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Autore: LuigiPugilista    03/10/2018    1 recensioni
L'uomo nello spazio si guardò intorno.
Non c'era nulla.
Nulla che gli ricordasse la sua umanità, nulla che gli ricordasse chi o cosa era.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo nello spazio osservava con una certa curiosità ciò che aveva intorno.
Il buio interstellare che popolava i più alti piani dell'esistenza non permetteva di scorgere granché, a parte qualche lontano bagliore.
Ma questo all'uomo non interessava.
All'uomo non interessava più nulla, a dirla tutta. Si era perso, aveva sbagliato scelte e sbagliato compagni.
Ora era solo, e tutto ciò che era era ciò che trovava intorno a sé.
E poco importava se era il nulla. Anche il nulla, in fondo, era qualcosa.
Qualcosa di oscuro, contorto e non comprensibile dalla mente umana. Ma l'uomo nello spazio non era più umano.
Si può essere umani se non ci si ricorda più cos'è l'umanità?
Si può essere umani senza avere umani attorno?
Ormai ciò che gli restava era solo la macchina sulla quale era seduto, in quella tuta bianca che era diventata la sua seconda pelle. 
Ormai era una macchina.

La navicella viaggiava senza meta nel cosmo alla più alta velocità mai raggiunta dall'uomo.
Le stelle intorno all'uomo-macchina diventavano lampi di decadenza, luce che fiocamente combatte contro l'ignoto.

Nubi violacee e scintille verdi mostravano le ombre di mostri tentacolari e assurdi, fiamme gialle e azzurre balenavano intorno alla navicella come delfini intorno ad una nave che lascia il porto sicuro per perdersi nell'assoluto.

D'un tratto il buio cessò.
Solo la luce abitava quella landa lontana dallo spazio e dal tempo.
Un bianco tepore prese possesso dell'uomo, mille aghi riempirono i suoi occhi disabituati alla luce, altrettanti colpirono il suo cuore, incapace ormai di concepire il calore della pienezza, del tutto.

Brevi fotogrammi danzavano nella sua mente.
Nei mondi popolati da giganti impossibili, esseri cantavano strane litanie e pregavano divinità che non li ascoltavano.
Urla, grida e strazianti agonie colpirono l'uomo-non-più-nello-spazio.
Il dolore di tutto l'Universo lo punì per aver raggiunto la destinazione ultima, proibita dalla fisica e dalle leggi cui gli uomini sono assoggettati senza via di scampo.

Nel mondo lucente, una nuvola si materializzó dal nulla.
Dietro di essa, milioni di piccoli lumi ballavano seguendo un ritmo impossibile ed inconcepibile.
Il mondo divenne luce e non più nulla.
Nulla di materiale popoló il visibile.
Solo luce. Accecante e limpida luce.

In lontananza un rimbombare riempì il candido vuoto.
L'uomo, ormai anch'egli parte del nulla e svuotato da qualsiasi forza che l'avesse mai animato, ascoltava.
E vedeva.
Vedeva un'enorme ombra che si stagliava all'orizzonte, una mostruosa ombra fattasi materia tangibile.
Quando questa gli si avvicinó, l'uomo terminó la sua esistenza mortale.
Milioni di trombe suonavano a festa, milioni di anime mortali incitavano la creatura.

"Quanti si sono persi e sono arrivati qui, alle estremità del concepibile?" si chiese l'uomo, prima di lasciarsi avvinghiare dai suoi nuovi fratelli.

Un altro assordante boato.
La creatura si avvicinava, un passo per volta, ai confini del regno dei viventi. 
  
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