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Autore: Frostales    19/10/2018    1 recensioni
In un regno non troppo lontano un principe si avvia, in sella al suo prode destriero, alla ricerca della sua promessa sposa. Il destino della principessa è funestato dalla terribile minaccia di una strega malvagia, dalla quale il principe è intenzionato a salvarla... più o meno.
Questa storia partecipa a "Fairy Tale" a cura di Fanwriter.it!
Questa storia fa parte della raccolta "sick fairytales" ma può essere letta senza problemi come storia a sè stante!
Genere: Avventura, Dark, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa a “Fairy Tale” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 3.500
Prompt/Traccia: Tema libero + Principe/principessa + Strega + Maledizione + Bacio + Mela avvelenata + Casa nella foresta
 

C'era una volta un principe col suo destriero


C’era una volta, in un regno non troppo lontano, un principe in sella al suo candido destriero.

Sul letto di morte il re suo padre gli aveva rivelato che la sua promessa sposa, la principessa di un regno un po’ più lontano, era stata mandata a vivere con tre streghe buone in una piccola capanna nascosta nel bosco.

Proprio lì si stava dunque recando il principe, intenzionato ad assicurarsi che il giorno del sedicesimo compleanno della sua promessa sposa trascorresse senza incidenti, così da poterla prendere in moglie e rompere la maledizione che gravava su di lei.

La principessa era stata maledetta da una strega malvagia il giorno della sua nascita, e per proteggerla da un destino peggiore della morte i genitori l’avevano affidata alla cura delle tre streghe buone, le quali abitavano la capanna che ora si stagliava di fronte al principe.

Una vecchia targa con la scritta “Le Tre Streghe Buone” pendeva ricoperta di sporco a un lato della porta, e le finestre erano talmente incrostate di fumo da essere diventate opache.

Accantonando l’incertezza iniziale il principe si avvicinò alla porta e bussò, per poi fare un salto indietro quando una donna sulla cinquantina spalancò violentemente la porta rischiando di centrarlo in pieno volto.

«Chi sei? Che vuoi? Per la roba sono dieci pezzi d’argento al pacchetto!» sbottò, squadrando il principe da capo a piedi.

Subito dopo altre due donne fecero capolino oltre le sue spalle, fermandosi sulla soglia.

«Ma guarda che bel giovane abbiamo qui!» esclamò la strega blu.

«La vuoi un po’ di magia, bel giovanotto?» chiese ammiccante la strega verde.

«Dieci pezzi d’argento al pacchetto», ripeté la strega rossa.

«Veramente io sarei qui per la principessa», rispose il principe, cominciando a temere di essere giunto nel posto sbagliato.

«La principessa?»

«Che principessa?»

«Ah, la principessa!» risposero in rapida successione le tre streghe buone.

«Esatto, proprio la principessa!» un lampo di speranza accese gli occhi del principe. «Sono venuto a chiedere la sua mano!»

«Non compri niente, dunque?» il sorriso della strega blu si trasformò velocemente in uno sguardo rancoroso.

«La principessa non abita più qui! L’abbiamo data ai nani per saldare il debito.» sbottò la strega verde, mentre la strega rossa afferrava la maniglia della porta e iniziava a chiuderla.

«Nani? Quali nani? Dove posso trovarli?» domandò il principe, aggrappandosi alla porta nel tentativo di fermarla.

«I Sette Nani, giù alla miniera di diamanti», grugnì scontrosa la fata rossa. «Ora sparisci e vedi di non tornare più. Perdigiorno!»

L’ultima parola raggiunse le orecchie del principe da dietro la porta chiusa, ed egli si ritrovò da solo col suo bianco destriero, preoccupato per il destino della sua futura sposa e incerto su che strada prendere per raggiungere la miniera di diamanti.

Per sua fortuna, poco oltre lungo la strada trovò un grosso cartello che indicava la direzione.

Il prode dovette pagare il pedaggio a tre goblin sotto un ponte, aggirare la Luminosa Palude della Morte Certa, e resistere alla tentazione dei MagicDrive lungo la strada, ma alla fine raggiunse quella che era indicata come la miniera di diamanti.

Anche in quel caso l’apparenza non era delle migliori. Una serie di cartelli e un paio di teschi umani intimavano ai passanti di stare lontani, con la promessa di dolorose picconate per chi non avesse rispettato la proprietà privata. Il principe quindi si assicurò di tenere vicino il suo prode destriero nel caso fosse stata necessaria una rapida ritirata.

Fortunatamente il grosso dei cartelli sembrava concentrarsi verso l’accesso alla miniera, e non intorno a una piccola abitazione col tetto di paglia, sul cui davanzale si stava raffreddando una torta dall’aspetto orribile.

“La casa dei Cinque Nani. Per acquistare suonare.”, diceva il cartello posto sotto un grosso campanello. Originariamente il cartello recava il numero sette, ma era stato barrato e ora un piccolo cinque aveva preso il suo posto. Crolli nella miniera. Una brutta storia.

«Un altro pessimo segno», commentò il principe rivolto al suo destriero, il quale era molto offeso dal non aver avuto una porzione tutta per lui di patatine al MagicDrive e non gli rispose.

Scuotendo la testa il principe diede un forte scossole al campanello e rimase in attesa.

Dopo un paio di minuti la porta si aprì. Ne uscì una ragazza dai capelli neri come l’ebano. La sua pelle era candida come la neve, le gote rosee, le labbra rosse come il fuoco, gli occhi scuri erano incorniciati da lunghe ciglia ricurve e impeccabili ali di eye liner. Ma quanto trucco aveva in faccia quella ragazza?

«Chi sei? Che vuoi? Il negozio apre solo nel pomeriggio!» sbottò con voce rauca la ragazza, guardando il principe in cagnesco.

«Sono il principe del regno non molto lontano. Sono giunto fin qui in cerca della principessa del regno un po’ più lontano, per prenderla in moglie il giorno del suo sedicesimo compleanno e rompere così la maledizione!» rispose lui, sperando che la ragazza gli rispondesse che la principessa era in casa, e che la sarebbe andata a chiamare.

«Sposarmi? Non se ne parla proprio! Ma chi ti conosce? Vai a cercarti un’altra principessa!» rispose invece lei, incrociando le braccia sul petto.

«Sposerò solo chi sarà in grado di provare di essere il mio vero amore!»

«E come puoi essere certa che non sia io?» rispose quindi il principe.

«Qualcosa non mi convince nei tuoi capelli», affermò la principessa, e fece per rientrare in casa.

Esasperato dall’assurdità di quel viaggio, però, il principe non le lasciò varcare la soglia. Avanzò con passo deciso e si fermò a pochi passi da lei, forte del desiderio di rispettare la volontà del padre morente, nonostante l’aspetto ai suoi occhi sgradevole sella sua promessa sposa.

«Mia principessa, lungi da me imporvi il peso di un matrimonio indesiderato, tutto ciò che vi chiedo è- sono le mele avvelenate della strega malvagia quelle?» chiese di colpo, notando vicino alla porta un cesto carico di grosse mele, rosse e succulente.

La principessa colse al volo l’opportunità di cambiare discorso.

«Non credo. Me le ha regalate una simpatica vecchietta che non avevo mai visto prima, circa una settimana fa. Chissà di quante schifezze chimiche sono imbottite per essere così grandi e rosse. Io mangio solo biologico», raccontò, tirando su col naso in maniera molto rumorosa.

Disgustato il principe fece un passo in dietro quando la principessa scatarrò un grumo di saliva a due centimetri dal suo piede.

Stava per suggerirle di buttare via subito le mele e non fidarsi mai più della donna che gliele aveva portate, quando un coro di voci che intonavano un canto ritmato -che non possiamo riprodurre per ragioni di copyright- li fece girare entrambi.

Una fila di cinque nani fece la loro comparsa aggirando la siepe che recintava la casetta.

«Principessa sarai felice! Coi diamanti che abbiamo trovato oggi potrai acquistare quel primer per il trucco che tanto desideravi!» esclamò uno dei nani, prima di fermarsi di botto alla vista del principe. «E tu chi sei? Che vuoi?» chiese quindi il nano, impugnando saldamente il piccone.

Il principe, ormai stanco di sentirsi rivolgere quella domanda, si affrettò a rispondere come aveva fatto con le streghe buone, sperando che bastasse.
Bastò. A far infuriare i nani, ma bastò.

«Fuori dalla mia proprietà!»

«È la nostra proprietà, nano infame!»

«Sta lontano dalla mia principessa!»

«È la nostra principessa, tozzo fetente!»

«Ti piccono le palle se ti avvicini di nuovo!» ululavano i cinque nani quasi simultaneamente.

Ritenendo le loro minacce più che valide il principe si affrettò a recuperare il cavallo e allontanarsi. Per sua fortuna non dovette correre troppo, dato che le tozze gambe dei nani non gli permettevano di tenere il passo. I nani però erano tenaci, e tre di loro continuarono a inseguirlo per svariati metri fuori dalla loro proprietà.

A fermarli fu un urlo terrorizzato, che attirò l’attenzione dei nani, del principe e persino del cavallo, i quali dimentichi del litigio si affrettarono a tornare indietro per vedere cosa fosse successo.

Fuori dalla dimora il più giovane dei nani si era strappato il cappello dal capo e urlava disperato, mentre dentro la casa un altro dei nani emetteva gli stessi versi, solo in maniera più contenuta.

«La principessa! La principessa!» continuava a ripetere il nano più giovane, e dato che fargli dire altro si rivelò impossibile il principe e i nani si fiondarono in casa per controllare.

Quello che trovarono lasciò tutti senza parole.

La principessa giaceva accasciata sul pavimento. Accanto a lei un gigantesco bombolone alla crema, da cui mancava un morso.

«Il bombolone biologico alla crema! Quello che le ha portato stamane la simpatica vecchietta che ci ha donato le mele!» gemette il nano inginocchiato al suo fianco.

«Avete provato con la manovra di Heimlich?» chiese il principe, avvicinandosi a sua volta alla principessa con sguardo apprensivo.

«La manovra di Heimlich? Per un bombolone biologico avvelenato? Ma sei deficiente?» chiese il più anziano dei nani, mettendo per un attimo da parte il dolore straziante.

«Avvelenato? Allora c’è una sola possibilità! Il bacio del vero amore!» annunciò il principe, alzando gli occhi sui nani, i quali lo guardarono increduli.
Due di loro si lanciarono verso il principe per mettergli le mani al collo, ma gli altri tre furono lesti a fermarli. Il famoso bacio del vero amore era quello che di solito risolveva i problemi con gli incantesimi delle streghe malvagie, lo sapevano in tutti i regni di fiaba, quelli vicini, quelli lontani e quelli non troppo lontani.

Dopo aver discusso animatamente tra loro i nani decisero quindi di permettere al principe di fare un tentativo. Sollevarono quindi la principessa e la adagiarono sul suo letto, per poi impugnare saldamente i picconi e fissare astiosi il giovane principe.

Sicuro di non avere nulla da temere questi affiancò la principessa, per poi chinarsi sul suo volto addormentato e posare le sue labbra su quelle di lei in un delicato bacio che durò appena qualche secondo.

Ma non successe nulla.

La principessa non si svegliò, i nani cominciarono a far vorticare i loro picconi con gli occhi accesi d’ira e il principe si ritrovò, per la seconda volta in poco tempo, a fuggire correndo da un branco di nani armati e intenzionati a castrarlo a picconate.

Il suo tentativo non era andato a buon fine, eppure quella era la sua promessa sposa! Ci doveva pur essere qualcosa che poteva fare, se non per sé stesso quantomeno per rispettare la volontà del padre!

Fu così che il principe prese una decisione drastica: sarebbe andato a chiedere personalmente a una strega malvagia come rompere l’incantesimo.

*

Al centro della più cupa delle foreste conosciute, in una casa costruita col legno più scuro esistente, viveva una giovane fanciulla che era in realtà una strega malvagia.

Il principe raggiunse l'oscura dimora dopo tre giorni di viaggio e svariate soste ai MagicKing -che in quella zona andavano più di moda dei MagicDrive-, durante le quali il prode destriero aveva cercato in tutti i modi di contattare il sindacato dei prodi destrieri, fallendo.

Intimorito dalla nomea della strega che la abitava esitò un attimo prima di bussare alla porta e attendere risposta.

Da dentro la casa si fece sentire una voce.

«Certo. Sì. Sì. No, non fa nulla, ti richiamo io, adesso devo salutarti, pare che il fattorino di FatazonPrime si sia deciso ad arrivare. Sì. Sì. Certo. No. Sì. Ciao mamma. Sì. No. No. Okay. Ho detto ciao. Sì. Cià. Ciao.» la porta si spalancò, e la strega guardò il principe.

Il principe guardò la strega.

Il cavallo cercò di mordere le briglie per liberarsi e galoppare via.

«Tu non sei il fattorino di FatazonPrime», constatò la strega, con disappunto. «Chi sei? Che vuoi? Cosa ti ha portato fin qui?»

Ormai rassegnato, il principe si presentò. Spiegò velocemente alla strega chi era e come mai era giunto lì, ma solo quando si offrì di retribuirla per i suoi servizi di consulenza la strega lo lasciò entrare nella sua dimora, invitandolo ad accomodarsi su un divanetto.

«Dunque, cosa vuoi da me, principe del regno non troppo lontano?» chiese, mostrandosi sicura di sé nel suo pigiama peloso con ciabattine abbinate.

«Vorrei sapere come fare a risvegliare la mia promessa sposa dal maleficio che l’ha colta quando ha dato un morso a un bombolone biologico alla crema. Il bacio del vero amore non ha funzionato!» spiegò lui, affranto.

«E perché dovrei aiutarti a rompere un maleficio che io stessa ho lanciato?» chiese la strega, incrociando le braccia.

«Ma... come? Perché?» domandò il principe, incredulo.

«La matrigna della principessa voleva assicurarsi che restasse fuori dai giochi, lo so, sembra l’inizio di un episodio del Trono di Scope, così mi ha chiesto di maledirla. Io ho quindi mandato un’anziana signora a portarle un cesto di mele avvelenate, un classico. Ma la signorina no, non le mangia le mele! Lei vuole solo cose biologiche! Allora le ho mandato un bombolone alla crema, e indovina? Non era davvero biologico, le ho fatto raccontare una menzogna, ma l’ha mangiato lo stesso. Imbecille.» raccontò lei, tranquilla. «Se poi neanche il bacio del vero amore ha funzionato, allora vuol dire che non c’è nulla da fare.»

Il principe ascoltò le sue parole con rassegnazione crescente, e quando la strega concluse il suo discorso sospirò amaramente.

Che dire? Ci aveva provato con tutte le forze, ma non c’era stato nulla da fare. Uno strano senso di sollievo si impossessò del cuore del principe. In effetti la principessa non lo aveva ammaliato. Non amava le donzelle troppo imbellettate e dai modi grezzi. La strega, invece, sembrava fatta di tutt’altra pasta. Magari, sapendo dei suoi tentativi falliti per cause indipendenti da lui, il re suo padre non si sarebbe adirato.

«Capisco. Beh, in fondo non me l’ero propriamente scelta io. Insomma, era anche un po’ bruttina. Scorbutica. Siete libera questa sera, signorina strega?» chiese il principe tutto d’un fiato.

«Libera? E per cosa mai?» chiese la strega, che era convinta di aver perso un pezzo del discorso.

«Per uscire a cena con me, se non è chiedere troppo!»

Il principe non era mai andato così vicino all’essere trasformato in ranocchio, ma non lo scoprì mai. La strega infatti si fermò un attimo prima di scagliare l’incantesimo su quell’impertinente -quanto affascinante, doveva ammetterlo- giovanotto. Forse, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto guadagnarci molto più di una cena.

«Principe, accetterei volentieri la vostra offerta, ma vedete, una maledizione mi impedisce di lasciare questa casa. È una maledizione potente, opera della strega bianca del grande e potente regno. Se riuscirete a convincerla ad annullare la maledizione allora sarò lieta di uscire con voi», rispose sorridendo.

«La strega bianca?» chiese il principe, che ricordava vagamente quel nome.

La strega malvagia annuì.

«Del grande e potente regno?»

La strega malvagia annuì di nuovo.

«In marcia mio prode destriero! Abbiamo tanta strada da fare e poco tempo per farla!» annunciò quindi il principe, alzandosi in piedi.

Il cavallo nitrì quella che nel linguaggio dei cavalli era universalmente conosciuta come una disperata richiesta d’aiuto, ma nessuno dei presenti parlava equino. Ecco quindi il principe rimontare in sella e ripartire verso una nuova destinazione.

*

E trotta e trotta, e galoppa e galoppa, il principe del regno non troppo lontano giunse infine nel grande e potente regno, dove poté appurare che il costo della biada per i cavalli era quasi il doppio rispetto a quello dei distributori poco prima del confine. Colpa delle accise sui carburanti. Una brutta storia.

«Chi sei? Cosa vuoi? Perché il tuo cavallo chiede aiuto?» domandò la strega bianca quando il principe bussò alla sua porta.

Con un sorriso il principe le porse un foglietto di carta, in cima al quale spiccavano tre lettere: F.A.Q.

La strega bianca, una strega buona che era stata al servizio del regno per anni, lesse il foglietto con attenzione e lo invitò ad entrare.

«Cosa posso fare per voi, principe del regno non molto lontano?» chiese, facendolo accomodare su una panca di legno e versandosi una generosa dose di liquore da una delle decine di bottiglie mezze vuote che ricoprivano il tavolo e parte del pavimento.

«Vedete, gentile strega bianca, sono qui per chiedervi, per cortesia, di eliminare una maledizione», spiegò lui, rifiutando l’offerta di un secondo bicchiere di liquore che la strega scolò quindi d’un sorso.

«La maledizione caduta sulla principessa del regno un po’ più lontano? Certo, posso farlo!» rispose lei, con un singhiozzo.

«Davvero potete?» chiese lui sorpreso.

«Certo giovanotto! Il potere del male non può nulla contro il potere del vero amore! Tutto quello che vi servirà è un medaglione e l’aiuto di una *hic* fata madrina!» le parole della strega bianca si confusero tra loro verso la fine della frase, ma il principe riuscì comunque a capire tutto.

«In realtà, sapete, non è per questa maledizione che sono qui», si affrettò a chiarire. «C’è un’altra maledizione che vorrei chiedervi di eliminare! Una lanciata da voi!»

«E quale sarebbe questa *hic* maledizione?» chiese la strega bianca, stringendo forte al petto una bottiglia di scotch.

«Quella che impedisce alla strega malvagia di lasciare la più cupa delle foreste conosciute. Vedete, vorrei invitarla a cena fuori, ma non posso se lei non può uscire», spiegò lui. «Cercate di capirmi, ho conosciuto la principessa prima che venisse maledetta, e non è proprio la donna per me», aggiunse, sperando che la strega non avesse troppe obiezioni al riguardo.

«Oh! Ricordo bene quella maledizione! Il re e la regina me la chiesero per proteggere la principessa dalla strega malvagia! Ma alla fine non è servito a nulla. Lei è morta. Il re e la regina sono morti. Sono morti tutti.» singhiozzò la strega buona, svuotando l’ennesimo bicchiere di liquore. «Tutti tranne me e Willis!» disse, accennando a un gufo palesemente impagliato su un trespolo.

Il principe cominciava a sentirsi molto a disagio.

«Quindi mi aiuterete? Cancellerete la maledizione sulla strega malvagia?» chiese, esitante.

«Va bene, giovane principe. Lo farò. Non ho più motivo per tenerla imprigionata nella sua foresta. Alla fine è da quando l’ho maledetta che non vuole più giocare con me a Stregopoly», singhiozzò la strega bianca, prima di scoppiare in lacrime. «Volevo solo avere tutte le caselle verdi per costruirci un castello! A che serve essere buoni se nessuno gioca mai con te?» gorgogliò tra i singhiozzi, e il principe decise che per lui era giunto il momento di togliere il disturbo.

Lesto montò nuovamente in sella al suo rassegnato destriero e tornò a galoppare alla volta della più cupa delle foreste conosciute, dove la strega malvagia aveva avvertito la scomparsa della maledizione e lo attendeva stupita del suo successo.

Una volta giunto alla casa costruita col legno più scuro esistente, il principe bussò con ardore alla porta, e quando la strega malvagia gli aprì, indossando per la prima volta in sedici anni qualcosa che non fosse un pigiama, i due si avviarono a piedi verso il ristorante più vicino, pronti a vivere magari non per sempre felici e contenti, ma sicuramente con la pancia piena.

*Epilogo*

Quando la principessa del regno oltre i mari giunse col suo seguito alla famosa miniera di diamanti per fare acquisti, tutto pensava di trovarsi davanti meno quello che effettivamente vide.

Cinque nani giacevano a terra come morti, ognuno con accanto una grossa mela rossa a cui mancava un morso.

All’interno della loro capanna, stesa sul letto, la donna più bella che la principessa avesse mai visto giaceva come addormentata.

Aveva capelli neri come l’ebano, pelle candida come la neve, le gote rosee, le labbra rosse come il fuoco, gli occhi scuri erano incorniciati da lunghe ciglia ricurve e impeccabili ali di eye liner. Chissà come aveva fatto a metterlo così bene! Doveva assolutamente chiederglielo.

Era così bella che la principessa del regno oltre i mari non resistette alla tentazione. Si chinò e posò le labbra su quelle della principessa addormentata in un tenero bacio.

Quando si ritrasse fu stupita di vedere che la principessa addormentata aveva aperto gli occhi, e la guardava con curiosità.

«Cos’è successo?» chiese, confusa.

«Un maleficio deve avervi colpita, temo», rispose l’altra, abbagliata dalla bellezza degli occhi color carbone. «Ma il mio bacio del vero amore vi ha risvegliata.»

«Bacio del vero amore, dite?» domandò la principessa, alzandosi su gambe tremanti. «Lo avevo detto a quell’idiota che non era lui il mio vero amore.» commentò, stizzita.

«Lasciatemi indovinare. Il principe di un qualche regno lontano, convinto che solo il suo bacio del vero amore avrebbe potuto salvarvi da qualsiasi cosa. Alto e possente. In sella a un bianco destriero, magari», fece la principessa del regno oltre i mari, roteando gli occhi.

«Proprio così!» annuì la principessa del regno un po’ più lontano.

«Perdente.» commentarono entrambe all’unisono, prima di prendersi per mano e uscire dalla capanna dei nani.

E fu così che la principessa del regno oltre i mari prese con sé la principessa del regno un po’ più lontano, saccheggiò tutti i diamanti accumulati dai nani e la portò con sé nel suo regno, oltre i mari, dove vissero per sempre felici e contente, regnando insieme ornate di meravigliosi gioielli luccicanti.


Disclaimer: Ogni riferimento a catene di fast food, servizi di spedizione, case di produzione eccessivamente rigide coi copyright e nazioni con ridicole accise sul carburante è puramente casuale e frutto della vostra smisurata fantasia.

Parla Fros:
Solitamente non sono tipo da contest, ma questo l'ho trovato davvero molto carino e ho voluto partecipare! Alla fine ne è venuta fuori una storia molto in linea con lo stile dell'altra fiaba che avevo pubblicato tempo fa, quindi ho deciso di creare una raccolta di storie a sè stanti che possono essere lette tranquillamente senza sapere nulla delle altre, tutte incentrate su un disagiatissimo mondo fiabesco che parodizza anche portando agli estremi le classiche tematiche delle fiabe!
Grazie per aver letto fin qui!
Alla prossima!
   
 
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