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Autore: ntnmeraviglia    02/10/2018    0 recensioni
South Park poteva sembrare all'esterno come la piccola cittadina innevata più tranquilla e composta di tutto il Colorado.
Silenziosa, appartata, quasi impercettibile; la miglior soluzione per chi volesse condurre uno stile di vita lontano dal casino delle metropoli.
Nessuno poteva immaginarsi di quanto invece quel piccolo e garbato posticino potesse essere pericolosamente micidiale.
"I'm going down to South Park, gunna have myself a time".
N.A: La mia prima fanfiction su South Park piena di plot twist e memes -le mie due cose preferite!-.
Varie vicissitudini su vari personaggi, tutte articolate nella stessa storia. Il narratore -malcapitato- di turno viene indicato come titolo del capitolo. WHAT ELSE?!
Tuffatevi nell'opera più INCASINATA mai scritta su South Park!
Coppie: [Creek][Kyman][Standy][Candy][Style][NPxKenny][NPxCraig][KylexCraig]
Genere: Angst, Demenziale, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Craig, Eric Cartman, Kenny McCormick, Kyle Broflovski, Stan Marsh
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vivevo a South Park da ormai due anni.
Io e mia madre ci eravamo trasferite lì per cambiare vita, volevamo voltare pagina; ne avevamo passate fin troppe e meritavamo un po' di pace.
Per questo andammo via, praticamente fuggimmo dalla Springdale che ci stava soffocando, cercando una città più tranquilla ed appartata che ci facesse dimenticare tutto quello che ci era successo.
Eh sì, perché per mia mamma aver beccato mio padre a farsi scopare da un venticinquenne dai bicipiti scolpiti non è stato proprio il massimo, figurarsi per me. Avevo quindici anni quando mio padre, prima che andassimo via di casa, mi aveva propinato un discorsetto del cazzo che aveva reso la cosa ancora più di squallida di quanto già non fosse.

-Il papà ti vuole sempre bene, capito piccola? Non devi credere alla mamma, quando ti dice che non è così. Tuo padre ti adora, tesoro; solo che ora si è innamorato di un'altra persona, e non sta più bene con la mamma. Anche se vi trasferite, io vi telefonerò spesso, d'accordo?-

-Papà, ho quindici anni e certe cose le capisco. Tu invece ne hai oltre quaranta: almeno potevi evitare di fare la checca passiva.- 

Fu l'ultima cosa che gli dissi prima di infilarmi in auto ed andarmene via per sempre da lì. Dopo, non l'ho più visto.
Esatto, non vedevo mio padre da due anni, ed oltretutto lo sentivo molto raramente. Ma a me bastava e avanzava: era lui che insisteva a chiamarmi e a propormi di incontrarci per "chiarire" o per "vedere quanto mi sono fatta bella". Io non ho mai accettato, nonostante mi facesse arrivare spesso dei regali e tentasse pietosamente di vittimizzarsi, sparando a zero su mia madre.
Ridicolo, non è vero? Talmente tanto che potrebbe essere la trama di un film comico di serie B. E invece era proprio la mia vita, che da quando mi trovavo lì aveva preso gradualmente a migliorare.
A Springdale ero un'inutile mocciosa che non faceva altro che subire vessazioni a destra e a manca. A South Park, invece, la musica è cambiata: in un certo senso avrei dovuto essere grata a mio padre per essersi accorto di essere frocio solo dopo vent'anni di matrimonio, il trauma deve avermi permesso di fortificare un carattere che non mi rendeva giustizia.
E' proprio vero che ciò che non ti ammazza ti fortifica, infatti ero riuscita a circondarmi di persone che mi volevano bene e a cui io tenevo tantissimo.
Wendy, Bebe, Red, Heidi, Nicole: le mie amiche, ma noi preferivamo chiamarci "squad", dato che eravamo una vera e propria squadra anche piuttosto agguerrita.
Eravamo tutte sulla stessa linea di pensiero, senza azzardarci mai a criticare l'altra per un comportamento sbagliato. Non ero abituata a questo, bensì a tutt'altro: ragazze continuamente in competizione tra loro e che non si facevano alcuno scrupolo a sparlare di coloro che in giro chiamavano migliori amiche.
Ma lì era meravigliosamente diverso, e la cosa mi aveva entusiasmato fin dal primo giorno: ma si sa che non può sempre essere tutto rose e fiori, e gli aspetti negativi non tardarono ad arrivare durante gli anni.
Alcuni, fin da prima mattina.

-Hey, Alex.- avrei riconosciuto quella voce tra mille. Alzai gli occhi al cielo d'istinto, rivolgendo uno sguardo seccato a Wendy, che, come me, stava prendendo i libri dall'armadietto. 

-Ciao, Kenneth. Ormai la tappa vicino al mio armadietto prima dell'inizio delle lezioni è diventata fissa, noto.- gli risposi, accennandogli un sorriso più falso delle scuse di mio padre.
Kenny -o Kenneth, come preferivo io- McCormick che tentava di farsi notare da me era ormai diventata un'abitudine. Ne avevo parlato spesso con le altre: mi avevano informato del suo particolare rapporto col sesso opposto, e che non fosse uno proprio serio sotto questo punto di vista.
Ma mi avevano anche detto che non aveva mai "corteggiato" una donna come stava facendo -o quasi- con me, per cui arrivammo ad una conclusione: Kenny era stanco delle ragazze da botta e via perché non le trovava interessanti quanto una ragazza che gli tiene testa.
Bello il fatto che volesse cambiare rotta e non fare più l'esploratore che entra in più caverne diverse, peccato che io non ero minimamente interessata: non era il mio tipo uno che leggeva riviste porno in classe e che si chiudeva in un cappotto arancione per via del quale a malapena si capiva ciò che dicesse. E poi, io avevo altri per la testa.

-Mi piace il tuo armadietto.- mi rispose, continuando a guardarmi come se fossi l'ultima donna rimasta al mondo dopo un'apocalisse zombie.
Sospirai: non volevo essere scortese con lui. Fortificare il carattere non vuol per forza dire essere acida e sputare veleno a destra e a manca. Volevo essere pacata, gentile, ma sufficientemente letale.

-Allora puoi rimanere qui a guardarlo se vuoi. Ci vediamo in classe!- 

Qualche passo dopo, sentii Bebe sbraitare "smettila di guardarle il culo, Dio santo!", e pensai che... niente da fare, Kenny non sarebbe cambiato proprio mai. 
L'ora di pranzo arrivò, dopo ore di straziante tortura. Morivo di fame, ma nonostante ciò quando mi sedetti al tavolo assieme alle ragazze, feci di tutto fuorché mangiare.
Le conversazioni erano davvero troppo interessanti per impiegare la bocca nel masticare, e proprio mentre le informavo del fatto che avevo intenzione di farmi crescere un altro po' i capelli, qualcosa di ancor più interessante ci distrasse.
Interessante soprattutto per me, dato che era Craig ad aver attirato la nostra attenzione. Sembrava starsi preparando per un discorso molto lungo assieme a Tweek, e nel frattempo pensavo a quanto lui fosse davvero il mio tipo. 
Così serio, distaccato e soprattutto maturo per la sua età: si vedeva che non era un bamboccio, e forse era questo ciò che mi attraeva di lui.
Tuttavia, non ci avevo mai sperato più di tanto, poiché a scuola giravano voci sul fatto che fosse apertamente omosessuale, e siccome non sono una sfascia-relazioni, ho rinunciato a malincuore.
Ma non ero mai riuscita a dimenticarlo del tutto, difatti gli occhi mi diventarono a forma di cuore quando sentii cosa avevano da dire.
Una rottura? Non potevo chiedere di meglio.

-Allora il tuo amato Craig è un traditore...- mi sussurrò Wendy, come per  mettermi in guardia.
Ma io sapevo bene a cosa andavo in contro, ormai ero un'esperta di traditori e sapevo gestirmeli.

-Sarà... ma io ho intenzione di approfittare della cosa.-

Dovevo cogliere al volo quell'occasione, o non mi sarebbe mai più ricapitata, ed ero intenzionata a farlo anche se combattendo.

Immagine identificativa di Alexis:
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