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Autore: Lux in Tenebra    29/09/2018    1 recensioni
"Luce e oscurità.
In un mondo grigio, è quasi impossibile definire dove finisca l'una e inizi l'altra.
Un inteccio di anime legate da un filo rosso sangue. Il loro silenzioso patto stretto alla luce della luna e una maledizione antica che consuma tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Le tenebre nascondono.
La luce acceca.
Non c'è una via giusta da prendere, solo tante scelte e due anime unite dal caso.
L'umanità si illude di essere arrivata in cima, ma lì, tra gli alberi più alti, nelle foreste più profonde, esistono creature molto più antiche.
Lui vive.
E ha una storia da raccontare.
Riuscirà il sentimento per la donna dagli occhi ambrati a sbocciare?
O avvizzirà sotto il peso di un passato segnato a fondo sulla pelle?"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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5. Capitolo

 

"Due anime sconosciute."

Un passo dopo l'altro, le mie gambe si muovevano placide, mentre la mente era ferma a riflettere sulla situazione attuale, lasciando che il fresco venticello notturno mi sfiorasse il viso.

Era assai strano, devo dire, fissare le spalle di qualcuno senza provare il desiderio di nuocergli, quasi come se all'improvviso la normale routine si fosse ribaltata di colpo, assaltata da un caos senza nome che stava iniziando a cambiare silenziosamente le regole del gioco.

I miei fratelli erano ovviamente esclusi dalla lista di possibili prede e, sebbene io fossi abituato a guardargli le spalle, in questo caso non contavano poiché era un'azione più che scontata come loro fratello maggiore.

Non era quello il punto. Lei era un'estranea, qualcuno al di fuori dal nostro mondo: non capitava spesso che ad un tale essere fosse permesso di camminarmi davanti senza rischiare la vita.

E comunque non era detto che non l'avrei uccisa. In quel momento era come se camminasse su un filo sottile sospeso sul nulla, un passo falso e sarebbe stata la fine. Un'altra vita spezzata sarebbe aggiunta alle altre.

Mi ritrovai a chiedermi quanto tempo fosse trascorso dall'ultima volta che ero stato amichevole con un estraneo.

Sebbene il ricordo di un me ben più ingenuo fosse ancora vivido nella mente, facevo fatica a riportare quell'immagine per intero in superficie. I miei anni più socievoli, se così si possono definire, erano davvero solo un lontano ricordo e volevo che rimanesse tale.

Avevo fatto bene a lasciarmi quella vita alle spalle.

Molte cose erano cambiate, troppe, e io non facevo eccezione.

Parte di me non voleva nemmeno richiamare quei momenti marchiati a fuoco nell'anima, preferendo rimanessero sotterrati dove non potessero esser raggiunti.

Cercavo di dimenticare, guardando dall'altra parte finché mi era possibile.

Nel frattempo lei, la strega dai lunghi capelli rossi come il sangue, mi dava le spalle, camminando placidamente qualche metro innanzi a me per condurre il passo con una tranquillità che sembrava quasi anormale in quel contesto.

Qualcosa in me mi diceva che fosse persino contenta della situazione, soprattutto per quel sorrisetto appena accennato sulle sue labbra, il che di per sé era piuttosto bizzarro.

Insomma, sono uno slender, non l'omino di pan di zenzero, perché era così calma in mia presenza?

Non pensavo mi avesse scambiato per tale, non poteva averlo fatto, tanto che fosse un'evenienza effettivamente impossibile data l'abissale differenza d'aspetto e comportamento.

Ma non si poteva mai sapere, dopotutto era una persona piuttosto inusuale.

Sperai vivamente che non fosse così, sarebbe stato alquanto sconveniente.

Attraversava il terreno scosceso con una cadenza regolare, spezzando ogni tanto il ritmo con dei lunghi balzi per raggiungere punti che le erano preclusi, fermandosi a tratti per controllare che si stesse dirigendo nella direzione giusta e che io fossi ancora alle sue spalle, mentre le sue vesti frusciavano rumorosamente contro l'erba incolta.

Era così rumorosa che sembrava lo facesse di proposito, quasi per non permettermi di perderla di vista lungo la via.

O almeno quella era la mia interpretazione del suo comportamento.

Era piuttosto aggraziata, nonostante qualche movimento ancora grezzo, c'era uno schema specifico dietro ogni sua mossa, spostandosi sulle spesse radici degli alberi centenari e atterrando, quando capitava, in equilibrio su qualche masso illuminato dalla luce della luna.

Nella speranza di comprendere con chi avessi a che fare, non la persi d'occhio nemmeno per un istante per scoprire quali fossero le sue reali intenzioni.

Quella sua tendenza a scegliere il cammino più accidentato, mentre io procedevo senza intralci sul percorso più semplice continuando a seguirla, era piuttosto strana.

A mio parere persino sciocca.

"E' davvero così divertente?"

Ad un'analisi superficiale sembrava che lo fosse sul serio ma, oltre a formulare quell'ipotesi, mi limitai a mantenere la guardia alzata.

Avrei analizzato mentalmente tutti i dati raccolti quando sarei stato al sicuro, a casa.

Se ci fossi mai tornato.

Non potevo permettermi nemmeno una piccola distrazione: se avesse cercato di cogliermi di sorpresa, sarei stato pronto.

"Quanto manca?" La sollecitai una decina di minuti dopo, asciugando una gocciolina di sudore che mi imperlava la fronte con il dorso della mano, sentendo le gambe farsi pesanti.

La caccia appena passata non era stata impegnativa ma, contando la tensione dei giorni precedenti e le ore di cammino alle spalle, stavo iniziando a sentire i primi segni di fatica sul corpo.

Siamo molto resistenti come specie, non instancabili.

Alternavo spesso il teletrasporto ai passi normali durante le mie escursioni, riducendo così il carico di energie consumate della metà ma, nonostante questo, non era un'abilità con cui scherzare o da prendere troppo alla leggera.

Se adoperata incautamente, poteva essere molto pericolosa per chi ne faceva uso, per questo veniva insegnata ad uno slender solo quando raggiungeva la maturità.

Visto che non avevo la più pallida idea di dove fossimo diretti, non c'era molta scelta se non continuare a camminare, affidandomi al senso d'orientamento della strega, rendendo la cosa decisamente più sfiancante del solito.

Nonostante quell'aria tranquilla, le sue lunghe gambe le tremavano e palpebre le si chiudevano più lentamente del normale, evidenti segnali di una stanchezza condivisa da entrambi.

Mentirei se dicessi che non mi fece sentire meglio. Dava sollievo sapere che anche lei fosse provata da quel girovagare. Il suo corpo era come un libro aperto, non c'era nemmeno bisogno che emettesse un fiato per farmelo capire.

Nonostante questo però non aveva ancora mollato, dimostrandosi piuttosto tenace. La mia esperienza nell'arte dell'osservazione mi tornò utile, non permettendo a quei dettagli di passare inosservati.

Lo sguardo rimase sempre fisso sulla mia guida, in attesa che accadesse qualcosa.

Schiuse le labbra per rispondere, girandosi con calma, per poi avanzare di un passo, quando un lembo della sua mantella rimase impigliato tra le spine di un cespuglio di rovi, strattonandola di colpo.

Agitò le braccia per recuperare l'equilibrio mentre la forza di gravità la tirò indietro, facendola finire inevitabilmente a terra. Non emise un suono di protesta, ricomponendosi velocemente da quello scivolone.

"...solo un secondo, potremmo avere un piccolo imprevisto con dei rovi innamorati al momento. Sono così fastidiosi, non accettano mai un no come risposta, quando ti si aggrovigliano addosso è difficile farli desistere. Un attimo di pazienza che gli faccio un discorsetto." Girò lo sguardo con aria seccata, afferrando il lembo del capo incriminato per sbrogliarlo, tirandolo con forza mentre si rimetteva in piedi, lottando contro la presa delle spine conficcate nella veste.

Rimasi ad osservarla senza proferir parola, alquanto accigliato, quella goffa scenetta contrastava decisamente con la sua leggiadria precedente.

Era ridicola... a tratti quasi divertente.

"Siamo quasi arrivati, non si preoccupi. Forse però sarebbe il caso di fare una pausa." Cercò di staccare la stoffa da quel groviglio, riuscendoci a costo di graffiare un lato, provocando degli strappi ben visibili per la sua lunghezza.

Trender avrebbe gridato allo scandalo per un simile gesto, specialmente se si fosse trattato dei suoi vestiti.

Ma io non ero lui e quello non era nient'altro che tessuto.

"Non sono per nulla stanco." Mi rizzai sulla schiena, cercando con tutto me stesso di ignorare quella fastidiosa sensazione di torpore e muscoli tesi che mi si irradiava su per gli arti, guardandola diritta negli occhi. Se fossi stato fortunato non l'avrebbe notato.

"Posso ben capirlo, infatti era riferito a me stessa. Il mio fragile corpo da umana ha i suoi limiti e, dato che non sono una slender, non posseggo la vostra disumana resistenza alla fatica. Visto che non riesco mai ad addormentarmi in treno per paura che mi derubino di quel poco che posseggo, ho parecchie ore insonni sul groppone che pesano quanto un ippopotamo ben in carne. Sono davvero a pezzi, quindi, per adesso ho bisogno di fermarmi un po'. Se desidera andare avanti, non la fermerò se conosce la strada." Non c'era sarcasmo nella sua voce, solo una candida rassegnazione allo stato attuale delle cose.

Decisi di non protestare. Anche io avevo bisogno di riposo e di certo non mi avrebbe fatto male.

Si scelse un posticino tranquillo sotto le fronde degli alberi, accomodandosi su una radice, per poi posare il mento sul palmo della mano, chiudendo le palpebre.

Rimasi esterrefatto: non credevo che avrebbe mostrato una sua debolezza così facilmente, senza timore, quasi come se avesse deciso di darmi il fianco di sua spontanea volontà.

Tirai un sospiro, accomodandomi su una grossa pietra non molto distante che mi permettesse di tenerla bene d'occhio.

Il suo comportamento mi confondeva.

Dopo un lungo minuto di silenzio passato a rimuginare, decisi di togliermi il dubbio che le sue parole avevano lasciato nel mio petto: "Sei certa della tua scelta? Non potrai tornare indietro."

I suoi occhi, allora chiusi, si spalancarono dopo aver sentito le mie parole, per poi rilassarsi subito dopo, rivolgendosi a me con uno sguardo velato dalla sonnolenza.

"Sbaglio o stava per addormentarsi? In mia presenza?!"

Basandomi sulla sua reazione, capii di averci azzeccato.

Prese a stropicciarsi le palpebre con le dita per poi guardarmi.

"Si, è ciò che voglio. Però trovo buffo interessarsi ad una cosa simile, soprattutto nella nostra situazione, dato che non ci conosciamo affatto. Non penso le importi di me." Constatò lei, mantenendo le sue pupille fisse sulla mia figura, ricolme di curiosità.

Incrociai le braccia. "Buffo? Però si, è vero, non mi importa affatto."

"Esattamente. Perché chiedere allora?" Osservò, rilassando gli arti che ricaddero ai lati del suo corpo.

"Semplice curiosità."

Ero sincero.

La sua scelta improvvisa mi era sembrata insolita, soprattutto perché personalmente preferivo seguire il lume della ragione piuttosto che l'impulso istintivo. Per me era alquanto insensato, se non azzardato, prendere una decisione simile e con un rischio non indifferente in un lasso di tempo così breve.

C'era qualcosa che ancora mi sfuggiva di quella faccenda, ma una parte di me già sospettava chi ci fosse dietro.

Visto che era decisa a proseguire però, non potevo fare altro che accettare.

Se le mie intuizioni erano giuste, allora l'intera faccenda non sarebbe stata un problema. Dovevo solo trovare delle prove che confermassero o smentissero i miei dubbi sul coinvolgimento di quella persona.

Non era però mio compito fare gli interessi della rossa e, in ogni caso, i vantaggi sarebbero stati equi per entrambi.

Anche se si fosse pentita, non sarebbe più potuta rimangiarsi la parola data.

Il suo sguardo, fisso intensamente su di me, mi portò a domandarmi cosa nascondesse sotto quelle iridi gialle.

Qualcosa stava venendo intessuto nelle ombre, una trama di cui non conoscevo i delicati contorni.

"So a cosa vado incontro e non ho alcuna intenzione di tirarmi indietro." Affermò, girandosi di petto verso di me, la sua voce carica di determinazione. "Non vorrà farlo lei?"

"No, questa via è la migliore che ho a disposizione. Ma sia ben chiaro, non mi fido, né ho intenzione di farlo alla cieca. Sono però pronto a rischiare, se mi aiuterà a risolvere il mio problema." Congiunsi le mani, scrutando di sottecchi la sua figura. Il bene della foresta e della mia famiglia venivano prima di tutto il resto, anche delle mie ben più che giustificate precauzioni. "Il nostro sarà solo un rapporto di lavoro, voglio che non lo dimentichi."

Lei chinò leggermente il capo in segno di assenso, mantenendo quell'espressione decisa sul viso.

"Com'è naturale che sia. Trovo la schiettezza una qualità piuttosto ammirevole e sottovalutata di questi tempi. Se stava cercando di mettermi in soggezione, beh, mi duole dirlo, ma ha solo finito per convincermi sempre di più di aver fatto la scelta giusta." Pronunciò enigmaticamente lei, toccandosi distrattamente una ciocca di capelli con la mano.

"Perché? Hai dubbi forse?" Alzai un sopracciglio, scettico per la sua ultima frase.

"Non ne abbiamo tutti?" Ritorse. Il suo sguardo divenne perso, la sua espressione scura e i suoi vividi occhi ambrati vennero coperti da una nube impenetrabile che mi impedì di leggerli chiaramente. Qualcosa aveva turbato i suoi pensieri.

"E comunque... anche io ho delle questioni irrisolte ancora in sospeso, affari che non possono essere rimandati. Non sono una santa, né aspiro ad esserlo, quindi non pensiate che io lo stia facendo senza avere le mie ragioni. Che esse siano buone o meno, non sta a me giudicarlo." Concluse seria, spostando lo sguardo tra le fronde degli alberi che si muovevano lentamente.

Non rimase altro da aggiungere. Qualunque cosa la spingesse, non avrebbe mollato.

 

Scattò in piedi con ritrovata energia.

 

Quell'ombra era scomparsa, abbandonando le sue palpebre come una nuvola portata via dal vento.

 

Si apprestò a rassettarsi la veste con una certa fretta. "Bene, ora che mi sono riposata possiamo proseguire. Ho poltrito abbastanza per oggi." Dichiarò lei, una nuova fiamma che le ardeva negli occhi.

 

Mi alzai, seguendo quella saltellante figura rossa.

 

Che essere bislacco.

 

In quei momenti, non riuscii a fare a meno di domandarmi dove tutto quello mi avrebbe condotto, incapace di vedere le nubi che si avvicinavano minacciose all'orizzonte. 

 

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