Someone to love
You call me your friend, you decide I
can stay
To learn your faults and love you anyway
To see your world and all your secret
fears
Reveal your beauty waiting to be seen
Or just to know what you mean
When you finally open the door
To let everything in
You'll find out you're not alone
And that you are someone to love…
(“Someone to love” – Elisa)
La prima battaglia contro Thanos si era rivelata davvero
un’impresa epica e devastante per gli Avengers e, nonostante l’intervento del Dottor
Strange che aveva riportato indietro gli scomparsi, l’esperienza era stata
logorante sia per chi era svanito nel nulla sia per coloro che vi avevano assistito.
Thanos, comunque, era stato ingannato e per il momento
risiedeva in un pianeta sconosciuto, convinto di aver compiuto un atto di
benevolenza e di aver raddoppiato le risorse della Terra. Riteneva di avere il
Guanto dell’Universo completo e al pieno dei suoi poteri e pensava di potersi
finalmente rilassare, prima di andare a beneficare
qualche altro disgraziato pianeta.
Quando gli Avengers erano tornati sulla Terra, avevano
scoperto che il potere di Thanos aveva comunque fatto sparire quasi un terzo
della popolazione mondiale, tra cui alcuni dei loro cari. Nick Fury, però, si
era salvato poiché la modifica del futuro aveva influito anche su di lui e,
dopo aver riferito ai supereroi che Maria Hill e molti altri erano scomparsi
davanti ai suoi occhi, aveva detto che si sarebbe rivolto a Phil Coulson e agli
scienziati del suo S.H.I.E.L.D. per trovare un sistema per riportare indietro
Maria e gli altri.
“Ho saputo che un paio di anni fa Phil Coulson si è trovato
ad affrontare una situazione molto simile” aveva spiegato agli Avengers. “Lui
stesso e il suo agente Leo Fitz erano stati risucchiati in un vuoto
spazio-temporale tra le dimensioni ed erano riusciti a tornare indietro
soltanto grazie a un portale creato da un androide… sì, lo so che la cosa
sembra assurda, ma è andata proprio così.”
“Dunque i nostri amici e le persone sulla Terra non sarebbero
morte, ma inghiottite in un’altra dimensione? E con questo portale potremmo
riportarle indietro?” domandò subito Steve.
“Phil Coulson è ancora vivo? E lo S.H.I.E.L.D. esiste ancora?
Ma avevano detto che…” intervenne a sproposito Peter, colpito da tante novità e
affascinato all’idea di conoscere nientemeno che Nick Fury in persona.
L’uomo, però, lo aveva guardato come si guarda un ragno prima di schiacciarlo sotto la
scarpa.
“E questo ragazzino chiacchierone chi sarebbe?”
“Oh, mi scusi, non mi sono presentato! Io sono Peter Parker e
sono molto onorato di conoscerla, signor Fury. Ho sentito tanto parlare di lei
e… ma credevo che il signor Coulson fosse rimasto ucciso durante la guerra
contro i Chitauri, quindi…” aveva iniziato a dire Peter, porgendo la mano a
Fury che l’aveva bellamente ignorata.
“Stark, questo bel tipo è il tuo pupillo? Potresti farlo stare zitto in qualunque modo intanto
che io cerco di spiegarvi la situazione?”
Allora Tony aveva preso in disparte Peter, che era diventato
rosso fino alla radice dei capelli.
“Ragazzo, Fury ci sta dicendo una cosa di enorme importanza e
sarebbe meglio che tu non lo interrompessi ogni due secondi” gli aveva detto.
“Poi ti spiegherò tutto io riguardo alla sorte dell’agente Coulson e dello
S.H.I.E.L.D.”
“Andrò io personalmente da Phil per informarmi sulla sorte
delle persone scomparse: FitzSimmons saranno in grado di scoprire dove si
trovano e di riportarli indietro, se possibile. Se c’è qualcuno che può farlo
sono proprio loro” aveva poi ripreso Fury, per rispondere alla domanda di
Steve. “Saranno loro a tenere sotto controllo Thanos e ad accertarsi che non
intenda ritornare sulla Terra. Il vostro compito, invece, sarà quello di
trovare un modo per sconfiggerlo definitivamente, ma non preoccupatevi, mentre
sarò da Coulson cercherò anche dei nuovi alleati che possano aiutarvi in questa
impresa che non sembra per niente facile.”
E così era andata: mentre Nick Fury si recava da Coulson e
dai suoi agenti e cercava di contattare altri supereroi che potessero dare man
forte agli Avengers, Tony Stark e gli altri avevano ripreso a consultarsi per
organizzare un piano definitivo per l’eliminazione di Thanos.
Tony, tuttavia, si era reso conto del fatto che sia lui sia i
suoi amici erano davvero molto provati dopo quella battaglia e che avrebbero
avuto bisogno di distrarsi almeno un po’, così aveva deciso di invitare tutti
nella sua villa di Malibu per qualche giorno. Là sarebbero stati comunque
assieme e avrebbero continuato a pensare a un modo per uccidere Thanos, però
avrebbero anche potuto riposarsi e rilassarsi, godendosi la spiaggia, il mare e
la bellezza del paesaggio.
Tutti ne avevano un gran bisogno, lui per primo.
Ed erano stati davvero dei giorni straordinari per gli
Avengers, che per la prima volta dopo tanto tempo avevano avuto la possibilità
di staccare almeno per un po’ dalle
loro preoccupazioni e ricaricarsi, sentendosi come in una famiglia allargata e
approfittando delle risorse che quel magnifico posto offriva.
Peter, in particolare, era rimasto incantato da tutto: era la prima vera vacanza che
facesse nella sua giovane vita, si trovava in un luogo che non avrebbe mai
osato sognare e, cosa più importante per lui, era in compagnia del signor Stark
da mattina a sera. Ogni giorno diventava un giorno speciale: una volta c’era la
festa nel parco, un’altra una pizza tutti insieme, poi i bagni di mare, le
passeggiate sulla spiaggia, i fuochi d’artificio e mille altre piccole e grandi
sorprese che Tony organizzava per fare felice il suo ragazzino e fargli
dimenticare la terribile esperienza vissuta su Titano, quando si era sentito
strappare via, svanire a poco a poco e lo aveva implorato di aiutarlo…
Quella terribile scena turbava ancora quasi ogni notte i
sogni di Stark, che si svegliava in preda al panico e riusciva a calmarsi
soltanto dopo aver stretto tra le braccia il ragazzo che gli dormiva
placidamente accanto, con la testa appoggiata alla sua spalla e i morbidi
capelli castani che gli solleticavano il collo. Solo abbracciandolo e sentendo
il suo tepore riusciva a convincersi che era tutto passato, che Peter era lì
con lui, che non lo aveva perduto.
Purtroppo, però, non si poteva stare in vacanza per sempre,
soprattutto considerando che Thanos era ancora a piede libero e che Fury si stava dando da fare per trovare il
modo di riportare indietro le persone volatilizzate. Anche gli Avengers, dopo
quella pausa rigenerante e ristoratrice, sarebbero dovuti tornare a New York e
alle loro vite, preparandosi allo scontro finale con il Titano.
Quella mattina, dunque, Peter stava preparando
malinconicamente la sua valigia per tornare a casa, ma più che altro finiva per
incantarsi davanti alla meravigliosa vista sul mare e a ricordare ogni attimo
di quella vacanza indimenticabile, sentendosi stringere il cuore in una morsa
dolorosa al pensiero che stava per finire tutto.
No, non poteva sopportarlo. Per alcuni, magici giorni si era
sentito come se lui e il signor Stark fossero… beh, nella sua mente poteva
anche ammetterlo… una vera coppia. Erano
andati a cena fuori, a fare il bagno in mare, a passeggiare sulla spiaggia e
tanti altri momenti indimenticabili. Sì, certo, c’erano sempre anche gli altri
Avengers, ma a Peter sembrava che il signor Stark lo trattasse in modo diverso
da prima, più tenero, affettuoso e poi… poi c’erano le notti e…
I pensieri di Peter furono bruscamente interrotti da un
richiamo di Tony.
“Allora, Peter, pensi che quella valigia si preparerà da sola?
Non abbiamo tutta la giornata, dobbiamo prendere l’aereo a mezzogiorno e tu sei
l’unico che non è ancora pronto” gli disse.
Il ragazzo sobbalzò e arrossì violentemente, come se avesse
avuto i pensieri sulle notti
trascorse in quella villa scritti in faccia… e, in un certo senso,
probabilmente era proprio così!
“Ah… mi scusi, signor Stark, mi ero… distratto, ecco!”
“Lo vedo” commentò ironico l’uomo. “Beh, vedi di sbrigarti.
Ho detto al pilota che saremmo stati pronti tra mezz’ora e, sebbene lavori per
me, non mi piace farlo aspettare più del dovuto.”
“Senta, signor Stark, io… io non voglio tornare a casa!”
esclamò Peter, non riuscendo più a tenersi dentro la malinconia.
“Oh, santo cielo” replicò Stark, rivolgendo lo sguardo in
alto in segno di esasperazione. “Ecco, è colpa mia, me lo dovevo aspettare,
questo succede a portare i bambini in
vacanza, poi fanno i capricci perché non vogliono tornare a casa. Ragazzo, sei
un Avenger, nel caso te lo fossi dimenticato: poche storie e fai la tua
valigia.”
“Non sto facendo i capricci, signor Stark, non mi tratti come
se avessi sei anni…”
“Beh, allora tu cerca di non comportarti come se li avessi!”
“Ma lei non capisce, signor Stark, non si rende conto di cosa
vuol dire per me” insisté Peter, mentre Tony aveva tutta l’aria di voler
sbattere ripetutamente la testa contro il muro. “Io non ero mai stato in
vacanza prima e lei mi ha portato qui, in questo posto stupendo, a vivere come
in un sogno…”
“Ah, quindi sarebbe colpa mia, adesso?”
“No, non volevo dire quello, lei è stato gentilissimo a
ospitarci tutti qui, nella sua villa, però, ecco… io non voglio tornare alla
mia vita di prima! Lo so che le vacanze finiscono, lo so che abbiamo dei
doveri, ma devo proprio tornare a casa di zia May e a scuola e tutto il resto?”
Tony alzò le sopracciglia, allibito. Cosa si era messo in
testa il ragazzino?
“E dove vorresti andare, si può sapere?”
“Non lo so” mentì Peter, che in realtà sapeva benissimo dove e con chi avrebbe voluto vivere,
“so soltanto che non posso ritornare a fare lo studentello sfigato che ero
prima. Lei non si rende conto, signor Stark, io… non sono come gli altri
ragazzi e mi sento a disagio con loro. Non mi capiscono e io non capisco loro e
adesso, dopo tutto quello che ho vissuto, sarà anche peggio. Io mi sono
abituato a stare con gli Avengers… e con lei, ecco!”
“Anche se sei un Avenger, questo non significa che tu possa
lasciare la scuola. Sei anche un ragazzo di sedici anni, devi studiare, andare
al college, hai tutto un futuro davanti” ribatté Stark, sorvolando sulle ultime
parole di Peter.
“Lo so, non voglio smettere di studiare, non è quello, però
io vorrei… vorrei restare…” Peter non osava nemmeno alzare lo sguardo su Stark,
sapeva che quello che stava dicendo era qualcosa di più grande di lui e sperava
che l’uomo non si spazientisse.
Tony aveva capito benissimo ciò che Peter non diceva,
tuttavia non poteva ammettere che anche per lui sarebbe stato perfetto averlo
sempre vicino, che anche lui si era abituato alla sua presenza allegra e al suo
sorriso che gli illuminava la vita. Non voleva, non poteva ammettere di provare
un sentimento che, temeva, avrebbe fatto solo del male a quel prezioso
ragazzino.
Eppure nemmeno lui voleva separarsi da Peter. Doveva esserci
un modo per tenerselo vicino senza compromettersi troppo e senza rischiare di
legarlo a sé più di quanto già non fosse.
“E va bene” disse alla fine, col tono di chi fa una
concessione generosa. “Quando saremo a New York, andremo insieme da tua zia e
le diremo che devi trasferirti all’Avengers Tower perché… beh, perché sei
risultato il migliore degli stagisti nella mia azienda e ho bisogno che tu
lavori per me a un progetto. Naturalmente le assicureremo che non perderai
nemmeno un giorno di scuola e che avrai tutto il tempo di dedicarti sia al
progetto che allo studio e…”
Non poté finire. Peter, con un sorriso radioso, gli era
volato tra le braccia e si stringeva forte a lui, in un impeto di gioia che gli
aveva momentaneamente fatto dimenticare ogni pudore.
“Signor Stark, mi sta chiedendo di venire a vivere con lei? Ma certo, sono così
felice, grazie, grazie mille!” come sempre quando era in preda a un’emozione
incontenibile, Peter parlava a raffica. “Non si preoccupi, convincerò io zia
May e per la scuola… sarò il migliore della classe, mi impegnerò tantissimo, mi
basta essere con lei, signor Stark! Grazie, grazie, sono tanto felice!”
“Ehi, calmati un po’, ragazzo, non correre tanto, ho solo
detto che vivrai al quartier generale degli Avengers, non ti ho chiesto di convivere!” cercò di contenerlo Stark.
Ma, in realtà, era proprio quello che gli aveva chiesto. Lui voleva
che Peter vivesse con lui, lo voleva avere sempre vicino dopo aver sofferto la
terribile angoscia di perderlo, su Titano… Il ragazzo non avrebbe dovuto
saperlo, certo, ma l’idea era precisamente quella.
Ripetendosi mille volte che stava sbagliando, che non avrebbe
dovuto, che rischiava di avallare il fraintendimento… eppure inesorabilmente
attratto dagli occhi luminosi di Peter e dalle sue labbra dolcemente socchiuse,
Tony si chinò a baciarlo, affondandogli la mano tra i capelli, premendolo
contro di sé, assaporando ogni istante di quel contatto intimo e dolcissimo con
il ragazzo. Voleva riempirsi di lui, del suo sapore, del suo profumo, del
tepore del suo respiro.
Staccatosi infine da lui con enorme difficoltà, Tony cercò di
riprendere un certo fare autorevole da
adulto e ripeté che non gli aveva chiesto di convivere, bensì di trasferirsi all’Avengers Tower, come anche
altri del gruppo.
“Sì, certo, all’Avengers Tower, come gli altri” fece Peter, anche
lui tentando vanamente di ritrovare una certa dignità. Ma era talmente felice
che i suoi occhi e il suo sorriso irradiavano una luce propria…
“E andrai a scuola e farai i compiti e non trascurerai i tuoi
doveri” sottolineò Stark, ostentando una certa severità.
“Glielo prometto, signor Stark. Farò tutto quello che mi
chiede” dichiarò Peter, senza rendersi conto di quanto potesse suonare ambigua
quella frase…
“Bene, allora siamo d’accordo. E, visto che hai promesso di
fare tutto quello che ti chiedo… deciditi una buona volta a preparare quella
dannata valigia. Ti voglio fuori di qui tra cinque minuti al massimo, ci siamo capiti?”
“Certo, signor Stark!” rispose il ragazzo, lanciandosi subito
a preparare le sue cose con uno stato d’animo totalmente diverso da quello di
pochi minuti prima.
Tony sorrise intenerito mentre Peter non poteva vederlo,
tanto era impegnato con magliette e costumi da bagno.
Sì, quella era stata la decisione giusta. Aveva rischiato di
perdere Peter e adesso voleva solo renderlo felice, vederlo sorridere in quel
suo modo adorabile e dolcissimo.
E poi, Thanos non era ancora stato sconfitto, chi poteva dire
cosa avrebbe riservato loro il futuro? Agli scrupoli avrebbe pensato poi,
adesso voleva solo sentirsi riscaldare il cuore dalla tenera e affettuosa
presenza di quel ragazzino unico e speciale.
Chissà, forse in fondo anche lui, Tony Stark, poteva meritare
un po’ di amore, nonostante tutti i suoi errori…
Forse. Quello che contava, adesso, era che Peter fosse
felice… e che gli restasse accanto.
FINE