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Autore: nattini1    15/10/2018    6 recensioni
Long in cui Dean è sprofondato in un sonno magico in seguito a una maledizione lanciata da una strega, che ha decretato si svegli solo alla morte di Sam. Il fratello minore si prende cura di lui, fino all'estremo sacrificio. Entrambi si ritrovano così nell'incapacità di esistere da soli, Sam in Paradiso, Dean sulla terra, e cercano un modo per ricongiungersi. Una volta insieme, affronteranno ogni sfida. Aiutati dall'angelo Castiel, dovranno salvare il Paradiso e il mondo intero.
Hurt/Comfort come se non ci fosse un domani.
Potete leggere tra le righe una leggera wincest e una più evidente destiel.
Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge

 

24/26 MEMORIA

 

1. La memoria può essere paragonata a un enorme magazzino all’interno del quale l’individuo può conservare tracce della propria esperienza passata, cui attingere per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura. Tale archivio non ha caratteristiche statiche e passive ma può essere definito come un costruttore attivo di rappresentazioni sul mondo (Tomei, 2017).

2.«Anche l’uomo con la più scarsa memoria ricorda tutto quello che vorrebbe dimenticare.» (Badiale)

 

 

Dean stava sognando, non c’era altra spiegazione. Si trovava in uno strip club, un locale con una certa classe, sui toni del rosso delle tende di velluto, immerso nei chiaroscuri dei giochi di luce e illuminato dai lampi riflessi dai lustrini dei costumi. Era l’unico cliente e sul palco davanti a lui si esibivano due ballerini: una provocante ragazza con un costume da diavoletto e… Castiel! Diversamente dal solito, aveva la cravatta slacciata che penzolava ai lati del colletto della camicia con i primi due bottoni aperti; fece scivolare l’onnipresente trench giù dalle spalle mentre gli si avvicinò e gli sussurrò: «Dean. Mi hai chiamato. Hai qualche necessità?».

Dean si svegliò con il cuore che batteva molto più in fretta di come avrebbe dovuto dopo una notte di riposo, sperando che quella visione sconvolgente diventasse in breve tempo solo uno di quei sogni vaghi che si scordano appena si prende coscienza; ma, anche mentre si sciacquava energicamente il viso, non riuscì a lavare via dalla mente quelle immagini.

Entrò in cucina per fare colazione, si sedette accanto a Sam, che aveva già fatto il caffè e stava dando il biberon con il latte a Zep che lo guardava con dolci occhioni azzurri, e seppellì la testa in una tazza di cereali. Mentre la voce di Bobby, che già di prima mattina sbraitava con qualcuno al telefono, arrivava dal salotto, Castiel fece capolino un po’ titubante dalla porta; Dean lo salutò con un «Buongiorno sunshine! Vuoi del caffè?» e con sgomento si rese conto che Ellen era evidentemente riuscita a convincere Cas a togliere il trench e la cravatta mentre era in casa, il che rendeva la sua figura simile in modo inquietante a quella del sogno.

Castiel rifiutò di mangiare e prese il cucciolo dalle braccia di Sam per permettere al cacciatore di fare colazione tranquillamente; al lupetto piaceva l’angelo: gli leccava le dita e scodinzolava di continuo, uggiolando felice.

Fece la sua comparsa anche Gabriel, che reggeva un vassoio di pasticcini; prese posto accanto a Sam e si rivolse a Dean con un ampio e ammiccante sorriso: «Allora, Dean… hai trovato la compagnia giusta ieri sera?».

Dean quasi si strozzò con una cucchiaiata di cereali, ma fu dispensato dal rispondere dal suono del campanello alla porta; Cas era l’unico in piedi, quindi passò Zep a Gabriel e andò ad aprire. Ritornò poco dopo con un pacco stretto tra le mani: «Un corriere mi ha dato questo per Bobby».

Dean disse qualcosa con la bocca piena che l’angelo decifrò come: «Portaglielo», così andò nel salotto; Bobby era ancora al telefono e stava prendendo appunti, quindi gli fece cenno di aprirlo. Cas si rigirò il pacchetto in mano e cominciò a strappare la carta. Uscì fuori un piccolo specchio rotondo in una cornice di legno. Quando vide il suo riflesso sulla superficie argentea, si sentì come risucchiare dentro: non riuscì più a stringere l’oggetto che sembrò affondare dentro la sua mano e cadere oltre. Nel momento in cui toccò il pavimento, dallo specchio esplose come un’onda d’urto che si propagò attorno. Bobby per un momento smise di parlare, ma poi proseguì la conversazione. Castiel si ritrovò intrappolato in quella che sembrava una luminosa prigione di specchi. Provò a concentrarsi e a chiamare Gabriel con la mente, ma era come se i suoi poteri fossero sopiti. Strinse i pugni, del tutto destabilizzato.

Una voce di donna, molto seccata, parlò come se si rivolgesse più a se stessa che all’angelo: «Non era questo che avevo previsto!».

Castiel si voltò e vide una donna pallida, bellissima, con lunghi capelli neri che sembravano dotati di vita propria e si muovevano come le onde del mare attorno al suo corpo sinuoso. Gli occhi erano, se possibile, ancora più scuri, ma animati da una fiamma pericolosa, una di quelle che consuma e non scalda.

Fece un sorriso storto: «Non hai idea di chi io sia, vero? Dovresti tremare al mio cospetto! Sono la dea Mictecacihuatl!».

Castiel si limitò ad alzare il mento in segno di sfida.

Lei si mosse rimirando la propria immagine da uno specchio all’altro della prigione di vetro: «Lo specchio è un oggetto molto potente, ma può risucchiare una sola persona! Era per il vecchio cacciatore questa trappola! Lui è l’unico in grado di fare la pozione per curare quelli della tua razza, angelo! Se avessi messo fuori combattimento lui, mi sarei assicurata senza sforzo la vittoria».

«Sono felice che il tuo piano sia fallito! E sappi che Dean e Sam mi verranno a cercare!» le disse Castiel.

Le labbra della dea si arricciarono ancora di più e la sua bellezza si distorse in qualcosa di orribile: sembrava che la pelle tirata sulle ossa evidenziasse più che coprire il cranio. Toccò uno specchio e Castiel vide l’immagine dell’interno della casa di Bobby: Gabriel era sparito e Dean e Sam finivano di fare colazione. La voce falsamente dolce della dea era compiaciuta: «Oh, no, temo che non lo faranno! Vedi, questa è una prigione molto speciale: lo specchio ti ha risucchiato qui insieme a ogni memoria che di te hanno gli altri! Come possono cercare qualcuno che non ricordano?».

Castiel si lanciò contro lo specchio che resse l’urto e poi si voltò a fronteggiare la dea. Lei pigramente mosse un dito e una forza invisibile lo scaraventò contro la parete che aveva alle spalle. Si rialzò dolorante e lei gli si avvicinò; sembrava una pantera, elegante e letale, pronta a giocare con la sua preda. Gli prese i capelli tirandogli indietro il capo e lo costrinse ad alzare la testa e a guardare i suoi amici.

 

***

 

Bobby entrò in cucina con un piccolo specchio rotondo in una cornice di legno; «Ellen!» chiamò. Lei lo raggiunse.

«Era sul pavimento in salotto, è roba tua?» domandò mostrandole lo specchio.

Lei lo prese e fece scorrere un dito sulla cornice di legno: era intagliata con un rozzo decoro di piccoli teschi e ossa e aveva un’aria terribilmente antica. Lo restituì al marito: «Ti sembra che mi piaccia questa roba?».

«Forse è di Sam, gli deve essere caduto!» scherzò Dean per nulla preoccupato dallo strano oggetto: Bobby aveva in casa cose piuttosto bizzarre e probabilmente nemmeno lui aveva mai fatto un inventario.

«O magari è di qualcuna delle ragazze che frequenti!» rimbeccò Sam. Poi aggiunse: «Dai, andiamo a far fare una passeggiata a Zep!».

Mentre prendevano le giacche, si accorsero che sull’attaccapanni c’era un trench da uomo: Dean lo toccò. Gli dava una strana sensazione, sembrava in un certo qual modo familiare, ma non riusciva a ricordare dove lo avesse visto. Era troppo corto per essere di Sam, troppo stretto per appartenere a Bobby; a lui sarebbe andato bene, ma non era decisamente il genere di cosa che avrebbe indossato nemmeno quando si vestiva da federale. Dalla tasca sbucava una cravatta blu. Per un momento fissò quel colore e la sensazione che si stesse perdendo qualcosa tornò: era come se stesse fissando la striscia blu di un arcobaleno, percepisse il colore, ma non il confine con quello seguente. Nella sua mente c’era qualcosa che sfumava senza soluzione di continuità, senza dargli una visione chiara.

«Qualcosa non va…?» chiese Sam e suonava allo stesso tempo sia come un’affermazione che come una domanda. Anche lui sentiva che qualcosa non quadrava e reagì come il suo temperamento lo portava a fare, cioè cercando informazioni. Lo specchio trovato da Bobby non lo convinceva affatto, quindi, dopo aver portato Zep fuori, si mise a fare ricerche con Dean che lo guardava da sopra la spalla. La prima cosa che vide aprendo lo schermo del laptop fu un fermo immagine di quello che indubbiamente era un porno.

«Dean! Seriamente? Ma non puoi chiudere le finestre dopo che hai guardato qualcosa?» brontolò disgustato.

«Lo faccio sempre Sam!» ribatté Dean. E tornò ancora la sensazione che ci fosse qualcosa che gli stava sfuggendo.

Visto che ogni ricerca in internet si rivelò infruttuosa, Dean pensò di chiamare Pam: se c’era qualcuno che poteva avere un’idea di qualcosa che loro non riuscivano a percepire era lei.

 

***

 

Castiel si divincolò dalla presa ferrea della dea, che rimase con una ciocca di capelli tra le dita e un’espressione sorpresa dipinta sul volto perché pochi osavano ribellarsi a lei; dalla manica della camicia l’angelo fece scivolare fuori la sua lama (al trench poteva rinunciare, alla sua arma no) e si mise in posizione di attacco.

«Piccolo essere inferiore, come osi…» stava dicendo, ma Castiel approfittò del fatto che la dea si compiacesse nel sentire la propria voce e menò un fendente. Riuscì a raggiungerla al braccio, lasciandola ferita e molto arrabbiata. Per la frustrazione, Mictecacihuatl lo sollevò con il suo potere, sbattendolo avanti e indietro su tutte le pareti. Se Castiel avesse avuto un po’ di fantasia, avrebbe pensato di somigliare molto a una pallina da tennis che viene spedita contro un muro da una racchetta sgarbata. Quando la dea smise di strapazzarlo, l’angelo sentì che le ossa del suo contenitore si erano spezzate più velocemente di quanto la grazia fosse riuscita a curarle, che i muscoli che non avevano retto gli urti e che il sangue colava dal naso, ma si rialzò: «Sam e Dean hanno bisogno di me e io ti combatterò finché non mi lascerai andare!». La dea aveva sottovalutato la forza dell’angelo e soprattutto la sua determinazione: «Ho cose più importanti da fare che stare qui con te! Devo preparare una battaglia!». E ciò detto, ferita e stanca di quel prigioniero troppo combattivo, svanì, lasciandolo solo.

Castiel si trascinò verso lo specchio. Non riusciva a credere di essere solo, completamente solo e dimenticato da tutti. Era peggio che essere morto! Se fosse stato ucciso, una parte di lui sarebbe rimasta viva nel ricordo di quanti lo avevano conosciuto, ma così la sua intera esistenza con tutto ciò che poteva aver significato veniva dissolta.

I sentimenti per Castiel erano sempre stati un mistero e, anche ora che piano piano avevano cominciato a svelarglisi attraverso la vicinanza degli uomini, soprattutto di Dean, continuavano a restare un mistero: un enigma poteva essere risolto con l’intelletto una volta per tutte, ma più ci si addentrava in un mistero, più si rimaneva coinvolti. Quello che sentiva era un dolore terribile, infinitamente peggiore delle ferite fisiche che aveva subito. Si sentiva in trappola, avrebbe voluto uscire per aiutare i suoi amici, ma non sapeva come fare.

 

***

 

Pam, la veggente, arrivò dopo qualche ora, dicendo che non faceva visite a domicilio di solito, ma per vedere i loro bei faccini avrebbe fatto un’eccezione. Si accomodò a un tavolo e tirò fuori un mazzo di tarocchi: «Ho provato a contattare gli spiriti, ma non dicono nulla di chiaro, sembrano confusi; quindi, visto che volete capire la situazione, questi sono la sola cosa che può servire allo scopo!». Sam, Bobby, Ellen e Dean e Pam si sedettero a un tavolo.

Pam mescolò le carte: «Ora voi non sapete cosa cercate, quindi liberate la mente».

«Dean non avrà problemi, la sua mente è sempre prodigiosamente vuota!» mormorò Sam.

Pam rise di gusto: «Ora mescolerò il mazzo e uno di voi estrarrà una carta. Poi ripeteremo la stessa operazione con gli altri».

Nonostante il mazzo fosse mescolato più volte, estrassero tutti la medesima carta che raffigurava un immenso angelo: il Giudizio.

Pam era perplessa: «Questo Arcano ci chiama a una nuova vita. Ci dice che non è mai troppo tardi per ricominciare, non è mai troppo tardi per rinascere. Bisogna rispondere alla chiamata, seguire la propria vocazione, rimettersi sul giusto sentiero di vita. Ma è impossibile che valga per tutti voi!».

Era come se ci fossero un gran numero di tessere di un puzzle sparse in giro per la casa che formavano nella mente di Dean un’immagine di cui riusciva a cogliere i particolari, ma non la visione di insieme. Aveva tentato di riordinare gli indizi nella speranza di ricomporre qualcosa che avesse senso, ma la sua mente sembrava incapace di raccogliere tutte le informazioni necessarie; gli sembrava di boccheggiare, che i suoi polmoni non fossero in grado di riempirsi di tutta l’aria necessaria. Poi, guardando la carta, gli venne un’idea: «E se lo interpretassimo in senso più letterale? È un angelo!».

Pam assentì con interesse: «Credo che tu possa aver ragione…».

Dean non si trattenne dal commentare col fratello: «Chi è che ha la mente prodigiosamente vuota?».

«Dobbiamo concentrarci su di te, Dean» decise Pam e fece scegliere a Dean una serie di carte. Le studiò per un po’, poi diede loro il responso: «La Papessa, la Morte, il Bagatto, la Stella, il Giudizio di nuovo. Avete una nemica potente che ha fatto qualcosa a un angelo che è molto vicino a voi».

«Quella dea azteca del cazzo non è una novità!» esclamò Dean.

«L’angelo potrebbe essere Gabriel?» chiese Sam.

«No, le carte indicano che è qualcuno in qualche modo distante» rispose Pam.

«Le carte dicono altro?» si spazientì Bobby.

Pam indicò l’ultima carta sul tavolo: «La Torre! Rappresenta il cambiamento improvviso o la distruzione imprevista e repentina».

«Quindi dobbiamo distruggere qualcosa?» chiese Dean.

«Io voto per distruggere quello specchio! Da quando è saltato fuori ci sentiamo strani» propose Sam.

Se la giocarono a sasso, carta e forbice e toccò a Sam.

«Sono sette anni di guai…» commentò Dean.

«Ci siamo abituati!» sorrise Sam, prese un martello e lo fece ricadere sullo specchio che, dopo il terzo colpo, andò in frantumi.

Fu come essere investiti da un’ondata di calore e tutti gli spazi vuoti nella loro mente tornarono a posto. Davanti a loro apparve Cas, con gli abiti sgualciti e il viso coperto di sangue. Dean non disse nulla e lo abbracciò. Castiel si ricordò, come gli aveva insegnato Sam, che l’abbraccio andava ricambiato. Avrebbe dovuto provare dolore nella stretta dell’amico viste le sue condizioni, invece si sentì bene, dimenticò completamente i muscoli indolenziti. Percepiva il calore e sentiva di non essere più solo. I sentimenti umani per Castiel erano sempre un mistero, ma stava cominciando a capire che non si poteva penetrare dall’esterno con violenza in un mistero: le sue porte si aprivano dall’interno perché le emozioni prendevano dimora dove le si lasciava entrare; aveva capito che un abbraccio non erano solo corpi uniti, ma anime che si fondevano inscindibilmente.

 

NdA

 

Ciao a tutti!

Come vedete ci ho messo più tempo ad aggiornare perché dopo aver descritto nei capitoli precedenti vari ricordi, una perdita di memoria, un miracoloso dono di una memoria prodigiosa con questo prompt onestamente non sapevo che pesci pigliare per essere originale. Forse è il capitolo di cui sono meno soddisfatta e l'ho scritto in fretta e furia, ma ho pensato che avesse senso che la dea cercasse di fermare i nostri eroi che vogliono sventare il suo piano malvagio e poi era ora che anche Castiel si beccasse la sua parte di h/c.

Vi lascio il link del sito che ha organizzato la challenge: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/.

Ringrazio chi legge e chi ha la bontà di lasciarmi il suo pensiero!

 

 


 

   
 
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