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Autore: Sophie_moore    11/10/2018    2 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Writober - RWBY's Alternative Universes"
Veteran!AU
C’era quel ragazzo, lì in ospedale, che la guardava sempre.
La osservava come se dovesse entrarle dentro, come se le volesse scrutare l’anima.
Yang lo vedeva sempre quando faceva fisioterapia, quando doveva riprendere piena coscienza del proprio corpo dopo l’incidente.
[...]Yang sgranò gli occhi. Non avevano mai scambiato più di qualche parola, non erano mai stati amici, eppure le chiedeva spudoratamente di trasgredire alle regole. Fece mente locale, pensando ai pro e ai contro. Non li avrebbero cacciati per qualche bicchiere di Scotch, questo era sicuro, e poteva diventare divertente.

Spero che vi piaccia! Un abbraccio forte!
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mercury Black, Yang Xiao Long
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RWBY's Alternative Universes'
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Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”

Prompt: Diversità
Personaggi: Yang Xiao-Long/Mercury Black

Ciao, Xiao-Long

C’era quel ragazzo, lì in ospedale, che la guardava sempre.
La osservava come se dovesse entrarle dentro, come se le volesse scrutare l’anima.
Yang lo vedeva sempre quando faceva fisioterapia, quando doveva riprendere piena coscienza del proprio corpo dopo l’incidente.
Anche quel ragazzo era lì per quello: aveva perso entrambe le gambe in guerra, in un attentato, ma non aveva perso la voglia di essere sarcastico e giocoso. Faceva battute persino sulle sue protesi, che ancora lo facevano reggere in piedi in modo incerto.
«Ciao, Xiao-Long.»
Yang rabbrividì e lo guardò. Non era più la ragazza socievole che era prima di perdere il braccio destro, ora era schiva e se ne stava principalmente in disparte, sfogando la frustrazione su un sacco da boxe. Il suo lavoro era quello di spia del governo, spiegato nel modo più semplice che conosceva, e quando era stata rapita e scoperta, non era stato gradito granché.
«E tu sei?» domandò infatti, atona.
Il ragazzo fece una smorfia irritata. Spostò la sedia di fianco a Yang e si infilò con la propria sedia a rotelle. «Mercury, Mercury Black. Facciamo fisioterapia insieme.»
Yang annuì, tornando alla sua rivista. Si soffiava via dalla faccia un ciuffo di capelli, nervosamente. Era qualche mese che ormai si ritrovava una storpia. In ospedale la trattavano come se fosse stata un raggio di sole, cercavano di farla stare meglio spiegandole che un braccio non era niente a confronto della vita.
Era vero, chiaramente. Yang non obiettava mai, anzi, acconsentiva e provava a fare un sorriso, ma non riusciva a farselo entrare in testa. Non accettava di non essere più “normale”, di non essere più autosufficiente com’era in passato.
Era stata una spia molto brava, aveva portato a termine una serie infinita di missioni pericolose, e poi era successo quello. Non se n’era accorta, aveva perso il braccio in uno scontro con un esponente della Yakuza.
«Ti dà fastidio?»
«Cosa?» chiese lei, non spostandosi dalla sua rivista. «La tua presenza?»
Si accorse che Mercury fece un sorriso, e anche lei sogghignò. «Il ciuffo. I capelli.»
«No, non mi dà fastidio. È solo noioso, non potermeli legare dico
Mercury annuì. «Posso farlo io.»
Yang lo guardò di sottecchi. «Tu. Perché dovresti? Neanche ci conosciamo.»
«Sei la ragazza più giovane qui dentro. Non ho più voglia di giocare a scacchi con gli anziani,» si avvicinò un po’ e abbassò la voce, guardandosi intorno circospetto. «e mi serve qualcuno con le gambe che vada a prendere gli alcolici. So per certo che qualche infermiere li nasconde nel frigorifero.»
Yang sgranò gli occhi. Non avevano mai scambiato più di qualche parola, non erano mai stati amici, eppure le chiedeva spudoratamente di trasgredire alle regole. Fece mente locale, pensando ai pro e ai contro. Non li avrebbero cacciati per qualche bicchiere di Scotch, questo era sicuro, e poteva diventare divertente.
Forse fare amicizia non era poi così male.
«Sono interessata.»
«A quale delle due proposte?»
La ragazza sorrise, e Mercury di rimando. «Avvicinti.» le disse.
Le prese l’elastico viola dal polso, Yang si abbassò leggermente e Mercury iniziò a tirarle indietro i capelli, delicatamente. Glieli legò in un battito di ciglia.
Lei si rimise diritta, mosse un po’ la testa e constatò che quella coda era particolarmente resistente.
«Conta sulle mie gambe.» disse, a bassa voce.
«Conta sulle mie braccia.» rispose lui, dandole una pacca sulla spalla. Si allontanò sulla sua sedia a rotelle, e Yang scoppiò a ridere.
Si era andata a ficcare in un bel pasticcio, ma non era così eccitata da molto, molto tempo.
  
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