Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Enchalott    24/09/2018    7 recensioni
Pianeta Namekk. Bulma si sta amaramente pentendo di essere partita con gli amici per cercare le Sfere del Drago originali. Troppi nemici, troppi esseri mostruosi con poteri sovrumani, troppi interessi in gioco. Sola e indifesa, si aggira sul pianeta, cercando di salvare la pelle.
Vegeta desidera le Sfere, desidera vendicarsi di Frieza e desidera sconfiggere Kakarott. Ma deve giocare bene le sue carte e scegliere con cura i suoi eventuali alleati, per evitare di rimetterci la vita.
Che cosa accadrebbe se, diversamente dall'originale, i principe e la scienziata si incontrassero e si parlassero già in quest'occasione?
"Qualcosa le piombò addosso con la rapidità del pensiero, inchiodandola alla roccia con una forza disumana, tappandole la bocca e impedendole qualsiasi reazione. Non ebbe neppure il tempo di trasalire.
“Non un fiato…” ringhiò Vegeta, trattenendola saldamente e continuando a premerle sulle labbra con la mano, il viso a un centimetro dal suo.
Bulma si irrigidì, pensando di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Serrò gli occhi, terrorizzata e rassegnata a subire quella sorte terribile.
Non successe nulla."
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vorrei ringraziare tutti i lettori che hanno seguito la storia fino a questo punto, ora che siamo alle battute finali e che la conclusione si approssima. Il capitolo contiene un ricordo di Vegeta, un ricordo che lo fa riflettere e che gli fa comprendere alcuni aspetti di sè, rendendoli meno ostici a fronte dell'orgoglio smisurato che lo contraddistingue. Il ricordo è dedicato a Misatona, sperando che le sia gradito. ^^ Il mio sincero grazie è, invece, per tutti!

Desidero te

Si voltarono entrambi di scatto verso il fondo della caverna, pensando di essere stati individuati.
“Oh per tutte le stelle!” gridò Bulma, facendo un passo indietro.
Vegeta si mise in guardia, fissando con uno sguardo glaciale la penombra da cui era sbucata l’enorme creatura che li stava puntando con atteggiamento feroce.
“Bene” ringhiò disgustato “Abbiamo il fratello maggiore del rettile di poco fa…”
La lucertola violacea era mastodontica. La sua testa piatta, maculata di scaglie verdastre, sfiorava il soffitto di pietra, rischiando di farlo crollare da un momento all’altro. Gli occhi gialli scintillavano di una rabbia ribollente, rivolta a chi aveva invaso impudentemente il suo prezioso territorio.
Le fauci irte di denti aguzzi si spalancarono, schiumando, quando emise il suo verso sibilante e acuto, preparandosi ad attaccare. Una delle zampe anteriori, grattò il terreno arido con le unghie smisurate, incidendo lunghi solchi nella pietra. Una goccia di saliva vischiosa cadde a terra e il suolo si mise a fumare, sfrigolando, come corroso da un acido potentissimo.
“Vegeta…” balbettò Bulma, impietrita davanti all’apparizione.
“Vattene!” saettò lui senza girarsi “Mi sei d’intralcio!”
La ragazza non se lo fece ripetere, non obiettò e indietreggiò finché le fu possibile, cercando di ripararsi dietro alcuni macigni. La sua mente iniziò a lavorare alacremente, per tentare di trovare una soluzione a quella situazione drammatica.
Vide che il Saiyan si stava accingendo a combattere e che non aveva altra scelta. Ma se avesse fatto ricorso all’energia spirituale, sarebbe stato come accendere un faro nella notte e avrebbe attirato su di loro l’intera armata nemica. Un impasse senza uscita.
La belva era pericolosa e infuriata, sfidarla a mani nude, mentre grondava di sostanza urticante, sarebbe stato un suicidio. Inoltre, lui era ancora senza corazza, quindi ancora più esposto a quella bava letale. Eppure, non esitava. Stringeva i pugni con un’espressione feroce e decisa, ritto davanti all’enorme avversario.
L’animale caricò a testa bassa, serpeggiando tra le rocce e facendo schioccare minacciosamente la lunga coda squamata. Il suo gorgoglio echeggiò nell’antro.
Il principe scartò e si girò con l’agilità di un felino, colpendo l’avversario sul cranio con una mossa fulminea e atterrò poco distante, in attesa. Non aveva volato e neppure usato il ki.
Il rettile si scrollò e gracidò di dolore, ma non sembrò provato dall’attacco. I suoi occhi fessurati ritrovarono immediatamente la preda.
Arrancò con le zampe curve da quella parte e fece scattare in avanti l’appendice posteriore, che sollevò un’ondata di detriti.
Vegeta si spostò, sfuggendo alla pericolosa pioggia di pietrisco e si pose nuovamente alle spalle della lucertola. Attaccò a sua volta, centrando la schiena crestata con una botta devastante, che produsse uno scricchiolio sinistro di ossa rotte.
La bestia urlò e la collera uscì dalla sua bocca sotto forma di acido, spiaccicandosi a pochi centimetri dallo sfidante.
Bulma trasalì. Mancato per un soffio.
“Sei un tipo ostinato, eh?” ghignò il Saiyan, per nulla intimorito “Non hai ancora capito che hai avuto lo sfratto?!”
Riusciva anche a fare lo spiritoso. Inaudito.
Saltò in avanti, in un attacco diretto, fatto di calci e pugni micidiali, che fecero indietreggiare il mostro. Nessuna luce, nessuna emissione di energia spirituale. La lotta stava diventando sempre di più simile a un corpo a corpo.
Vegeta saltò su una sporgenza e calò sull’avversario con la velocità di una folgore, dietro il suo collo corto, afferrandosi alla pelle ruvida e violacea.
Il bestione si scrollò sibilando e aprendo un ventaglio di scaglie taglienti, tentando di disarcionare il nemico ostinato che la cavalcava.
Il principe, colto alla sprovvista, perse la presa e finì a terra: la pesante coda calò su di lui, scaraventandolo contro la parete della caverna e lasciandolo intontito per un infinito attimo.
“Vegeta!” gridò Bulma atterrita.
Il guerriero cercò di rialzarsi, ma la lucertola era in vantaggio; spalancò la bocca e si preparò a riversargli addosso la sua saliva distruttiva. Se lo avesse colpito, sarebbe stata la fine.
“Maledizione…” ringhiò lui, accorgendosi di essere in trappola.
L’animale sputò e il Saiyan riuscì a evitare lo schizzo letale per pochi centimetri. Avrebbe dovuto ricorrere al ki per salvarsi, mandando all’aria tutti i suoi piani.
Si preparò a scagliare il Big Bang Attack, la mano tesa difronte a lui, la schiena contro la parete e la belva spaventosamente vicina, le unghie ricurve snudate per ghermirlo.
“Ehi, mostro!”
Vegeta si voltò nella direzione da cui era provenuto il richiamo. Sgranò gli occhi.
La terrestre era in piedi su un masso e rivolgeva uno sguardo deciso alla creatura, cercando di attirarla verso di sé con la voce e con una gragnuola di sassi al suo indirizzo. Il che, viste le dimensioni della belva, era perfettamente inutile. Stava rischiosamente cercando di distoglierla da lui, per dargli modo di riguadagnare la posizione di vantaggio. Una follia… che, tuttavia, stava funzionando.
L’animale stridé e puntò la ragazza, insinuandosi veloce tra le pietre di quella che per lui era casa sua.
Bulma strillò e iniziò a correre, ma la lucertola era più veloce.
“Quella donna…” disse Vegeta tra i denti, ammirato da tanta temerarietà.
Ma non perse l’occasione. Si lanciò in avanti e saltellò tra le rocce, dandosi lo slancio necessario, proprio mentre la creatura infuriata costringeva la ragazza in un angolo.
Con una capriola riuscì a porsi nello stesso punto di prima, evitando gli aculei, e iniziò a stringere il collo della lucertola con le braccia muscolose.
Questa, furibonda, cominciò a scrollarsi pesantemente, ma il Saiyan non mollava la presa: serrava sempre di più la stretta, impedendole di respirare e facendole consumare tutte le energie nel disperato tentativo di liberarsi. La sentì cedere, mentre dalla sua gola usciva un gorgoglio fatto d’ira e di saliva urticante, mentre negli occhi della scienziata, poco distante, scorgeva una profonda apprensione per lui.
Serrò ulteriormente le braccia e la lucertola crollò a terra con la bocca aperta, rantolando e spasimando, sbattendo vanamente la coda per la collera frustrante.
Il principe si tenne saldo e diede la stretta finale, percependo chiaramente le ossa e le cartilagini che si spezzavano sotto le sue mani. La creatura roteò le pupille gialle e diede un ultimo strido, prima di abbandonarsi definitivamente alla sconfitta.
Vegeta scese con un balzo e inferse il colpo finale, tuttavia il risultato non fu consono alle aspettative: il nemico esalò l’ultimo fiato, ma dalle sue fauci spalancate uscì un getto di bava acida, che schizzò in tutte le direzioni, raggiungendo inesorabilmente sia lui sia la ragazza.
“Che tu sia dannato!” imprecò il Saiyan, sentendo le piccole gocce irritanti bruciare maledettamente sulla pelle.
Bulma urlò e tentò di ripulirsi le braccia, che iniziavano a scottare come l’inferno.
“Stai ferma! Ferma!” ordinò lui, catapultandosi nella sua direzione e afferrandola al volo “Così è peggio!!”
Lei gridava di dolore, seppure fosse stata solo sfiorata, e lui la capiva benissimo, anche se non gli uscì neppure un gemito. Si tuffò nella pozza d’acqua con lei tra le braccia e si strappò i vestiti di dosso, affondandoli nel liquido per liberarli dall’eventuale sostanza corrosiva. Prese dal fondo un manciata di fango e la passò sul braccio della ragazza, ripetendo poi l’operazione sulla propria spalla, che era il punto più ustionato.
“Devi arginare la bruciatura” le disse “Questa melma è l’unica cosa che abbiamo per levarci di dosso il più grosso. Avanti!”
Lei annuì e continuò a massaggiarsi freneticamente quella poltiglia, atterrita.
“Strilli tanto, ma non hai nulla” grugnì Vegeta, esaminandola attentamente e passandole le dita sulla pelle “Ti sono arrivate solo poche gocce. Sei fortunata, terrestre. Fortunata e matta da legare…”
Bulma sollevò lo sguardo su di lui, con il cuore che batteva a mille.
Era stato colpito, ma solo di striscio. La fanghiglia scura gli colava lenta dalla spalla sul petto e lungo il bicipite. Si era beccato addosso molta più saliva di lei, ma non aveva emesso neppure un sospiro e se ne stava lì a guardarla con ironia, immerso nell’acqua fino ai fianchi, con la mano stretta intorno al suo avambraccio.
Era viva grazie a lui.
Certo, il Saiyan aveva combattuto per salvare la propria di pelle, ma l’aveva presa con sé e l’aveva aiutata. Avrebbe potuto disinteressarsi, invece stava controllando a suo modo che stesse bene.
“Vegeta…” balbettò, la voce ancora incrinata dallo spavento.
Hah. Se ti metti a piangere, giuro che…”
Non riuscì a terminare la frase, perché la terrestre gli si gettò al collo. Lo strinse forte e ripeté il suo nome. Lui non reagì. Non si spostò. La canottiera fradicia della ragazza gli si incollò all’addome. La guancia tiepida e morbida di lei era contro la sua. Gli sarebbe bastato un lieve movimento del viso e avrebbe intercettato le sue labbra.
Restare immobile non era mai stato così difficile. E rimanere freddo e… le sue mani si spostarono lungo la schiena di lei. La sentì tremare. Gli sarebbe bastato voltarsi. Solo pochi centimetri e quello sarebbe stato il suo primo bacio. Sarebbe stato come ammettere di avere dei sentimenti, delle emozioni diverse da quelle di guerriero spietato, ma altrettanto potenti. Di essere umano. Di avere un cuore.
Per un istante sperò che lo facesse lei, che si girasse e sfiorasse la sua bocca. Che lo desiderasse come lui stava bramando lei nei suoi pensieri in lotta con l’orgoglio.
 
Ah, Vejita, non avresti mai creduto di dover dare ragione a…
 
La sua mente volò a qualche anno prima, mentre il suo corpo restava tra le braccia di lei.
 
Radish e Nappa stavano schiamazzando come al solito, lanciandosi frecciatine e provocandosi pesantemente, per scacciare la noia del lungo viaggio.
Suo malgrado e parimenti tediato, Vegeta aveva prestato orecchio alle loro sciocchezze con le mani che prudevano. Se avessero continuato, li avrebbe fatti tacere a suo modo.
“Sei ridicolo, Radish!” aveva sghignazzato il colosso calvo “Vanti di essere un combattente prodigioso e poi ti sciogli davanti alle grazie di una femmina!”
“Attento a quello che dici, Nappa! Non è una donna qualsiasi. E’ quella che diventerà mia moglie! Esigo rispetto!”
“Ma senti questa! Se fino all’altro ieri ragionavi come uno scapolo impenitente! Ti si è fuso il cervello durante l’ultimo attacco, è l’unica spiegazione!”
“Meglio di te che non l’hai mai avuto, brutto ammasso di lardo! Sei un troglodita e basta!”
Nappa era scoppiato a ridere sguaiatamente e aveva rincarato la dose, punzecchiando ulteriormente il compagno.
“Non è colpa mia se sono nato con l’istinto del predatore! E me ne vanto! Tu invece ti incensi di essere un seduttore e adesso pretendi che io creda al fatto che hai trovato la donna della tua vita! Hahahahahahahahaha!”
“Imbecille! Per te l’unico modo di averne una nel letto è di trascinarcela con la forza! Io almeno non faccio la figura del bestione infoiato!”
“Certo, come se tu fossi famoso per chiedere per favore alle prigioniere. Come se non ti conoscessi! Ma fammi il piacere!”
“Le schiave che catturo sono un mio diritto, Nappa! Se non altro, dopo che le ho prese restano vive! Ma ora è diverso. Non mi abbasserò più a trascorrere la nottata con la femmina di turno! Provo qualcosa per lei!”
“Come no! Dopo un paio di mesi ti stancherai, altro che sposarla! E lei ti spezzerà il collo nel sonno, come ogni moglie tradita farebbe!”
“Tu non capisci nulla, bestione! E sei invidioso, perché nessuna ragazza vorrebbe per marito un idiota tuo pari! Sarai sempre costretto ad accontentarti di una che grida disperata sotto di te o che ti apprezza solo perché l’hai pagata!”
“Che cosa hai detto!?!”
I due guerrieri avevano preso a menarsi come ragazzini, facendo ballare pericolosamente l’astronave.
“Piantatela!” aveva ordinato Vegeta, alzandosi minacciosamente in piedi e fissandoli con uno sguardo di fuoco.
Nappa e Radish si erano bloccati all’istante, interrompendo il loro accapigliarsi e sperando che lui non fosse ancora abbastanza seccato da punirli severamente.
“Chiedo perdono, mio principe” aveva borbottato l’omaccione pelato, asciugandosi il sangue dalla bocca “Ma questo stupido vuol farmi credere…”
“Non mi hai sentito?” aveva saettato lui, incrociando le braccia e facendo un passo in direzione del Saiyan inginocchiato.
Questi era sbiancato visibilmente e aveva chinato umilmente la testa.
“Vai a controllare il carico, Nappa. Ora. E non fartelo ripetere!”
“Sì, altezza”.
Radish era rimasto seduto a terra, godendosi la scena e sistemandosi la lunga chioma arruffata dallo scontro. Lui gli aveva lanciato un’occhiata sprezzante e gelida.
“Tu pensi che abbia ragione io, vero Vegeta?”
“Io penso che tu debba proferire meno assurdità. Sei ridicolo!”.
“Mah…” aveva borbottato il guerriero, sconsolato “Noi Saiyan siamo irruenti e passionali in tutto, non solo in battaglia. Mi chiedo come tu riesca sempre ad essere così indifferente…”
Il principe aveva corrugato la fronte, irritato: anche se Radish con lui poteva permettersi un po’ più di confidenza rispetto al compagno, l’osservazione lo aveva fatto innervosire.
“Capisco che tu, in quanto principe, mantenga un contegno rigoroso e non ti interessino le prigioniere, ma sarà capitato anche a te di sentire il cuore scoppiare nel petto alla vista di una ragazza in particolare…”
“Sto per prenderti a calci, Radish…” aveva garantito lui.
“Tu non capisci, Vegeta! Quando sono con lei mi sento leggero e il mio stomaco mi dà una sensazione di vuoto. Le tempie mi pulsano e mi sembra di bruciare…”
“Stai descrivendo l’influenza…” aveva sogghignato lui.
“Eh? Ma no, cosa dici? Tutto ciò che desidero è stare con lei per sempre e…”
La pedata di Vegeta si era abbattuta sul posteriore del suo sottoposto, spostandolo di un metro e troncandogli il discorso.
“Falla finita! Stai figurando ancora più stupido del solito! Tra te che sei penosamente sentimentale e Nappa che salta addosso a tutto quello che si muove non saprei chi scegliere! Siete patetici! Non avete onore! Noi siamo Saiyan! Non dimenticartelo!”
Radish aveva incassato senza fiatare e si era alzato, riavvolgendo la coda intorno alla vita, un po’ immusonito, mettendosi a sedere al posto riservato al copilota.
“Non me lo dimentico affatto. Resto un guerriero impavido e desideroso di menare le mani anche se mi sono innamorato. Le due cose non sono inconciliabili. Non si tratta solo di trovare una donna con cui perpetrare la stirpe. Un giorno capiterà anche a te di provare una sensazione del genere e allora comprenderai che cosa intendo…”
Il principe lo aveva guardato, furente, e Radish aveva pensato bene di tapparsi la bocca.
 
Sicuramente non aveva descritto l’influenza, doveva dargliene atto. In quell’abbraccio con la terrestre, Vegeta stentava a dominare l’incendio che aveva dentro e il suo stomaco lo stava mandando come in caduta libera.
Poteva controllare a fatica i suoi pensieri e le sue azioni, restando ostinatamente fermo a fissare il nulla, ma la chimica del suo corpo no. Quella superava la sua ferrea volontà e il suo orgoglio smisurato. Avvertì la reazione fisica imminente e si staccò da lei, dandole le spalle, arrossendo violentemente.
“Non hai ritegno…” le disse, ostentando un’indifferenza che non sentiva.
Bulma fece per ribattere, ma poi realizzò che lui era completamente senza vestiti e che l’acqua non era abbastanza torbida per nasconderlo. Le aveva girato la schiena, ma prima…
 
Oh, per tutte le stelle!
 
“S-scusami, ero così preoccupata che non ho fatto caso che tu…”
Lui si ripulì dal fango, senza girarsi e recuperò la dogi che galleggiava poco distante.
“Non sembri tanto imbarazzata”.
“Beh…”
Esitò. Gli occhi blu vagarono sulle sue spalle muscolose e sulla sua schiena perfetta, sui suoi capelli nerissimi e ribelli, sulla sua pelle olivastra, sulla cicatrice scura nel punto in cui aveva perso la coda.
“… se non dà fastidio a te…” concluse.
Vegeta uscì dall’acqua che gli lambiva la vita sottile e girò il viso, soffermandosi su di lei.
Non era nuda, ma l’acqua aveva impregnato il top chiaro e i pantaloncini, lasciando ben poco spazio all’immaginazione.
La sensazione che lo attraversava si fece ancora più forte e gli fece comprendere che quello era desiderare una persona, ma al di là del contatto fisico. Che quella persona era lei. Che se fosse sceso nuovamente nello stagno si sarebbe lasciato andare e avrebbe mandato al diavolo tutto quanto. Che quello non avrebbe potuto permetterselo. Che era ora di andare. Lontano da lei, verso il suo destino, verso il cammino che si era scelto.
“Veramente sei tu quella più scandalosa in questo momento…” ribatté sogghignando.
Bulma si guardò e iniziò a ridacchiare.
“Uno a uno, allora…”
Il Saiyan iniziò a infilarsi l’aderente abito da battaglia e lei uscì dalla pozza, trascinandosi poco distante e sedendosi a terra, esausta.
Sì, l’aveva abbracciato. E lui in qualche modo aveva ricambiato, anche se era rimasto teso e distante. Lei aveva sentito il cuore affrettare le pulsazioni e mai, prima di allora, erano state tanto prepotenti. Quel contatto di pelle, il viso contro il suo, le loro labbra così vicine… aveva desiderato ardentemente che lui la baciasse e aveva percepito il suo respiro accelerato, per un dannato istante aveva pensato che lui si girasse veramente. Ma il Saiyan si era allontanato bruscamente e lei si era sentita come se le avessero strappato qualcosa di fondamentale. Forse era davvero così.
Avrebbe dovuto prendere l’iniziativa per prima: baciarlo e morire… oppure, vivere e scendere realmente in fondo alla persona che lui era. Al principe che aveva giurato vendetta. Al guerriero carico d’odio. All’uomo che rifiutava di mostrare quelle che riteneva debolezze. Al Saiyan che le aveva rubato l’anima.
Vegeta, vestito di tutto punto, si girò e la fissò in silenzio. Illeggibile ed enigmatico come sempre. Ma qualcosa nel suo sguardo tormentato le sembrò diverso.
Espanse il ki, illuminandosi di un bagliore argenteo e si asciugò all’istante.
Bulma si rialzò, impensierita dall’atto.
“Se ne sono andati” affermò lui, esaurendo la domanda non formulata.
“Oh…”
I suoi occhi neri e profondi si abbassarono al suolo e poi tornarono a lei, luccicando come gemme notturne. Tristi e feroci.
“La battaglia sta infuriando a molta distanza da qui” le disse.
“Questo… questo significa che…”
“Che è ora di andare” troncò lui.
La ragazza annuì, in preda allo sconforto, dirigendosi verso la sua strumentazione, sparsa alla rinfusa qua e là per la caverna. Fece implodere le capsule e recuperò la tuta spaziale, infilandosela direttamente sopra la biancheria fradicia.
Vegeta la seguì con lo sguardo severo, a braccia conserte.
“Sei sempre così disordinata?”
“Anche peggio…”
Lui sogghignò, scuotendo la testa.
Ripercorse il corridoio roccioso da cui erano transitati molte ore prima e raggiunse la frana che aveva ostruito l’uscita. Bulma gli si accodò, più sconsolata che mai. Non provava paura per sé. Ne aveva per lui. Si sarebbe tuffato a capofitto in quello scontro mortale per le Sfere e forse non ne sarebbe uscito vivo. Goku l’avrebbe risparmiato, ma Frieza no… Nel primo caso, lui sarebbe diventato ancora più vendicativo e rabbioso, nel secondo lei lo avrebbe perso per sempre. Non voleva. Non poteva accettare una simile eventualità.
Il principe fece saltare per aria lo smottamento con un solo colpo e la luce esterna li abbagliò.
Uscirono e l’aria pura li avvolse.
Il pianeta Namek mostrava segni di cedimento, luci sinistre vibravano all’orizzonte.
Vegeta puntò l’attenzione su quei colori rossastri e spaventevoli, aggrottando la fronte.
“E’ giunto il tempo…” disse tra i denti.
“Sono pronta…” fece eco la terrestre.
Lui la squadrò e avanzò di qualche passo.
“Ti conviene stare lontana da laggiù” rimarcò.
“Come? Mi stai lasciando libera? Hai detto che sono un ostaggio e che…”
“Lo so cosa ho detto!”
Gli occhi di lei erano infinitamente dolci. Un mare blu in cui tuffarsi per sempre e perdersi. Non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe seguito il suo piano.
“Se resterò vivo, verrò a cercarti. Sei ancora mia prigioniera, ma adesso mi saresti d’impiccio e i tuoi amici tenterebbero di salvarti, facendomi perdere il vantaggio. E’ solo per questo che non ti trascino con me…”
“Ti aspetterò” sorrise lei, per nulla impressionata.
Chi!”
“Promettimi di non morire”.
Lui sogghignò, lanciandole un’occhiata intensa e fiera.
“Ti importerebbe?”
“Sì”
Vegeta si levò in aria, lentamente, come un gabbiano che saggia il vento. La guardò ancora. La donna che era riuscita a fargli intravedere una nuova possibilità. A fargli presente che il cuore non era solo un muscolo. Se non fosse stato ciò che era, avrebbe dovuto prenderla e portarla via da lì, via con sé…
“Attenta a quello che chiedi, potresti ottenerlo”.
“Anche tu. Addirittura senza le Sfere”.
Il Saiyan spalancò gli occhi.
 
Riesce sempre ad avere l’ultima parola, Vejita…
 
Lei stava sorridendo e lo fissava, da sotto in su, con le mani sui fianchi. Lui scosse la testa e sollevò due dita in aria. Poi, partì come una scheggia verso la sua sorte.
Bulma lo guardò sparire nel cielo verde, tra le velature che parevano più fumo che nuvole. Quando non fu più in vista, avvertì le lacrime scendere copiose lungo il viso.
 
Non gli hai neppure detto il tuo nome, Bulma…
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Enchalott