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Autore: idrilcelebrindal    08/10/2018    4 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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59 A casa di Beorn
59 A casa di Beorn

Kili contemplò l’amena vallata che si apriva sotto il suo sguardo. Il sole del primo pomeriggio illuminava le Montagne Nebbiose in lontananza, incappucciate di neve; e la primavera era in pieno rigoglio nei prati e nei boschi che circondavano la Casa di Beorn. Un filo di fumo  si alzava da dietro uno schermo di altissime querce, segnalando che la valle era abitata, e poteva scorgere  le sagome dei pony che pascolavano.
“Bene, questa volta ci hai indicato la strada giusta, Groac.”
“Anche l’altra lo era, Spirito Luminoso… ed era anche più corta,” puntualizzò il corvo, posato come sempre sulla sua spalla. Kili ringraziava ogni giorno l’ispirazione di indossare giubba e cappotto di pelle, altrimenti avrebbe già portato cicatrici delle forti unghie dell’uccello. Il cappotto naturalmente non ne beneficiava. Meglio lui che io.
“Per chi ha le ali, forse!” ribattè Kìli. “Ci stavi spedendo  dritti in una palude!”    
“Non è colpa mia. Mi hai chiesto tu la strada più corta.”
Kìli sospirò. Per le Sale di Mahal, forse.
Accanto a lui, Ori sogghignò.
“E’ difficile, eh?”
“Non hai idea…”

Kìli era felice di essere di nuovo in viaggio. Liatris gli mancava moltissimo, naturalmente, ed avrebbe dato qualunque cosa per averla al suo fianco; ma dopo mesi rinchiuso nella Montagna ed impegnato in una infinita serie di attività per cui nutriva solo un moderato interesse, era bello respirare di nuovo l’aria libera e dormire sotto le stelle. Aveva smesso da moltissimi anni  di domandarsi se fosse normale questo suo desiderio, visto che praticamente tutti i Nani, compresi i suoi familiari, per natura anelavano alla vita sotterranea, perchè la pietra era il loro vero elemento; accadeva ai tempi dell’adolescenza, quando detestava sentirsi – e vedersi – diverso dai suoi coetanei. Il tempo, e il sostegno incondizionato della madre, di Thorin e soprattutto di Fili, avevano risolto tutto; l’addestramento di Dwalin gli aveva dato fiducia in se stesso ed i suoi talenti riconosciuti gli avevano permesso di superare quel disagio… e un paio di lezioni fornite a qualche idiota che non aveva meglio da fare che prenderlo in giro per la sua struttura fisica o per la mancanza di barba avevano  definitivamente posto fine ai commenti. Kìli ricordava sempre con molto compiacimento quando aveva inchiodato un bulletto ad un albero con quattro frecce nelle maniche, dopo che questi aveva sostenuto che Kili non doveva essere un vero Nano, perché non aveva barba ed usava l’arco.
 “Io sono come sono,” aveva commentato alla fine; “non mi sembra che tu sia nella… posizione per avanzare critiche. Buona giornata.”

Alla fine, io sono davvero diverso dagli altri; ma se questo mi aiuterà a trovare Fili, ben venga.
Da quando erano partiti, provava una grande calma; aveva la netta sensazione di fare la cosa giusta e aveva deciso che, ancora una volta, si sarebbe fidato del suo istinto. Fili stava bene, e tra breve sarebbero tutti tornati a casa, ampiamente in tempo per il giorno di Mezza Estate.

La prima sorpresa del viaggio era stata scoprire che Ori poteva comprendere il linguaggio dei corvi.

“Impossibile!” sbottò Dwalin. “Solo i Durin parlano con i corvi imperiali!”
“Lo so benissimo,” ribattè Ori, “ anche Balin e Dori me l’hanno detto, e comunque lo sanno tutti. Per questo ero così sconvolto durante quel Consiglio. Ma io li capisco… o meglio, capisco questo corvo. Gli altri non li ho mai sentiti.”
“Perché non l’hai detto subito?” chiese Kìli.
“Ci ho provato, ma nessuno mi lasciava parlare!”
Il principe prese mentalmente nota di prestare più attenzione ad Ori. Si era già rivelato molto utile, con la sua viva intelligenza ed immenso tatto; ma era ancora un po’ timido e spesso in presenza degli altri, più anziani di lui nonché più grossi, rumorosi e burberi, tendeva a ritrarsi.
“Possibile che ci sia qualche Durin tra i tuoi antenati?” chiese Oìn.
Ori si strinse nelle spalle.
“Mamma diceva di essere lontanamente imparentata, ma non aveva assolutamente idea del come; ripeteva solo una affermazione di sua nonna. Del resto, quanto lontano devi essere dalla linea principale per non essere più un Durin? Non siamo tutti forse discendenti del Senzamorte?”
“E i tuoi fratelli?” chiese Oìn. “Quello che vale per te dovrebbe valere anche per loro, visto che siete tutti figli di Lori.”
“Sono sicuro che Dori non li capisce,” aggiunse Ori.
“E Nori?”
Lo scriba si strinse nelle spalle.
“Con Nori non si sa mai. E’ il tipo di cosa che terrebbe per sé.”
All’enigma non era stata trovata soluzione alcuna. Groac sapeva solo quello che sapevano tutti, e cioè che Thrain I, quando era giunto alla Montagna Solitaria,  aveva stipulato un’alleanza con i corvi, garantendo loro protezione e rispetto da parte del suo popolo. In compenso, i corvi si erano impegnati a fornire sorveglianza e assistenza ai Nani. Da allora, la famiglia reale comprendeva il linguaggio dei corvi che si erano resi utili in più di un’ occasione.

La seconda novità era che Kìli si era guadagnato un attendente. Nori aveva insistito perché il suo uomo avesse quell’incarico, che gli avrebbe consensito di rimanere sempre nelle vicinanze di Kìli senza che la cosa sembrasse strana.
Briskar era un Nano all’apparenza giovane, smilzo, dall’aspetto abbastanza anonimo, che si muoveva con passo talmente silenzioso che nessuno lo sentiva avvicinarsi. L’unico suo tratto distintivo era una barba piuttosto corta ma fitta e nerissima, che gli nascondeva buona parte del viso. Teneva quasi sempre gli occhi bassi,  e disse a Kìli che lo faceva per nasconderne il colore, un verde molto intenso. “Troppo riconoscibile per una spia” aveva spiegato, “quindi mi sono abituato così anche se mi sforzerò di non farlo quando saremo soli.”
Dwalin, ovviamente, pur fidandosi del giudizio di Nori, prima della partenza aveva sottoposto la spia ad una accurata valutazione come combattente; esame che aveva passato  a pieni voti dopo aver dato a Dwalin  una dimostrazione della sua abilità con i coltelli.
“E’ decente con una spada,” aveva detto a Kìli, “ma non eccezionale. Proprio come lo sarebbe un attendente, non un guerriero. Ma con quei coltelli… potrebbe stare alla pari con tuo fratello, sia come numero che come abilità nel lancio.”
In ogni caso, Kìli trovò molto conveniente avere qualcuno che gli facesse trovare, in qualsiasi momento, qualsiasi cosa che gli servisse; e non doversi occupare di persona del proprio equipaggiamento era sicuramente un vantaggio. Inoltre Briskar sembrava sapersi rendere utile a tutti: raccoglieva le erbe per Oìn,  affilava le penne per Ori, ed in genere si occupava di quei lavoretti che  vanno fatti ma che nessuno ama fare.
E passava assolutamente inosservato. Era lì, ma Kìli si rese conto ben presto che nessuno badava a lui più di quanto non badasse al mobilio. Era la spia perfetta.

In vista della casa, Kìli si fermò e si girò verso i suoi.
“D’accordo, uomini!” gridò. “Quella è la nostra prima destinazione. Il padrone di  casa è un tipo particolare, ed anche piuttosto  pericoloso; c’è qualcuno tra voi che viene da Ered Luin, quindi può spiegare agli altri chi sia Beorn il Mutaforma. Quello che dovete sempre ricordare è che ci sono regole ferree:  in questo territorio niente caccia, e niente fuochi incontrollati.  Dovreste avere provviste a sufficienza per un paio di giorni, anche se è probabile che Beorn vi mandi qualcosa di quello che produce. Accettate e ringraziate e siate gentile con gli animali che incontrate: non sono come gli altri, come vi accorgerete presto. Grazie e buona giornata  sono frasi che gradiscono molto.”
I Nani ascoltavano ammutoliti.
“Avranno capito?” mormorò Kìli.
“No,” rispose Dwalin, “ma sono guerrieri. Ordina e ubbidiranno.”
Kìli annuì e concluse:
“Gentilezza e cortesia sono ordini. Se darete problemi lascerò che sia Beorn ad occuparsi di voi: quindi, state attenti o avrete a che fare con un orso alto quattro metri.”

Quando furono più vicini fu facile distinguere, davanti all’ingresso del cortile, due sagome di misura molto diversa, il cui contrasto appariva decisamente singolare, tanto che ci fu più di un sorrisetto tra la colonna dei guerrieri. Il padrone di casa non era in vista.
Kili scese dalla sua cavalcatura ed in un secondo si trovò le braccia piene di un hobbit eccitato.
“Non speravo di rivederti così presto, amico mio,” esclamò Bilbo. “ Come sta la tua bellissima moglie?”
Kili sorrise.
“E’ sempre più bella, signor Boggins. Ti manda i tuoi saluti” rispose con un sogghigno malizioso. Il signor Boggins  era un vecchio scherzo tra di loro, ma questa volta non ebbe la soddisfazione di vedere una piccola smorfia sul viso di Bilbo.
Quello che vide fu un bagliore sospetto negli occhi limpidi dell’Hobbit.
“Lo troveremo, “ sussurrò Bilbo. “Questa è la volta buona, ne sono sicuro.”
La commozione era contagiosa e per un attimo Kili si ritrovò con un nodo in gola; gli ci volle qualche respiro profondo per riacquistare il suo equilibrio e riuscire a rispondere con un sorriso luminoso.
“Sì, anch’io.”

Kìli fece un passo verso il Mago e  si inchinò leggermente, in segno di rispetto. Sapeva di dover molto a Gandalf.
“Ti ringrazio per qualsiasi aiuto tu ci possa ancora dare, Gandalf il Grigio. Potresti averne le tasche piene dei Nani… e della loro testardaggine,” un altro sorriso, malizioso stavolta, fece la sua comparsa sul volto del Principe.
“Tutto quello che potrò fare, lo farò, giovane Kìli. Tuo fratello non è importante solo per te.”
Kìli sollevò un sopracciglio, sorpreso.
“Cosa intendi dire?”
Lo sguardo azzurro di Gandalf si perse lontano, e per un momento apparve incredibimente antico,  ed alieno. L’aspetto di vecchio vagabondo spesso induceva a sottovalutare il mago, ma Kìli aveva sempre ben presente quel momento, a casa Baggins, quando aveva mostrato per un attimo la sua vera essenza, e non avrebbe mai dimenticato la sensazione di immenso potere che emanava da lui. Molte voci erano corse, che, prima della Battaglia davanti alle porte di Erebor, un’altra si era svolta altrove, davanti alla Fortezza maledetta; uno scontro di poteri inimmaginabili, uno scontro tra dèi. Galdalf si era solo limitato a dirgli che, per il momento, l’Ombra era stata scacciata, ma che non si poteva abbassare la guardia; e in alcuni dei suoi strani sogni, o visioni, Kìli aveva colto la presenza del Male.
“E’ solo una intuizione…” sussurrò Gandalf, senza guardare il Nano davanti a lui. “Ci sono persone il cui destino è legato a quello della Terra, persone che sono come chiavi di volta, che possono spingere gli eventi su una via, o su un’altra… e Fìli è uno di questi.” Lo sguardo azzurro penetrante si fissò su Kìli, con un bagliore di autorità. “Ed anche tu! Quindi stai attento a quello che fai!”
Prima che il Nano potesse replicare, il sul volto di Gandalf si aprì un ampio sorriso.
“E poi siete due ragazzi irresistibili! Mi sono molto affezionato a voi, e non ho intenzione di rinunciare a nessuno dei due. Quindi, Altezza Reale,”  il mago si tolse il cappello e si sprofondò in un inchino, “sono a tua disposizione, per tutto quello in cui posso essere utile!”

In quel momento Beorn uscì dalla casa, suscitando qualche mormorio allarmato dalla truppa,  e Kìli gli andò incontro e si inchinò.
“Sono felice di rivederti così presto, Mastro Beorn, e di  poterti  ringraziarti di persona per tutto quello  che hai fatto per me e per i miei, visto che l’ultima volta non ero in condizioni di farlo. La Casa di Durin è il debito, e i Nani non dimenticano mai il bene ricevuto.”
“Non ti dirò ‘nessun debito’ perché ormai conosco abbastanza i Nani per sapere che sarebbe inutile; e sono stato felice di scoprire molte più qualità di quanto vi si accrediti, quindi accetterò con grande piacere l’amicizia della Casa di Durin. Quanto a te, sono contento di vederti in buona salute, giovane Lupo, e capisco che sei molto cambiato dall’ultima volta in cui sei stato qui. Il fardello che porti è pesante, ma le tue spalle sono forti e la tua schiena è dritta.”
“Ti ringrazio per le tue parole, Mastro Beorn; ma perché mi hai chiamato così?”
“Giovane Lupo? Ti dirò: quando sei venuto qui lo scorso anno, ho visto su di te e su tuo fratello il  segno del Corvo, perché è nel vostro sangue; ed il Corvo ancora aleggia su di te, così come questo amico che vedo appollaiato sulla sella della tua cavalcatura. Signore dei Corvi, ti chiameranno, e sarà vero, perché i Corvi ti saranno per sempre amici.  Ma ora è il Lupo che ti domina, e solo per le tue azioni.”  

Più tardi, quella sera, dopo una cena deliziosa sebbene senza carne, si riunirono attorno all’alta tavola di Beorn con le pipe accese.I guerrieri erano accampati all’aperto, e le capre erano state lasciate libere di pascolare nei campi coperti di erba verde e tenera.
“La prima difficoltà,” stava dicendo Kìli, “è entrare.”
Allungò una mano e, senza che avesse chiesto nulla, Briskar gli consegnò la mappa delle Montagne Nebbiose centrali; la spiegò sul tavolo e guardò Gandalf.
“L’ultima volta siamo entrati da Ovest…”
Dwalin mugugnò. Kìli lo ignorò. Il mago a sua volta annuì.
“Ero poco dietro di voi, e vi ho visto cadere nella trappola. Vi è un passaggio, poco lontano, ma per noi, adesso, è fuori discussione: troppo lontano.”
“Il tunnel da cui siamo usciti. Si può trovare,” continuò Kìli, “ma sai dove porta? O lo hai scoperto per caso?”
“Se ti ricordi, giovane Kìli, siamo precipitati per diversi livelli; ho trovato l’uscita solo per caso, seguendo uno spiffero d’aria.”
“Quindi rischiamo di entrare e non sapere  assolutamente dove andare, oltre a trovarci molto lontano dal centro della città,” osservò il giovane Nano. Gli altri continuavano a fumare, osservando la mappa.
“Ma ci sarà un ingresso principale!” intervenne Bilbo. “E dovrebbe essere grande e ben evidente. Devono essere usciti gli eserciti che ci hanno attaccato ad Erebor; e se i Goblin hanno chiesto agli Elfi carri  di oro e merci, devono essere in grado di farli entrare. Sappiamo dove i Goblin si troveranno tra una settimana; basta seguirli al ritorno e troveremo l’ingresso.”
“Vero. Ma dubito che possiamo presentarci alla porta principale e bussare; ed in ogni caso, una volta dentro, dove si va?” Dwalin andava sempre al sodo ed esponeva il dilemma che era nella mente di tutti i presenti.
Fu Beorn a prendere la parola.
“Le città di Orchi e Goblin sono fatte tutte nello stesso modo. Il clan dominante, quello del Re, occupa la zona centrale, quella più sicura, difendibile, calda e confortevole, situata di solito alcuni livelli sopra quello dell’entrata principale.”
“Clan? Sono divisi in clan?” La curiosità di Ori non escludeva i nemici.
Beorn annuì. “I Goblin non sono una comunità omogenea;  nello stesso insediamento vivono parecchi clan, in conflitto più o meno continuo tra loro; inoltre ogni clan può anche essere diverso per, come dire, specializzazione. Alcune tribù sono composte solo di guerrieri; altre sono più variegate. Esiste un Consiglio dei Capiclan, la cui composizione è piuttosto variabile… dipende da quanti si sono massacrati tra loro nell’ultimo mese.”
“Sono solo leggermente più diretti dei Nani,” brontolò Kìli. “Odio  i Consigli.”
“Ogni clan occupa una zona specifica della città, ed è organizzato piuttosto autonomamente.  Tra la zona centrale e le porte si trovano le tribù guerriere che sostengono il clan dominante; le altre tribù alleate a quella dominante occupano le zone circostanti, ai vari livelli ma comunque sopra del livello dell’entrata.”
“Cosa c’è sotto?” chiese Ori, affascinato.
“Le tribù che sono uscite sconfitte dall’ultima contesa tra clan, quelle che hanno sostenuto il Re sbagliato. Sono  escluse dal processo decisionale e vengono loro assegnati i compiti più fastidiosi, come il pattugliamento ed i servizi. Ancora più sotto ci sono gli schiavi.”
Cadde un attimo di silenzio che ognuno rispettò: avevano ben capito come mai Beorn fosse così informato sulla  struttura sociale degli Orchi e dei Goblin.
“E le tribù guerriere che hanno combattuto contro il Re?” chiese ancora Ori.
“Quelle, giovane Nano, sono le scorte di cibo per l’inverno.”

“Detto questo, dove potrebbe essere Fili?”
“Nella zona centrale,” sostenne Dwalin. “Gli ostaggi te li tieni vicini. Potrebbero servirti in fretta e quindi non puoi aspettare due giorni per averli.”
“Quindi va esplorata la zona centrale,” concluse Bilbo. “D’accordo. Ci vado io.”

*ANGOLO AUTRICE*
No, in effetti non sono morta. L’erba cattiva, come si dice, eheheh…?

  *ANGOLO DEL GRAZIE*
Grazie a chi è arrivato fin qui: significa che legge ancora questa cosa. Incommensurabile ammirazione.
A Yavannah, Cinthia988, Gleencester: basia mille.
Alla prossima
Idril
  
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