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Autore: Ily Briarroot    30/09/2018    5 recensioni
[Storia classificata al 3° posto - Podio di Bronzo - al Kiss Flash Contest indetto da Freeshane].
«Forse... è il caso di tornare davvero» mormorò Ai, cercando di incrociare il suo sguardo che in quei pochi istanti fissava l'asfalto del marciapiede senza vederlo realmente. Non si erano accorti neanche dei passanti che camminavano loro intorno, ogni cosa si era annullata.
«C-credo... credo tu abbia ragione».
Soltanto quando Mitsuhiko tornò a guardarla riempiendosi di coraggio, lei gli sorrise cercando di confortarlo. Lo vedeva di nuovo impacciato, di un'insicurezza che non gli apparteneva del tutto, non fino a qualche attimo prima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Mitsuhiko Tsuburaya, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The taste of youth 

 
 
Accadde tutto un tardo pomeriggio di aprile, quando gli altri erano già corsi verso casa e il vento fresco smuoveva i capelli di entrambi. 
«Bene, vado anche io. Ci vediamo domani» disse Ai, il tono più neutrale possibile. Mosse appena un passo, ma si bloccò quando lo vide immobile. 
 
Mitsuhiko sembrava non averla neanche sentita, totalmente assorto, lo sguardo perso in quello di lei. 
Soltanto in quel momento Ai realizzò che lui fosse ancora più alto. Le lentiggini sulle gote, il ciuffo ribelle. I tratti del volto più regolari e meno tondi. Sarebbe diventato un bel ragazzo un giorno, pensò con il massimo della sincerità. Tuttavia sgranò gli occhi, perché l'amico non aveva mosso un muscolo. 
 
«Ehi, mi hai sentito?» gli chiese, non riuscendo a capire cosa gli prendesse all'improvviso. Lui si riscosse bruscamente, arrossendo appena. 
«S-Senti, Ai... » mormorò, abbassando lo sguardo. «C'è una cosa che devo assolutamente fare e, ti prego, lasciami finire! Ho deciso che non posso più nasconderla». 
 
La ragazzina non fece in tempo a porsi domande, perché lui aveva già sollevato lo sguardo e ora la fissava in un misto di determinazione e impassibilità tale da farla desistere. Poi fu un attimo. 
Percepì all'improvviso le mani calde di lui sulle guance, guidandola delicatamente verso le sue labbra. 
 
Ai sgranò gli occhi mentre percepiva il cuore palpitare furioso nel petto, la mente annebbiata da una sensazione particolare. Il bacio di lui era dolce, molto dolce. La sua bocca si muoveva contro la propria lentamente, in maniera impacciata e goffa. La percepiva affettuosa, innocente. Pura, del sapore del primo bacio. 
Il primo bacio di un ragazzino di dodici anni. Delicato, quasi timoroso, ma deciso in ciò che faceva. Le labbra di Mitsuhiko avevano acquisito più vigore e adesso si muovevano più decise, trovando il loro ritmo e spingendo Ai a fare lo stesso. 
 
Lei perse un attimo il controllo, stupefatta da quell'innocenza, da quel contatto delicato. In quel breve momento, l'immagine del ragazzino venne sostituita da un'altra figura, una figura completamente diversa, incapace di quel calore. Una pelle che le aveva fatto male, due occhi freddi come il ghiaccio, i capelli lunghi contro il viso. Al posto di Mitsuhiko, un bacio prepotente e meschino, pieno di bramosia e desiderio. Possessivo, che non ammetteva repliche e non aveva lo stesso sapore dell'amore. Non aveva nulla di ciò che stava imparando da un adolescente di dodici anni. 
Il primo bacio, quello che avrebbe dovuto avere anni prima e che non aveva mai sperimentato. Percepì tutto il sentimento di Mitsuhiko come un fiume in piena, lasciò che la travolgesse senza riuscire ad allontanarsi. 
 
Dopodiché lo sentì accarezzarle la guancia, lasciando scivolare le dita tra i suoi capelli ramati. Impietrita, il cuore non aveva ancora smesso di palpitare. Sarebbe stato bello lasciarsi andare del tutto a quel tepore, essere Ai Haibara sul serio, una volta sola. Avere i dodici anni più leggeri del mondo, abbandonando i ricordi di una vita che non avrebbe mai voluto vivere. 
Ma non avrebbe mai potuto farlo e quel pensiero riusciva a ucciderla nel profondo. 
 
Gli poggiò una mano sul petto, spingendolo appena da sé nel tentativo di guardarlo negli occhi. Lui se ne accorse, allontanandosi appena con il volto in fiamme dall'imbarazzo. 
 
«Forse... è il caso di tornare davvero» mormorò Ai, cercando di incrociare il suo sguardo che in quei pochi istanti fissava l'asfalto del marciapiede senza vederlo realmente. Non si erano accorti neanche dei passanti che camminavano loro intorno, ogni cosa si era annullata. 
«C-credo... credo tu abbia ragione». 
 
Soltanto quando Mitsuhiko tornò a guardarla riempiendosi di coraggio, lei gli sorrise cercando di confortarlo. Lo vedeva di nuovo impacciato, di un'insicurezza che non gli apparteneva del tutto, non fino a qualche attimo prima. 
 
 
~
 
 
Osservava l'espressione di Shinichi, dopo che glielo aveva raccontato. 
«Cosa?! Beh... e tu come hai reagito? Non gli avrai detto che... »
«Sei matto? Credi davvero che avrei potuto dirgli la verità?» lo interruppe bruscamente, voltandosi verso il bancone della cucina. Lui quasi si strozzò a causa del contenuto della lattina che gli era andato di traverso. Percepì il té freddo ostruirgli il passaggio dell'aria in meno di qualche istante e tossì violentemente per una manciata di secondi, prima di riuscire a riprendere a respirare. 
 
Tuttavia non rise, stavolta, trovandosi faccia a faccia con una situazione che non avrebbe mai pensato si potesse avverare. L'idea iniziava a prendere forma nella sua testa, concretizzandosi attimo dopo attimo. La tensione di Ai era lampante, nonostante quest'ultima cercasse di nasconderla. 
 
«Ho scoperto... come sarebbe stata una vita normale, grazie a questi ragazzi» riprese improvvisamente, mentre la monotonia di quel tono rompeva l'equilibrio fatto di battute e provocazioni che i due si erano scambiati fino a poco prima. 
Shinichi la imitò, sedendosi sullo sgabello accanto al suo. Rimase in silenzio, in attesa di un chiarimento per quella frase. Una risposta che conosceva già, ma che non affrontava per evitare di interrompere quel flusso di pensieri. 
 
«Mitsuhiko mi ha presa parecchio alla sprovvista e, inizialmente, non sono riuscita ad allontanarmi» continuò Ai, senza mai voltarsi. «È stato molto dolce, il primo bacio che avrei voluto quando avevo dodici anni». 
«Ehi! Non ti sarai innamorata di lui, donna dal cuore di ghiaccio?». 
 
Shinichi ridacchiò, interrompendosi subito dopo a causa dello sguardo di lei. Lo stava guardando con la tristezza profonda di quegli occhi verde mare, mascherata soltanto dal sorriso malinconico che le disegnava le labbra. 
 
«Se fossi davvero Ai Haibara, perché no?» gli disse, senza sollevare un secondo lo sguardo. «Se avessi dodici anni e una vita come quella degli altri, magari lui sarebbe il mio primo fidanzatino. È sveglio, intelligente e con un cuore grande. Il contrario di ciò che ho conosciuto io». 
 
Ai sospirò, mentre un'idea totalmente illusoria si faceva strada nella sua testa. Si vedeva così, sempre così, mentre cresceva spensierata senza quell'ombra minacciosa addosso. L'ombra degli uomini che la volevano uccidere e che l'avrebbero ritrovata, prima o poi. 
 
Vedere quei ragazzini tutti i giorni, un padre che le voleva bene. Semplicemente, ricominciare. 
 
«Shinichi» lo chiamò appena, mentre quest'ultimo scendeva dallo sgabello traballante. 
«Mh?». 
«Se non riuscissi a creare l'antidoto definitivo, avremmo mai una vita normale e felice?». 
 
Per un secondo, l'apparente bambino credette di scorgere nei suoi occhi la malinconia profonda che lei mascherava costantemente. 
«Ce la farai, non metterti in testa strane idee» le rispose, mantenendo la calma. Mise le mani in tasca, dandole le spalle. «Ricordati che noi non abbiamo dodici anni e che non è questa la nostra vera vita. Forse è meglio se parli con Mitsuhiko, perché quando accadrà... »
« ... lui è quello che starà peggio, in fin dei conti. Hai ragione» lo interruppe lei per la seconda volta, rigirandosi la tazza tra le mani. Abbassò nuovamente lo sguardo, finché lui non si voltò nuovamente a guardarla. 
 
«Va tutto bene?». 
 
Ai lo guardò di scatto, incerta. Soffiò ancora una volta sulla tazza, nonostante non scottasse più. 
«Devo solo trovare le parole più giuste senza fargli del male. Tengo molto a questi bambini».
«Sì, lo so» le rispose, accennando un sorriso. «Ma devi farlo per lui e per te stessa. Non scappare, Ai». 
 
I loro sguardi si incrociarono un'ultima volta, l'uno riflesso in quello dell'altra. Dopodiché Shinichi allargò il sorriso, allontanandosi, convinto che lei avrebbe saputo fare la scelta migliore. 
Senza sapere che quella scelta probabilmente non era la stessa per entrambi. Poiché l'unica cosa che la rincuorava, in quegli anni vissuti nell'ombra di un possibile pericolo, era l'immagine delle persone che aveva intorno e per le quali avrebbe volentieri dato la vita. 
 
Era anche l'immagine di se stessa, così cambiata, diversa rispetto a quella che conosceva. Era Ai Haibara e non più Shiho Miyano. Il voler annullare tutto ciò che potesse essere collegato a Sherry, una vita chiusa in una gabbia che lei stessa aveva cercato di rendere confortevole. 
Così diversa da ciò che si era prefissato Shinichi, così differente da lui nei modi di fare. Già, ma anche dannatamente simile.
 
E poi, una prospettiva di luce in tutto quel marasma: la soluzione di non prendere l'antidoto e di restare una bambina. Nonostante il disagio di quel corpo, nonostante l'utopia di quella vita dalle mille stranezze. 
 
Tuttavia, sapeva che non sarebbe mai stato possibile. Non aveva più voglia di scappare.
 
Pensò a Mitsuhiko e accennò un sorriso a quella dolcezza e a quei sentimenti, percependo pura gratitudine nei suoi confronti. Gratitudine per averle fatto vivere quell'attimo, così sorprendente e puro, troppo per una come lei. Una luce densa, accecante, troppo strana da dedicare a chi non ne aveva mai vista una.
 
Ai sorrise malinconicamente, mentre tornava a lavorare davanti al monitor del computer. 
 
 
 
  
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