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Autore: FreddyOllow    28/09/2018    0 recensioni
Il cielo casca sul mondo ignaro dell'imminente distruzione. La musica del silenzio prepara l'ascesa al caos. Case, strade, città, tutto viene distrutto, bruciato dalle fiamme, disintegrato dalle bombe. L'odio affligge i sopravvissuti e la speranza rincuora i forti. Il cielo dipinge colori tetri, anneriti dal dolore e dal canto di mille tuoni. La terra muore, lacerata dall'uomo avido, corrotto. Sorge una nuova Era, come un alba splendida tra le fessure del male...
Genere: Avventura, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono due settimane da quando Nathan litigò con Eva. Nessuno dei due cercò l'altro. Gli sguardi erano lontani, freddi, quasi inesistenti. Eva non voleva perderlo di nuovo, ma Nathan doveva farlo. L'esercito era stato visto da alcune pattuglie lungo le colline Jamson, trasportando su dei camion militari molte casse. Il contenuto era del tutto sconosciuto, così come la destinazione. Infine, sparirono nella foresta nera, lasciando dubbi e domande, senza risposta. Julien aveva radunato quanti più uomini possibili, credendo che l'esercito avesse intenzioni di attaccarli. Non era mai successo prima d'ora, ma per come si stavano sviluppando le cose, niente era impossibile adesso. 

Quarantasette uomini furono addestrati con archi e lance, solo alcuni sapevano usare le armi da fuoco. Le cartucce erano diventati un lusso, quindi si usavano quelle rozze, prodotte in casa. Non erano alla pari delle vere pallottole, ma a distanza ravvicinata facevano la loro sporca figura. Le donne furono anch'esse addestrate con l'arco, ma per scopi puramente difensivi. Julien mandò diversi uomini alla ricerca di rifornimenti: armi, medicine e oggetti metallici con cui produrre le pallottole "bastarde" - Nome ideata da lei stessa -. L'esito delle ricerche non furono delle migliori. Tre uomini non fecero più ritorno e il quarto tornò con un morso al braccio. Dovettero rinchiuderlo in una cella improvvisata. Le pareti erano state costruite con del legno marcio, la puzza di carbone era insopportabile, ma l'uomo non sentiva più odori. Dopo un po' perse la vista e infine, dopo un ora, l'udito. La pelle cominciò a riempirsi di vesciche, le vene diventarono nere e gonfie, quasi a voler scoppiare. L'uomo chiedeva aiuto mentre il suo corpo si trasformava, ma Julien sapeva bene cosa fare. Un colpo in testa; l'uomo non si mosse più. Era un padre di famiglia, due bambine di cinque e sei anni, Katty e Livia. Due anime innocenti catapultate in un mondo distrutto dalla vecchia generazione. Un mondo che aveva vomitato i vizi degli uomini, che aveva posto fine alla loro arroganza. Julien era fiera della sua gente, ma non di se stessa. A malincuore aveva ucciso quell'uomo, ma come lui, ne aveva uccisi tanti, troppi. Non ricordava più i nomi, poiché bastava il primo nome a distruggerla emotivamente. Si era promessa di non affezionarsi più a nessuno. "Le persone muoiono. I ricordi restano." si ripeteva spesso quando a fine giornata, in completo silenzio, si ritrovava da sola nel letto, mentre con un mano cercava qualcuno nello spazio vuoto affianco a lei. Un tempo occupato da risate, sorrisi, gioia, felicità spensieratezza e amore... ma che ora non c'era più. Le sentiva nelle stanze adiacenti, mentre lei rimaneva in compagnia di un vuoto che la divorava da dentro, lasciando spazio ad una donna forte, forgiata con il dolore, il pianto, stretta ad un cuscino come fosse una persona. Quel cuscino che gli faceva credere che lui fosse ancora lì a proteggerla, a consolarla, a darle forza ma sopratutto a darle speranza...

Il corpo dell'uomo infetto fu posto su una pila di legno e fu proprio lei a dargli fuoco, mentre la gente attorno piangeva. Le bambine si stringevano forti, impaurite, quasi morbosamente all'unico parente che gli era rimasto, uno giovane zio. Nathan osservò le bambine, ma nei loro sguardi vide la forza che molta gente nella comunità non aveva, compreso lui. Piangevano, ma non era il solito pianto disperato. Stavano accettando quanto successo. Accettavano che il mondo era così, che non c'era posto per le rassicurazioni, che dovevano restare uniti per farcela. Nathan all'età loro non era così forte, era solo un bambino affezionato troppo ai suoi, un affetto deleterio. Non era in grado di allontanarsi per diversi giorni dalla sua famiglia, poiché tanto era il dolore che sentiva crescere dentro. Se al posto di quelle bambine ci fosse lui, non si sarebbe più ripreso e forse, vigliaccamente o stupidamente, si sarebbe tolto la vita, per poi pentirsene nell'instante in cui il vuoto l'avrebbe inghiottito. Aveva elaborato questo ragionamento durante l'adolescenza, quando immaginava come sarebbe stato l'ultima instante in cui si sarebbe tolto la vita e ricongiunto con i suoi in paradiso. Era una scelta egoistica, sbagliata, i suoi non l'avrebbe accolto con un sorriso, forse non l'avrebbe neeanche accolto. Iniziò a pensare che il paradiso fosse una pura invenzione del cervello una volta morto, perché lesse, non ricordava nemmeno dove, che il cervello rimane attivo anche per più di un ora dopo la morte. Quindi, non si sarebbe mai ricongiunto con i suoi, ma avrebbe costruito, come in un sogno, il suo paradiso, aiutato dai ricordi. I genitori, il panorama e le sensazioni non sarebbero che proiezioni del suo cervello, ma poi, ad ogni risposta, giungeva un altra domanda, come se qualcuno o qualcosa dentro di lui gliela ponesse. "Cosa succederà quando il cervello si sarà spento?"La risposta fu quasi automatica: "Il vuoto... oppure, c'è un energia che ci tiene vivi; un interruttore invisibile che si attiva nel grembo di nostra madre e si spegne quando avremo raggiunto una determinata scadenza, per questo, il nostro corpo continua a vivere senza di noi per un ora o più, grazie ad una piccolissima energia residua, che svanisce una volta che sarà catapultata da tutt'altra parte. Credo che la cremazione aiuti l'energia a uscire dal corpo e a non rimanere intrappolata". Non era un ragionamento di un ragazzino, ma di uomo in cerca di risposte, di un senso. Perché non è facile accettare il silenzio, il vuoto, l'oscurità dopo la morte. E' più facile credere che siamo importanti; inventandoci mondi immaginari e luoghi in cui riunirci. Nello sguardo di Katty e Livia, non c'era questa scintilla. Loro accettavano il mondo così com'è; marcio, sofferente, doloroso, con sprazzi di felicità, inghiottiti avidamente da radiazioni e nubi acide. Vivere il presente, ricordando il passato, ma costruendo un futuro migliore.

Le fiamme divorarono il corpo infetto, mentre il fumo si levò in aria in forma più densa. Nessun bandito o predone l'avrebbe visto da lontano. Nessuno avrebbe cercato di raggiungerlo e attaccare la comunità. Gli unici a poterlo vedere di notte erano i Runner, ma questi, da una settimana circa, erano come spariti. Nessuna traccia per più di dieci chilometri, persino i loro cadaveri erano spariti. Nathan ne aveva parlato con Julien, e insieme avevano pensato di indagare, finché non passarono i militari. Allora decisero di addestrare tutti e mettere su un piccolo esercito. L'ultima accampamento che fu isolato, fu spazzato via dai militari e poi ripulito dai Runner. Julien lo ricordava fin troppo bene, come anche Nathan. 

Era quasi sera. Nathan, Eva, Julien e Scott, erano seduti vicino l'entrata della comunità di Rockstod. Avevano da poco commerciato con Simon, il commerciante con la sindrome di Tourette. Tutta la gente rideva quando se ne usciva facendo gesti strani, imprecando e insultando gli altri senza motivo, ma era la patologia, non era lui a farlo. Non riusciva a fermarsi. La gente rideva, ma nello stesso tempo provava grande pena per quest'uomo, che aveva avuto grandi difficoltà sociali e in qualche occasione, la sua patologia l'aveva fatto quasi uccidere da gente del tutto estranea a questa sindrome. Poi fu salvato da Scott, che rise molto ai suoi modi buffi e instaurando da subito una solida amicizia con quest'uomo, sapendo, anche con qualche difficoltà iniziali, che aveva la sindrome di Tourette. L'aveva portato a Rockstod e lì Simon incontrò sua sorella, che morì una settimana dopo per una forte febbre. Simon venne accettato pian piano dagli altri che non capivano perché insultasse senza motivo gli altri, ma perlopiù si limitava a dire cose strane o a fare gesti strani. Fu Scott a spiegare alle persone la patologia di Simon e da lì in poi la gente lo vide con altri occhi. Passarono tre settimane da quando Scott trovò Simon, che diventò un commerciante della comunità nonostante i suoi gravi problemi. Ci fu un boato forte in cielo, preceduto da un flebile fischio che divenne man mano più forte, acuto, quasi insopportabile. Poi l'entrata della comunità saltò in aria. Morirono due guardie e Scott rimase ferito alla caviglia. Venne soccorso da Julien, Nathan ed Eva che lo portarono nell'infermeria, un edificio perlopiù malridotto e con il tetto parzialmente crollato. La gente prese le armi e si diresse al cancello, mai pensando che fosse solo un diversivo. Simon era l'unico a trovarsi nella parte posteriore dell'accampamento, mentre faceva gesti strani e diceva cose insensate. Salì le scalinate di legno che portavano sulle mure e vide un militare accovacciato di sotto che installava una bomba sulla parete. Simon imprecò, attirando l'attenzione del militare, mentre scese velocemente le scalinate. Corse verso gli altri e quando arrivò da loro iniziò a insultarli e dire cose senza senso. Insisteva e non riusciva a finirla. Non gli era mai capitato una cosa simile. Gli altri non lo presero in considerazione e gli dissero di smetterla. La tensione era alle stelle e qualcuno minacciò persino di picchiarlo, ma Simon voleva solo avvertirli che c'era un militare con una bomba pronta a esplodere. Un secondo dopo il muro saltò in aria, un detrito colpì lo stomaco di Simon che si accasciò a terra dolorante. Gli altri non fecero in tempo nemmeno a girarsi, che vennero in gran parte falciati dai fucili automatici dei militari. Quelli che si trovavano vicino all'ingresso principale, cercarono di fuggire ma vennero falciati anch'essi da una mitragliatrice che era stata posta all'esterno, a qualche metro dall'ingresso. Simon strisciò dolorante verso l'infermeria e venne afferrato da Nathan che lo portò dentro. Fu subito soccorso da Eva e Julien.I militari continuarono a sparare ai superstiti che cercavano una via di fuga, uccidendo persino chi fosse ferito a terra e implorava pietà. Il loro modo di fare era molto apatico, quasi robotico gli sembrò a Nathan. Dalla finestra coperta dalle assi di legno, vide alcuni militari marchiare di un verde forte, le magliette dei morti. Non marchiavano tutti, ma solo alcuni. Prima osservavano il cadavere e in alcuni casi lo marchiavano. I bambini invece non furono uccisi, ma deportati su due furgoni neri. Alcuni bambini tentarono la fuga, ma i militari equipaggiarono delle piccole pistole sedative per acchiapparli. Una di queste uccise un bambino di cinque anni, e il soldato che l'aveva sparato, venne subito freddato da un altro militare con un colpo in testa. Rimase a terra, ignorato dagli altri. Simon era ferito allo stomaco, ma non era grave. Julien estrasse la pietra, versò del liquore sulla fasciatura e fasciò il ventre di Simon, mentre questo la insultava. Scott si alzò in piedi, anche se non riusciva ad appoggiare la gamba ferita. In quello stesso instante, qualcuno tentò di aprire la porta dell'infermeria. Lungo i loro volti scese una forte tensione e ansia. Nathan mise la mano sulla bocca di Simon, mentre questo non finiva di imprecare. Ci fu una lunga attesa snervante, oltre che a un gran silenzio che Simon cercava involontariamente di interrompere, finché non ci riuscì. La porta venne colpita da un calcio, poi alcune pallottole la squarciarono, fischiando accanto l'orecchio di Nathan. Il gruppo cercò di fuggire dalla finestra del bagno, per poi salire la scalinata che dava sul muro e saltare fuori dall'accampamento. Eva, Julien, Nathan e Scott saltarono fuori dall'infermeria, ma Simon faticava parecchio perché sentiva un forte dolore all'addome quando cercò di saltare la finestra. I soldati distrussero la porte, entrando dentro la stanza e guardandosi attorno. Simon bestemmiò, in preda ai Tic infiniti. Scott saltò dentro il bagno, cercando di far salire Simon. I Militari sentirono la voce di Simon e si diressero velocemente nel bagno. Scott incrociò lo sguardo di Julien, e le sorrise. Il tempo rallentò per un instante, mentre Julien sentì uno forte nodo allo stomaco. Una raffica di proiettili trafisse senza sosta il corpo di Scott, mentre questi sorrideva a Julien, cadendo poco dopo a terra con lo stesso identico sorriso. Simon non riuscì a saltare la finestra e venne afferrato da dietro la maglietta da un militare, che lo freddò con un colpo in testa mentre bestemmiava. I tre riuscirono a fuggire, mentre in lontananza sentirono due spari provenire dall'accampamento. I due militari erano stato uccisi per aver fatto fuggire dei sopravvissuti? Perlomeno questo pensò Nathan.

 

   
 
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