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Autore: MaryFangirl    19/10/2018    4 recensioni
Quando la vita offre una seconda opportunità...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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La visione apocalittica che si svolgeva sulla spiaggia era spaventosa, dal sapore di non ritorno. Oltrepassando il relitto della barca naufragata contro la scogliera con l'angoscia di trovarvi un cadavere, la spiaggia era illuminata da un grande incendio che ardeva all'orizzonte. Due sagome si distinsero nello scenario drammatico: uno sul suolo, apparentemente senza vita, e l'altro sopra di lui che cercava di assicurarsi che non rimanesse respiro in quel corpo.
Il rumore del fuoco scoppiettante e le frane che ancora si producevano sulla rupe coprivano in parte le grida e le lamentele dell'uomo che mostrava tutta la sua rabbia contro l'altro, diventato una massa inerte.
"Perché?! Perché LEI?! Codardo! Assassino!!" le parole risuonarono nell'aria soffocante di dolore.
Lo sguardo fisso del nuovo arrivato non sapeva dove rivolgere la sua attenzione. C'era di che rimanere storditi. Come reagire? Come intervenire e fermare quel declino?
Avvicinandosi ai due corpi bloccati nella sabbia, una voce sconosciuta in mezzo al caos cercò di riportare il combattente dominante alla realtà:
"Ryo...fermati..." bisbigliò la voce, mentre una mano si posava febbrilmente sulla spalla dell'uomo tornato a essere animato, per riuscire a placarlo.
Volendo essere forte e rassicurante per aiutare il suo compagno, la nuova persona non si aspettava quello che seguì.
Al contatto con la pressione sulla spalla, Ryo reagì contro quello che per lui era un nuovo attacco. Accecato dalla rabbia e abitato dalla disperazione, Ryo non riuscì più a distinguere ciò che stava facendo o chi stava attaccando. Colpire, colpire ancora, era ciò che lo motivava. Afferrando l'ospite indesiderato per un braccio, Ryo si girò per dargli un pugno in faccia. Abituato a quel tipo di contatto, l'uomo giunto sulla spiaggia pochi istanti prima parò la violenza del gesto con accuratezza:
"Oh, caro vecchio fratello, sono io: Mick!" affermò.
"..."
Senza fiato e madido, Ryo non rispose. Non si degnò nemmeno di guardare il suo amico. Un ghigno d'odio distorceva il suo volto mentre i suoi occhi sembravano ipnotizzati dal fuoco sempre intenso della casa che sembrava schernirlo apertamente. Le fiamme si muovevano in tutte le direzioni, continuando a devastare la casa, cercando di ridurre in cenere ogni frammento della dimora. Doveva andare. Ryo doveva combattere contro quel fuoco e strappare Kaori dall'inferno.
Mick chiamò Ryo instancabilmente, ma non sembrava sentirlo. Era altrove.
Gli occhi azzurri si mossero sul corpo reso inanimato da Ryo. Chi era l'uomo su cui Ryo si era accanito? Perché tanta rabbia? Perché quell'aura pericolosa? Mick non aveva mai sentito un'aura così forte e così spenta da parte del suo amico. Nemmeno quando si era perso annegando nell'alcool. Cosa lo aveva portato a quel risultato? Cos'era successo? Mick non capiva la follia in cui Ryo era precipitato.
"Ryo!" insistette.
Ryo si voltò verso la voce che lo chiamava. I suoi occhi erano vuoti, rifiutandosi di vedere l'amico che aveva davanti. Il suo corpo tremava, scosso da spasmi che risentivano della tensione del momento. Il suo cuore era lacerato, spellato vivo. Ryo sentì ogni fibra del suo corpo urlare la propria angoscia senza che niente potesse fare qualcosa per porvi rimedio.
Lo sguardo che vide era interrogativo e ansioso. L'uomo di fronte a lui era smarrito e preoccupato per quella situazione. Ryo non aveva voglia di parlargli. Voleva sfogare la sua rabbia, piangere il suo dolore, morire. Aveva paura, paura di arrivare un'altra volta troppo tardi. Gli occhi scuri tornarono sull'incendio che infuriava. Senza dire una parola, Ryo si precipitò verso la casa infernale. Doveva salvare Kaori. Non sarebbe sopravvissuto una seconda volta senza di lei!
Per un momento, Mick credette che Ryo gli avrebbe parlato, gli avrebbe spiegato. Invece, vide un'espressione di orrore abbattersi sul volto dell'amico già devastato dal senso di colpa. Fu breve ma intenso, poco prima che si precipitasse verso la casa in fiamme. Riprendendosi di fronte al silenzio e alla fuga, Ryo si precipitò su Ryo per fermare la sua corsa. Insieme, caddero pesantemente a terra.
"Lasciami, Angel! Devo salvarla!" sputò Ryo cercando di liberarsi dalla presa di Mick.
"Ryo! Calmati! Di che stai parlando?! Spiegami, dannazione, non capisco niente!" s'irritò Mick, mantenendolo a terra.
"KAORI! KAORI È IN QUESTA CASA! LASCIAMI ANDARE! DEVO SALVARLA!"
Sconcertato dalla dichiarazione, Mick involontariamente allentò la presa sull'amico. Ryo ne approfittò per spingere Mick, alzandosi e ripartendo. Il tempo giocava contro di lui. Ryo sentiva il calore delle fiamme da dove si trovava, nonostante fossero lontane parecchie centinaia di metri. In poco tempo non sarebbe rimasto nulla da salvare.
Mick pensò che doveva aver capito male. Non era possibile. Kaori era morta. Ryo stava impazzendo. Mescolava gli eventi. Il fuoco che dominava la spiaggia aveva dovuto risvegliare il senso di colpa di Ryo che non aveva potuto salvare la sua partner dal disastro avvenuto qualche mese prima. Ryo riviveva quel giorno, convincendosi di poter salvare la giovane donna dalle fiamme. Ma non era possibile. Mick doveva fermare l'amico prima che entrasse nella casa che stava bruciando.
Ryo era abbastanza distante, ma a differenza di Mick, non era nelle condizioni di percorrere facilmente il sentiero che portava al vecchio edificio. Molto rapidamente, Mick lo afferrò. Stringendolo forte per il braccio, costrinse Ryo a girarsi. La reazione di quest'ultimo non si fece attendere. Contrattaccò rimandando l'avversario a terra. Quel gesto lo sfinì un po' di più, ricordandosi le ferite ancora vive. Un dolore spaventoso gli tolse il respiro. Mick colse l'occasione per richiamarlo:
"Guardati! Chi pensi di poter salvare in questo stato? Ryo, ricordatelo! Kaori è morta!"
"NO! Lei è in questa casa! Se mi impedisci di salvarla, morirà e sarà colpa tua!"
"Smettila di vaneggiare! Hai bisogno di un colpevole per quello che è successo? Molto bene, prenditela con me! Ma non ti farò fare la stessa fine! Se entri lì, non ne uscirai!" lo minacciò Mick, indicando l'inferno che regnava la casa.
Faccia a faccia, i due uomini presero parte a un duello, nel quale ognuno tentava di far rinsavire l'altro. Entrambi erano persuasi di avere la verità. Ryo non aveva né il tempo né la voglia di tornare su quello che era successo. Se Mick si metteva in mezzo, diventava suo nemico. Anche se avesse dovuto commettere l'irreparabile, anche se Mick non si fosse più ripreso dal loro scontro, Ryo sarebbe andato fino in fondo. Tra il suo amico e Kaori, la decisione fu presa. Ryo si irrigidì, raccogliendo tutte le forze che ancora aveva prima di gettarsi ferocemente sull'amico.
 
 
 
Poco lontano sulla spiaggia, Gin riprendeva più o meno coscienza. I colpi che aveva ricevuto avevano provocato seri danni. Il suo corpo era in fiamme. Riusciva a malapena a muoversi senza avere l'effetto che tutto il suo corpo si lacerasse, il respiro era debole e sibilante. Ma era ancora vivo.
La luna cominciava a svanire per lasciare il posto alla luce del giorno. Gin poteva ancora ammirare lo spettacolo di un'alba. Per quanto tempo non si era preso la briga di assaporare quel semplice momento? Aveva passato la vita a correre, lottando per l'ambizione e per l'orgoglio. Ora non gli interessava più. Gin rimase lì, sdraiato sulla schiena a guardare cosa stava succedendo intorno a lui. Udì grida più o meno distinte. Due uomini stavano combattendo. Chi? La memoria di Gin era manchevole. Riconobbe, tuttavia, la voce del suo nemico che sembrava stanco della situazione. Gin sorrise. City Hunter stava cercando di convincersi che fosse ancora tutto possibile. Si sbagliava. Poi il sorriso di Gin svanì. Si ricordò di quello che aveva fatto: si era deliberatamente privato di ogni speranza per una vita migliore con Kaori. Per impedire a chiunque di averla, Gin aveva fatto in modo che la sua prigione fosse la sua tomba. Sapeva che i sotterranei sarebbero crollati sotto l'impatto delle esplosioni. Sapeva che non l'avrebbe più vista. Le lacrime apparvero nei suoi occhi smeraldo. La vittoria aveva l'amaro sapore di una sconfitta. Gin piombò lentamente nel subconscio.
 
 
Mick incassava i colpi senza che riuscisse a rispondere. Si stava proteggendo al meglio dalle continue percosse di Ryo. Pensò velocemente, cercò un modo per ragionare con lui, ma il suo aggressore non era più un uomo. Era furioso, rabbioso e determinato.
Mick non poteva farsi capire con la forza con un uomo già pesantemente indebolito. Ryo aveva gravi ferite d'arma da fuoco, ma non sembrava importargli. Era fradicio fino alle ossa e le sue mani ancora sanguinavano per tutti i colpi assestati. Mick aveva creduto, proprio come Falcon e gli altri, che Ryo si fosse ripreso; che avesse superato il dolore per la morte di Kaori; che sarebbe andato avanti a vivere per lei.
"Credi di essere l'unico a soffrire?! Credi che lei manchi solo a te?!" chiese Mick che non voleva più tacere il proprio dolore, perché se Ryo pensava di essere l'unico a portare quel fardello, si sbagliava.
"Tu non capisci! LEI È VIVA! In che lingua devo dirtelo?!" gridò Ryo, continuando a riversare violentemente la sua rabbia.
"SMETTILA! Non so perché lo stai facendo, ma non ascolterò più i tuoi deliri...so tutto quello che lei ha rappresentato. E credimi, se potessi tornare indietro a salvarla o a prendere il suo posto, non esiterei! Ma è troppo tardi! Ryo, ti stai svegliando troppo tardi! Se non avessi rovinato tutto a causa del tuo orgoglio o della tua paura, lei forse sarebbe ancora viva...se solo avessi saputo che sarebbe finita così per lei, non te l'avrei mai lasciata...questo è il mio più grande rimpianto" disse tristemente Mick, spingendo con forza Ryo, senza distogliere lo sguardo dagli occhi scuri dello sweeper.
Sudato e senza fiato, Mick sentì i primi effetti del trattamento che Ryo gli aveva riservato. Stavano combattendo come cani. Mick sapeva che avrebbe potuto prendere il sopravvento, ma non voleva arrivare a quel punto. Voleva che Ryo si rendesse conto da solo che era tutto finito.
Ryo aveva sempre saputo che Mick provava dei reali sentimenti per la sua partner. Era stato geloso della sua controparte americana quando Kaori aveva scelto di stare con lui. Mick aveva ragione su Kaori, Ryo aveva avuto paura. Paura di amarla. Paura della felicità che aveva solo sperato invece di viverla. Paura di perderla. Ryo non era arrabbiato con Mick per tutto quello che gli aveva appena confessato. Ma Ryoo aveva ancora la possibilità di cambiare tutto. Doveva fare in modo che Mick si unisse alla sua causa.
"L'uomo che è a terra è quello che ha organizzato l'attacco contro Saeko ma non è tutto..."
"So tutto e se sopravviverà, la pagherà" lo interruppe Mick.
"MICK! Ascoltami, dannazione!" fece Ryo mentre si avvicinava al suo amico. "Quest'uomo è anche il responsabile dell'incendio che ha ucciso Eriko ma ha fatto credere che Kaori fosse morta e da allora l'ha tenuta prigioniera! Lei è lì, da qualche parte in quella casa in fiamme!" sussurrò d'un fiato.
Mick guardò il corpo ferito, poi la casa, infine Ryo. Gli occhi neri erano sincero. Ryo ci credeva. Anche Mick voleva crederci.
"Sei sicuro di quello che stai dicendo?" chiese Mick che non voleva sperare invano.
"Non sono mai stato così sicuro in tutta la mia vita! Lei è viva!" affermò Ryo.
"Allora vengo con te! In due la troveremo più velocemente!"
Uniti nelle avversità come nella speranza, i due amici si precipitarono sul percorso che portava alla proprietà, sicuri del loro successo.
Come se le fiamme avessero compreso le intenzioni degli sweeper, raddoppiarono la loro intensità. La casa cigolò da ogni parte sotto l'incessante assalto delle fiamme. In un frastuono assordante, la casa cedette sotto la volontà dell'incendio di distruggere tutto. Un'esplosione finale soffiò su ciò che restava della casa. Un inferno monumentale si creò facendo giorno in quella notte senza fine. Un'ondata di calore si espanse, respingendo violentemente i due uomini che si erano avventurati troppo vicino. Annientata, la pazza speranza era stata appena annientata. Non restò altro che un mucchio di rovine. Un campo di battaglia in cui il nemico incandescente non aveva lasciato alcuna possibilità alla più piccola particella di vita. Pietre bruciate, macerie fumanti, ceneri ancora calde, nient'altro.
Ryo non sentiva più nulla. Non poteva più. Aveva esaurito tutte le sue forze e il suo dolore in quella battaglia persa in anticipo. Il suo sangue era ghiacciato, il suo corpo paralizzato. Ebbe difficoltà a immaginare Kaori nelle mani di quella schifezza; sperando che qualcuno giungesse a salvarla; morendo nella sofferenza elle fiamme, mentre lui era lì.
Ryo non poté più sopportare la propria incompetenza, la propria impotenza a salvarla. L'aveva appena persa di nuovo. Fu la volta di troppo. Non avrebbe potuto vivere senza di lei. Lo sapeva, ci aveva già provato ma si era ingannato. Era finita.
Mick fu il primo a riconnettersi con la realtà. Il suo corpo sentì la violenza dello shock e con difficoltà si alzò per informarsi sullo stato del suo amico:
"Ryo...come stai?"
Nessun suono. Ryo non aveva più parole. Con l'aiuto di Mick, si alzò. In piedi sulla spiaggia, Ryo stava morendo dall'interno. Stava fissando dritto il disastro della sua vita, avanzando meccanicamente verso ciò che restava della casa. Sotto shock, i suoi passi erano titubanti. Ryo barcollò. Era ubriaco, ubriaco di dolore e disperazione. Crollando di nuovo, cadde in ginocchio sulla sabbia, davanti alle fiamme:
"NOOOOOOOOOOO! KAORIIIIIIIIIIIIII!!"
La sua opprimente protesta si diffuse nell'aria per scomparire insieme al vento.
Mick osservava a sua volta lo spettacolo angosciante, sentendo tutta la desolazione del suo amico che lo trafiggeva in tutto il suo essere:
"...Mi dispiace" mormorò Mick, cercando di aiutare Ryo ad alzarsi. In un'esplosione di energia, accecato dalla tristezza e dalle fitte nel cuore, Ryo si precipitò Mick per sopraffarlo di tutti i suoi mali:
"È colpa tua! Avrei potuto salvarla se tu non fossi intervenuto! TI ODIO, ANGEL! Non ti perdonerò mai!!"
Ancora e ancora una scarica di colpì si abbatté da tutte le parti sull'uomo che aveva soltanto voluto aiutare e sostenere il suo amico. Mick si rese conto che Ryo aveva urgente bisogno di sfogare la sua frustrazione e le ferite della sua anima su qualcuno. Mick era pronto ad assumere quel ruolo. Meritava quella sentenza per aver dubitato, per non aver visto che Ryo e Kaori rimanevano uniti nonostante la distanza...si era messo fra di loro...nemmeno lui si sarebbe mai perdonato.
Mick non parò alcun attacco di Ryo, che continuava a riversare il suo risentimento:
"Perché?! Perché non l'hai presa con te quando eri ancora in tempo...avresti saputo proteggerla...PERCHÉ NON L'HAI FATTO?! PERCHÉ MAKI L'HA LASCIATA A ME?! Poveri pazzi, io l'ho solo guidata alla sua fine..."
Ryo smise con i colpi. Le lacrime gli devastavano il viso.
Mick si sfilò delicatamente dalla presa dell'amico per rivelargli l'ovvio:
"Non sarebbe stata felice con me...lei amava te..."
Ryo si allontanò da Mick. Inginocchiato sulla sabbia, colpì con i pugni il terreno che rimase indifferente al suo dolore:
"È troppo, Mick! È ingiusto quello che è successo a lei, quello che succede a noi...è più di quanto possa sopportare, eppure credevo di aver visto e affrontato tutto, ma qui...mi rifiuto di continuare con questa mascherata! Tutti voi ci avete creduto, Maki, tu e perfino io...ho creduto di poterla proteggere da tutto il male che ci circonda, ma perfino il buon Dio o il destino si sono sforzati per dimostrarmi il contrario! Gioca con noi e si diverte...avevo una seconda possibilità e l'ho lasciata scappare" Ryo ansimava, maledicendo il mondo intero, senza trovare nessun vero colpevole a parte lui. "Felice? Come avrebbe potuto esserlo con me? Guarda dove è finita...era felice nascondendo il suo dolore e la sua delusione di fronte al mio rifiuto di ricambiare i suoi sentimenti? Le sue lacrime non erano la dimostrazione di una perfetta felicità! L'ho ignorata...non ho visto il pericolo che la circondava...non merito il suo amore...non merito di sopravvivere a lei...non ci riuscirò, Mick..."
"Smettila, non avrebbe cambiato nulla. L'unico responsabile è quell'uomo..." Mick indicò la massa informe a qualche metro di distanza.
Ryo fissò il corpo di Gin. Doveva sentirsi sollevato per averlo trovato? Per impedirgli di fare di nuovo del male? A Ryo non importava, più nulla aveva importanza. Avrebbe terminato il lavoro, ma nemmeno quello aveva senso per lui. A Ryo non interessava più nulla.
"Come mi hai trovato?" domandò improvvisamente a Mick.
"I tuoi informatori, ti sono fedeli e ci hanno avvertito dei tuoi piani...Falcon è rimasto con le ragazze e Saeko"
"Come sta?"
"È tenace e più robusta di quanto sembri. Doc è fiducioso"
"Bene"
Mick non comprendeva. Ryo era stranamente calmo, troppo calmo all'improvviso. La sua voce era posata e senza esitazione mentre i suoi occhi rimanevano vuoti di ogni emozione. Doveva allontanarlo da lì il prima possibile. Aveva il calore delle macerie sulla schiena e il nulla della distesa salata di fronte a sé. Ryo fissava Mick senza vederlo. Vedeva solo il caos che aveva seminato nella sua scia. Contrariamente ai tormenti che riacquistavano il controllo della sua anima, l'oceano restava calmo e imperturbabile a ciò che stava accadendo.
Ryo non sentiva più ciò che Mick gli stava dicendo. Tornare dove? Non c'era ritorno possibile. Non gli importava ciò che gli stava succedendo intorno. Non doveva più preoccuparsi per nessuno. Non aveva più un suo posto. Niente lo tratteneva. Il mondo si sarebbe potuto sgretolare e Ryo non avrebbe più cercato di salvarlo. La morte lo richiamava. E lui non voleva più scappare da lei.
Era un segno. Uno dei detriti della barca brillava sotto i primi raggi del sole. Si muoveva con le onde. Lo guardava, attirando la sua attenzione. Ryo non aveva più la forza di combattere, non voleva più lottare contro le sue ferite.
Ryo posò una mano sulla spalla di Mick e con una pressione gli fece capire che non gliene voleva. Lo guardò dritto negli occhi per dirgli, "È finita...", poi lo ringraziò mentalmente di esserci nonostante tutto. Gli sorrise malinconicamente e accentuò la pressione del pollice e dell'indice sulla spalla del compagno: immediatamente Mick perse conoscenza e crollò sulla sabbia. Ryo non si pentì del suo gesto. Mick non doveva portare il peso della sua ultima decisione. Senza voltarsi indietro, Ryo si precipitò verso il mare per legarsi al suo funesto destino.
  
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