Sotto
le fronde del mio Salice
Quella notte, Willow
Rosenberg
era stata
svegliata dal forte scroscio
della pioggia, che batteva incessantemente contro la finestra della sua
camera. Confusa e assonnata, aveva aperto gli occhi, immergendosi nella
penombra della stanza dove alloggiava in casa Summers.
Era tardi. L’orologio digitale sul comodino segnava le due
del mattino.
Ancora non del tutto sveglia, mosse alcuni passi incerti verso la porta
che dava sul corridoio.
La casa era immersa nel silenzio: Buffy aveva portato le aspiranti
cacciatrici a fare la ronda, mentre Dawn probabilmente dormiva.
Scese le scale e inciampò su uno dei tanti sacchi a pelo
messi alla rinfusa nel salotto. Imprecando, sperò di non
aver svegliato Dawn con tutto quel rumore. Si diresse in cucina a bere
un bicchiere d’acqua e a riflettere un momento sul
perché fosse sveglia a quell’ora, quando invece
avrebbe potuto godersi gli attimi di solitudine che quella notte le
stava offrendo.
Avrebbe potuto per una volta distendersi tranquillamente, avvolta nel
silenzio, cullata dal sottofondo della pioggia. Avrebbe potuto dormire
serena per un paio di ore, senza aspiranti cacciatrici intorno, ma
sentiva qualcosa. Stava per accadere qualcosa di terribile,
l’aria fremeva, i suoi sensi si preparavano
all’avvenimento imminente.
Eppure, dentro di lei, non riusciva a credere che sarebbe davvero
successa qualcosa. Non in quella notte, così tiepida e
umida. Anche se molti avrebbero potuto trovare quella notte buia e
inospitale, lei non aveva mai avuto un cattivo rapporto con le forze
mistiche della natura.
Sospirando, decise che probabilmente era stata la sua immaginazione a
giocargli un brutto scherzo, e che non sarebbe successo proprio nulla.
Si trascinò su per le scale, osservando Andrew che russava
sul divano, immerso nel sonno. Si ritrovò nuovamente al
primo piano, aprì la porta della sua camera e la richiuse
alle sue spalle, con un leggero tonfo.
Pregustava già di farsi un bel sonnellino, almeno fino
all’alba, quando Buffy e le ragazze sarebbero tornate
stanche, bagnate fradice e con l’umore a pezzi.
Si distese sul letto e chiuse gli occhi, perdendo la nozione del tempo.
In verità, non seppe nemmeno dire se dormì o
meno. Seppe solo che, quando li riaprì, si sentì
strana. Ebbe la sensazione che la stanza brillasse di colori
più vividi, e che tutte le sue preoccupazioni si fossero
dissolte nell’aria che respirava.
Poi sentì qualcosa sfiorarle la gamba, facendola
rabbrividire.
Con un sussulto, Willow si rizzò in piedi. Qualcosa
l’aveva toccata, ne era sicura. E vivendo a Sunnydale, sapeva
che qualunque cosa fosse avrebbe causato guai e problemi. Si
guardò intorno, alla ricerca di una possibile arma da
utilizzare, e alla fine optò per la lampada sul comodino
vicino al letto. Non era proprio il massimo, ma non poteva sperare di
trovare di meglio, dato che probabilmente la Cacciatrice e le sue
allieve avevano arraffato tutto l’arsenale anti-demoni della
casa.
“Chi c’è?” La sua voce
risuonò per tutta la stanza.
Nessuna risposta.
Un fruscio vicino al letto.
Panico. Non era mai stata molto coraggiosa, doveva ammetterlo.
Dal sottosuolo… divora…
La frase le risuonava in testa. Qualunque cosa stesse accadendo,
c’era lo zampino del Primo in quella storia.
Piccoli tonfi sfioravano la moquette. Sentiva grazia in quei passi
leggeri, un rumore di passi innocenti, indifesi.
Quasi senza accorgersene, lasciò che la lampada le
scivolasse di mano ed aggirò il letto, vinta dalla
curiosità.
Miss Kitty Fantastico la osservava, con i suoi profondi occhi neri.
Willow si stupì della presenza del gatto: era dalla morte di
Tara che non si faceva più vedere. La forma sinuosa del
felino si muoveva con grazia per la stanza. Il suo pelo era lucente,
illuminato dai raggi della luna che si era fatta spazio tra le dense
nubi di pioggia.
“Ti piacciono i gatti?”
“Sono più un’amante dei cani, ma non
sono una che dice “Odio i gatti”.
Perché?”
“Stavo pensando di prenderne uno.”
In effetti, rivedere Miss Kitty era… strano. Stava facendo
riemergere moltissimi ricordi, che in quei mesi aveva disperatamente
cercato di deprimere. I ricordi che adesso fluivano nella sua mente,
erano gli stessi che nei mesi precedenti le avevano straziato
l’anima.
Rivederla era come rivedere lei.
“Miss Kitty!” esclamò Willow, scostando
una ciocca di capelli cremisi dal suo volto. Il suo istinto le
suggeriva di accarezzarla, di sentire sotto la pelle il soffice manto
del felino, ma aveva paura che non fosse davvero lì, davanti
a lei. Aveva paura che fosse solo un sogno e che, svegliandosi, non
l’avrebbe più trovata. Aveva paura che fosse
soltanto un’illusione.
Eppure era già con una mano tesa, pronta a svelare
l’arcano dietro a quell’onirica visione.
Stava quasi per sfiorare la gatta, quando qualcosa la fece fermare,
improvvisamente.
Perché anche il riavere Miss Kitty, vederla lì
davanti a lei e poterla accarezzare, non era nulla in confronto a
quello che aveva sentito nel momento in cui aveva proteso la mano in
avanti.
Una voce cristallina, dolce e al tempo stesso calda, con una sfumatura
spensierata, aveva parlato da dietro le sue spalle. Una voce che aveva
imparato ad amare. La voce per cui aveva vissuto fino a quel momento,
sperando di poterla risentire, un giorno.
“E’ cresciuta parecchio.”
Willow si era voltata, con un sorriso che affiorava sulle labbra.
“Tara!” esclamò poi.
In quel momento, lei era lì.
Era come la ricordava l’ultima volta: il maglione blu e i
jeans, i capelli lisci e fluenti, lasciati cadere sulle spalle, e
pronta a sorriderle, e a guardarla con dolcezza, e a dire che
l’amava.
“E’ diventata grande ormai. Forse dovremo trovarle
qualcuno con cui stare?” chiese Tara, guardando la
gatta che sbuffava sulla moquette, sollevando un po’ di
polvere.
Willow si sedette sul letto, tristemente, perché aveva
capito. Evitò di incrociare il suo limpido sguardo e di
cadere nell’inganno. “Non sei tu. Sei il Primo. Lo
so”
“Il Primo?” chiese con un sorriso la bionda,
avvicinandosi lentamente alla strega. “Non parliamo di lui.
E’ un momento così bello, non riesci a sentire la
pace che ha portato questa pioggia a Sunnydale? La pioggia copre le
preoccupazioni, spazza via tutto. In questo momento ci siamo solo tu e
io. E ovviamente, non dimentichiamoci di Miss Kitty!”
Willow si sedette sul letto, pensosa. No, doveva mandarla via, subito.
Sapeva che il Primo ci avrebbe riprovato, lo sapeva dal giorno in cui
non era riuscita ad abbindolarla sotto le sembianze di Cassie. Si era
ripromessa di scacciarlo, di non permettergli più di
manipolarla a suo piacimento.
Eppure... perché sembrava così reale? Possibile
che fosse davvero lei?
“Guardala, è così
tenera” continuò Tara, avvicinandosi
alla gatta e sorridendole.
Forse era davvero lei. Dopotutto raccontava di Miss Kitty, dei vecchi
tempi, con la sua voce, la stessa voce che l’aveva chiamata
tante volte, la voce che aveva amato, la voce che aveva sciolto il gelo
del mondo quando Oz se n’era andato.
Lacrime solcarono il suo viso. Nella sua testa, un entropia di pensieri
si infrangeva contro la cruda realtà. Come poteva essere
lì, e non essere il Primo? Come poteva…?!
Tara le si avvicinò, sfiorandole il viso e le sue
rosee guance. “Tesoro, perché piangi? E’
per qualcosa di male che ho detto?”
Willow singhiozzò sonoramente, prima di rispondere.
“Io… non lo so!” urlò,
infrangendo il silenzio che da ore regnava per Casa Summers
“Io… desideravo tanto rivederti…
è… è la cosa che più ho
desiderato in questi ultimi mesi…
però…”
“Mi credi davvero il Primo?” chiese Tara
“Beh, purtroppo non posso dimostrarti il contrario. Il Primo
avrebbe i miei ricordi, potrebbe fingersi me senza che tu te ne possa
accorgere. Ma ricorda che il Primo deve attingere alle emozioni della
persona da cui prende forma. Quindi, anche se io fossi lui, tu staresti
parlando ugualmente con me.” rispose Tara, abbassandosi in
modo tale da guardarla negli occhi.
“Tu lo sai che puoi parlare con me di qualunque cosa. Se vuoi
sfogarti, io sono qui, pronta ad ascoltarti. Puoi dirmi qualsiasi cosa
ti passi per la testa. Io ti ascolterò senza giudicarti, lo
prometto” continuò la bionda.
Willow si asciugò le lacrime dal volto. Era davvero reale?
“Mi manchi così tanto” aggiunse Tara,
sedendosi accanto a lei.
“Anche tu mi manchi… tantissimo” rispose
Willow, evitando di guardarla negli occhi. Aveva paura di non
riconoscere lei, ma solo la sua Ombra, dagli occhi vuoti e inespressivi.
“Ricordi quando parlavi che saremmo state sempre insieme?
Avremmo abitato per sempre qui, con Miss Kitty, Buffy e Dawn. Sarebbe
stato bello… tutte insieme!”
Willow sapeva che sarebbe stato bello. Era la cosa che più
aveva desiderato in tutta la sua vita!
“E quella tiepida giornata di Novembre al parco?”
chiese Tara, con un sorriso sul volto. “Le canzoni intorno a
noi, il sole, il profumo degli alberi… tutto era
magico”.
“Tutto era magico quando eravamo insieme” rispose
Willow, sorridendo.
“Saremmo state bene. Lo so di per certo”
continuò Tara, in tono fiducioso.
“Tara... io…” cominciò
Willow, mortificata dalla piega che il discorso stava prendendo.
“Sta’ tranquilla. Non mi da’ dispiacere
parlare della mia morte. Certo, avrei voluto restare qui con te,
ma… non sto male adesso. Perché so che prima o
poi tu verrai da me, e staremo di nuovo insieme. Che passino venti, o
cinquanta, o cent’anni, io so che un giorno ci rincontreremo,
e nulla potrà più dividerci.” Rispose
Tara, serena.
“Ma avremmo potuto passare molto più tempo
insieme, se non fosse stato per quegli idioti!”
esclamò Willow.
“Lo so” rispose Tara, abbassando lo sguardo.
“Perlomeno Warren ha già pagato la sua
colpa” aggiunse Willow, a denti stretti.
“Non devi parlare così!”
sussurrò la bionda in tono duro. “Hai preso un
innocente per sfogare la tua sete di vendetta. Non è giusto.
Qualunque cosa avesse fatto, non meritava di morire in quel modo. Ho
sempre sperato che tu ti fermassi prima di ucciderlo. E’
stato terribile.”
“Un innocente?!” chiese Willow, sconvolta.
Alzò lo sguardo sul viso della ragazza accanto a lei.
“Ha sparato a te e a Buffy, e si è macchiato di
moltissimi delitti durante tutto l’anno scorso! Non mi sembra
fosse candido come un agnellino.”
Tara stette per un po’ in silenzio, alla ricerca delle parole
giuste da utilizzare per fare capire meglio la questione alla rossa.
“Potresti anche avere ragione”disse infine
“Ma io credo che dopotutto Warren non avesse colpa per
ciò che è successo. Né tantomeno
Jonathan o Andrew. Erano solo tre ragazzini che non sapevano nemmeno
cosa stessero facendo. Tre ragazzini che potevano essere fermati in
qualunque momento. Il nostro errore è stato quello di non
averli interrotti in tempo” disse Tara, con un sorriso sereno
in volto, osservando fuori dalla finestra. Aveva appena smesso di
piovere, ma leggere gocce d’acqua si infrangevano
ancora contro i vetri della finestra e scivolavano giù,
lasciando una sottile scia umida.
Willow, d’altro canto, Era persa nei suoi pensieri. Quello
stesso discorso che le aveva appena fatto Tara l’aveva
pensato tantissime volte. Era sempre rimasto isolato nella sua testa,
eppure in quel momento era uscito definitivamente fuori.
“Sarebbe da persone immature dare la colpa a Buffy. Anche se
però…” disse Willow, incerta.
“Io non ho accusato nessuno. Abbiamo sbagliato tutti insieme,
e forse questo è stato il prezzo per nostri
errori” esclamò Tara.
“Ma…” rispose Willow, in disaccordo
“Buffy non ha mai preso sul serio il Trio. L’anno
scorso era sempre con la testa tra le nuvole, troppo sulle sue fin da
quando l’abbiamo riportata qui
dall’aldilà. Non ha mai fatto nessun tentativo
serio per cercare di batterli, neanche quando la situazione si
è fatta più pericolosa! Insomma, aveva
già combattuto contro Demoni, mostri e Dei, uscendone
vittoriosa. Perché non è riuscita a fermarli
prima che ti sparassero?”
Istintivamente alzò la testa, e il verde smeraldo dei suoi
occhi si fuse nell’azzurro limpido di quelli di lei.
“Sai che Buffy ha fatto del suo meglio per fermarli.
E’ solo che avevamo poche notizie su di loro, non sapevamo
dove fosse il loro covo, per esempio…”
“Quando combattevamo contro Glory avevamo ancora meno
notizie, e non certo molto incoraggianti! Già solo il fatto
che fosse immortale rendeva le cose estremamente complicate! Eppure,
quando si è parlato di salvare Dawn, Buffy ha lottato con
tutta sé stessa finendo per vincere. Neanche il Signor Giles
credeva che ce la avrebbe fatta, eppure si era sbagliato!”
esclamò Willow.
“Dimmi, anche se fosse colpa sua, avresti forse il coraggio
di fargliela pagare?” chiese Tara.
“Lei… lei è la mia migliore
amica.”
Silenzio interrotto dal miagolare di Miss Kitty.
Tara si passò il dorso della mano sugli occhi, per asciugare
le lacrime. “Ascolta, Willow… devo dirti una
cosa… riguardo a Buffy. E’ per questo che sono
venuta. E’ una cosa molto importante.”
Willow annuì. “D’accordo.
Parla.”
“Tu sai che la battaglia finale si sta avvicinando. Willow,
è quasi ora di confrontarsi una volta per tutte contro il
male. Il male primordiale, intendo. Per vincere dovete essere uniti.
Solo così avrete qualche speranza. Ma Buffy… al
momento più inopportuno, Buffy non sceglierà voi.
Abbandonerà Dawn e voi tutti, per seguire la missione.
E’ inevitabile.
La cacciatrice non cammina in questo mondo. E’ il suo destino
estraniarsi dai suoi amici. Se andrà così, non
avrete nessuna possibilità, e morirete tutti”.
“Ma… Buffy non lo farebbe mai…
è il nostro leader, noi…”
“Fidati” la interruppe Tara.
“Verrà il momento in cui nessuno di voi
vorrà più fidarsi di lei.”
Willow annuì, anche se in realtà non aveva capito
tutto ciò che Tara le stava dicendo. Erano concetti
confusi… Buffy li avrebbe abbandonati? Perché?
Per quale ragione avrebbe dovuto farlo?
Le due ragazze rimasero a lungo in silenzio.
“Io non voglio che succeda una cosa del
genere…” sussurrò Willow, con lo
sguardo chino.
“Succederà, però” rispose
Tara, avvicinandosi “Sarai abbastanza pronta da
reagire?”
Il cuore di Willow prese a battere forte. “Che significa?
Dovremo combattere contro di lei?”.
“Se così fosse, sapresti cosa
fare?” chiese Tara.
Era implicito pensare a dove volesse arrivare.
“Io… io non potrei mai… uccidere un
essere umano. Non un altro!” esclamò Willow,
guardandola stupita.
“Lo so. Ma quando sarà il momento, saprai cosa
fare” rispose Tara.
Willow decise di non rispondere. Dopotutto non era necessario.
Osservarono Miss Kitty camminare lentamente sulla moquette e sbuffare
alla polvere.
“E’ cresciuta così tanto in due anni...
promettimi che ti prenderai cura di lei” disse la bionda,
sorridendo alla gatta.
“Lo farò, puoi starne certa”
sussurrò Willow.
Miss Kitty si voltò verso di loro, osservandole attentamente.
“Devo andare. Presto Buffy tornerà dalla
ronda. Ricorda le mie parole.” Disse infine Tara, camminando
verso la finestra. Poi, voltandosi, aggiunse: “Sai, a volte
mi siedo ancora sotto il mio Salice.
Finché non mi dimenticherai, ogni giorno che
volgerà al termine sarà solo un lungo pomeriggio,
passato a
sonnecchiare sotto le sue fronde ombrose … Addio, prima o
poi ci rivedremo ancora.”
Un momento dopo, la ragazza era sparita, dissoltasi
nell’etere, lasciando Willow da sola, di nuovo. La Rossa
rimase per un po’ in silenzio ad osservare il punto in cui
Tara era svanita, meditando sui suoi moniti nei confronti di Buffy.
Anche a Dawn era stata detta qualcosa del genere da Mrs. Summers. Ma
era un monito che dovevano davvero osservare? Oppure era solo una
trappola del Primo? Non riusciva a capire…
Poco dopo, vinta dalla stanchezza, si era distesa e, con Miss Kitty tra
le braccia, aveva chiuso gli occhi.
****
Ancora una volta, Willow non era sicura di aver dormito sul serio, o di
aver solamente chiuso gli occhi. Si era destata del tutto solo quando
aveva sentito dei passi lievi sul corridoio.
“Buffy?” chiese Willow, mettendosi a sedere sul
letto, osservando Miss Kitty che dormiva sul suo grembo.
La porta si aprì, e la Cacciatrice entrò nella
stanza, richiudendo la porta alle sue spalle.
“Scusami, ti ho svegliata” disse Buffy vedendola a
letto.
“Tranquilla. Sai, non sono sicura di aver dormito! Ma
comunque, come è andata la ronda?” chiese Willow,
accarezzando il setoso manto del felino sopra le gambe.
“Beh, come sarebbe dovuta andare? La visibilità
era pessima a causa di questa pioggia! Ha piovuto
ininterrottamente!” rispose Buffy in tono scettico, posando
su un comodino la spada che aveva usato come arma. “Kennedy
dimostra buone potenzialità, ma tutte le altre hanno ancora
molte difficoltà, anche se immagino che col tempo
loro…”
“Piovuto ininterrottamente?” chiese Willow,
sconcertata. Eppure ricordava che la pioggia si era fermata, mentre
parlava con Tara.
“Si, per tutta la notte” esclamò Buffy.
“Amanda si è anche presa il raffreddore”.
Willow accennò un sorriso.
Buffy le si avvicinò. “E tu
stai…?”
“Si, sto bene, tranquilla.”
“Ne sono felice” rispose Buffy, mettendosi accanto
a lei e guardandola fissa. Poi notò il gatto acciambellato
tra le sue gambe. “Ma è…?”
“Si, è Miss Kitty” rispose Willow,
continuando ad accarezzarla.
“Era da parecchio che non si faceva vedere.”
“Già.”
Nessuna delle due parlò per un po’.
“Buffy” chiese Willow ad un tratto. “Il
Primo secondo te può entrare nei sogni?”
“Beh” rispose Buffy, guardando la pioggia che
batteva sulla finestra “Naaah, non credo. O almeno, non
l’ha mai fatto. Nemmeno con Spike, o con te, e nemmeno con
Angel, quando qualche anno fa cercò di spingerlo al
suicidio. In effetti lui può solo alimentare le nostre
paure, ma non può sapere cosa pensiamo, se i pensieri sono
puri. Perché me lo chiedi?”
“Semplice curiosità” rispose Willow,
inespressiva.
Rimasero per qualche secondo ferme, entrambe con lo sguardo perso nel
vuoto.
“Ti voglio bene, Will” esclamò Buffy.
“Anch’io.”
Fuori, la tempesta continuava ad ululare e a scagliare la sua furia
contro Sunnydale.
FINE
Et voilà, ecco finita la mia prima one-shot dedicata alla
mia coppia preferita dell’intero Buffyverse! Adoro Willow e
Tara, e mi è dispiaciuto molto quando quest’ultima
è passata a miglior vita. Allora ho deciso di scrivere
questa fan fiction, in cui, in un contesto tipicamente onirico, le due
si reincontrano, in una situazione che comunque lascia un sapore
dolce-amaro: si tratta davvero di Tara o del Primo (che potrebbe aver
detto una scomoda verità nella speranza che Willow si
mettesse contro Buffy)? E’ un bellissimo sogno o una crudele
realtà? E Willow ce l’ha davvero con
Buffy? Ho lasciato volontariamente questi interrogativi,
scegliendo di dare un’interpretazione aperta. Traetene le
conclusioni che vi sembrano più attendibili, considerando
anche i vari indizi che ho lasciato tra queste pagine (nelle parole di
Tara, ad esempio).
Spero che la storia vi sia piaciuta!
PS: E il titolo? L’avete capito, spero! Se, al contrario, non
avete idea di cosa mai possano significare le arcane parole pronunciate
da Tara prima di sparire, cercate su un dizionario di inglese la parola
“willow”. Suppongo che rimarrete piacevolmente
sorpresi!