso femminile che lavorano per te, che, ci terrei a puntualizzare, sono tante, e sono gnocche. Gradirei che tu facessi lo stesso. Per cui sappi che io non verrò meno ai miei impegni per la tua ridicola gelosia, chiaro?”
Senza lasciargli tempo e modo di rispondere, esco dal nostro studio e torno in cucina. Gail mi informa che la cena è quasi pronta, ed io finisco di apparecchiare la tavola.
“Io vado a fare una doccia” annuncia Christian.
“Ma è quasi pronto!” gli faccio notare.
“Ci metterò pochi minuti”
Si avvia verso le scale, ed io spero tanto che la doccia possa aiutarlo a sbollire e a riflettere. So che lui è geloso, possessivo, maniaco del controllo. È fatto così, io l’ho sempre saputo, e lo amo da morire nonostante i suoi difetti. Ma ciò non significa che io possa sempre accettare passivamente alcuni suoi modi di fare. Comprendo la sua gelosia, probabilmente anche a me non farebbe piacere sapere che mio marito lavora gomito a gomito da solo con una donna, ma non tollero la sua prepotenza e la sua tendenza a dare ordini e ad universalizzare il suo punto di vista.
I bambini ed io ci siamo appena seduti a tavola quando Christian spunta in cucina, con addosso un paio di pantaloni della tuta e una t-shirt bianca, fresco di doccia e bellissimo. Lascia una carezza tra i capelli ai nostri figli e poi si siede, come sempre, a capotavola.
“Ti sei calmato?” mormoro.
Lui apre il tovagliolo e lo stende sulle gambe. “Non avevo nulla per cui calmarmi” risponde, apparentemente calmo e tranquillo.
Ma io lo conosco bene e so che dentro sta ribollendo di rabbia. Lo vedo dal modo irrequieto con cui taglia la carne, mastica, appoggia rumorosamente le posate sul piatto.
Questo suo comportamento mi irrita, non lo nego, ma cerco di non badarci, altrimenti rischio di scatenare un’altra discussione.
“Papi” è Teddy a rompere questo fastidioso silenzio “Dopo vediamo Il Re Leone?”
“No Teddy, sono troppo stanco..”
La delusione negli occhi del mio bambino è palese: Christian non è mai venuto meno ad una promessa fatta ai nostri figli.
“Ma me lo avevi promesso” gli fa notare Teddy.
“Lo so tesoro, hai ragione” risponde mio marito, con un tono più dolce “Però possiamo vederlo domani”
Mio figlio abbassa lo sguardo, lasciando andare le posate sul bordo del piatto. “Io lo volevo vedere stasera” afferma, con una vocina che vorrebbe essere di rimprovero ma in realtà è piena di tristezza.
“Oh insomma Teddy quante storie!” sbotta Christian all’improvviso, alzando notevolmente il tono della voce e facendo sobbalzare Phoebe “Ti ho detto che stasera non possiamo vedere il cartone. Lo vedremo domani. Punto e basta.”
Il suo tono duro mi sconvolge: non è da Christian rivolgersi in questo modo ai nostri figli. Certo, li rimprovera quando c’è da rimproverarli, com’è giusto che sia, ma in questo caso Teddy non ha fatto assolutamente nulla di sbagliato.
Mi si strazia il cuore nel vedere il viso triste e gli occhi lucidi del mio bambino, che ad un tratto si alza e scappa in salone. Phoebe, invece, osserva la scena facendosi piccina piccina sulla sua sedia e non dice nulla. Anche io resto zitta, mi limito a lanciare un’occhiata truce a mio marito, e poi mi alzo. Do un bacino a Phoebe per tranquillizzarla e mi dirigo verso il salone.
“Vai vai, vai a fare la mammina perfetta..” mugugna Christian alle mie spalle.
Prendo un lungo respiro e non colgo la provocazione, perché so che non pensa davvero quello che dice. È molto nervoso, e so che è a causa mia, per questo non posso fare a meno di sentirmi un po’ in colpa.
Raggiungo Teddy in salone e lo vedo seduto su uno dei divani, con le braccia conserte e il viso basso.
“Cucciolo” lo chiamo, ma lui non risponde e si volta dall’altra parte.
Vorrei chinarmi davanti a lui, ma il pancione voluminoso e il mal di schiena limitano un po’ i miei movimenti, così mi siedo accanto a lui e gli sollevo il mento in modo da guardarlo negli occhi. Le sue iridi azzurre così simili alle mie sono rese più chiare dalle sue lacrime.
“Tesoro, dai non piangere” mormoro.
“Perché papà è cattivo?” domanda il mio bambino, in tutta la sua tenera innocenza.
“Vieni qui” goffamente lo attiro tra le mie braccia e lo faccio sedere sulle mie gambe “Ascoltami: papà non è cattivo. Stasera è un po’ nervoso e ha alzato la voce, ma non ce l’ha con te”
“Perché è arrabbiato?”
“Ha lavorato tanto ed è molto stanco. A volte i grandi quando sono nervosi gridano facilmente, senza pensare. Ma papà non è arrabbiato con te” gli accarezzo i capelli “Lo sai che ti vuole tantissimo bene”
Teddy annuisce, ma non lo vedo pienamente convinto. È sempre stato sensibile alle urla di Christian, più che alle mie.
Un finto colpo di tosse mi fa sollevare di scatto la testa verso la porta ad arco del salone, da cui entra mio marito, con un’espressione contrita in volto. Cammina lentamente verso di noi, alternando lo sguardo tra me e nostro figlio. Faccio sedere di nuovo Teddy al suo posto e mi alzo, per lasciarli soli. Prima che possa allontanarmi, Christian mi blocca, tenendomi delicatamente per un braccio, e con il dorso della mano sfiora la mia guancia.
“Grazie” sussurra semplicemente.
Mi dà un bacio sulla guancia e poi mi lascia andare. So che non è corretto origliare, ma non resisto alla tentazione e, invece di tornare in cucina, mi fermo sull’uscio della porta, stando attenta a non farmi vedere da Teddy.
Christian si siede sul divano, dov’ero io prima, e prende in braccio nostro figlio per farlo sedere a cavalcioni sulle sue gambe.
“Cucciolo.. scusami. Non volevo urlare, ho sbagliato..” il suo tono è pentito e al contempo dolce “È che oggi è stata una giornata un po’ difficile, sono molto stanco e me la sono presa con te. Ma non volevo, mi dispiace tanto. Mi perdoni??”
Teddy annuisce e il suo papà sorride.
“Vieni qua” allarga le braccia e il nostro bambino si getta sul suo petto.
Christian lo stringe forte a sé e affonda il naso nei suoi capelli. Vedo i suoi lineamenti rilassarsi e i suoi occhi riacquistare luce. I miei, invece, si riempiono di lacrime: i miei uomini sono meravigliosi, ed è bellissimo vederli così uniti. Soprattutto, è bellissimo per me vedere un uomo di trentaquattro anni pentirsi e chiedere scusa ad un bimbo di cinque. Diventare padre ha reso il mio Christian una persona migliore, sotto tutti i punti di vista, e ogni giorno ne ho la conferma, anche in questi piccoli gesti.
Ad un tratto un koala che si arpiona alla mia gamba mi desta dai miei pensieri. Abbasso lo sguardo e vedo gli occhioni grigi di Phoebe fissarmi perplessi.
“Principessa” mormoro, accarezzandole i capelli “Hai visto? Papà e Teddy hanno fatto pace. Sei contenta?”
Lei annuisce, con un sorriso dolcissimo. Noto che osserva il suo papà e il suo fratellone abbracciati, e la incito a raggiungerli. Phoebe si stacca dalle mie gambe e corre verso il divano, si arrampica e si intrufola nell’abbraccio.
“Scusa anche tu piccolina, ti ho fatto spaventare prima. Scusa” mormora Christian, dandole un bacio sulla fronte.
Mentre li osservo mi ritorna alla mente il motivo per il quale Christian fosse così nervoso, e se il Christian papà mi ha fatto sciogliere il cuore, il Christian marito mi ha fatto infuriare, e dovrà faticare per farmi passare l’arrabbiatura.
“Adesso finiamo di mangiare e poi vediamo Il Re Leone!”
“Sììììì!!!” esulta Teddy, alzando le braccia al cielo.
I bambini scendono dal divano e corrono in cucina, Christian si alza dopo di loro e cammina lentamente verso di me.
“Grazie per aver messo una buona parola con Teddy”
Ridacchio nervosamente. “Ho solo detto la verità. Eri nervoso e sei scattato..”
Lui sospira. “Sei ancora arrabbiata con me..” non è una domanda ma un’affermazione.
Vorrei negare, ma sarei ipocrita. “Finchè tu sarai fossilizzato sulle tue idee assurde, non potranno cambiare le cose..”
Torno in cucina, con mio marito dietro di me, e finiamo di mangiare, nonostante le pietanze siano ormai fredde. Dopo cena metto il pigiama a Teddy, che scalpita per vedere il cartone animato con il suo papà, mentre Phoebe preferisce restare con me.
Dedico più tempo a farle la doccia, lo shampoo, asciugarle e spazzolarle i capelli. La mia bambina è molto vanitosa, e adora questi momenti beauty. Ed io adoro assecondarla. Quando, da adolescente, immaginavo la mia vita con una figlia femmina, la vedevo esattamente così: tra vestiti, borsette, capelli e chiacchiere infinite. Vedevo un rapporto fatto di complicità, di risate, di confidenze e di fiducia.
“Amore mio sei bellissima” dico, accarezzandole i capelli profumati.
Phoebe mi sorride attraverso lo specchio, seduta sulla sedia del bagno. Ripongo spazzola e phon ai loro rispettivi posti, e sento un dolore lancinante alla base della schiena. Mi sa che stare tutto questo tempo in piedi non è stata una grande idea.
“Che ne dici di stenderci un po’ sul letto? La mamma è stanca..”
“Va bene” afferma la mia bambina con voce squillante.
La aiuto a scendere dalla sedia e, dopo aver messo a posto il bagno, ci spostiamo in cameretta.
“Che vogliamo fare?”
“Leggiamo una favola!” esclama Phoebe, stendendosi sul suo lettino.
Mi lascio andare ad una risata. “E va bene. Cenerentola??” domando, scorrendo i vari titoli nella loro piccola libreria.
Lei scuote la testa.
“Biancaneve?”
“Mm.. no”
“La Bella e la Bestia??”
“Sììì!”
Afferro il libro prescelto e mi stendo accanto a mia figlia. La lettura della favola è condita dai commenti, dalle domande e dalle premonizioni di Phoebe, che mi fanno morire dalle risate.
Mi sa che anche Allie vuole dire la sua, perché, proprio prima del ballo tra la Bella e la Bestia, inizia a scalciare come una forsennata, costringendomi a fermare la lettura.
“Che c’è mamma?” chiede Phoebe.
“Niente amore, la sorellina mi sta dando tanti calci”
Phoebe sorride e fissa curiosa la mia pancia.
“Metti la manina qui” le indico un punto poco più su del mio ombelico, e lei vi posa la mano.
Dopo qualche secondo si porta le mani alle labbra, ridendo.
“Hai visto? Allie voleva farsi sentire da te”
Mia figlia sorride orgogliosa e appoggia la testa sul mio petto, tenendo la mano sulla mia pancia.
Continuo a leggere la fiaba, e ho la sensazione di leggere per entrambe le mie principesse, perché Phoebe ascolta assorta, e Allie si muove piano piano, come se la mia voce la cullasse.
A metà della seconda favola mia figlia si abbandona al sonno, così mi alzo e, cercando di non svegliarla, scosto il copriletto e la copro; ripongo il libro sulla mensola, accendo il piccolo lume ed esco dalla cameretta.
Scendo a controllare Christian e Teddy nella stanza della televisione, spiandoli attraverso uno spiraglio della porta senza farmi vedere. Teddy ha la testa appoggiata al petto del suo papà, che gli sta spiegando qualcosa sul cartone.
Sorrido, fiera dei miei uomini, nonostante la testa dura di mio marito, e salgo nuovamente in camera. Indosso il pigiama e mi metto a letto, in compagnia di un libro d’amore; me lo ha consigliato Hannah e sono curiosissima. Con una mano a reggere il romanzo e l’altra a coccolare il mio pancione, inizio a leggere.
Noto con un pizzico di ironia che il protagonista della storia è un tipo passionale, istintivo, geloso e possessivo, anche se non si è ancora reso conto di essere innamorato della deliziosa e determinata fanciulla che condivide il suo stesso ufficio. Mi ricorda qualcuno di mia conoscenza, con la differenza che Christian ed io siamo sposati, mentre il protagonista del mio libro è ancora nella fase “Non saprei dire se sono innamorato perché non so cosa significhi amare”. Per il resto mi ricorda in tutto e per tutto mio marito, e questo non può che farmi ripensare alla discussione che abbiamo avuto questa sera.
Io non riesco a credere che Christian possa essere così geloso dopo sei anni di matrimonio e (quasi) tre figli. Penso di avergli dimostrato e di continuare a dimostrargli ogni giorno quanto lo ami e quanto lui sia al centro del mio mondo; eppure sembra non fidarsi di me, perché per lui anche un incontro con un collega rappresenta un problema. E il problema, per mio marito, si risolve con il dominio e il possesso. E a me questo non va per niente giù.
Il dominio in camera da letto o nella Stanza Rossa mi piace, mi stuzzica, mi eccita, ad un livello che prima di affacciarmi a questo mondo non credevo possibile; ma al di fuori della nostra bolla di passione, non riesco a tollerare la mania di Christian di voler imporre a tutti i costi la sua volontà.
Sono così immersa nella lettura da perdere la cognizione della realtà, fino a quando non sento i passi di Christian sulle scale. Si allontana verso la cameretta, probabilmente per mettere a letto Teddy; dopo qualche minuto sento nuovamente i suoi passi avvicinarsi e poi lo vedo entrare in camera.
“Sei ancora sveglia?” chiede con dolcezza.
“Stavo leggendo e non mi sono resa conto dell’orario. Teddy dorme?”
Christian annuisce e si strofina gli occhi: è davvero stanco. “Era così felice di vedere quel cartone che è riuscito a resistere fino alla scena finale. Poi è crollato..”
Sorrido. “Bene” rispondo, non mascherando un fondo di freddezza.
Sono ancora arrabbiata con lui e non riesco a fingere che vada tutto bene.
Con un sospiro, Christian si dirige in cabina armadio e poi in bagno. Esce poco dopo con addosso i pantaloni blu del pigiama e una t-shirt bianca aderente. Distolgo rapidamente lo sguardo dai suoi pettorali che tendono la maglietta, sono una tentazione troppo forte ed io non posso lasciare che la lussuria prevalga sul risentimento.
Mio marito mette il cellulare in carica sul comodino, poi scosta il copriletto e si distende accanto a me, nella mia stessa posizione, con la schiena leggermente sollevata. Sento il suo sguardo addosso, ma fingo indifferenza e continuo a leggere, anche se ormai non capisco più nulla della storia.
“Potrei avere un po’ della tua attenzione o devo trasformarmi nel protagonista di un libro?”
Trattengo una risatina: stasera mi sento alquanto sadica e vederlo irritato mi diverte tantissimo. Chiudo il libro, lo appoggio sul comodino e mi volto verso mio marito.
“Dimmi”
“Volevo.. volevo dirti grazie per quello che hai detto a Teddy. Insomma.. mi hai difeso nonostante fossi incazzata con me..”
Sembra così insicuro, come un cucciolo.
Non mi devo intenerire. Non mi devo intenerire.
“Ho detto semplicemente la verità. Non posso negare che la tua uscita non mi sia piaciuta per niente, ma so bene che non è affatto da te scattare in quel modo con i bambini. Se lo hai fatto è stato perché eri stanco e nervoso, solo questo ho cercato di far capire a Teddy”
Mi prende la mano, ed io non ho la forza (e la voglia) di ritrarmi.
“Per questo ti dico grazie. Per non avermi accusato in sua presenza, nonostante il mio comportamento pessimo..”
Alzo le spalle. “Può capitare a tutti. Questo non significa che tu non sia un papà straordinario”
Christian sorride e i lineamenti del suo viso sono più rilassati. Mi guarda per qualche istante e poi si avvicina di più a me, baciandomi la spalla. Mi scanso, posandogli una mano sul petto per allontanarlo.
Mio marito sospira, mettendosi seduto. “Sei ancora arrabbiata” afferma.
“Non sono arrabbiata. Sono furiosa! Non sopporto il tuo modo di fare”
“Senti, ognuno ha i propri pregi e i propri difetti. Io sono geloso. Hai sempre saputo che sono fatto così..”
“Christian, la tua non è gelosia, è ossessione!” esclamo, sforzandomi di non alzare la voce per non svegliare i bambini “Ti rendi conto del casino che hai messo su per un incontro con un collega?”
“Quale casino? Ti ho fatto notare che non ho piacere di questa situazione”
Mi lascio andare ad una risata sarcastica. “Mi hai fatto notare? Christian, mi hai ordinato di non restare da sola con Paul..”
Lui non dice nulla, probabilmente sa che ho ragione.
“Posso capire la gelosia, anche io sono gelosa, è normale in un matrimonio. Ma davvero non posso accettare queste tue manie di possesso. Ti rendi conto che siamo sposati da più di sei anni e tu ancora non ti fidi di me?”
Christian sgrana gli occhi. “No! Non è vero che non mi fido di te!”
“E quindi qual è il tuo problema?”
Lui sbuffa, frustrato, come se non riuscisse ad esprimere a parole quello che sente dentro. “Io.. non te lo so spiegare. Quello che sento per te è così forte, così devastante che.. non riesco ad immaginarti da sola con un altro uomo. È sempre stato così. Forse sono malato, non lo so..”
Sospiro. Sarei ipocrita se dicessi che le sue parole non mi hanno toccata: la gelosia e la possessività di mio marito sono una delle manifestazioni del suo immenso amore per me. Non posso pretendere di cambiare radicalmente il suo carattere, ma vorrei almeno smussare un po’ questi aspetti, perché così non si può andare avanti, sarebbe distruttivo per entrambi.
“Non sei malato, sei geloso. Ossessivamente geloso” puntualizzo “Io lo so che questo è il tuo carattere, e non ti chiederei mai di cambiarlo. Però..”
“Però??”
“Però così non va bene, Christian. Ti sembra normale che io debba sentirmi sempre.. in qualche modo limitata, bloccata anche nelle occasioni più banali, come confrontarmi con un collega?”
Mio marito abbassa lo sguardo e scuote piano la testa, come se non volesse ammettere ad alta voce che effettivamente i miei pensieri sono giusti.
“Cosa c’è che ti rende così insicuro??” chiedo, con un tono più dolce.
Lui si passa nervosamente la mano tra i capelli, scompigliandoli. “Non lo so. È che tu non ti rendi conto di quanto sei bella, dolce, intraprendente. Qualunque uomo resterebbe incantato da te..”
Sorrido. Il suo giudizio è ben poco obiettivo, ma mi fa comunque emozionare. “C’è poco da incantare con questa pancia e questo culo che lievitano ogni giorno di più..”
Christian solleva il viso e ride, appoggiando il gomito sul mio cuscino e intrecciando l’altra mano con la mia.
“Io lo so di essere geloso, possessivo ai limiti dell’opprimente, ma non so cosa fare per cambiare..”
Com’era quella storia sul non dovermi intenerire??
Dio, ho così poca forza di volontà in alcuni momenti...
Non riesco a resistere dal prendergli il viso tra le mani e guardarlo negli occhi, quelle pepite d’argento che ogni volta hanno il potere di sondarmi l’anima.
“Io non voglio che tu cambi. Io ti amo per quello che sei. E vorrei semplicemente che tu capissi che per me  non esiste nessun altro uomo al mondo al di fuori di te. Sei anni fa ho scelto di trascorrere il resto della mia vita con te, ed è quello che continuo a fare ogni giorno. Ogni giorno ti scelgo, ogni giorno ti desidero, ogni giorno mi innamoro nuovamente di te. E ogni giorno sogno di scoparti sulla tua scrivania..”
Christian ride e si sporge per baciarmi. Questa volta non mi scosto, anzi, gli cingo il collo con le braccia e lo tengo stretto a me.
“Ti amo” sussurra sulle mie labbra, appropriandosene un attimo dopo.
Ricambio il suo bacio dolce e al contempo passionale, fino a quando i nostri polmoni non reclamano ossigeno.
“Ti prometto che mi impegnerò per essere meno possessivo” mormora mio marito, guardandomi negli occhi “E, giusto per puntualizzare, tu sei cento volte più gnocca di tutte le dipendenti della GEH messe assieme..”
Scoppio a ridere e gli sfioro la guancia con il dorso delle dita.
“Adesso voglio coccolare un po’ la mia principessa” dice poi Christian, spostandosi in modo da essere con il viso all’altezza del mio pancione. Vi lascia un dolcissimo bacio e poi inizia a parlare a nostra figlia. “Scusami amore mio, oggi ti ho trascurata un po’. Solo che ero impegnato a far capire alla mamma che se io sono così geloso è perché lei è la più bella..”
Sorrido, accarezzandogli i capelli.
Allie, intanto, fa capire al suo papà di apprezzare tanto le sue coccole, cominciando a scalciare più forte.
“Tu però sei innamorata del tuo papà e quindi mi difendi, vero?”
“Tranquillo, ha già ampiamente dimostrato di essere una ruffiana” intervengo, interrompendo la loro “chiacchierata”.
Christian solleva il viso e mi fissa con un sorrisetto impertinente. “Sbaglio o adesso è qualcun’altra ad essere gelosa?”
Alzo le spalle, fingendo indifferenza e sforzandomi di non ridere.
Mio marito si mette nuovamente seduto e si rifugia con il viso nell’incavo tra il mio collo e la spalla.
“Lo sai che sei incredibilmente eccitante quando fai la gelosa??” mugugna.
Il suo fiato caldo contro la mia pelle mi provoca dei brividi lungo la schiena.
“Christian” gemo, chiudendo gli occhi.
“Ssshh” sussurra, posandomi una mano sul ginocchio e facendola scorrere verso l’alto, lungo il mio interno coscia.
Cos’è che avevo detto sul fatto che mio marito avrebbe dovuto faticare per farmi passare l’arrabbiatura?
La sua mano che sfiora il mio monte di Venere mi fa perdere il filo della ragione. Mi distendo e lo attiro sopra di me.
Per il resto, chi se ne frega.



Alcuni giorni dopo...

Tengo il cellulare tra l’orecchio e la spalla, mentre attraverso i corridoi del padiglione C per raggiungere le aule.
“Allora mi confermi che l’addio al nubilato di Roxy è dopodomani?” domanda Kate al telefono.
“Sì Kate, e ne avremo per tutto il giorno, quindi assicurati che la baby-sitter sia libera” la informo.
“Tutto il giorno? Uau! Cos’hai in mente?”
“Sarà una sorpresa. Lo scoprirete la mattina stessa”
“Non vedo l’ora!! Ma gli uomini, invece, cosa faranno?”
Sbuffo. “Non lo so. Christian non ha aperto bocca. So solo che ha organizzato per domani sera”
“Faranno le classiche cose degli addii al celibato: cena, magari qualche localino disinibito, ballerina mezza nuda che esce dalla torta e alcol..”
“Mmm, non saprei.. Di solito Christian non è così prevedibile..”
Giunta davanti all’aula B, saluto la mia migliore amica e attacco. Mi riprometto di mettere sotto torchio mio marito non appena ci vedremo questa sera a casa. Mancano solo quattro giorni al matrimonio di Thomas e Roxy, e Christian ed io, in quanto testimoni, abbiamo voluto occuparci di organizzare addio al nubilato e celibato. Io ho in mente qualcosa di semplice ma che farà impazzire le ragazze; per quanto riguarda Christian, non so cosa pensare: ogni volta in cui tocco l’argomento, lui cerca di aggirarlo, il che mi fa intuire che abbia organizzato qualcosa che non mi piacerà.
Metto da parte il cellulare, prendo un bel respiro ed entro in aula. Oggi tengo la mia quinta lezione, e tratterò quello che è l’argomento più complesso e articolato del corso. I miei studenti (adoro usare l’aggettivo possessivo) nelle lezioni svolte finora mi hanno dimostrato di essere brillanti, attenti, curiosi, per cui sono certa che sapranno seguirmi perfettamente anche oggi. Sono felicissima di constatare che ad ogni lezione sono sempre più motivati, e se faccio qualche riferimento alla lezione precedente, loro sono subito pronti a rispondere, collegare, domandare. Questo mi fa intuire che apprezzino le mie lezioni, le mie spiegazioni, e forse anche me come persona. Per me è bellissimo, perché mai avrei pensato di ricevere un feedback così positivo da parte loro, e questo mi dà una carica e un’adrenalina sempre più forti.
Quando la lezione termina, poco più di due ore più tardi, siamo tutti abbastanza fusi, ma anche soddisfatti. L’argomento, come avevo previsto, era abbastanza articolato, e in più punti ho dovuto ripetere alcuni concetti, ma ne sono contenta, perché mi piace vedere che i ragazzi non frequentano il corso semplicemente perché fa parte del loro piano di studi, ma sono davvero interessati a capire e a fare propri gli argomenti che trattiamo.
Un bussare alla porta aperta dell’aula, mentre sto sistemando il computer nella mia ventiquattrore, attira la mia attenzione. Sollevo lo sguardo e vedo spuntare il viso di Paul.
“Posso?” domanda, con un sorriso.
“Certo”
Il mio collega entra in aula e mi saluta con due baci sulle guance.
“Come va?”
“Bene. Il corso mi piace moltissimo, e anche i ragazzi sembrano molto coinvolti..”
“Lo sono. Ieri a lezione mi hanno detto che sono molto molto felici di averti come docente”
Le sue parole mi regalano davvero una grande gioia. Sorrido, un po’ imbarazzata ma soprattutto contenta.
“Tu come stai?” chiedo poi.
“Un po’ stanco. Sono in un periodo della mia vita un po’ complesso..” risponde, criptico.
In effetti anche nei giorni scorsi l’ho visto un po’ giù, e mi dispiace per lui, perché è davvero un bravo ragazzo e un ottimo docente, almeno così sostengono gli studenti.
“Mi dispiace vederti così” mormoro, posandogli una mano sul braccio “Posso fare qualcosa per te?”
Domanda stupida. Ma non sapevo cos’altro dire.
Lo sguardo di Paul sembra illuminarsi.
“Beh, a dire il vero qualcosa che potresti fare c’è”
“Cioè?”
“Accettare di prendere un caffè con me. Ma non qui, al bar”
Ci rifletto un attimo su: dovrei tornare alla GIP per controllare alcuni contratti, tornare a casa e organizzare gli ultimi dettagli per l’addio al nubilato di Roxy e interrogare mio marito. In teoria non avrei tempo, ma in pratica sono stanca e affamata, per cui accetto l’invito di Paul e salgo in auto, dicendo a Sawyer di seguire la sua macchina.
Raggiungiamo una caffetteria poco distante dall’Università, con una sala interna deliziosa, arredata con uno stile vintage ma piacevole e familiare.
Paul mi sposta galantemente la sedia e mi fa accomodare, poi si siede di fronte a me.
“È davvero carino qui!” affermo, sfilandomi la giacca e appoggiandola sullo schienale della sedia.
“L’ho scoperto da poco questo posto, e me ne sono innamorato subito. È molto intimo e il caffè e i dolci sono fantastici”
“Io adoro i dolci. E quando sono incinta ancora di più..”
Lui sorride e, contrariamente a quanto pensi mio marito, il suo sorriso è quello di un amico fidato, non ha nulla che vada oltre. A proposito di Christian, non l’ho avvisato del fatto che sono qui. Non che fossi obbligata, ma di solito lo aggiorno dei miei spostamenti dopo il lavoro, e lui fa lo stesso con me. Sì, sembriamo due quindicenni, ma a noi piace così.
Comunque, voglio proprio metterlo alla prova dopo la discussione che abbiamo avuto la settimana scorsa; voglio vedere se davvero si sta impegnando per essere meno possessivo.
Mi scuso con Paul e prendo il cellulare dalla borsa per inviare un rapido sms a Christian.

Amore, ho terminato da poco la lezione. Adesso sono al bar a prendere un caffè con Paul e dopo torno alla GIP per rivedere alcuni contratti.
A dopo.
Ti amo.


Il cameriere arriva a prendere le nostre ordinazioni: io prendo un caffè macchiato e un bignè alla panna, mentre Paul un caffè lungo con vaniglia e un muffin con gocce di cioccolato.
Chiacchieriamo del più e del meno sui nostri rispettivi corsi e lui mi chiede del mio lavoro alla GIP. Sono sempre molto orgogliosa di parlarne: la casa editrice è un po’ la mia piccola creatura.
Mentre gusto un fantastico bignè alla panna, il mio cellulare trilla, avvisandomi dell’arrivo di un messaggio. È di Christian.

Ti ho fatto una promessa e sto cercando di mantenerla, ma ti consiglierei di non giocare troppo con il fuoco. Mi prudono già le mani...
Io ho ancora alcune cose da rivedere, penso di andare via dalla GEH per le 17.
A dopo.
Io ti amo di più.


Sorrido, felice che ce la stia mettendo tutta per mantenere la sua promessa, ed elettrizzata al pensiero che gli prudano le mani, perché di solito il suo prurito si risolve in modi meravigliosamente piacevoli.
“È tuo marito?” domanda Paul, non appena ripongo di nuovo il cellulare in borsa.
“Sì, lui mi dice sempre verso che ora uscirà dall’ufficio” spiego, sorridendo e tornando a gustare il mio pasticcino.
“Siete sposati da molto?”
“A luglio abbiamo festeggiato sei anni di matrimonio..”
Lui sgrana leggermente gli occhi. “Ti sei sposata giovanissima!”
Ridacchio. “Sì, non avevo ancora compiuto 22 anni. Ma non mi pento neanche di un istante vissuto da quel giorno ad oggi. Mio marito e i nostri figli sono la mia felicità..”
Paul mi rivolge un sorriso. “Tuo marito è un uomo fortunato” afferma, con una nota di amarezza nella voce.
Oddio, non può essere come pensa Christian. Paul non può provare un’attrazione per me, giusto?
“Paul..” mormoro, indecisa su cosa dire. Vabè, via il dente, via il dolore... “Come mai sei.. sei un po’ giù in questi ultimi giorni?”
Lui sospira, con lo sguardo triste. “Con la mia ragazza è un periodo difficile..”
Tiro idealmente un sospiro di sollievo: non avrei saputo come gestire un suo eventuale “affetto” che andasse oltre l’amicizia e la stima tra colleghi. Mi dispiace molto, però, che stia soffrendo per amore. È un bravo ragazzo e, per quello che lo conosco, una persona profonda e dai grandi valori.
“Paul.. mi dispiace. Se ti va di parlarne..” mormoro.
Lui finisce il suo caffè e scuote la testa. “Preferisco di no. Stai già facendo tanto condividendo questo tavolino con me, credimi..”
Sorrido e nei minuti successivi ci raccontiamo a vicenda aneddoti divertenti sulle nostre rispettive famiglie; la sua, in particolar modo, è alquanto numerosa e dai suoi racconti si avverte chiaramente che sono molto molto uniti. Quando guardo l’orologio mi rendo conto che siamo qui da oltre mezz’ora; sono le cinque passate, e il pensiero di tutto quello che ho ancora da fare mi investe in pieno.
Sto per alzarmi quando la porta a vetri del bar si apre, oltrepassata dal mio adorabile marito. Mi immobilizzo, incapace di muovermi e di parlare. In questo momento vorrei solo che una voragine mi inghiottisse, e di sicuro trascinerei con me anche Christian; non posso credere che sia venuto qui a controllarmi. Ed io che pensavo si stesse impegnando davvero per mantenere la promessa!!
“Buon pomeriggio” dice, avvicinandosi al nostro tavolo.
“Oh, salve, Mr Grey!” esclama Paul, sorpreso, stringendogli la mano.
Io mi limito ad un “Ehi” e un’occhiata furente.
Di solito non sono una persona incline alla violenza, ma in questo preciso istante, se potessi, lo picchierei volentieri. Mi sento tradita, delusa, trattata come fossi una bambina che ha sempre bisogno della balia al seguito.
“Che ci fai qui?” quasi ringhio.
“Beh, sono venuto a prenderti” afferma, con il tono più tranquillo e disinvolto del mondo.
Povero, non sa cosa lo aspetta fuori da qui.
“Io devo tornare in ufficio con Sawyer” ribatto, alzandomi e infilando la giacca.
Christian prontamente mi cinge la vita con un braccio, come a voler rivendicare la sua proprietà, e ce la mette proprio tutta per farsi notare da Paul, nascondendosi dietro un’espressione da santarellino.
“Non ti preoccupare, piccola, ti accompagno io”
Vorrei staccarmi dalla sua stretta, ma evito per non fare figuracce in presenza di Paul. Il mio collega, però, non può fare a meno di notare l’atteggiamento possessivo di Christian, e si guarda intorno, chiaramente a disagio.
“Io vi.. vi lascio ai vostri impegni..” dice, afferrando la giacca dallo schienale della sedia.
Solo adesso mi ricordo che non abbiamo ancora pagato il conto. “Oh, dobbiamo..”
Paul alza subito una mano per zittirmi. “Non dirlo neanche. Ci penso io!”
“Oh, grazie” mormoro, staccandomi da mio marito e avvicinandomi a lui per salutarlo con due baci sulle guance, in parte per ringraziarlo, in parte per fargli sentire che sono vicina, e in parte anche per far infastidire Christian.
“Ci vediamo giovedì?”
“No, giovedì ho l’addio al nubilato di mia cognata. Ho spostato la lezione a venerdì” lo informo.
“A venerdì allora” mi sorride e poi cordialmente stringe la mano a Christian, che credo voglia incenerirlo “Arrivederci Mr Grey”
“Arrivederci” risponde freddo Christian, osservando Paul che si allontana verso la cassa.
Poi posa di nuovo lo sguardo su di me. “Andiamo?” mi porge la mano, ma io lo scanso e mi dirigo a passo spedito verso l’uscita.
“Anastasia!” mi chiama, seguendomi a ruota.
Fingo di non sentirlo e raggiungo il SUV accanto al quale mi attende Sawyer. Accanto a lui c’è l’auto di Christian con Taylor appoggiato alla portiera.
“Ana, dai..” mio marito mi raggiunge e mi blocca per il braccio, con un tocco delicato ma fermo.
Sbuffo, voltandomi verso di lui. “Che cosa vuoi?”
“Si può sapere che hai?”
Scoppio in una risata sarcastica. “Che cos’ho? Sul serio, Christian? Ho che mi hai fatto una promessa, mi hai promesso di impegnarti per fidarti di me, per essere meno opprimente, ma come al solito hai mandato tutto a puttane!!”
“Mi sto impegnando!! Se fosse stato per me sarei piombato qui non appena mi hai inviato il messaggio..”
Gli rivolgo un’occhiata di fuoco. È serio o sta scherzando??
“Ma si può sapere che problemi hai?? Stavo prendendo un caffè con un collega! Cosa pensavi di trovare presentandoti qui??”
Mio marito sbuffa, e si passa una mano tra i capelli, chiaramente in difficoltà. “Io non lo so, ma non puoi pretendere che io cambi da un giorno all’altro, okei? Ci ho provato ad andare dritto a casa, ma non ci sono riuscito. L’idea di saperti con un altro uomo mi tortura, anche se solo per un caffè..” sull’ultima frase la sua voce di abbassa e si addolcisce, facendo vacillare le mie intenzioni di fargliela pagare.
Sospiro, appoggiandomi con il sedere alla fiancata dell’auto nella speranza di trovare un leggero sollievo al mio mal di schiena.
Christian si avvicina e mi prende il viso tra le mani. “Lo so che ti ho fatto una promessa e non l’ho mantenuta, ma ti giuro che ci sto provando. Solo che.. non puoi chiedermi di non essere geloso di te, sei il centro del mio universo..”
Quegli occhi così profondi e innamorati mi fanno tremare le gambe, e tutta la mi rabbia svanisce in un soffio. A volte non sopporto questo immenso potere che mio marito ha su di me...
E così mi sfogo mollandogli un pugno sul braccio.
“Ahia” si lamenta Christian, massaggiandosi il punto colpito.   
“Tu devi smetterla di fare lo stronzo e dopo essere così dolce. Io sono incinta e solo io posso avere una personalità multipla. Chiaro?”
Mio marito ridacchia e mi posa le mani sui fianchi, imprigionandomi tra la macchina e il suo corpo.
“Questo è un modo per dirmi che non riesci a stare arrabbiata con me?”
Sbuffo, distogliendo lo sguardo.
Christian ride e mi posa le labbra sul collo. Non posso non dare ascolto al mio corpo che si scioglie sotto il tocco leggero e al contempo bollente delle sue labbra.
“Ti prometto che continuerò ad impegnarmi, davvero” afferma poi mio marito, con voce ferma e seria.
Finalmente lo guardo, perdendomi nei suoi occhi e allacciando le braccia intorno al suo collo. Lo bacio, incurante dello sguardo delle nostre guardie del corpo.
In quel bacio sento tutta la passione del mio uomo, tutto il suo amore, e il rinnovo della sua promessa di qualche giorno fa.
Spero che riuscirà a mantenerla...
 
 

Angolo me.
Eccoci qua, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ho voluto incentrarlo, come sempre, su tanti momenti zuccherosi, ma anche su un pizzico di passionale follia e sulla gelosia del nostro amministratore delegato preferito. Spero di essere riuscita a trasmettere lo stato d’animo di Anastasia, che vorrebbe semplicemente sentirsi più libera e rilassata, e al contempo quello di Christian, che quando si tratta di sua moglie non ragiona lucidamente.
Christian ce la sta mettendo tutta per allentare un po’ la morsa della gelosia, secondo voi riuscirà a mantenere la promessa fatta ad Ana?
Nel prossimo capitolo, come promesso, assisteremo al matrimonio di Thomas e Roxy e ai loro addii al nubilato/celibato. Secondo voi cos’avranno organizzato Christian e Ana per i loro cognati??
Aspetto come sempre con ansia le vostre opinioni e vi ringrazio ancora una volta per il vostro affetto infinito e la vostra pazienza.
Vi adoro e vi mando un enorme abbraccio.
A presto.
Mery


P.S. L’estratto che legge Anastasia è tratto dal romanzo “Hero” di Samantha Young, che ho amato moltissimo.
 

 
   
 
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