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Autore: KiarettaScrittrice92    07/10/2018    0 recensioni
Nel '68, gli anni della rivolta giovanile, sette ragazzi si ritroveranno a combattere per qualcosa di più grande della loro indipendenza e della loro libertà.
Solo grazie alla loro amicizia, alla loro voglia di essere diversi e al loro indiscusso legame, riusciranno a vincere questa battaglia.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I kwami

15 Settembre 1968

A concerto finito i ragazzi si separarono. Ripartire a quell’ora era una pessima idea, non solo per l’ora tarda, ma anche perché sarebbero sicuramente rimasti imbottigliati nel traffico di tutta la gente che abbandonava il Bowl. 
Decisero perciò di passare la notte nei propri mezzi, per poi ritrovarsi la mattina dopo a fare colazione e magari chiacchierare per conoscersi meglio. Non che durante il concerto non avessero già stretto amicizia, dopo quella birra era stato un continuo ridere, scherzare, cantare a squarciagola insieme, rimanere incantati dal giovane uomo di colore che faceva bella mostra di sé sul palco, soprattutto quando si portò la chitarra di fronte al viso e cominciò a suonare con la lingua.
Era quasi incredibile come avessero legato in quelle poche ore, ma forse non così tanto; in concerti del genere era difficile non farsi coinvolgere o non arrivare al punto di uscire completamente di testa dallo sballo. Spesso c’erano ragazzi talmente strafatti che erano capaci di denudarsi e fare sesso durante il concerto con il primo che gli capitava a tiro.
Non era stato il loro caso, ovviamente, anche se Nicoletta, la ragazza coi capelli turchesi, aveva condiviso con l’oro la sua erba, dicendo che dovevano assolutamente provarla. Solo il ragazzo con la bandana si rifiutò categoricamente di provare anche solo un tiro, dicendo che a lui sarebbe bastata la sigaretta.
Fu proprio in quel momento, nel cuore della notte, che il giovane custode agì, lasciando tutti e sette i cofanetti. Tra una canzone e l’altra del concerto li aveva osservati e aveva deciso come disporre le cose. In realtà non era sicuro che le sue scelte fossero giuste, ma poco importava; il pericolo era imminente e l’America, presto, avrebbe avuto bisogno di loro.

 

Il giorno dopo, come si erano promessi, si ritrovarono davanti al furgoncino di Susan, che, essendo parecchio mattiniera, aveva già acceso un piccolo falò in modo da poter scaldare l’aria gelida attorno.
«Wow Su, è fantastico il tuo furgone!» esclamò Martha raggiungendo il gruppo, lei e Clover furono le ultime a svegliarsi e raggiungere il falò.
«Grazie.» sorrise lei.
«Ragazzi non so voi, ma io sto morendo di fame.» brontolò l’altra ragazza, che era vestita in modo leggermente più sobrio della sera prima.
«Facciamo un resoconto di ciò che abbiamo da mangiare.» propose allora Christopher tranquillamente, aprendo il suo zaino.
Fu in quel momento che accadde: ognuno di loro, con un aria un po’ dubbiosa e corrucciata, tirò fuori un piccolo cofanetto nero, dalle rifiniture rosse. Chi dalla tasca, chi dalla borsa, chi dallo zaino.
«Ma che cosa…?»
«Ragazzi, ma che sono?»
«Ah, boh, non ne ho idea.»
«Oh, andiamo – intervenne Clover, a quei commenti stupiti – è sicuro che qualcuno di noi ha voluto fare un regalo a tutti, tipo braccialetto dell’amicizia o una cazzata simile!» subito dopo ci fu un susseguirsi di negazioni, convincendo anche lei sul fatto che nessuno aveva fatto regali a nessuno.
«Beh, che stiamo aspettando? Apriamole, no?» fece Nicoletta raggiante e curiosa.
«Okay, al mio tre le apriamo – suggerì quindi Susan – Uno… due… tre…»

 

A pochi metri di distanza, Fu osservava la scena stupito: sul serio quei sette incoscienti stavano per aprire i cofanetti dei Miraculous tutti assieme. Sorrise, scuotendo la testa, in fin dei conti era una loro decisione, magari sarebbe stato utile per renderli una vera squadra fin da subito. Lui, il suo compito l’aveva fatto, ora spettava solo a loro.

 

I sette ragazzi furono abbagliati, ognuno da una luce diversa che proveniva dai loro cofanetti, alcuni per la paura lasciarono cadere la scatola, da quella luce poi apparvero sette creaturine dai colori e dalle forme strane.
«Ragazzi o la canna di ieri sta facendo ancora effetto oppure sono completamente impazzito…» commentò il motociclista, con gli occhi sgranati.
«Amico, se stai vedendo sette cosi che svolazzano non credo sia la canna, perché li vedo anche io.»
«Coso lo dici a qualcun altro!» fece arrabbiato uno degli esserini.
«Plagg calmati.» lo riproverò un’altra, che sembrava avere la voce più femminile.
«Oh, ragazzi… Ho capito! – esclamò a quel punto la ragazza dai capelli turchesi – È una di quelle allucinazioni di gruppo, stiamo vedendo gli elfi della foresta.»
«Quale foresta Nicky, siamo in città, vicino al Bowl, non c’è nessuna foresta!» protestò il ragazzo con le punte dei capelli dello stesso colore dei suoi, solo più slavati, come se ormai si stessero stingendo.
«Non siamo né così, né elfi, né allucinazioni… – spiegò uno di loro, blu – siamo kwami e siamo qui perché voi siete stati scelti come portatori dei Miraculous!»
«Qua-che e poi cosa sarebbero i Miraculous?!» domandò sconvolta Clover, grattandosi la testa.
«Shhh! – la zittì di nuovo Nicoletta, accompagnando il verso con un gesto del dito indice – Lasciali spiegare.»
«Molte grazie! – fece la creaturina rossa, chinando il capo, per poi cominciare a spiegare – Come ha detto il mio compagno noi siamo kwami, siamo degli spiriti legati ai gioielli che vi sono stati consegnati. Grazie ad essi e al nostro potere voi diventerete più forti e avrete la possibilità di sconfiggere il nemico che molto presto arriverà.»
«Che forza!» esclamò Martha elettrizzata.
«Che forza?! – domandò sconvolto Justin, ripetendo le sue parole – Scherzi vero? Ho già abbastanza problemi di mio senza che mi si aggiunga pure il diventare una specie di giustiziere.»
«Se i Miraculous sono stati consegnati a voi sette vuol dire che siete stati scelti dal custode.» spiegò un’altra creaturina gialla e nera.
«Potete spiegarci un po’ meglio questa cosa dei gioielli?» domandò Susan, prendendo nuovamente il suo cofanetto e vedendo un paio di orecchini rossi, con cinque piccoli puntini neri ciascuno.
«Il tuo è il Miraculous della coccinella, il potere della creazione, ed io sono la tua kwami, Tikki. – si presentò il piccolo essere rosso – Il nostro è il Miraculous più potente assieme a quello del…»
«Del gatto nero, che sarebbe il mio! Che a quanto pare è capitato a questa signorina qua! È la prima volta che mi capita di avere come compagna una femmina. Piacere, io sono Plagg e quello è l’anello della distruzione.» fece invece la creatura nera, che aveva tutta l’aria di essere un piccolo gatto dagli occhi verdi e felini.
«Piacere mio.» sorrise Martha.
«Io sono Holly e sono la kwami dell’illusione, associata al Miraculous della volpe e tu devi essere il mio portatore.» disse un po’ intimidita una piccola volpe arancione che fino a quel momento era stata zitta ad osservare e che ora si stava rivolgendo a Jack che ancora guardava stranito la sua scatoletta con dentro una specie di collana.
«A quanto pare…»
«E tu come ti chiami?» domandò Nicoletta, tirando su gli occhiali e poggiandoli sopra la testa per vedere meglio la piccola creatura gialla che aveva davanti.
«Spott! Kwami dell’ape!» rispose semplicemente lui.
«Piacere di conoscerti Spott!» rispose lei allungando la mano e accarezzandogli il capino.
«Io mi chiamo Penn e sono il kwami del pavone, rappresentante della bellezza.» fece quello che pareva chiaramente un piccolo uccello blu parecchio vanitoso.
«Clover è proprio adatto a te…» la prese in giro Martha ridendo, mentre l’amica continuava a fissare stranita quelle creature.
Anche Justin era preoccupato e quando uno di quei cosi si avvicinò a lui, quasi si ritrasse.
«Piacere, mi chiamo Nooroo, il mio Miraculous è quello della riproduzione, rappresentato dalla farfalla, ti assicuro che non sono così spaventoso.» lo rassicurò con un sorriso.
«Ha ragione sai? – intervenne l’ultima creatura, un’altra che ancora non aveva fiatato – Era peggio se ti capitava Plagg!»
«Ehi!» protestò il piccolo gatto, facendo esplodere l’ilarità dei suoi compagni e di qualcuno dei ragazzi.
«Comunque tu chi sei?» chiese la tartarughina verde, volgendosi all’ultimo ragazzo rimasto.
«Mi chiamo Christopher!» rispose lui tranquillo, poggiando le mani dietro di sé e sentendo l’erba fresca sui palmi.
«È un piacere fare la tua conoscenza Christopher, io sono Wayzz, il kwami della tartaruga e rappresento la saggezza.»

  
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