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Autore: lmpaoli94    30/09/2018    1 recensioni
Tutti lo credono morto.
Tutti credono che il suo corpo sia ormai diventato polvere, ma che il suo spirito vaghi per tutto il Regno di Camelot e nel cuore della Regina Ginevra, l’unica donna che aveva sempre amata.
Ma un Re non si da mai per vinto.
Nemmeno da morto…
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Lancillotto
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Lancillotto squadrava Artù con sguardo minaccioso.
«Questi non sono affari tuoi.»
«Sei ritornato in vita con la magia nera, giusto?»
«Magia nera o no, sono vivo. Ed è questa l’unica cosa che conta.»
«Ma non per me» fece Artù prendendolo per il collo e sbatterlo al muro «Devi lasciare al più presto il mio regno.»
«Non se ne parla nemmeno. Ora sono io il Re di Camelot.»
«Allora non mi lasci altra scelta, Lancillotto. Ti dovrò uccidere una seconda volta.»
«Fai pure. Ma ti avverto: non hai nessuna speranza.»
Nel mentre i due uomini stavano conversando animatamente, Ginevra rientrò nella sala del trono per dividerli.
«Che cosa diavolo state facendo?!»
«Niente, Ginevra. Non preoccuparti. Artù se ne stava andando.»
«Io non vado da nessuna parte!» tuonò il ragazzo «Questa è casa mia. E tu non hai nessun diritto per cacciarmi.»
«Artù, ti prego. Cerca di ragionare…»
«Non c’è niente da ragionare! Lui è un nemico di Camelot. Ed è per questo motivo che deve essere tolto di mezzo il prima possibile.»
«No, Artù. Io non te lo permetterò» fece Ginevra con tono serio e deciso.
«Che cosa?»
«Lancillotto è mio marito. Ed io, come fedele moglie, devo rimanere unito a lui fino alla morte. Se vuoi ucciderlo, dovrai uccidere anche me.»
Artù rimase sconvolto nel sentire le parole della giovane amata.
«Ginevra, ma cosa ti è successo? Perché parli in questo modo?»
Gli occhi di Ginevra si rigarono di lacrime a causa del troppo stress che la situazione si andava a creare.
«Hai sentito mia moglie, Artù? Devi andartene al più presto o ti dovremmo fare arrestare.»
«Allora vuol dire che anche le guardie del castello che cercheranno di portarmi via con la forza soccomberanno sotto la mia spada.»
«Artù! Fermati!»
La voce perentoria del Duca di Devonshire fermò all’istante Artù prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe pentito amaramente.
«Duca, statene fuori da questa storia.»
«Abbassa immediatamente quella spada e andiamocene da qui.»
«Non finchè Lancillotto…»
«Ho detto basta! È un ordine!»
Preso da una rabbia fremente, alla fine Artù decise di rinfoderare la sua spada.
«Ahahah che cosa ti succede, Artù? Adesso prendi ordine da uno straniero?»
«Attento a come parli, stolto di un uomo. Io sono il Duca di Devonshire.»
«E quindi? Credete di farmi paura?»
«Dovreste averne, sapete?»
«Adesso basta litigare» intervenne Ginevra «La situazione si è dilungata fin troppo.»
«Vostra altezza ha ragione. Leviamo subito le tende… Andiamocene Artù. Qui non siamo i benvenuti.»
Con lo sguardo iniettato di sangue e con i denti che gli digrignavano, Artù ubbidì alla richiesta del Duca, lasciando il castello di Camelot per rifugiarsi altrove.
 
 
«Non dovevamo andarcene come due codardi» fece Artù ripensando alla scena di poco fa?’Mentre percorrevano le vie di Camelot.
«No, invece abbiamo fatto bene ad andarcene così. È troppo presto per uno spargimento di sangue.»
«Quell’uomo mi ha rubato la moglie e il regno. Non può passarla liscia.»
«E non lo farà, stai tranquillo. Ogni cosa a suo tempo.»
«Devo parlare immediatamente con il mio amico Merlino. Lui saprà sicuramente che cos’è successo durante questi miei due mesi d’assenza.»
Ma nel chiedere informazioni alla popolazione se aveva visto un giovane ragazzo basso e dagli occhi castani, nessuno seppe dare una risposta.
«Si chiama Merlino, buon uomo. Ed era il mio servitore personale.»
«Quindi voi siete Artù?»
«Sì, mio suddito.»
«Ma tutti noi credevano che foste morto nella battaglia di Morgana.»
«Malgrado tutto sono riuscito a sopravvivere… E adesso devo riprendermi il trono.»
«Sì, dite bene. il nuovo marito della Regina non sa per niente come si guida un regno.»
Nel sentire quelle parole, Artù provò un moto di felicità.
«Comunque il ragazzo che tanto cercate se n’è andato più di un mese fa’ dopo la morte di Gaius.»
«Cosa? il medico di corte è morto?»
«Sì, Artù. Non si sa ancora per cosa, ma dopo quel fatto Merlino ha deciso di andare in pellegrinaggio per un periodo che nessuno sa dire con precisione.»
«Accidenti. Questa non ci voleva» ribatté il Duca di Devonshire.
«Sapete dove si stava dirigendo?»
«Purtroppo no. Non l’ha voluto rivelare a nessuno.»
«Capisco…» ribatté il ragazzo senza sapere più cos’altro dire.
«E adesso cosa facciamo, Artù?»
«Ancora non lo so, Duca…»
«Maestà, per qualsiasi cosa, non esitate a domandare. Anche se sono un umile contadino, posso aiutarvi in qualche modo.»
«Vi ringrazio… Adesso cercheremo dove poter alloggiare, poi riprenderò il mio regno.»
«Se per voi non è un problema, potreste rimanere ad alloggiare nella mia umile casa. Ho proprio due letti a disposizione.»
«Non vorrei che per voi sia troppo disturbo…»
«Nessun disturbo! Anzi, mi farebbe molto piacere.»
«Allora accettiamo di buon cuore la vostra richiesta.»
«Benissimo! Allora venite. Vi faccio strada.»
 
 
La notte era appena scesa sul Regno di Camelot.
L’estate si stava già facendo sentire grazie alle numerose feste che i contadini organizzavano sempre in quel periodo stagionale.
Sembravano tutti felici.
Tranne la donna più importante del Regno.
«Gwen, che cosa stai facendo in camera tutta sola?» domandò Lancillotto.
«Niente. Sto fissando i contadini divertirsi e ballare.»
«Perché non andiamo anche noi a divertirci un po’? dopo tutto quello che è successo oggi, mi sembra il minimo.»
«Già… Oggi…»
«Andiamo, Ginevra. Ormai Artù è il passato… Non pensarci più.»
«A te sembra facile» fece Ginevra con tono rude «Sai meglio quanto me il rapporto che ci lega.»
Nel sentire quelle parole, Lancillotto fissò la donna con sguardo severo.
«Lo ami ancora?»
«Che cosa?»
«Dimmelo con sincerità. Ho bisogno di saperlo.»
Ma Ginevra non sapeva cosa rispondere.
«Perché taci? Hai paura di dire la verità?»
«Lo vuoi davvero sapere? Bene. Sì, provo ancora dei sentimenti per Artù. Sei contento adesso?»
«LO immaginavo… A questo punto, non mi lasci altra scelta.»
«Che cosa vuoi fare?»
«Ucciderlo una volta per tutte, mi sembra ovvio.»
«No! Io non te lo permetterò.»
«Tu sei solo una traditrice che mi ha sempre ingannata!» sbraitò Lancillotto «Non meriti più il mio rispetto.»
«Sono la Regina di Camelot, Lancillotto. Pretendo tutto il rispetto da te!»
«Sei solo una serva divenuta nobile.»
«Non osare parlarmi così!»
«Altrimenti cosa mi fai? Mi prendi a schiaffi?»
«Smettila!»
Gli animi tra i due reali di Camelot divennero furenti.
Presa da uno sbalzo di rabbia, Ginevra tentò di prendere a pugni Lancillotto.
Ma l’uomo era molto più forte di lei.
«Non avrei mai creduto che saremmo arrivati fino a questo punto… Mi dispiace Ginevra, ma non mi lasci altra scelta.»
«Lascia in pace Artù!»
«Trovandosi nelle mie terre, avrà vita molto breve. Te lo prometto.»
«Se solo osi fargli del male…»
«Non sei nella posizione di minacciarmi, Gwen. Io sono il Re di Camelot. E tutto quello che dico, è legge» disse infine l’uomo prima di lasciare Ginevra in preda alla disperazione per la sorte e il pericolo che Artù correva nel mettersi contro Lancillotto.
 
 
Artù e il Duca di Devonshire si erano sistemati nei letti pieni di paglia.
«Artù, che cosa credi di fare in questa situazione?»
«A parte cercare di uccidere Lancillotto? Ancora non lo so… Dopo che ho visto lui insieme a Ginevra, mi sento tradito anche da lei… Ci ha messo poco per dimenticarmi.»
«Sono convinto che lei non ti ha mai dimenticato, Artù.»
«Mi dispiace Duca, ma non riesco a credervi.»
«Fidati. Mi basta un solo sguardo per riconoscere una persona… E posso dirti che Ginevra è una persona buona e caritatevole.»
«Allora perché mi ha tradito?! Perché ha sposato quel maledetto?!»
«Perché si sentiva sola!»
«Non aveva nessun diritto nel tradirmi proprio con lui.»
«Questo non è un tradimento… Ti credeva morto, Artù.»
«Questo non gli permetteva di sposarsi con il mio peggior nemico.»
«Artù, lei è la Regina. Ha dei doveri verso il popolo.»
«Lei è diventata Regina solo per mio volere! Prima era la servitrice della strega di mia sorella nonché figlia di un fabbro. Dentro di lei non scorre il sangue nobile come dentro di me.»
«Che cosa?! tu che ti sposi con una serva? Allora sei davvero destinato a vivere nella plebaglia.»
«Smettetela di scherzare, Duca.»
«Lo facevo solo per sdrammatizzare… E smettila di essere serio!»
«L’unico modo per riprendermi Ginevra è toglierlo di mezzo… Anche se non so se amo ancora quella donna.»
«La ami, Artù. Ne sono convinto.»
«E voi cosa ne volete sapere?»
«Lo leggo nei tuoi occhi.»
Nel sentire ciò, Artù decise di non rispondere.
«D’accordo, si è fatto molto tardi. E io sono molto stanco. Buonanotte.»
«Certo, certo… Svia pure l’argomento. Così non risolverai mai la situazione.»
«HO detto buonanotte!»
«Buonanotte, Artù.»
Dopo una discussione che si stava trasformando in toni alti, i due uomini chiusero gli occhi ripensando all’avventura di oggi.
Ma non si potevano mai immaginare che durante quella notte, qualcuno stava tramando dietro le loro spalle.
«IL Re vuole sapere che cosa farete con i due uomini» mormorò una delle guardie reali più fidate di Lancillotto.
«Quello per cui abbiamo concordato… Ucciderli nel sonno.»
«Molto bene… Ma fate in fretta. Il re è molto impaziente.»
«Ditegli di stare tranquillo. Mi metterò all’opera stasera stessa.»
«Perfetto. Riferirò tutto al nostro Re.»
«Evviva il Re di Camelot» fece il contadino.
«Evviva Lancillotto»
   
 
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