Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Kodoma    15/10/2018    1 recensioni
Questo è un breve racconto basato una una recente campagna di Vampiri: la Masquerade ambinetata a Miami. La Contessa Bathory, principe di Miami, e sua figlia Valschenka incaricano un gruppo di vampiri molto eccentrici per svolgere due missioni a Tampa. Questo racconto narra delle loro avventure e disavventure. Le storia si svolgerà dal punti di vista dei personaggi, i quali saranno introdotti mano a mano nel corso della storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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(13) Ritorno all'Equilibrio

Ritorno all'Equilibrio

Cassiopea

Apro la porta dell’auto e salutando tutti frettolosamente mi affretto con Carols in braccio verso l’ascensore.

Dannazione.

Non so come si usa un ascensore, in genere è Carlos a far funzionare questi cosi di metallo o un altro dei miei ghoul. Osservo l’umano tra le mie braccia: bocca socchiusa, respiro affannato e sudori freddi.

Di certo non è nelle condizioni di potermi aiutare.

 Merda.

 Decido di premere un pulsante a caso, le porte dell’ascensore si chiudono e la gabbia di metallo incomincia a salire.

Sbrigati.

Sbrigati.

Sbrigati .

Sbrigati.

Sbrigati, maledizione!

<< PRIMO PIANO >> Dice una voce femminile. Grazie a Zeus.

Le porte dell’ascensore si aprono, rivelando il primo piano dello Xenia con il bar e tutto il resto.

<< ANDREW! >> urlo

Vedo Andrew correre trafelato verso di me ed entrare nell’ascensore. Fortuna che sono le quattro del mattino e il bar ha già chiuso da tempo, altrimenti il tutto sarebbe stato orribile per gli affari. Una nota positiva in tutta questa sfortuna.

<< Che è successo? >> Mi chiede visibilmente preoccupato mentre preme uno dei pulsanti, speranzosamente quello del secondo piano con l’infermeria.

<< Siamo stati coinvolti in un imboscata >>

Le ante della gabbia si chiudono ed essa incomincia a salire.

<< Chiama il Maestro della Carne, lui saprà cosa fare >>

<< SECONDO PIANO >>

Le porte si aprono e sempre tenendo Carlos tra le mie braccia mi avvio verso la stanza con il lettino da ospedale.

<< Andrew! >> Chiamo di nuovo, appoggiando con non molta delicatezza il ghoul sul letto e strappandogli un gemito.

<< Si? >>

<< Procurati anche del cibo, non si è ancora nutrito >>

<< Ehm ok … Cosa? >> Mi chiede Andrew spaesato. Sono le quattro del mattino e davvero poco è aperto a quest’ora. Le vacche dormono già da un pezzo a questo punto del giorno.

<< QUALSIASI COSA MANGIATE VOI MORTALI! >>

<< Ok … Ok … >>

Vedo Andrew scappare verso l’ascensore. Faccio stendere Carlos sul lettino, slego la cintura che era stata legata alla gamba come laccio emostatico da Paracelso al posto del lembo del mio vestito, ed incomincio a slacciargli i pantaloni frettolosamente per poi toglierli. In altri momenti, più tranquilli, avrei pensato che era la prima volta che slacciavo i pantaloni ad un uomo per un motivo tanto drammatico. A questo gesto il ghoul corruga le sopracciglia, e stringendo le labbra si irrigidisce, quasi a volersi ritrarre, facendo uscire un altro fiotto di linfa vitale dalla ferita come risposta. Non so cosa significhi e sinceramente non mi interessa: c'è una situazione più urgente a cui pensare. Infine incomincio a detergergli la ferita alla gamba con un panno imbevuto d'acqua, cercando di liberarla dalla sporcizia e dalla polvere nera delle armi automatiche e incomincio a parlare. Di qualsiasi cosa. Mi hanno detto che è importante che un umano arrivato a questo punto non si addormenti, o potrebbe non svegliarsi più. Ogni tanto, mentre passo da un discorso all’altro, osservo il volto di Carlos. Se prima aveva solo un’espressione dolorante, adesso ne ha anche una molto stranita. Mi accorgo solo in quel momento,  passandogli la spugna sulla ferita, che mentre parlo sto passando da una lingua all’altra, seguendo il flusso dei miei pensieri. In questo esatto istante sono riuscita a passare dall’inglese, al greco, al latino nell’arco della stessa frase. Inoltre, per quanto ormai il corpo non mi tremi più dall’agitazione come quando ero in vita, la voce per quanto ferma ha un certo tono isterico che mi accorgo essere davvero poco rassicurante. 

Mi dispiace. 

Mi dispiace per questa situazione così folle, in cui ha rischiato la vita a causa del mio scarso autocontrollo. I sensi di colpa e il panico mi stanno attanagliando. 

Sarà passata poco più di una mezz’ora quando sento la porta dietro di me aprirsi, e voltandomi vedo entrare Mathew Rosebringer, uno dei ghoul del Maestro della Carne, quello che mi conosce di più. Egli è alto, biondo con gli occhi azzurri e gli occhiali dalla montatura sottili, munito di camice aperto da cui si vede una camicia bianca a righine blu.  Ha un po’ di occhiaie, tipiche di chi non è abituato a svegliarsi a quest’ora della notte.

<< Buonasera… >> Lo saluto

<< Buonasera. >> Risponde egli avvicinandosi, prima di posare la sua borsa per poi osservare le condizioni della ferita di Carlos, con aria quasi disinteressata. Probabilmente questo per lui deve essere il suo pane quotidiano considerando la fama del suo domitor.

Dopo qualche momento, avendo osservato con più attenzione e toccato con mano la gravità della lesione afferma << Siete stati fortunati, la pallottola ha mancato di poco l’aorta. Qualche centimetro più a destra e sarebbe stato spacciato. >>

<< Vivrà? >>

<< Certo, non si preoccupi. Vada pure a rinfrescarsi signorina Person, da qui in poi me ne occupo io. Ha passato davvero una lunga nottata. >>

Solo in quel momento mi accorgo delle mie condizioni. Il vestito argentato e una volta molto elegante  è strappato in più punti ed è coperto dal sangue di Carlos. I capelli sono arruffati dalla battaglia e il mio viso è impolverato e un po’ sporco di terra.  Sono davvero impresentabile.

<< D’accordo, la ringrazio. >>

Esco e mi dirigo verso la cabina armadio, dotata anche di bagno. Mi faccio una doccia veloce, anche se in quel momento la vasca idromassaggio sembra davvero molto più appetibile, mi asciugo, mi pettino e mi metto in pigiama. Non vedo l’ora di andare a dormire. Per rendermi un minimo più presentabile mi metto sopra il pigiama una vestaglia di seta color acquamarina. Infine mi metto le pantofole e mi dirigo verso la stanza frigo, piena di sacche di sangue, dove bevo fino a saziarmi. E’ stata dura combattere contro l’istinto di bere Carlos fino a prosciugarlo, ma per fortuna ce l’ho fatta. Non so se sarei riuscita a perdonarmi un’azione simile, soprattutto dopo tutto quello che ha fatto per me, e che continua a fare ogni giorno. Mi pulisco la bocca e passo di nuovo per la cabina armadio per prendere la pochette con dentro il portafoglio e dei vestiti puliti per il ghoul, per poi rientrare nell’infermeria. Una volta giunta nella stanza mi avvicino verso Carlos. Il respiro si è fatto più regolare e mi accorgo che la sua espressione è meno dolorante e che la sua gamba è stata ricucita. Sul carrellino vicino al letto, in una vaschetta di metallo, noto una piccola pallina di metallo coperta di sangue.

<< Gli ho fatto un’anestesia parziale in modo che non sentisse il dolore durante l’operazione, è in grado per il momento di muovere la parte alta del busto ma non le gambe. Non si preoccupi comunque, dovrebbe riacquisire questa capacità entro uno o due giorni. Entro una settimana, grazie al sangue di Cainita e un po’ di esercizio fisico dovrebbe tornare come nuovo, anche se la cicatrice rimarrà. >>

<< La ringrazio davvero per tutto quello che ha fatto. Quanto le devo? >>

<< Il Maestro le farà sapere quando avrà bisogno di qualcosa. >>

<< D’accordo, buonanotte allora >> rispondo io

<< Buonanotte >>

Prima di uscire il medico abbassa lo sguardo e cerca di trattenere un sorriso divertito senza molto successo. Abbasso  lo sguardo anche io. Ai piedi ho delle adorabili ciabatte molto morbide e a forma di mucca. Rialzo lo sguardo inarcando un sopracciglio con aria davvero poco rassicurante. Per quanto mi riguarda le mie ciabatte potrebbero anche essere a forma di membro maschile ma il ghoul di un Vile non dovrebbe mai azzardarsi a ridere di un Anziano di cui è noto il Clan. Matthew rialza lo sguardo e rendendosi conto della gaffe, imbarazzato, esce dalla stanza. E’ fortunato che io sia troppo stanca per litigare, altrimenti penso che in occasioni migliori gli insulti non sarebbero bastati.  Il medico fa in tempo ad uscire che arriva Andrew, sventolando un sacchetto con il logo di un ristorante asiatico.

 << Non è esattamente quello che si suole dire salutare, ma è quello che sono riuscito a trovare >>

<< Andrà bene comunque >> mormora Carlos sorridendo lievemente

<< Perché? Cosa sarebbe salutare per un umano? >> Chiedo incuriosita. Saranno secoli che non provo a mangiare qualcosa.

Mentre Andrew mi spiega in che cosa consiste esattamente la dieta di un essere umano, prendo altre due sedie, una per lui ed una per appoggiare il cibo. Infine mentre gli umani si nutrono incominciamo a ridere, a scherzare e a raccontare come è andata la nostra avventura a Tampa. Quando hanno tutti finito di mangiare da un po’, Andrew dice che è ora per lui di andare a casa.

<< Grazie mille per tutto quello che hai fatto stasera Andrew, dovrò darti un aumento prima o poi >> gli dico mentre lo abbraccio per salutarlo

<< Ammetto che sarebbe apprezzato >> risponde lui con il suo solito sorriso di sbieco, rispondendo all’abbraccio. << Buonanotte >>

<< Buonanotte >> lo saluta Carlos, mentre il mio barista chiude esce dalla stanza e chiude.  

Rimaniamo infine io e il mio attendente. Lo aiuto a mettersi dei vestiti comodi e puliti e dopodiché mi sdraio affianco a lui sul lettino da ospedale, stando attenta a non fargli male. Mi accoccolo con la testa sul suo petto, che si alza e si abbassa grazie al suo respiro ed incomincio ad accarezzargli i riccioli bruni. E’ caldo, ha il calore di un essere vivente, calore che trovo rassicurante e che ricordo un po’ con nostalgia. In quel momento noto anche i lineamenti del suo viso, rasato da poco in vista dell’asta, regolari e un po’ decisi e la pelle liscia e abbronzata, tipica delle persone che provengono dalle terre dove il Carro Solare è più visibile. E’ un bell’uomo, non me ne ero mai resa conto fino ad adesso. Mi rendo anche conto che dopo questa sera Carlos potrebbe decidere di lasciarmi dopo tutto ciò che è successo, visto tutti i pericoli che ha corso.

 A causa mia.

 E’ solo colpa mia se è stato ferito in tal modo, non avrei dovuto coinvolgerlo.

Non avrei dovuto portarlo a Tampa con me.

Il pensiero che possa lasciarmi mi è insopportabile.

<< Ascolta >> gli dico, accarezzandogli il viso << Non posso prometterti che questi incidenti non capiteranno più. Non sempre la vita di un ghoul è facile. Ma posso prometterti che farò tutto ciò che è in mio potere perché ciò non accada di nuovo. >>

<< D’accordo >>  Mi dice lui con gli occhi socchiusi. Non riesco a decifrare la sua espressione. Sembra …  Rilassato? Incurante? Non ne ho la più pallida idea.

<< Davvero? >> Chiedo  << Ci tengo che tu viva. >> Aggiungo poi a voce più bassa, nascondendo il viso contro il suo petto. Penso che questa sia una delle manifestazioni di affetto più dirette e sincere che io sia riuscita a fare nel corso degli ultimi due secoli, se non si conta Jayden, Primo Malkavian e mio salvatore.

<< Certo. >> Mi risponde, stringendomi un po’ a se prima di baciarmi la fronte. << E’ mio dovere assicurarmi che tutto vada per il meglio, nonostante i possibili pericoli. >>

Mi volto dall’altra parte dandogli la schiena e chiudo gli occhi << Va bene. Allora buonanotte >>

<< Buonanotte. >>

<< Ah, Carlos? >>

<< Si? >>

<< Evita di respirare troppo rumorosamente. La cosa mi infastidisce. >>

<< D’accordo. >>

Lo sento ridere sommessamente mentre chiudo gli occhi, pronta finalmente ad addormentarmi. Domani sarà una lunga nottata, la Contessa mi aspetta.   

   



 *** 


Irwin 


Scendo le scale che portano all’appartamento con passi lenti e pesanti.

La mia confessione è andata esattamente bene quanto mi potevo aspettare.

Nonostante abbia scelto una chiesa nel distretto più povero e violento di Miami, al prete non deve essere capitato spesso di sentirsi confessare sette omicidi in una volta sola, e nascondere i dettagli più... innaturali senza mentire è stata un’impresa.

Ho di nuovo la mia assoluzione. La mia anima è “salva”, almeno fino alla prossima volta in cui dovrò uccidere ancora. E ancora, e ancora, fino al giorno del giudizio...

Per quanto ancora sarò in grado di provare rimorso? Senza pentimento non può esserci assoluzione, e ho visto come l’eternità succhia dai Cainiti la loro umanità, goccia dopo goccia...

Raggiungo la porta, e gli strani rumori provenienti da dietro di essa mi riscuotono.

Una battaglia?

Apro la porta con calma e, come mi aspettavo, trovo Jesse seduto sul divano davanti al televisore.

«Ciao» mi dice assorto. «Ci hai messo parecchio a tornare»

«La chiesa era lontana. Non sei andato al lavoro?»

«Non avevo voglia, posso permettermi un “giorno di malattia” ogni tanto».

Lo scruto per un attimo, leggendolo come un libro aperto. Apprezzo il tentativo, ma non sono dell’umore per avere compagnia, né mi va di deprimerlo con i miei pensieri. 

«Capisco. Andrò ad allenarmi di là, allora».

«No, aspetta, volevo chiederti una cosa, ci sono leggende sul bastone di Merlino? Perché qui dice che gli è stato dato dai cavalieri di Iacon...»

«Da chi?» guardo lo schermo, dove degli enormi uomini di metallo parlano tra loro. «Cosa centra Merlino con dei... robot?»

«Si chiamano Transformer, davvero non ci sono leggende sui cavalieri di Iacon? Hanno aiutato re Artù contro i sassoni...»

Guardo di nuovo il film, poi fisso Jesse, perplesso.

Che diavolo di problemi ha quest’epoca?

Lui si limita a sorridere e a dare un paio di colpetti sul posto accanto a lui sul divano. «Guarda, lo rimetto dall’inizio. Ti faccio vedere solo i primi cinque minuti, così mi spieghi, ok?»

Metto giù la borsa della spada e mi siedo, arrendendomi.

Jesse si mette a blaterare di guerre tra robot da altri mondi, non capisco una parola e né ho idea di cosa sto vedendo sullo schermo.

Dopo un quarto d’ora ho già smesso a provare di dare un senso a quello che succede e mi limito ad annuire, ma va bene così.

«Ehi, dopo possiamo vederci tutta la serie se ti piace! Dovrei avere i dvd da qualche parte... se ti va ovviamente?»

«... Se insisti».

Vedo il suo volto illuminarsi, e solo ora mi accorgo di avergli sorriso, mentre rispondevo.

Sì.

Va bene così, in fondo.

***


Paracelso


Tornato da Tampa e dato le “dovute” spiegazoni a chi di dovere sul nostro operato è ormai da qualche giorno mi sono rimesso al lavoro. Le mie ricerche sono fin troppo voraci e ho dovuto rimettermi in pari.

Sfogliando la mia agenda guardo il simulacro che gioca poco distante da me... no in effetti non gioca, fa solo la serie di movimenti per cui è stato programmato. Una vena di disgusto mi assale, che sia verso me stesso o quella creatura cambia poco. Le somiglia ma è solo un imitazione. Devo smetterla di crearla nei momenti cupi, senza contare che lo spirito che mi affligge si comporta in modo strano quando lo faccio, nonostante i miei tentativi non capisco cosa voglia dire. Noto dei giocattoli muoversi da soli... sembra volerci giocare. Stupido fantasma, non capisce neanche cos'è.

Dopo un po' mi alzo di scatto dalla scrivania << Mi avete scocciato tutti e due! >>  grido.

Ricevo solo lo sguardo vuoto di quel volto infantile. Sospiro e abbasso lo sguardo su ciò che stavo facendo. Dall' agenda spunta l'angolo di un biglietto da visita, che esso sia uscito quando mi sono alzato?

Oppure...

Mi guardo attorno. Più in fondo alla sala due campanelle sferiche da cavallo dondolano svogliatamente sul posto, risalgono alla Londra vittoriana. Non dovrei stupirmi, egli mi segue da allora.

Prendo il biglietto uscito dall'agenda, è quello che mi ha dato Wilhelm Kramer all'asta.

<< Ma si >> dico sovrappensiero, mettendolo nel taschino interno della giacca.

Premo il tasto del l'interfono

 << Seth, avrei bisogno di fare una commissione, vediamoci in garage appena possibile >> Dico, alzando lo sguardo mentre rilascio il pulsante << Voi state qui a giocare e tu... >> Dico, rivolgendomi alla stanza << Non provare a seguirmi o troverò un modo di liberarmi di te >> cercando di imprimere tutta l'autorità possibile nelle mie parole.

<< Si signore >>

Mi giro di soprassalto, prima di rendermi contro che era solo la risposta di Seth alla mia richiesta. Mi aggiusto la cravatta ed esco prendendo cappotto, bastone e orologio.

Mentre attendo l'arrivo della mia guardia del corpo nel ampio garage compongo il numero sul biglietto da visita.

 << Kramers Antiques, come posso servirla?>> Dice una voce sulla quarantina, non è Wilhelm, direi .

<< Salve, mi chiedevo se fosse possibile vedere il titolare >> Dico.

<> Mi chiede il mio interlocutore.

<< Veramente no, se non è disponibile sta sera potrei prenderne uno immagino, provi a dirgli che Paracelso avrebbe piacere di vederlo >>.

Dopo qualche istante di silenzio la voce risponde << Mi dia un attimo >> Prima che incominci a suonare Greensleeves dal dispositivo. Perché questo brano sia così frequente come musica d'attesa non lo capirò mai.

Dopo qualche minuto il commesso riprende la linea.

 << E' fortunato, il signor Kramer potrebbe riceverla tra tre quarti d'ora circa >>

<< Perfetto, grazie. Allora a tra poco >> Dico prima di riattaccare.

Sento la saracinesca del locale aprirsi e vedo Seth avvicinarsi all'auto.

<< Buona sera >> Dico rivolgendogli un sorriso.

<< Buona sera a lei signore, dove desidera che la porti? >>.

Con precisione gli lancio il biglietto da visita. Seth è uno dei pochi con cui farei qualcosa del genere. Lo afferra al volo ma non riesce a trattenere un grugnito di dolore.

Lo guardo torvo << Davvero? Ancora? Non ti ho fatto recuperare l'uso delle gambe perché tu ti facessi massacrare in un combattimento clandestino >> Dico, serio.

Egli distoglie lo sguardo e risponde << ... Mi scusi signore, ultimamente è tutto troppo tranquillo, quando siamo andati a Tampa non ho visto altro che l'hangar di un eliporto... speravo in un po' di movimento >>.

 Guardo il ragazzo imbarazzato

<< Quando è l'ultima volta che ti ho detto che sei una testa di rapa, Seth? >> Chiedo, tranquillo.

Il ghoul alza lo sguardo stupito.

 << Non lo ricordo signore, sono una testa di rapa >> risponde nascondendo un sorriso.

<< Testa di rapa e lingua lunga... farai strada nella vita >> Commento seccato, entrando in auto << ...Se non ti farai ammazzare, figliolo >>

 << Non succederà signore >> Mi risponde veloce arrossendo. << ... Ed evita le arene del giro della volta scorsa, sai che potrebbe andare molto peggio >>

 << Si signore...>> Risponde più lentamente.

Partiamo, il viaggio fino al negozio è tranquillo, si trova in un quartiere non sfarzoso quanto mi sarei aspettato ma certamente non malfamato, la via è disseminata di negozi risalenti agli anni 50'. Ci fermiamo davanti a uno di questi. Ha le vetrine sporgenti come si usava al tempo, con gli infissi dipinti di blu scuro e l'insegna scritta sulle vetrine in un "Riemann Theatre" ramato. L'interno è illuminato, il tipico negozio anni 50', anche se con vetrinette, bancone e pavimento in legno, un poco logoro in effetti. Allungo dei soldi a Seth e gli dico di trovarsi qualcosa da fare che non comprenda la violenza fisica, poi entro.

Il rumore di una campanella sancisce la mia entrata e il commesso con cui avevo evidentemente parlato poco prima mi accoglie.

 << Benvenuto da Kramers Antiques, mi dica se posso fare qualcosa per lei >>

E' sui quarant'anni, di bella presenza anche se abbastanza pasciuto. Porta capelli lunghi legati in una coda e un bel bracciale al polso.

<< Buona sera, ho chiamato poco fa, visto che sono un po' in anticipo pensavo di dare un occhiata in giro intanto >>  Rispondo.

Il negozio contiene una grande quantità di qualsiasi vecchio pezzo che dica " Europa secondo gli americani", anche se qua e la si trova qualche pezzo di effettivo antiquariato. Spero abbia qualcosa di meglio.

Parlando con il cassiere scopro che hanno anche armi d'epoca, tra cui una Colt originale e una coppia di Smith and Wesson intarsiate da duello.

<< Davvero? Una Colt originale? Sarebbe possibile vederla?>> Chiedo con trasporto.

<< Purtroppo non teniamo questo genere di articoli in negozio per motivi di sicurezza, ma abbiamo un catalogo dal quale visionare i pezzi>> Mi risponde con mia delusione il commesso.

<< Ah si, le due Smith and Wesson sono vendute solo in coppia, appartengono a un vecchio ordine mai ritirato >> aggiunge voltando la pagina per mostrarmele.

<< Beh sarebbe a prescindere un peccato dividerle >> rispondo sfogliando il catalogo delle foto.

Torno a scorrere le foto della pistola precedente.

 << Ho sempre voluto una Colt >> Aggiungo possando lo sguardo sull'elegante C a firma del revolver.

Una delle immagini mostra la pistola contenuta in una custodia di legno rossiccio tappezzata di stoffa beige e contenente tutto il necessario per la cura e ricarica dell'arma. Decisamente uno dei primi modelli del celebre inventore, un revolver “Colt Walker”, nome derivante dalla collaborazione con il capitano Samuel Walker per realizzare l'idea avuta anni prima da Colt. Un arma certo ancora allo stato embrionale in quanto caratteristiche tecniche, ma con un' eleganza propria della mano di un grande artista. L'impugnatura è in legno coordinato a quello della scatola, ricurva in avanti per congiungersi a un corpo in acciaio con placcatura in ottone che va via via a ridursi al rastremarsi del profilo dell'arma, lasciando del tutto il posto al colore scuro dell'acciaio sulla canna. Il tamburo istoriato può contenere 6 proiettili calibro .44.

Anche se potente era forse un po' troppo ingombrante e pesante, tuttavia oggi rappresenta per me il primo geniale passo verso un innovazione rivoluzionaria, forse violenta ma non di meno rilevante nella storia umana.

Mentre faccio queste riflessioni noto una persona entrare dal retro del negozio, alzo lo sguardo e vedo l'aspetto umano di Wilhelm.

<< Benvenuto nel mio negozio Paracelso, a cosa devo questa visita? >> mi chiede avvicinandosi.

<< Beh, hai un negzio di antiquariato e io sono un collezionista, non potevo non fare un salto >> rispondo.

<< La maggior parte è robaccia, viene dall' Europa ma non ha davvero un gran valore, sai, per quelli che non ne capiscono granché >> Dice, osservando cosa sto consultando dal catalogo << Questa però è originale, hai buon occhio.Vengono quarantamila la Colt e cinquantamila le due Smith & Wesson. Piuttosto le andrebbe di vedere dei pezzi che non sono aperti al normale pubblico?>>.

<< Beh se me lo chiede così non posso rifiutare >> Rispondo sorridendo, dopodichè faccio un cenno di ringraziamento al commesso mentre seguo Wilhelm nella porta da cui è entrato.

Il proprietario mi conduce in un magazzino con molti scaffali carichi di pezzi. In effetti ne vedo di decisamente più interessanti: da quelle che sembrano essere varie prime edizioni, a una cassetta di sicurezza borchiata italiana dei primi del '800, un set da cucito francese settecentesco, fino a icone religiose.

 Una volta soli mi chiede << Le disturba se assumo il mio aspetto? >>

<< Se non disturba lei non ho nessun problema in merito >> Rispondo tranquillo.

<< Grazie, trovo molto scortese mantenere questa maschera se non necessario, è fatta per ingannare >>.

 Mentre dice ciò lo vedo riassumere il suo vero aspetto da nosferatu. Lo avevo già visto a Tampa, ma qui la luce lo rivela decisamente con più chiarezza: il suo corpo è scheletrico, mentre dei bubboni dal aspetto malato compensano questa magrezza eccessiva, apparendo su tutte le sue membra bianche che tendono al giallo  e dall'aspetto vagamente itterico. I suoi occhi sono infossati in modo inquietante, e porta i capelli bianchi e unticci legati in un riporto.Benché il suo aspetto mi colpisca non è il primo Nosferatu che incontro o con cui sono in rapporti abbastanza stretti da vederlo con il suo vero aspetto.

Ah, Mr Welch,  Haste Ye Back Bowfing Scunner!* A guardarti non ti avrebbe voluto bene neanche tua madre, ma io si.

Ci fermiamo davanti a uno scaffale in fondo alla stanza.

 << Crede nelle leggende signor Paracelso? >> Mi chiede, prendendo un paio di cassette e posandole sul tavolo al centro della stanza.

<< Beh, non apparterrei più al mio clan se rispondessi di no >> Rispondo incuriosito dall' introduzione.

Il Nosferatu apre le cassette, rivelando una Colt calibro .45 dal design pulito ed elegante con l'impugnatura in noce e il corpo in semplice acciaio abbellito dal tempo, e una pistola piccola a colpo singolo, una Derringer tozza con un impugnatura ricurva, di fattura molto elegante e il castello scavato nel legno chiuso con una placca istoriata color cremisi. Entrambe erano accompagnate con alcuni dei loro colpi accuratamente riposti nella custodia.

Guardo incuriosito il sorriso malizioso di Wilhelm << Cosa sa dei miti del vecchio West? >> Mi chiede, avvicinando il revolver.

<< Beh più della maggior parte delle persone, ma a dirla tutta non sono un esperto, non è esattamente il mio campo. Di chi era quest'arma? >> rispondo.

<< Ha davanti una delle due armi del famoso sceriffo Wyatt Earp, un pezzo davvero unico >> Mi dice con soddisfazione.

La guardo con attenzione << Un pezzo davvero degno di nota >> Commento affascinato << Non era lo sceriffo che non fu mai colpito in una sparatoria e che pare fosse infallibile con la pistola? >>

<< Proprio lui, o almeno questo è il mito che è arrivato a noi >>  Mentre lo dice mi avvicina la pistola a colpo singolo << Questa invece è la pistola usata per uccidere il presidente Lincoln >>.

Lo guardo stupito << Questa dovrebbe stare in un museo, come l'ha avuta? >> Gli chiedo, ottenendo solo un sorrisetto misterioso che risulterebbe piuttosto terrificante ad un altro.

<< Visto ciò che è legato a quest'arma si può dire che abbia un certo potere, una carica metafisica se vogliamo definirla tale >> Commenta, sollevandola con dei guanti di cotone sulle mani simili ad artigli.

<< Beh, sicuramente è possibile, anche se non ritengo che sia certamente una carica positiva, è l'emanazione di un regicidio, un atto d'odio e distruzione. Benché rappresenti un pezzo di storia estremamente significativo non credo faccia per me >> Rispondo con un pelo di rammarico.

Avvicino la scatola contenente la pistola dello sceriffo Earp << Questa d'altro canto se ha qualcosa del suo proprietario sarebbe un talismano portafortuna perfetto >> Commento, rigirandola in mano come se potesse rompersi da un momento all'altro.

<< Per questi oggetti forse potremo accordarci diversamente dai comuni pagamenti in denaro e piuttosto effettuare uno scambio come consuetudine tra noi Cainiti. Ah, preferisce usare il lei o passare al tu? >> mi chiede.

<< Come più le aggrada, mi sono abbastanza abituato ai modi informali di questo secolo >> rispondo cortesemente.

<< Allora proseguiamo con il lei per il momento >> Propone Wilhelm.

<< Per quanto riguarda il pagamento invece penso che possa andare bene >> Ribatto <> chiedo.

<< Nulla di preciso attualmente, ma posso chiederle una cosa? Lei è venuto da me questa sera anche per qualche altro motivo? Oltre allo shopping intendo >> Mi chiede.

<< Stavo appunto cercando un momento per parlarne. Innanzi tutto vorrei porgerle le mie scuse per gli attriti avvenuti tra lei e i miei compagni di gruppo, la faccenda si è svolta in modo decisamente infelice e lei, o la sua macchina, ne avete pagato il prezzo più salato. Di questo me ne dispiaccio. La reazione di Irwin ritengo fosse commisurata alla minaccia che avrebbe potuto rappresentare per noi ma non a quella che ha poi rappresentato nei fatti. Non posso ignorare il fatto che se le cose fossero andate diversamente sarebbe potuta essere un esperienza proficua per entrambe le parti. Ecco perché sono qui, non voglio ripetere l'errore di sprecare le potenzialità di un rapporto di mutuo beneficio. Spero di non esser stato troppo sfacciato>> Rispondo, tentando di valutare l'impatto che le mie parole hanno avuto sul Nosferatu.

Egli sembra prendersi qualche momento per soppesare le mie parole << Beh sicuramente mi dovrò rivalere delle azioni di quel gorilla... >> inizia a dire.

Lo interrompo dicendo << Beh ritengo possa comprendere che a pedinarci potevano essere persone decisamente più pericolose per i nostri intenti e per questo ha agito in modo violento. Non lo giustifico ma ritengo sia un altro con cui un rapporto pacifico può risultare benefico, trovo molto tranquillizzante averlo dalla mia parte della barricata in eventi pericolosi >>.

Ancora una volta soppesa le parole << ... Come dicevo ritengo dovrei rivalermi con lo sceriffo delle azioni di quel bruto >> Continua, non posso sapere se volesse dire questo anche all'inizio.

<< Beh, in questo caso sarebbe sciocco a non farlo >> Dico sorridendo, ma dopo un momento mi sovviene un altro pensiero << Ma se ben ricordo lei era in città all'insaputa del principe di Tampa, se non lo avesse detto neanche a Miami forse sarebbe pericoloso parlarne ad Aidan >>.

<< Non si preoccupi ma la ringrazio per l'interesse >> Risponde enigmatico <> mi chiede.

<< In realtà nulla di specifico, ho ovviamente capacità e risorse da offrire per una collaborazione. Ritengo di essere una persona in grado di apprezzare il talento e, oltre a quello di antiquario, direi che lei ne ha altri di preziosi >> Rispondo.

<< Quindi mi pare che quella che mi propone sia più un' amicizia nell'accezione che usiamo tra fratelli >> Commenta.

<< Se vuole chiamarla così. Trovo sia un termine un po' intimo per ora, collaborazione o alleanza trovo siano più calzanti, con la speranza che conducano a un'amicizia futura. Spero ancora che non sia stato sfacciato da parte mia proporre la cosa >> dico guardandolo interrogativo.

<< Affatto, anzi, apprezzo la richiesta, molti dei nostri fratelli non sono così cortesi. A una futura amicizia >> Replica porgendomi la mano artigliata e ricoperta di bozzi.

La stringo senza fare una piega nonostante sia piuttosto disturbante quel contatto, dalla sensazione fredda e viscida.

La fama di Wilhelm è piuttosto controversa e sembra che sia visto come un ladro da alcuni. Sicuramente starò attento ma credo che sia un ladro con un onore, e benché appaia vendicativo verso chi gli ha fatto un torto, credo sarà un alleato valido, anche se fosse solo per non averlo come nemico.

<< Ah, quasi mi dimenticavo: a che punto sono i lavori della sua bella auto? Mi piangeva il cuore nel vederne le condizioni dopo il nostro scontro e ovviamente è ancora valida la mia offerta di pagare per le riparazioni. Non posso sopportare che rimanga in quello stato >> Domando.

Fa una smorfia infastidita anche se non pare diretta alla domanda in se.

 << Ancora in riparazione purtroppo, era ridotta... male >>

<< Capisco, deduco abbia già trovato un meccanico adatto, ne avrei proposti in caso contrario. In effetti ho sentito di una sorella davvero dotata con le macchine, forse persino più di me, non è il mio campo di specializzazione dopotutto. Mi piacerebbe conoscerla, ma non ho mai avuto l'occasione>>.

<< La ringrazio per la premura, uno dei suoi talenti è la meccanica quindi? >> Domanda incuriosito.

<< Precisamente, le armi nello specifico. Ritengo di essere uno dei migliori, se non il migliore in città >> commento con quella che ritengo essere modestia.

Sembra pensare a qualcosa << Vista la sua passione per le auto mi segua nel mio ufficio, lì ho dei cataloghi della merce troppo ingombrante da tenere in negozio >>. Con un gesto educato lo invito a farmi strada.

L'ufficio è piccolo ma molto ordinato, rifinito in legno.

Mi mostra dei cataloghi decisamente ben fatti, ottenuti da album fotografici in condizioni davvero eccellenti, di colore nero e carta a ph neutro per preservare le fotografie da agenti esterni. Ha un catalogo davvero vasto, automobili e mezzi ma anche mobili e oggetti ingombranti di varia natura. Mentre scorre si ferma su una pagina << Ah questi potrebbero piacerle, mi pare di capire gradisca un estetica essenziale. Alcuni pezzi non propriamente antichi ma interessanti, come alcuni dei mobili prodotti nello stile Bauhaus >>.

<< Effettivamente li trovo molto interessanti, potrei farci un pensierino >> Replico.

<< Ah giusto >> Dice, girando un paio di pagine << Anche questo è legato al Bauhaus, una postazione da lavoro originale. Viene solo mille dollari, purtroppo è un pezzo piuttosto specialistico e non ho mai trovato qualcuno interessato ad averlo>>.

La foto mostra un bancone molto ben organizzato, con tutti gli strumenti in ordine, come se qualcuno lo avesse preso in blocco dalla celebre accademia e portato in America. Sarebbe una fantastica aggiunta al mio laboratorio, che per quanto fornito può sempre far uso di buoni strumenti. Probabilmente ne farò delle repliche per non rovinarli. << Fino ad oggi. Direi che lo ha appena venduto>> Gli dico entusiasta.

<< Beh ogni pezzo ha il suo compratore, felice che la soddisfi >> Replica, forse un pelo sorpreso.

<< Posso fissare una data per formalizzare la vendita e farmi arrivare in pezzo dal magazzino >> Mi spiega poi con efficienza.

<< Molto bene allora, così potremmo parlare di cosa potrei darle in cambio della Colt di Earp. Sono davvero interessato >>

<< Ah, posso chiederle una cortesia in nome della nostra nuova collaborazione? Lei sicuramente conosce il Primo Tremere, mi saprebbe indicare quali sono i suoi gusti? Ho incontrato un po' di difficoltà per scoprirli>> Mi domanda.

Soppeso un po' la domanda, non trovandoci nulla che possa nuocermi rispondo << Beh, come me viene dal vecchio mondo, alcune volte ci siamo incrociati nel acquisto di oggetti del nostro continente d'origine. Lui è olandese, oggetti di pregio dalla sua terra natia potrebbero essere adatti, forse anche qualcosa legato al commercio vista la lunga storia mercantile e navale del paese ma la inviterei ad indagare di più in merito, può essere un inizio. Devo dire che ho un'idea che potrebbe essere quella giusta ma ritengo più saggio verificare prima di proporgliela, non vorrei le si ritorcesse contro >>.

<> Dice.

<< Certamente >> Dico, estraendo un biglietto da visita da un taschino insieme a una penna, e dopo averlo girato vi scrivo un indirizzo un email che uso per comunicazioni un po' più private. Persino in queste cose la discrezione Svizzera dimostra il suo valore.

<< Oh perfetto, è sempre meglio chiedere nella nostra società >> replica << Allora a presto signor Paracelso. Posso dire che è stato un piacere fare affari con lei >>

<< A presto signor Kramer. Spero sia l'inizio di un rapporto proficuo per entrambi >> Gli porgo la mano e lui la stringe di rimando. Poi mi accompagna nell'area pubblica del negozio e mi avvio nella Notte dopo aver salutato il commesso.

 

* Letteralmente: torna presto orribile mucchio di letame fumante

 

  
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