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Autore: giamma21    17/10/2018    1 recensioni
Una baita isolata, cinque amici e un oscuro presentimento... quale sinistro segreto si cela dietro un weekend di festeggiamenti?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entriamo nella baita e la prima cosa che sento è una gran puzza di vecchio. Avete presente l’odore stantio delle biblioteche? Quelle che si trovano in cittadine remote dove esiste un solo storico bar, per farvi un’idea.
Dovrebbe essere un semplice BnB, non necessariamente fornito di apparecchiature di ultima generazione, ma almeno una spruzzata di profumo l’avrebbero potuta dare.
Tess Carver passa due dita minute sul comodino adiacente alla porta d’ingresso, e ne copre le punte con della polvere chiara, che contrasta lo smalto nero.
“Cavolo, dev’essere disabitata da un po’”, dice con tono sarcastico. In effetti non sembra un BnB molto frequentato, forse hanno aperto da poco. Dò un’occhiata in giro e mi accorgo che non c’è neanche un singolo termosifone. Non vorrei cominciare a lamentarmi, però…
“Ditemi che il pavimento è riscaldato”, dico, sapendo già che gli altri alzeranno gli occhi al cielo, “o almeno che c’è una stufetta”.
Lilah Autumn controlla il telefono, forse per accertarsi di essere nel posto giusto.
“Non capisco, il ragazzo con cui ho parlato mi aveva assicurato che la baita era abitabile”, dice, sembrando quasi colpevole.
“’Abitabile’ non è uno dei miei termini preferiti”, commento.
“Spero che almeno fosse carino”, aggiunge Tess.
Lilah la ignora, perché da quando le è stata rivolta quella battuta in macchina se l’è presa. Non è per difendere Tess, perché è stata un po’ testa di cazzo, però sanno tutti che Lilah e Parker Wayne scopano, quindi nasconderlo è inutile. Il dormitorio maschile l’avrà vista sgattaiolare dalla sua stanza almeno 3 volte nell’ultima settimana.
Certo, un segreto va sempre mantenuto tale, quindi capisco che se la sia presa quando Tess ha messo alla radio Dirty Little Secret e gliel’ha dedicata. È stato subdolo e non troppo diretto, ma è anche stato così divertente. Non capisco perché non vuole che si sappia in giro. Parker è un gran figo e ha un culo che parla. Posso capirla se teme che la sua reputazione di Don Giovanni possa metterla in cattiva luce, ma se fosse il caso non dovrebbe neanche uscirci. Sono i drammi della vita collegiale, che possiamo farci?
Io poi dovrei saperne qualcosa dei segreti, visto che fino a qualche anno fa scopavo con il ragazzo delle consegne mentre mia madre pensava che fossi a casa di Cole Wyatt a studiare.
È una questione di reputazione. Ora sono out e tutti lo sanno, quindi non c’è più niente da nascondere o bugie da inventare… oppure si?
Tess è proprio una giusta, a partire da come si veste, con quel look neo-punk misto ad un’eleganza fuorviante. È una di quelle stronzette con gli occhi azzurri e i capelli neri. Anche i miei sono neri ma ho gli occhi color cacca, cioè mandorla, quindi non è una questione di combinazione. Devi solo essere fortunato, come Lilah, che è passata da robusta sfigata a snella fighetta. Ah, la palestra fa miracoli.
Non sto parlando male di lei, sia chiaro. La ammiro profondamente, soprattutto da quando abbiamo cominciato a conoscerci di più e ho capito che il suo perfezionismo rappresenta solo una facciata. Prima frequentavamo gruppi totalmente opposti mentre oggi ci conosciamo da un anno. Strano il caso, vero?
Mi sarei dovuto sentire come un pesce fuori dall’acqua, visto che sono entrato io a far parte della sua cerchia, eppure sono riusciti tutti a coinvolgermi nella loro amicizia. Li ringrazio per questo. Il college è tosto, e lo è anche stare lontani dalla propria famiglia, ma con un solido gruppo di amici passa tutto.
Entra in casa anche Parker, portando con sé due valigie. Gli unici ad aver portato le valigie per un weekend di due giorni: Lilah e Parker.
“Grazie per l’aiuto mani di fata”, dice a me, scherzando. Io ridacchio. Che idiota.
Se solo non fosse così carino.
“Merda, questo posto è così...”, continua Parker, addentrandosi piano piano nella tenebrosa dimora.
“… Tetro”, conclude Tess, che nel frattempo si è stesa sopra un piccolo divanetto di pelle nera. Siamo nel salotto, che si affaccia alla porta d’ingresso, mentre una doppia porta in legno ci divide dal resto della dimora. Gli interni sono completamente in legno e il look è decisamente quello che ci si aspetta da una casetta per vacanze invernali in montagna: testa di cervo imbalsamata, tappeti pelosi e pieni di batteri, caminetto con più polvere che cenere e un perenne senso di pericolo. Appoggio il mio zainetto sulla poltrona adiacente al divano, anch’essa in pelle nera.
“Depenniamo pure tutta la lista dei luoghi comuni”, dico scherzando. Tess sorride e stende le braccia lungo lo schienale del divano.
“Una baita in montagna, quattro amici indifesi e un sentore di neve nell’aria… cosa c’è di meglio?”
“Cinque amici”, la correggo, e lei sembra quasi storcere il naso.
Esatto, perché non è ancora entrato il ragazzo con cui mi sento già da quattro mesi: Marcus Callahan.
Quando ho detto agli altri che avrei chiesto a Marcus di venire non ho ricevuto un caldo consenso, anzi, sembravano tutti vagamente infastiditi. L’ho invitato lo stesso, fregandomene della loro stizza, e inizialmente non ho capito perché avessero reagito in quel modo, poi ho pensato che forse si stavano preoccupando per me. In passato ho già affrontato storie burrascose, e questa avrebbe potuto essere un’altra storia melodrammatica, se non fosse per il fatto che Marcus è un vero tesoro.
Sin da quando abbiamo iniziato a frequentarci ha sempre mostrato molta dolcezza e premura nei miei confronti, a volte quasi troppa. Non sono mai uscito con un ragazzo onesto come lui, le sue intenzioni gliele puoi leggere nel volto. Forse non è un gran pregio, tuttavia mi tranquillizza sapere che sono sempre un passo avanti a lui.
Parker e Lilah sembrano nel mezzo di una conversazione privata, quindi li lascio nel loro angolo appartato e vado alla macchina, perché qualcuno non ci ha ancora raggiunti.
L’aria gelida mi fa rabbrividire. Chiudo il giubbotto con la zip e infilo le mani nelle tasche, sperando di non beccarmi un raffreddore. È una serata tranquilla e nonostante la distanza riesco comunque a sentire il rumore della città. Sono abituato al ruggire dei motori e allo sfrecciare delle automobili, perché il mio appartamento affaccia direttamente sulla strada più trafficata di Lakeside.
Marcus è ai margini recintati di un burrone, cammina avanti e indietro mentre fuma la sua sigaretta elettronica al gusto di biscotto.
Da quando lo conosco credo di averlo visto fumare solo in poche occasioni, principalmente quando era nervoso.
“Ehi, tutto bene?” chiedo, lasciando trasparire dalla voce la mia preoccupazione.
Lui si interrompe e mi guarda. Indossa una berretta che gli copre i ricci biondi, ma che mette in risalto i suoi occhi olivastri. La pelle è pallida, a causa del freddo.
“Ehi, scusa. Sì, tutto bene, tu? Perché sei fuori? Fa freddo”, risponde avvolgendomi con un braccio. Lo lascio fare, mi piace quando mi abbraccia.
“La vera domanda è: perché tu non sei ancora entrato? Ti vedo pensieroso, anche durante il viaggio… sembravi sconnesso”, spiego, cercando di non sembrare uno di quei ragazzi ossessionati da ogni minimo comportamento anomalo.
Marcus sospira e prova a sostenere il mio sguardo.
“I tuoi amici mi spaventano. Sembrano leggermente chiusi nei miei confronti, e non so se sono io che non ci sto provando abbastanza o se non gli piaccio”, spiega, abbassando la voce, e riconosco in lui un profondo senso di insicurezza.
Improvvisamente è come rivedere quella persona che non sopporti e ricordare tutti i motivi per cui ti sta antipatica. So cosa significa avere paura del giudizio degli altri, ovviamente, ed è una cosa sulla quale io stesso sto cercando di lavorare.
Vorrei fregarmene, vorrei dire “Se vi piaccio bene, altrimenti andrò avanti per la mia strada!”.
Vorrei che Marcus la vedesse come me.
Gli do un bacio sulla guancia, giusto per ricambiare un po’ della sua stessa dolcezza.
“Tu sii te stesso, e non aver paura di non piacere. Sono sicuro che sia impossibile non adorarti, e i miei amici sono fuori di testa, in caso non te ne fossi accorto”, spiego.
“A me piaci tanto, se ti interessa saperlo”.
Si avvicina al mio viso e mi bacia, questa volta sulle labbra. Mi sento eccitato, vorrei strappargli di dosso i vestiti, ma non l’abbiamo ancora fatto. Devo rallentare un po’. Vorrei che le cose fossero speciali tra di noi.
Torno alla baita accompagnato dal mio cavaliere, e quando entriamo noto con piacere che l’ambiente sembra essere migliorato. Le luci sono accese, e Lilah è riuscita ad accendere un piccolo fuoco nel camino. È così preparata ad ogni imprevisto, non a caso è la seconda persona migliore del corso. Normalmente ci si aspetta di vedere un uomo alle prese con i lavori manuali, invece a Lilah piace sporcarsi le mani e adoro questo suo aspetto.
“Dovrebbe andare” dice tra sé e sé, pulendosi le mani dalla polvere, “Ottimo lavoro, Li”. Si complimenta da sola e va bene così, ogni tanto bisogna coccolarsi un po’.
Tess alza gli occhi al cielo.
“Hai acceso un fuoco, complimenti!”
Lilah sospira e le lancia un’occhiataccia. Marcus mi stringe la mano, non credo che abbia ancora capito le dinamiche del gruppo. Eh… neanche io, a dir la verità.
Tess e Lilah si vogliono bene, sotto sotto, hanno solo dei caratteri opposti: una è la classica ragazza modello, vestita sempre coordinata e mai con colori stravaganti, l’altra sembra una vampira punk dell’era digitale.
So che sono amiche d’infanzia, anche se fatico a crederlo.
Devo solo immaginarmi le piccole Lilah e Tess intente a giocare a nascondino insieme.

No, non riesco.
“Ti va una birra Marcus?”, chiede Parker, porgendogli una fresca lattina di Heineken.
“Ecco cosa c’era in quel frigo bar! Io favorisco con piacere”, commenta Tess.
Marcus gli fa un cenno amichevole e si avvicina a bere.
Comincio a lasciarmi andare un po’ anche io. Raggiungo Lilah, che nel frattempo si è seduta sul divano, e mi accomodo accanto a lei.
Il suo corpo emana un forte calore, quindi mi avvicino di più e le stringo un braccio. Lei sorride.
“Quindi… un anno dopo, eccoci qui. L’avresti mai detto?”, le chiedo, riferendomi alla nostra amicizia, il motivo per cui festeggiamo questo weekend insieme.
“Certo che sì, dal primo momento in cui ti ho visto ho capito che saremmo diventati amici. Avevi un’aria così innocente e pura!”.
“Davvero? Io non lo direi”, commento.
“Perché ti conosci, forse, e sai tutte le porcate che hai fatto.”
Ridiamo entrambi.
“Se non ricordo male hai flirtato un po’ con me prima di capire che stavi pescando dal lago sbagliato.”
Lilah storce il naso.
“Beh, tu non lo avresti fatto, quindi ho mosso qualche passetto.”
“Già, chissà perché non ci ho provato un po’… ehi bella, ti va di scopare?”, imito una voce da maschio alfa.
“Avrei sicuramente rifiutato la tua elegante proposta. Sono una ragazza con gusti delicati.”
Ridacchiamo di nuovo.
Con la coda dell’orecchio capto il mio nome uscire dalla bocca di Parker.
Parlano di me? Mi sporgo un po’ verso gli altri, che siedono all’altro lato della stanza, adibito a zona relax.
“Come va tra di voi?” … “Ci tieni a lui?” … “Fino a dove pensi di spingerti con Evan?” …
Wow, Tess e Parker lo stanno tempestando di domande. Non capisco le loro intenzioni, sembra quasi che vogliano spaventarlo e un po’ mi sento a disagio per lui. Forse è così che fanno gli amici che si preoccupano? Non ho mai avuto un gruppo omogeneo di persone delle quali fidarmi, quindi posso concedergli il beneficio del dubbio. Spero solo che non spaventino troppo Marcus, o sarei davvero nella merda.
Lui risponde alle domane in modo vago, glielo concedo, non vuole sporgersi troppo. Per ora sembra placare gli animi degli altri due, quindi smetto di origliare.
“Che ne dite di vedere il resto della casa?”, propone Lilah, alzandosi dal divano. Sta già avanzando verso la porta, quindi più che una domanda era un ordine. La seguiamo, curiosi di scoprire cosa si cela oltre il portone.
   
 
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