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Autore: Llucre_B7    09/10/2018    1 recensioni
Dal primo capitolo:
“Cosa ne pensi?” chiese Luke a suo nipote. “C’è del potenziale…”
"Mi ha morso, Maestro," fu la dura risposta di Ben. "Qualsiasi mia opinione non sarebbe oggettiva".
O meglio: Tutti sono connessi, a volte anche solo grazie ad un morso su una mano. Perfino nella più profonda oscurità, “illuminati noi siamo”.
.
Traduzione della fanfiction Like Young Gods, dalla raccolta Sword of the Jedi di diasterisms.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7

Un’onda argentea si increspò sugli stivali di Rey mentre camminava in punta di piedi sul primo gradino, l’acqua che distorceva il riflesso del cielo sereno sopra di lei. Ben era un po’ più avanti, intento a studiare il sentiero sdrucciolevole con cura e non osò rompere il pesante silenzio calato dal momento in cui si erano spinti nella radura finché non furono a metà strada dall’isola.
"Vedi come devi guardare in basso per evitare di cadere nel lago? Questo assicura che ci si avvicini al tempio con la testa china", spiegò. "Rimarcare sempre il loro dominio, in qualsiasi modo possibile – era un atteggiamento tipico degli antichi Sith. Volevano essere adorati come dèi. Molti di loro hanno ottenuto quello che desideravano."
"Che esserini adorabili." La sua battuta cadde nel nulla; non c'era posto per l’ironia di fronte a quelle rovine nere, in mezzo a tutta quella quiete predatoria.
L'isola era formata da dei crateri di roccia vulcanica scura crivellati di chiazze di licheni verdi e arancioni. "È tutto così tranquillo," commentò Rey mentre toccava finalmente la terra. "Niente uccelli, niente insetti ... è come se tutto cercasse..." Si fermò: avrebbe voluto concludere la frase con un "di rimanere il più lontano possibile", ma l'atmosfera era già abbastanza inquietante senza che lei desse voce ai suoi pensieri.
Lasciandosi la statua alle spalle, si girò intorno alla piramide di ossidiana e ai pilastri circostanti. Era frustrante non riuscire a decifrare le millenarie parole scolpite nel vetro nero, ma si sentì in parte sollevata. Sapeva che non le sarebbe piaciuto ciò che quelle incisioni le avrebbero rivelato.
“L'architettura è stata progettata come un imbuto per incanalare la Forza", notò distrattamente Ben, quasi stesse parlando tra sé e sé. "Deve essere stato un luogo di enorme potere, un punto focale per i rituali". Guardò il colosso senza la sua solita intensità critica da studioso, riservata a rovine e reperti storici. In effetti sembrava piuttosto rassegnato.
Come se avesse sempre saputo di essere destinato a ritrovarsi in questo luogo. Il pensiero si insinuò in lei conficcandole gli affilati, gelidi artigli nel cuore. Come se avesse combattuto a lungo perché la sua strada non lo portasse proprio qui, ma alla fine ci fosse arrivata comunque.
Seguì il suo sguardo fino alla statua. Il Signore dei Sith continuava a fissarli con un ghigno scuro e trionfante. Non le piaceva quel posto - c'era qualcosa di sbagliato in tutto ciò che gli stava attorno, anche nel modo in cui scendeva la luce del giorno. "Ben, so che l'hai capito dal momento in cui siamo arrivati ​​qui, quindi, dove siamo?"
"Questa è l'isola di Kun", gracchiò. "Siamo nel Tempio di Exar Kun."
È solo un nome, si disse Rey ma, nonostante questo, non riuscì a frenare il brivido che le serpeggiò lungo la spina dorsale. Dalla memoria iniziarono a riaffiorarle vecchi ricordi, pezzi di lezioni di storia, la voce calma di Tionne Solusar che riecheggiava attraverso la Sala Grande, gli holocron che brillavano rivelando i loro segreti a una stanza piena di occhi affascinati. Exar Kun, l'arrogante giovane Jedi che si era allenato sotto la guida del Maestro Vodo-Siosk Baas nelle sconfinate praterie di Dantooine. Exar Kun, il cui ardente interesse per gli insegnamenti proibiti dei Sith lo attirò nelle antiche tombe di Korriban, dove risvegliò vorticose energie cataclismiche che gli fecero crollare un intero tempio in testa. Lì, su quello spietato pianeta rosso, con le ossa rotte da cumuli di macerie, si era arreso al Lato Oscuro, in cambio di un'altra possibilità di vita.
Exar Kun, che aveva fondato la Confraternita dei Sith e combattuto contro i Jedi nella Crociata delle Ombre. Chi era morto proprio lì, nella giungla di Yavin 4.
"La guerra stava giungendo al termine", mormorò Ben. "Aleema Keto era morto, Ulic Qel-Droma aveva cambiato schieramento e stava guidando migliaia e migliaia di Jedi, in migliaia e migliaia di navi, alla base di Kun. Kun sapeva che non avrebbe potuto resistere alla potenza dell'intero Ordine, così contrattò ancora una volta, un’ultima volta, con l'oscurità. " Indicò le rovine attorno a loro. “Riunì tutti i suoi schiavi e, mentre la flotta Jedi riempiva i cieli sopra di loro, Kun si incatenò ad un altare comandando ad ogni singolo Massassi di sacrificarsi su questa luna, in modo che la loro morte potesse alimentare il rituale che avrebbe fatto vivere il suo spirito anche dopo la distruzione del suo corpo. "
"È orribile," sbottò Rey. "Perché mai avrebbe..."
"Tu no?" le chiese tranquillamente Ben. La sua faccia era ancora rivolta verso il colosso, come se fosse impegnato in una qualche forma di comunione ultraterrena. "Se tutto fosse perduto, se tu fossi disperata e volessi solo sopravvivere, non accetteresti qualunque cosa ti fosse offerta, qualsiasi barlume speranza..."
"Questa non è speranza." La voce aspra di Rey rimbalzò sull'acqua argentata, graffiando le pietre nere. "Non dare a melezioni di sopravvivenza. Ho vissuto su Jakku. So che cosa significhi sperare. Quello che ha fatto Exar Kun – quello vuol dire dimenticare ciò che ci rende umani. C'è un’enormedifferenza, Ben!"
Lo vide rimuginare sulle sue parole, ma, prima che potesse capire se gli fossero effettivamente arrivate, cambiò improvvisamente argomento. "Quindi hai visto Raynar qui. E hai detto che stava... imparando?"
Annuì. "Forse intendeva dire che stava studiando le iscrizioni, l'architettura ..."
"Ma qualcosa ti dice che non è così."
"Si comportava come se stesse uscendo da uno stato di trance", ammise. "Non ne sono sicura, ma secondo me è stato catapultato fuori".
"Fidati sempre del tuo istinto." Lo sguardo di Ben si spostò verso l'ingresso del tempio, un'apertura a forma di cuneo da cui emergeva una costante corrente di vento freddo, come il respiro di una bestia addormentata. "E che cosa ti sta dicendo adesso?"
"Che dovremmo andarcene."
"Bene, torna indietro sulla strada da cui siamo arrivati, muoviti velocemente, stai attenta-"
"Un attimo." Sentì la propria fronte aggrottarsi. "Non puoi voler andare lì dentro da solo."
"Starò bene," disse bruscamente. "Devo scoprire cosa stava combinando Raynar."
"Se è una questione di dovere, allora vengo con te."
"Le rovine dei Sith possono essere pericolose, non sei abbastanza allenata, non hai ancora neppure costruito la tua spada laser."
"Infatti." Gli sorride compiaciuta. "Ecco perché dovrei restare con qualcuno che ne ha una, non credi?"
Per un secondo, Ben sembrò furioso per essere stato incastrato dalla sua stessa logica, ma si riprese immediatamente. "Conosci già la strada per il Tempio, hai esplorato quella parte di foresta per quasi tutta la vita, sei più preparata ad affrontare ciò che c'è là fuori di quello che potrebbe trovarsi qui dentro."
Rey piantò saldamente i piedi per terra. "Non ti lascio da solo."
"Sì che lo farai," ringhiò "Torna all'Accademia."
Si fissarono in silenzio, finché dalla gola di Ben non uscì uno sbuffo carico di frustrazione. "Fai quello che faccio io, okay? Non sto neanche vagamente scherzando su questo: se ti dico di correre, tu corri. Capito?"
"Capito," confermò lei.
Le rifilò uno sguardo infelice, poi varcò l'ingresso. Lei lo seguì, entrando all’interno di un’oscurità che sembrava essere solo in attesa di qualcosa.


 
*


Due menti, giovani, incredibilmente potenti. Lui sta soppesando la sua decisione. La ragazza ha qualcosa di selvaggio, una durezza e una profonda indipendenza che potrebbero essere canalizzate. Ma il ragazzo risplende in confronto, come un condotto: così tanta rabbia. E paura. Così tanti punti deboli in mezzo a tutti quei nodi spinosi.
Lui doveva essere mio, mio Signore. Fagli ricordare.


 
*


Le ombre all'interno del Tempio di Exar Kun sembravano quasi avere una vita propria. Si infiltravano nella gola, spesse e mortali. Proprio quando Rey stava iniziando a credere che la luce del giorno fosse stata solo un sogno lontano, che quella notte fosse l'unica verità mai conosciuta, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi e a percepire deboli scintillii tra le pareti. Striature di fulmini, intrappolate tra le lastre di vetro nero.
"Gemme di Corusca", le sussurrò Ben all’orecchio. Si fermò con il braccio sinistro alto di fronte a sé, cingendole la vita quasi potesse usare il suo corpo per farle da scudo. La spada laser si attivò nella sua mano destra accese, il raggio smeraldo inclinato davanti petto che lanciava leggeri riflessi.
"Stammi vicina," mormorò.
Rey soffocò uno sbadiglio. Strano - anche se, beh, effettivamente erano fuori dall’alba.
Sentiva la stanchezza impossessarsi di lei con ogni passo che muovevano. Nel tentativo di rimanere sveglia, iniziò a studiare le pareti, ad osservare le gemme scintillanti, i viticci di muschio verde e alcune di quelle iscrizioni malvage. Le scappò un altro sbadiglio. Sentì una prima vaga ondata di panico, perché quella sonnolenza non era naturale, c’era qualcosache la stava comprimendo.
Le sue dita si aggrapparono alla manica di Ben. Lo sentì irrigidirsi, preso come sempre alla sprovvista dal contatto fisico. "Rey?"
"Io..." Non riuscì più combattere. Si accasciò sul pavimento. Lo sentì ripetere di nuovo il suo nome, questa volta allarmato, spegnere la sua spada laser e, con lo stesso movimento rapido, prenderla tra le braccia, riuscendo a farle scivolare una mano dietro la testa prima che colpisse la pietra.
L'ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il suo viso così vicino, così incredibilmente vicino al proprio. Il suo volto - quel terrore, quel dolore - le ricordò di un altro giorno, molti anni prima. Era la stessa espressione che aveva mentre Luke affrontava la bestia sulla pista di atterraggio.
Chi l'avrebbe mai detto, pensò stupita mentre l'ultima goccia di coscienza iniziava ad abbandonarla. Chi l’avrebbe mai detto che avresti amato così tanto anche me?


 
*


Un sogno di luce e venti selvaggi. Sabbia che si disperde in sottili fili dorati sopra un AT-AT imperiale semisepolto.
Un sussurro: "Perché non mi hai aspettato?"


 
*


Rey si svegliò di soprassalto, schizzando in piedi sul... letto?
La nebbia del sonno stava iniziando a dissiparsi. Si trovava nella sua stanza, i raggi rosso sangue del tardo pomeriggio che filtravano attraverso le tende disegnavano sottili barre sui contenitori dei pezzi di ricambio ordinatamente impilati, circuiti elettronici e ingranaggi presi da droidi smantellati che occupavano un intero muro. Come sono arrivata qui? Dov’è Ben? Si alzò, girò intorno al vecchio macchinario corroso che occupava il pavimento e si avviò giù per il corridoio.
Nella sua fretta finì quasi addosso a Tiu, che la salutò serenamente "Oh, bene, sei sveglia. Stavamo iniziando a preoccuparci..."
"Dov'è Ben?"
"Non è una cosa molto Jedi da dire."
Rey ricacciò indietro un urlo frustrato. L’appunto della Omwati non era stato detto con cattiveria, oltre al fatto che aveva ragione. Controllo. Cercò di calmare il battito irregolare e allungò una mano per cercare l’aura di Ben nella Forza, fin quando non lo trovò nel suo alloggio, dall'altra parte del corridoio.
Mentre correva verso di lui si rese conto di avere la sensazione di essere ancora intenta ad uscire dal suo sogno, il sapore della sabbia in bocca, i limpidi cieli desertici davanti agli occhi. Le porte di diverse stanze erano aperte, permettendole di intravedere gli occupanti con la coda dell'occhio. I più giovani stavano radunati attorno alle storie proiettate dagli holocron, rapiti dal fatto che i loro racconti preferiti potessero prendere la forma di ologrammi tremolanti. Un gruppetto di apprendisti della sua età sgranocchiava qualche snack sgraffignato dalle cucine tra chiacchiere e risate, alcuni sdraiati sul letto, altri seduti sul pavimento. Questa è la mia vita, ricordò a sé stessa, accelerando il passo. Questo è reale.
L'ala che ospitava i Cavalieri Jedi era silenziosa rispetto al resto del secondo livello. La maggior parte delle porte erano chiuse e le poche ad essere aperte rivelano persone intente a meditare con gli holocron, scrivere alle loro scrivanie o semplicemente assorti in una silenziosa contemplazione. Rey si bloccò davanti alla stanza di Ben e lanciò un colpetto attraverso la Forza, un annuncio della sua presenza. Per tutta risposta la porta si spalancò come spinta dal vento ma Ben aveva molto probabilmente a malapena mosso l’indice ed il medio nella sua direzione senza neppure curarsi di alzare lo sguardo da qualunque cosa stesse facendo – e sì, aveva ragione, notò mentre si avvicinava. Se ne stava sdraiato sul letto, la schiena appoggiata contro la testiera e le caviglie incrociate, gli occhi socchiusi intenti a studiare l’holobook che aveva sulle ginocchia.
È proprio per questo che hai una postura così sbagliata, pensò Rey con affetto, prima di ricordare la ragione per la quale si trovava lì. "Cosa mi è successo?"
Ben continuava a rifiutarsi di incontrare il suo sguardo. "Suppongo ci fossero dei residui di energia oscura che ti hanno messa fuori combattimento. Ma potrebbe essere stata anche una causa naturale: uno sbalzo nella pressione dell'aria, un accumulo di zolfo, una sostanza chimica secreta dal muschio... Ci sono molte possibilità."
"E come mai non è successo anche a te, allora?"
Si strinse nelle spalle. "Non ne ho idea"
Il fatto era che Ben Solo era un pessimo bugiardo. Quella faccia non era in grado di nascondere nulla, ma in questo momento era il ritratto di una piattezza studiata, un’imperscrutabilità sospettosa, tranne che... sì, eccola, un tic sotto l'occhio sinistro.
"Cosa è successo dopo che mi sono addormentata?"
"Ti ho riportata indietro."
Sbatté le palpebre perplessa. "Fino a qui?"
"Preferivi che ti lasciassi lì?" chiese, a suo avviso un po' troppo bruscamente.
"No, ma-" Si trattava di diverse ore di cammino su terreni scoscesi e sentieri che attraversavano fitte parti di bosco, circondati da aria calda e umida. Non sapeva come prendere quell’informazione, quindi si concentrò su altro. "Cosa c'era dentro le rovine? Cosa hai trovato?"
"Non c'era nient’altro se non la polvere dei secoli", mormorò.
Mi stai mentendo, avrebbe voluto ribattere, ma la sua espressione testarda e prudente le diceva chiaramente di non stuzzicarlo. E poi, aveva qualche debole mezza immagine, sensazioni sfocate, in agguato poco oltre la sua portata. Quasi sicuramente riguardavano il tempio. Tutto ciò che doveva fare era recuperarle, riordinarle e dar loro un senso.
Probabilmente per la prima volta nella sua vita, Rey non vide l'ora che arrivasse il momento della meditazione serale.


 
*


La notte drappeggiava con i suoi veli argentati l'antica pietra Massassi del Praxeum. Rey uscì dal turbolift ed entrò nell’oscurità della Sala Grande, camminando silenziosamente attraverso i raggi di luce lunare per unirsi alle sagome sedute in file ordinate sul pavimento. Mentre incrociava le gambe accanto a Jysella, la ragazza si voltò verso di lei con un sorriso dolce e per un attimo Rey rimase colpita da quanto il suo volto fosse cambiato nel corso degli anni, rimodellandosi fino ad affilarsi in una bellezza simile a un bagliore lucente nel buio serale. Si chiese se anche lei fosse cambiata così tanto negli anni, e se qualcuno lo avesse mai notato.
"Cosa ti ha trattenuta?" sussurrò Jysella per non disturbare gli altri studenti.
"Ben mi ha obbligata ad andare Ulaha per un controllo." Era preoccupato che, qualunque cosa fosse stata la causa scatenante della sua improvvisa sonnolenza, potesse avere effetti duraturi.
"Stai meglio adesso?"
"Molto meglio." In realtà era talmente stanca da sentirsi fuori luogo, ma non aveva mai visto il senso di lamentarsi per questo genere di cose.
Qualcuno si schiarì la gola. Rey e Jysella seguirono il tacito suggerimento e smisero di parlare, chiudendo gli occhi e allineando i corpi nella posizione di meditazione. Rey fece schioccare la lingua contro il palato, lasciando che la Forza fluisse dalla sua mente per riversarsi lungo la spina dorsale, attraverso il midollo delle ossa, fino alle piante dei piedi. La nebbia che offuscava i vuoti nella sua memoria iniziò a solidificarsi in immagini – lucenti mura nere, cisterne di acqua fredda e limpida, un ragazzo allerta con una spada laser verde in mano che torreggiava sul suo corpo accasciato al suolo.
L'immagine iniziò a dissolversi quasi nello stesso momento in cui comparve. Rey cercò di stringere la presa su quel ricordo. Era priva di sensi, ma era comunque lì. Ecco cosa doveva tenere a mente.
Il ragazzo stava parlando con qualcuno che non poteva vedere, qualcuno nascosto nelle profondità del tempio. "Cosa le hai fatto?" La sua voce era roca, tesa. Anche in quello stato, riusciva a vedere la paura fluire in tutto il suo corpo. "Lasciala fuori da tutto questo."
L’ho già fatto. La risposta arrivò da una voce crudele, imperiosa, carica della potenza distruttiva di milioni di stelle morenti. Siamo soli adesso. Non si sveglierà fino al tramonto. Una pausa. Sei... spaventato, ma non sorpreso. Tu sapevi. Non importa quanto hai provato a combatterlo, nel profondo del cuore sapevi che il tuo destino giaceva in una tomba come questa. A quanto pare non ero io quello in attesa.
"Esci dalla mia testa."
Qualcosa iniziò a ridere, inscrutabile. Perché dovrei? È così simile alla mia.
Nella mente di Rey tutto divenne improvvisamente immobile. Subito dopo iniziarono a susseguirsi una serie di immagini distorte e sconnesse, come se i canali dell’HoloNet avessero iniziato a cambiare senza un senso, in loop. A volte non era neppure il Tempio di Exar Kun quello che si ritrovava di fronte. C’erano le torri di Coruscant, poi l'abitacolo di una nave che somigliava in tutto e per tutto al Millennium Falcon, e il cortile del Castello Bast, dove i resti di un signore oscuro incombevano su un Cavaliere Jedi inginocchiato. Vari frammenti di conversazioni iniziarono ad incontrarsi e sovrapporsi gli uni sugli altri.
"Quando Arca Jeth morì su Deneba, molti iniziarono a ricredersi sull’atteggiamento passivo dei Jedi..."
"Forza, ragazzino. Vai a tutta finché non vediamo delle linee-"
"Gloria. Trovami..."
"Ben, devi andare. Devi imparare-"
"Skywalker non sa sfruttare il tuo potenziale..."
"Wonoksh Qyâsik nun-"
"Rey!"
Aprì gli occhi di colpo, catapultandosi fuori dalla trance. Diversi volti la stavano osservando con un misto di perplessità e preoccupazione.
"Ti stavi agitando", disse Jysella. "Tipo… muovendoti a scatti e borbottando cose senza senso."
"Scommetto che ti sei addormentata e hai fatto un brutto sogno," dichiarò Seff con il tono consapevole di chi aveva già fatto più volte uso della meditazione come comoda scusa per dormire.
Rey lo fissò. Nonostante il suo tono tranquillo, i suoi occhi erano segnati da profondi cerchi neri. "Che ne sai di brutti sogni?"
"Li ho avuti per tutta la settimana", borbottò lui.
"Anche io," ribatté Yaqeel. "Sono iniziati subito dopo le urla nel sonno di Alema." La stanza di Bothan era proprio accanto a quella della Twi'lek. "Ehi, non pensate che ci sia una specie di virus in giro, vero? Qualcosa che causa questi incubi?"
"Un sentimento negativo può essere come un virus, specialmente con così tanti individui sensibili alla Forza sotto lo stesso tetto", rifletté Tiu. "Un'emozione forte può travolgere una folla, trasmettendo una collettiva – follia? – Un'isteria di massa. Ci sono stati studi –"
Venne interrotta dai gemiti esasperati degli studenti più giovani seduti di fronte a lei. Una voce irritata esclamò: "Se la vostra meditazione non sta funzionando, non significa che dobbiate rovinare anche la nostra, sapete?".
"Che branco di scimmie ululanti." Seff si alzò in piedi. "Andiamo a saccheggiare le cucine."
"La cena è stata solo un'ora fa," fece notare Natua, che seguì comunque il suo esempio insieme a Bazel, Yaqeel, Tiu e Jysella.
Non passò molto tempo prima che smettessero di camminare e, come se fossero una persona sola, si voltassero a guardare Rey. Li guardò con sguardo assente.
Tiu prese la parola. "Non vieni con noi?"
Mi stanno aspettando. Strano come un’epifania possa avvenire all'improvviso, dopo così tanti anni. Si alzò in piedi, incapace di sopprimere un sorriso, e si avvicinò al quel gruppo di studenti assieme ai quali era cresciuta. Quei ragazzi che considerava suoi amici.


 
*


Al secondo piano del Grande Tempio parecchi pannelli luminosi delle stanze dei Jedi risplendevano nella notte umida di Yavin 4, quasi a voler tenere a bada le ombre, ma i continui sbalzi di potenza nelle celle di controllo le facevano tremolare costantemente. Erano proprio le cose che l’anima trovava in agguato lì, in quella zona grigia tra la luce e le tenebre, ad essere le più orribili di tutte.
"Ho sognato di stare di nuovo nelle caverne di Kala'uun" sussurrò Numa Rar, agitandosi tra le braccia della sorella. "Stavamo ballando e loro ridevano e ci tiravano per le catene. L'aria puzzava di Ryll1 e malattie. Sapevo che non saremmo mai riuscite a spazzare via quel fetore."
"Quella era un'altra vita," sussurrò Alema, il corpo teso come una corda di violino per evitare di amplificare i brividi della. "Non siamo più lì, Daeshara ci ha salvate. Ricordi?"
"Forse è questo il sogno", disse Numa, gli suoi occhi verdi vuoti e fissi. "Forse domani mi sveglierò e mi ritrovarò nella città sotterranea senza che me ne sia mai andata. Forse tu sarai lì con me."
In un'altra stanza, Finn Galfridian si sedette alla sua scrivania, stringendo i pugni per combatte l'impulso di voltarsi. Qualcuno lo stava osservando; lo sentiva, proprio appena sopra la nuca. Il giovane principe, gridò una voce che sembra fuoriuscire dalle mura dello stesso Tempio, Il principe che ha abbandonato il suo popolo. Il tuo pianeta brucerà. L'ho visto. Fuoco e cenere, e tu, troppo debole per fare qualsiasi cosa, troppo debole per aiutare chiunque.
A poche porte di distanza, il sonno di Ben Solo era tormentato da silenziosi spasmi. Ormai si era abituato così tanto agli incubi da non urlare più. L'unico segno della sua sofferenza era nel tremito dei mobili, i libri e gli effetti personali fluttuanti a mezz’aria. A volte, quando apriva gli occhi, nel breve momento prima di richiuderli, vedeva un lampo di luce rossa.
E, in uno dei laboratori, Raynar Thul stava curvò sulla nuova spada laser che si stava costruendo, questa dotata delle tre gemme che erano staccate dalla parete nera del tempio per cadere ai suoi piedi. Era destinato a averle. La maggior parte delle spade laser aveva un singolo gioiello per canalizzare l'energia dalla cella di potenza in un sottile raggio mortale, ma lui non era come tutti gli altri. Adesso lo capiva. Meritava un'arma micidiale perché era il più forte tra tutti i Jedi. Era stato l’Uomo Oscuro a dirglielo.


1. Ryll: spezia utilizzata come base per numerosi medicinali.



 
*


"Warv attento!"
Nonostante l'avvertimento di Rey, Bazel era stato comunque troppo lento, non riuscendo a deviare il colpo del blaster. Sebbene le impostazioni di potenza dei droidi da allenamento fossero state abbassate per adattarsi ai deboli fasci di energia delle loro spade laser, il colpo fece scappare un grugnito di dolore al Ramoan.
"Vedi di restare vivo Warv!" Gli gridò Seff mentre sposta la sua lama davanti a sé giusto in tempo per deviare un proiettile.
"Non sono in me stamattina," borbottò Bazel, chinando la testa. "Non riesco a concentrarmi, non ho dormito bene."
"In realtà mi verrebbe in mente anche un'altra ragione", commentò Yaqeel con uno sguardo risentito verso il pubblico in disparte.
Quel giorno Luke aveva condotto gli studenti in un'ampia radura ad ovest del Praxeum. Qualche tempo prima, un fulmine aveva colpito quel punto particolare, provocando un breve ma intenso incendio che l'umidità della foresta aveva rapidamente soffocato, lasciando un labirinto opaco di erbacce e fiori a reclamare il suolo carbonizzato e friabile. Era diventato il punto prediletto per l’allenamento con i droidi a comando remoto invece di quello con i cannoni laser fissi, dal momento che la lontananza dall'accademia diminuiva notevolmente il rischio che qualche passante venisse colpito dal fuoco incrociato.
Diversi Cavalieri Jedi avevano scelto di assistere alla sessione di quella mattina. Si erano riuniti a semicerchio ai margini della radura e la maggior parte di loro sfoggiava quel condiscendente divertimento tipico degli ex allievi che osservano una nuova generazione fallire palesemente alle stesse lezioni che loro avevano già superato.
"Usa i piedi, Hellin!" cinguettò Ganner rivolto verso Seff. Rey ricordò che dieci anni prima Ulaha gli aveva detto quelle stessa parole mentre sparavano nel cortile contro un droide ASP-19 da battaglia.
Jysella lanciò un grido sorpreso quando un colpo di blaster bruciacchiò le estremità dei suoi lunghi capelli rossi. "Non così, sorella!" la richiamò Valin, gli occhi color nocciola che scintillavano di divertimento. "Non devi pensare a dove sono i colpi, ma a dove saranno."
"Questo è il consiglio più inutile che qualcuno mi abbia mai dato", sbuffò Jysella.
Rey dovette ammettere che Valin aveva ragione. In quel tipo di esercizio, si doveva incanalare la Forza per prevedere i movimenti irregolari dei droidi svolazzanti. Un raggio laser le venne sparato direttamente in faccia e lei lo parò con la sua spada laser, ma, nel farlo, si scontrò con Tiu, che stava cercando di evitare un altro colpo.
Valin e Alema ridacchiarono e Rey sentì guance colorarsi per l'imbarazzo. Era una cosa normale, persino i Cavalieri Jedi si scontravano tra loro di tanto in tanto, ma non poté fare a meno di sentirsi incredibilmente impacciata, specialmente con Ben come testimone del suo errore.
Lo guardò. Se ne stava appollaiato sul tronco di un albero, le braccia incrociate e le lunghe gambe penzoloni, la fronte corrugata per la civetteria di Valin e Alema. "Se non ricordo male, a voi due servirono due settimane per iniziare anche solo a padroneggiare questo esercizio", disse gelido.
"Oh, come se tu fossi così bravo. Eh, Solo?" sibilò Alema. "Forse, allora, dovresti mostrare a questi ragazzini come si fa."
Ben mosse noncurante una mano ed i telecomandi si bloccarono a mezz'aria. Gli studenti si girarono a guardare Luke, che si limitò ad osservare la scena con un'espressione contemplativa. Tutti si voltarono allora verso Ben, che si stava allontanando dal suo tronco e per dirigersi al centro della radura. I padawan spensero le spade laser e schizzarono via frettolosamente ma, prima che Rey potesse unirsi a loro, Ben la fermò sollevando un sopracciglio con aria di sfida.
Gli sorrise. Oh se sei nei guai, Ben Solo.
Prima che potesse riaccendere la sua arma, Valin la interruppe "Rey, usa questa".
Sconcertata, prese al volo la spada laser che le aveva lanciato. La risposta alla sua domanda inespressa le arrivò nel momento in cui Alema chiuse gli occhi e fece vibrare i droidi congelati, aumentando al massimo le loro impostazioni di potenza.
Quando la Twi'lek riaprì gli occhi, Rey vi scorse un bagliore malizioso. "Ho pensato che avremmo dovuto alzare un po’ la posta in gioco."
Rey guardò di nuovo Luke in attesa di una conferma, ma sembrava che fosse lui ad aspettare qualcosa da lei. Si rese conto che la fiducia del Maestro nelle sue capacità era abbastanza da lasciarle la possibilità di scegliere se mettersi alla prova o meno, ma se non si fosse sentita pronta, avrebbe fermato tutto immediatamente.
"Pronta?" le chiese Ben con una voce riservata alle sue sole orecchie.
Rey prese la sua decisione. "Sono nata pronta".
Lui le sorrise e schioccò le dita. I droidi presero vita ed iniziarono a sparare.


 

Note finali
Rieccomi con un nuovo aggiornamento! Mi scuso per l'attesa di quasi due mesi dall'ultimo capitolo, ma quando gli esami e la tesi chiamano non si può far altro che rispondere.
Il prossimo aggiornamento arriverà entro la fine della settimana, mentre per il nono ed il decimo capitolo dovrete probabilmente attendere almeno fino al 25 (salvo miracoli inattesi).
Ne approfitto per fare una RICHIESTA IMPORTANTE: se qualcuno fosse interessato, mi farebbe comodo trovare una beta che dia una sistemata ai capitoli. Niente di impegnativo, non importano lavori a livello strutturale, giusto qualche correzione grammaticale agli errori più grossolani che possono essermi sfuggiti durante la rilettura. Ripago con incredibile simpatia, molto affetto, "fa curriculum" e lettera di raccomandazione come egregi correttori di bozze.
Come sempre, spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per tutte le reazioni, i commenti e i messaggi che mi mandate (continuate a farlo, vi prego: la mia autostima sopravvive solo grazie a voi) <3 

Come avrete intuito dal testo, ci stiamo avvicinando ad uno dei punti cruciali, quindi stay tuned ;)
Alla prossima,
Lu.

 

Note originali dell'autore

- And a wild Exar Kun appears. Kudos to Rinso for guessing right! Here is the Temple, and some more links relevant to Kun's history: Vodo-Siosk BaasDantooineKorriban, the Brotherhood of the Sith, the Shadow CrusadeAleema KetoUlic Qel-DromaArca Jeth, and the Conclave at Deneba.
- Massassi script is actually a simplified version of Sith, so it would look something like this.
- A Corusca gem.
- Rey uses a technique known as Silent Meditation. Just a little homage to my low-key fave, Master Yoda.
- Alema and Numa Rar were slave dancers in the ryll dens of Kala'uun before Daeshara'cor found them and brought them to the Praxeum.
- What the Dark Man says to Finn Galfridian is a reference to the fate of his homeworld during the Yuuzhan Vong War.
- Readers familiar with the events of Jedi Academy will know that Raynar is sort of taking the role of Gantoris by making that OP lightsaber.
- A remote droid.
  
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