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Autore: Neko    26/09/2018    1 recensioni
Si ritrovò in un posto oscuro. Un buio così pesante da poterlo quasi toccare. Si sentiva accapponare la pelle. Si abbracciò come a cercare conforto e chiamò a gran voce i nomi delle persone che amava. Nessuna voce rispose però al suo richiamo.
Tutto continuava a essere avvolto dall’oscurità. Poi dei lamenti si alzarono nell’aria, interrompendo quel silenzio innaturale che la circondava, ma che rimpiangeva nel sentire quei gemiti di disperazione e di dolore… Si svegliò di soprassalto, con la fronte ricoperta di sudore e una tremenda sensazione di angoscia.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24

 

La luce sprigionata da Emma era talmente potente da  liberare le ombre prigioniere. Guardando in alto, grazie alla luce delle varie fiaccole, si potevano vedere come queste ombre, volteggiassero tra di loro, simulando quasi una danza.

Potevano essere paragonate  a un insieme di uccelli che volando, formavano uno stormo che nel cielo, muovendosi, formavano disegni. Era  spettacolare da vedere, se non si considerava cosa fosse tutto quello che si stava verificando. Successivamente una ad una queste ombre sparirono, tornando, molto probabilmente, dai loro proprietari, se questi ancora in vita, altrimenti si disintegravano, cessando di essere una minaccia.

Tutto questo però non piacque al capo delle ombre, l’ombra dell’isola, che con un grido si fece vivo.

Emma dalla sua posizione a terra, con la schiena poggiata a una roccia, sussultò quando la vide. Indossava ancora le vesti del suo padre adottivo e teneva in mano la sua ombra, tenendola per quello che era un braccio.

Si portò una mano al polso quando sentì  come se qualcuno glielo stringesse. Gemette quando la presa divenne sempre più salda.

Killian se ne accorse  e guardando la ragazza e poi la sua ombra, fece due più due. Serrò la mascella. Non poteva sopportare che venisse fatto del male alla sua amata, ma attaccare  l’avversario con un uncino o una spada non sarebbe servito a niente.

Si avvicinò a Regina e le sussurrò all’orecchio.

La donna annuì e cominciò a insultare l’ombra dell’isola, che nel mentre aveva gridato al gruppo insulti e minacce di vario genere.

Snow e David, guardano Killian, compresero quello che aveva in mente e aiutarono Regina a distrarre l’ombra.

Killian si era nascosto dietro a delle rocce, avvicinandosi ad Emma, gattonando, in modo tale che l’ombra nemica non potesse vederlo. Sapeva che lei era a conoscenza della sua presenza. Era assurdo pensare che non sapesse chi calpestava il suolo della sua isola, ma sperava che  gli altri fossero abbastanza abili da distrarla. Aveva detto a Regina di fare il possibile, anche di usare la magia, ma la donna al momento si era limitata alle parole.

 Non sapeva se era un modo per riacquistare  ancora un po’ di forza, dopo la quantità di magia che aveva utilizzata, o se perché temeva che passare direttamente alle maniere forti, avrebbe scatenato un pandemonio e lui avrebbe avuto maggiori difficoltà a portare a termine il suo piano.

 Killian arrivò dietro la roccia sulla quale era poggiata Emma. La ragazza teneva gli occhi chiusi, cercando di tenere la bocca chiusa, mentre sentiva la presa dell’ombra farsi sempre più salda. Non voleva darle la soddisfazione di sentirla nel dolore.

Non si accorse di Killian che le stava frugando nella borsa, dentro la quale aveva nascosto l’arma per imprigionare l’ombra.

L’uomo riuscì a prendere la loro unica speranza di salvezza e tirò fuori dal taschino della giacca un accendino.

Fece per accenderlo, ma un gemito di Emma, lo fece desistere. La guardò e spalancò gli occhi quando la vide tenersi la gola, cercando di respirare.

“Se non vuoi che le spezzi il collo, ti conviene lasciare tutto e allontanarti da lì!” Killian lasciò andare tutto e alzò le mani. “Credevi davvero che non mi sarei insospettito nel non vederti più Uncino? Avevo intuito immediatamente cosa volessi fare,  ma volevo divertirmi e farvi credere che  avevate una speranza di sconfiggermi!”

“Lascia andare Emma!” disse Killian con odio, cosa che però fece sorridere l’ombra, che non volle più mantenere l’aspetto umano, tornando così a vestire la sua vera forma. Non aveva bisogno di torturare Emma, era già in mano sua e gli bastava un semplice gesto con la mano , per eliminarla.

L’ombra era molto grande e molto più densa di una normale ombra. Lo potevano dire paragonandola all’ombra di Emma. Se la seconda non era nera, ma grigia trasparente, che andava a scurire le superfici con cui entrava in contatto, prendendo però il loro colore, l’ombra dell’isola era nera, un nero ancora più scuro delle tenebre che avvolgevano quel posto.

Snow agì di impulso, vedendo che l’ombra non era intenzionata a lasciare la figlia. Afferrò il suo arco e scoccò più frecce verso l’ombra cercando di colpire, i punti che in genere si erano dimostrati essere il punto debole dei nemici che aveva affrontato. L’ombra si mise a ridere, quando vide la faccia sconfitta di Snow, che si lasciò cadere a terra.

David anche cercò di compiere un gesto disperato e si lanciò contro il nemico, cercando di tagliare il braccio, ma proprio un attimo primo di sferrare il colpo si fermò. L’ombra di Emma gli era stata posta davanti.

Vedendo che quanto veniva fatta alla sua ombra, si ripercuoteva su Emma, David dovette  frenare la sua rabbia, e bloccarsi prima di tagliare l’ombra della figlia.

Sembrava assurdo pensare che un ombra poteva essere tagliata o uccisa, ma tecnicamente non si poteva nemmeno far loro del male eppure era proprio quello che stava succedendo. Doveva essere quell’ombra. La magia che apparteneva all’isola, apparteneva anche a lei, quindi poteva essere in grado di fare qualcosa del genere.

Killian e i Charming non sapevano cosa fare e Regina era nella loro situazione, ma provò comunque.  Lanciò una palla di fuoco verso il nemico, il quale nuovamente provò a proteggersi con l’ombra di Emma.

Quella palla di fuoco però, non era stata creata per uccidere, ma per fare male e di fatto  Emma urlò quando la sua ombra venne colpita, ma allo stesso tempo, non essendo corporea , permise alla magia di trapassarla e andare a colpire l’ombra nemica, la quale, bruciandosi, lasciò andare  Emma, la quale potè finalmente respirare liberamente.

L’ombra della ragazza approfittò del momento di libertà per scappare e ricongiungersi alla sua proprietaria.

“No! Me la pagherete!” urlò l’ombra dell’isola quando vide, la sua preda scappare e quindi anche l’unico mezzo di avere potere verso l’essere che avrebbe potuto sconfiggerla in modo definitivo, ignorando il fatto che nessuno di loro aveva intenzione di eliminarla.

“Emma, Swan stai bene?” chiese Killian, affiancando la usa amata. Quando l’ombra si riunì a lei, la ragazza aveva perso i sensi e una volta che la magia, che aveva preso a turbinare intorno a lei  scomparve, poterono vedere che ella era ritornata la donna di sempre.

Killian!” disse in un sussurrò, riaprendo gli occhi.

L’interpellato l’abbracciò immediatamente. Le era mancata terribilmente. Emma ricambiò l’abbraccio. Non era confusa su quanto era successo. Ricordava tutto e sapeva di dover ancora affrontare quell’ombra.

Si rimise immediatamente in piedi e cercò di afferrare la noce di cocco e l’accendino. Sussultò quando non li trovò più. Non erano nemmeno nei  dintorni.

“Dov’è la noce?” chiese Emma terrorizzata.

Tutti cercarono tracce dello strumento, ma nemmeno loro poterono vederla e sebbene tutti cercassero di mantenere la calma, i loro cuori battevano all’impazzata.

Le scelte che rimanevano loro erano, sconfiggere in modo definitivo l’ombra o morire. Non c’era molta differenza tra le due. Solo una:  morire subito, morire fra qualche giorno. Tutto comunque portava alla morte loro e di tutto il creato.

L’ombra scoppiò a ridere, divertita dalla paura che sentiva provenire dal gruppo, ma ad un tratto si acquietò. Cominciò a sentirsi strana, come se le mancasse l’aria, nonostante non ne avesse bisogno per sopravvivere.

Tutti si accorsero che qualcosa non andava, ma nessuno sapeva spiegarsi cosa stesse accadendo.

L’ombra dell’isola cominciò ad urlare disperata e videro che questa veniva risucchiata da qualcosa.

Tutti si voltarono quando videro la bimba sperduta, uscire da dietro una roccia, con in mano la noce di cocco accesa e aperta, in modo tale da imprigionare l’ombra.

Con un ultimo grido disperato, il nemico venne rinchiusa nella noce, ma la piccola faceva fatica a contenerla. David corse in suo aiuto e mettendo intorno una corda ben legata, impedì la liberazione di un nemico che si era dimostrato così insidioso.

Tutto sembrava finito e niente e nessuno, loro a parte, sembrava più risiedere in quel luogo.

I presenti guardarono la bambina increduli.

Dovevano ammettere che si erano dimenticati di lei, ma dovettero ringraziare la sua presenza, perché come loro non se l’erano ricordata, nemmeno l’ombra l’aveva calcolata, così la piccola aveva potuto approfittare della situazione e salvare la giornata a tutti.

Snow  corse immediatamente da Emma e l’abbracciò stretta. “Oh Emma, sono così felice di vedere che stai bene e che sei tu e che…”

“Si, mamma…sono contenta anche io. Mi dispiace di aver detto che vi odio. Non è vero… non più almeno!” disse la donna, sorridendo tristemente.

Aveva sempre cercato di mantenere il suo passato nascosto e ora una porzione della sua infanzia era venuta a galla. Sperava solamente che sua madre e suo padre non le facessero l’interrogatorio, ma si sarebbero scordati presto dell’argomento.

Tornarono in superficie ed Emma si accorse  finalmente di sentirsi a pezzi e soprattutto della bruciatura al petto creatagli dalla magia di Regina. L’adrenalina in corpo era riuscita a nascondere il dolore fino a quel momento e per far cessare quella sensazione, ricorse ai propri poteri per potersi curare.

 Era bello constatare che aveva pieno controllo della sua magia, diversamente da quando era solo una ragazzina, che non aveva la minima idea di come fare le cose, ma agiva di istinto.

Ad un tratto però i suoi pensieri si interruppero, perché qualcosa di importante  le tornò in mente.

“Devo ritornare giù!” disse Emma.

“Cosa?” chiesero tutti all’unisono.

“Non è pericoloso. Non c’è più niente da temere la sotto, ma ci siamo dimenticati di prendere una cosa importate!” disse Emma, poco contenta di dover rifare tutte quelle scale. Poteva usare la magia, ma il buio rendeva l’atterraggio poco sicuro.

David cominciò a frugare nella borsa e tirò fuori una boccetta di vetro con dentro una polverina rosa che luccicava. “Per caso ti riferisci a questa?” chiese l’uomo.

“La polvere di fata. David, dove l’hai presa?” chiese Snow confusa.

“Quando la bambina sperduta ha intrappolato l’ombra dell’isola e sono andata ad aiutarla, ho visto questa boccetta per terra. deve essere caduta all’ombra e dato che ci serviva e nessuno era in giro per reclamarne la proprietà, l’ho presa!” disse David  alzando le spalle.

Emma tirò un respiro di sollievo all’idea di non dover scendere nuovamente in quel luogo.  Sicuro o meno, non era stata una bella esperienza e ora non vedeva l’ora di andarsene da quella maledetta isola.

Regina si avvicinò alla bambina e le accarezzò la testa “Direi di tornare all’accampamento, ma prima dobbiamo decidere cosa fare con lei!”.

 “Restare su questa isola è pericoloso. I bambini sperduti non l’accetteranno mai!” disse Killian, conoscendo il genere di gerarchia che si veniva a creare tra i ragazzini. Anche se non l’avrebbero uccisa, sarebbe diventata una sorta di schiava o qualcosa del genere. Avevano imparato da Peter Pan questa idea sul fatto che le femmine non erano niente.

 Per anni aveva tenuto Wendy prigioniera, liberandola solo quando tornava lui utile.

“Lasciarla dagli indiani?” disse Snow.

“Non accetteranno mai qualcuno che non è  originaria della loro tribù. Per qualche giorno ti ospitano tranquillamente, ma non riuscirà mai a fare parte del gruppo. La soluzione sarebbero le fate, ma non ce n’è più!” disse Killian sospirano. Era un problema.

“Portatemi con voi!” disse la bambina, sicura di quanto affermasse.

Tutti la guardarono sorpresi di questa sua richiesta.

“Non possiamo tesoro. È pericoloso dove stiamo andando!” disse Snow.

La bambina alzò le spalle “Non meno pericoloso di rimanere qui, almeno non sarò sola!” disse la piccola guardando Emma, la quale venne colpita da quelle parole.

Andare con loro era pericoloso, ma rimanere sull’isola sarebbe stato peggio. Non bastava la minaccia di morte da parte dei bambini sperduti, ci si metteva anche la solitudine.

Non sapevano come sarebbero andate le cose, ora che l’ombra padrona dell’isola era stata imprigionata. Forse le cose sarebbero cambiate in meglio, ma forse non sarebbero cambiate affatto.

“D’accordo, verrai con noi!” disse Emma, sorprendendo i suoi genitori, ma non Killian, che aveva già capito cosa le passasse per le testa, guardandola negli occhi.

La salvatrice si avvicinò alla piccola e guardandola negli occhi, le domandò “Come ti chiami?”

Chloe, mi chiamo Chloe!”

 

  
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