La
devozione filiale di Matthew
«Papà,
hai dormito a sufficienza?»
«Papà,
devi mangiare di più!»
«Papà,
i tuoi capelli! Stanno bruciando!»
Il
padre di Matthew Fairchild, Henry Branwell, non riusciva a non pensare alle sue
innumerevoli invenzioni, tanto da dimenticarsi di curare la propria
persona.
In
una vicenda del passato, l’incompreso e ingegnoso inventore del Portale era
rimasto paralizzato dalla vita in giù: da allora dovette convivere con una sedia
a rotelle opportunamente modificata dalla sua mente geniale in modo che essa
potesse condurlo ovunque lui volesse.
A
detta di mamma Charlotte, papà Henry era sempre stato tanto eccentrico ed
energico, quanto trasognante e sbadato.
Matthew,
da bravo figlio, gli voleva bene, si era legato particolarmente a lui e in
assenza della madre, impegnata come Console ad Alicante, fin da piccolo si era
prodigato per farlo mangiare, per assicurarsi che dormisse e che non si desse
fuoco senza accorgersene.
Suo
fratello Charles Buford, con la tracotante arroganza e presunzione, non ci
pensava minimamente a lui, perciò solo Matthew poteva occuparsi del padre, solo
Matthew aveva la giusta sensibilità e pura determinazione per assolvere a un
compito di devozione filiale così altruistico, che a suo parere era molto più
importante che pensare di abbattere demoni e di punire Nascosti che
trasgredivano le leggi dell’Enclave.
E
talvolta, non molto spesso, Henry lo premiava accompagnandolo nei vari musei più
importanti disseminati nel mondo mondano, nelle Gallerie piene di monumenti e
fontane degne di essere ammirate. Non perché a lui interessassero
particolarmente le opere d’arte moderna: lo faceva perché era bello osservare lo
sguardo del figlio illuminarsi per lo stupore invece di vederlo sempre
apprensivo nei suoi riguardi, guardarlo aprirsi in quel Sorriso che colpiva
tutti invece di tenergli il muso perché Henry non dormiva e mangiava
abbastanza.
Non
era giusto tenere segregato in casa un ragazzino così sensibile ed estimatore
delle bellezze artistiche prodotte dalle mani operose dei geni mondani chiamati
pittori, scultori, architetti. Era sempre stata una sua mancanza quella di
disinteressarsi delle persone a cui teneva particolarmente a favore di un’idea
improvvisa da tramutare in invenzione, Henry lo sapeva: aveva già commesso
l’errore con la sua Charlotte pur amandola in fondo tantissimo, non voleva che
anche l’unico figlio che gli stava vicino iniziasse a detestarlo per
quello.
Tuttavia,
Henry non sapeva che per Matthew lui era perfetto così, anche nelle sue
mancanze.
«Papà…» mormorò in tono gentile Matthew,
mentre si stringeva allo schienale della sedia a rotelle, gli occhi scuri persi
nell’Arte che lo circondava, le fossette sulle guance contornate da ordinati
capelli biondi, l’immancabile e sincero Sorriso. «Ti voglio
bene».
«Ti
voglio bene anch’io, figliolo. Scusa se ti faccio preoccupare
sempre».
Di
fronte all’apertura così affettuosa e commovente di un figlio, nessun padre
sarebbe rimasto indifferente. E Matthew, comprensivo, scosse il capo: non c’era
nulla da scusare. Andava tutto bene finché loro due, come padre e figlio,
passavano il tempo insieme.
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Nickname sul forum e
su EFP:
Rinalamisteriosa
Titolo: La devozione
filiale di Matthew
Fandom:
Shadowhunters (libri)
Personaggi:
Henry Branwell, Matthew Fairchild (No pair)
Disclaimer: Ovviamente loro non
mi appartengono, sono di Cassandra Clare <3
Numero
parole: 464 (secondo
Utelio)