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Autore: MackenziePhoenix94    20/10/2018    0 recensioni
"L'uomo che voleva divertirsi con me giace a terra con un profondo taglio alla gola. In piedi, davanti al suo corpo, c'è un altro detenuto che stringe nella mano destra un punteruolo affilato: ha il fiato ansante e la maglietta bianca che indossa è sporca di sangue.
E' T-Bag".
Tutto quello che Nicole Baker vuole, è ricominciare una nuova vita lontano dal luogo in cui è cresciuta, e sembra essere sulla strada giusta quando viene assunta come dottoressa a Fox River: un carcere maschile di massima sicurezza a Joliet, nell'Illinois.
Nicole non sa nulla del mondo che si snoda dietro le sbarre di una cella ma, come le raccomanda il direttore Henry Pope, tutto ciò che deve conoscere è racchiuso in una semplice regola: mai innamorarsi di un detenuto.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T-Bag, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il tempo è un concetto molto soggettivo: quando ti diverti le ore passano fin troppo velocemente, ma quando attendi con ansia che accada qualcosa allora i  minuti trascorrono con una lentezza quasi estenuante.

Questo è esattamente ciò che sta accadendo a me.

Continuo a controllare l’orologio che porto al polso sinistro e lo specchietto retrovisore con la speranza di vedere spuntare Teddy all’orizzonte; questo, però, non accade e non posso fare altro che attendere il suo ritorno ascoltando qualche canzone alla radio.

Non devo lasciarmi andare al panico, ma quando il primo pomeriggio prende il posto della mattina i dubbi sorgono spontanei nella mia mente.

Non è l’idea che Teddy possa uccidere la sua ex compagna ed i suoi figli a terrorizzarmi, ma la possibilità che lei possa perdonarlo e che gli dica di ricominciare una nuova vita insieme; in un caso simile non potrei fare nulla per tenere Theodore a mio fianco, perché è ancora innamorato di Susan.

Non lo ha mai detto, cerca in ogni modo di tenerlo nascosto ai miei occhi, ma io so che questa è la verità: una parte di lui è ancora fortemente legata al passato, alla sua ex compagna, e credo non sia veramente pronto a lasciarla andare per sempre.

Finalmente, quando ormai inizio a perdere ogni speranza, vedo la sua figura riflessa nello specchietto: cammina senza alcuna fretta, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni e la testa china in avanti; non sembra triste, in realtà appare quasi tranquillo quando sale in macchina.

Passa la mano destra sul viso, si scompiglia i capelli tinti e poi mi guarda negli occhi.

“Vuoi sapere quello che è successo?” domanda, sbattendo più volte le palpebre, senza aggiungere altro.

Mi mordo il labbro inferiore e poi scuoto la testa, lottando contro l’impulso di chiedergli spiegazioni.

“No. Sei qui, il resto non ha importanza”

“Ho chiuso definitivamente con il mio passato, Nicole. Adesso possiamo guardare al futuro e iniziare una nuova vita lontano da qui”

“Hai già pensato ad una destinazione?”

“Si” risponde lui, passandosi di nuovo la mano destra tra i capelli, un gesto che fa spesso quando è nervoso “ma prima dobbiamo fare una piccola variazione. Non è ancora nulla di confermato, però, perché dipende da te”

“Da me?” chiedo, incuriosita “e perché dipende da me? Dove vorresti andare?”

“A Las Vegas”.

La risposta di T-Bag mi lascia perplessa: Las Vegas è molto lontana dal luogo in cui ci troviamo ora e non riesco a capire per quale motivo vuole andare proprio nella città che non dorme mai.

“Ma… Perché?”

“Pensaci un momento, Nickie” dice lui, posando l’indice destro sulla mia fronte “che cosa c’è a Las Vegas?”

“I casinò” rispondo subito, perché è la prima cosa che mi viene in mente “non dirmi che vuoi giocare i nostri soldi per vincerne altri! Teddy, questa è una follia… Perderemo tutto…”

“No, non m’importa dei casinò! Rifletti meglio! Che cosa fanno le giovani coppie quando vanno lì?” insiste una seconda volta.

Seguo il suo consiglio, ma l’unica altra opzione a cui penso è troppo assurda per essere reale.

“Non dirmi che…” dico poi, senza riuscire a continuare la frase; Teddy mi precede e la conclude al mio posto.

“Voglio portarti a Las Vegas per sposarti?” mormora con un sorriso appena accennato,l’angolo sinistro della bocca leggermente incurvato all’insù “so che è troppo presto e che noi due ci conosciamo da appena due mesi, ma perché aspettare? Che senso ha? Abbiamo detto di iniziare una nuova vita, giusto? Facciamolo nel migliore dei modi allora! Io non posso sposarmi in una chiesa qualunque a causa… A causa del mio passato burrascoso e della mia condotta non perfetta… Ma a Las Vegas qualunque cosa è concessa. Lì tutto è diverso, ma non posso procedere senza il tuo permesso. Purtroppo durante il tragitto di ritorno alla macchina non ho avuto occasione per comprare un anello, quindi dovrai accontentarti di una semplice domanda: vuoi essere la unica e sola signora Bagwell, Nicole Baker?”.



 
Ogni ragazzina sogna il matrimonio perfetto, da favola: una chiesa traboccante di fiori, un abito da principessa con lo strascico infinito, un banchetto imperiale ed uno sposo altrettanto perfetto, tanto bello quanto buono e gentile.

Teddy è stato molto chiaro con me: è un ricercato ed un assassino, di conseguenza non può assicurarmi nessuna di queste cose; non possiamo scegliere una cattedrale antica, non possiamo comprare i fiori più belli da sistemare lungo la navata principale e tra le panche, e non possiamo scegliere una villa o un ristorante in cui organizzare il ricevimento.

Lui, poi, è tutto fuorché un uomo perfetto.

Ma queste, per me, sono tutte cose superflue.

Il matrimonio è un rito molto più importante e profondo: è la promessa di rimanere legati ad una persona fino al giorno in cui si esala l’ultimo respiro, la promessa di rimanerle fedele, di vivere insieme i momenti felici e di affrontare mano nella mano quelli difficili.

Il matrimonio è la promessa d’iniziare una nuova vita insieme, lasciando alle spalle il proprio passato, con lo sguardo rivolto solo al futuro.

Ed è proprio per questi motivi che non m’importa se mi trovo all’interno di una piccola chiesa a Las Vegas, una di quelle che utilizzano le giovanissime coppie quando non hanno il consenso dei genitori.

Non m’importa se indosso un semplice paio di jeans ed una maglietta a maniche corte e non m’importa neppure della pistola che Teddy impugna e che è puntata contro la fronte del funzionario che deve rendere ufficiale la nostra unione.

Quando l’uomo pronuncia le fatidiche parole passo una catenina d’argento attorno al collo di T-Bag: dal momento che indossa una protesi non può portare la fede e così la utilizza come ciondolo; prendo in mano un altro anello, sprovvisto di brillanti o pietre preziose incastonate, e lo infilo nell’anulare della mia mano sinistra.

Quasi contemporaneamente lui preme il grilletto della pistola ed il proiettile si conficca nel cranio del funzionario, uccidendolo all’istante.

Un po’ mi dispiace per il pover’uomo, ma non possiamo rischiare di essere riconosciuti e denunciati alle autorità.

Tutto accade così velocemente che sento la testa girare e per qualche istante chiudo gli occhi per riprendermi; io e T-Bag non ci siamo neppure scambiati il classico bacio tra novelli sposi, ma si tratta di un altro gesto superfluo.

“Sto bene” mormoro poi, rispondendo ad una domanda del mio compagno.

So che la definizione più corretta, ora, è ‘mio marito’ ma suona ancora terribilmente strano da dire.

Mio marito.

Theodore è mio marito adesso.

L’ho fatto davvero: ho sposato un uomo che conosco appena da due mesi e con cui ho una relazione altalenante, che non è mai andata oltre ad un semplice bacio.
“Vieni” risponde lui, prendendomi per mano “dobbiamo uscire da questo posto subito. Non possiamo rischiare che ci trovino in compagnia di un cadavere ancora caldo, e poi abbiamo un altro lungo viaggio d’affrontare. Ti prometto che questo sarà l’ultimo”.

Usciamo dalla chiesa correndo e saliamo in macchina; Teddy accende subito il motore ed io osservo le luci delle insegne che si trasformano velocemente in tanti puntini lontani, fino a scomparire del tutto.

Non so se nota qualcosa di strano sul mio viso o se è ancora preoccupato per il mio mancamento, ma dopo qualche minuto mi domanda se va tutto bene.

“Si” dico, pronunciando un semplice monosillabo.

“Sei sconvolta perché ho ucciso quell’uomo?”

“No, non avevi altra scelta. È una questione stupida, una sciocchezza. Mi sarebbe piaciuto trascorrere una notte in uno di quegli alberghi”

“Con tutti i soldi che abbiamo a nostra disposizione possiamo permetterci vacanze molto più lussuose. Possiamo anche comprare un’isola se lo desideri” risponde lui, tentando di farmi sorridere, ma non è questo il punto.

Non si tratta di soddisfare un mio sfizio personale, ma di una questione completamente differente.

“Non m’importa delle vacanze lussuose o di comprare un’isola. Volevo trascorrere qualche ora in albergo per consumare la prima notte di nozze in un posto indimenticabile” sussurro, abbassando la testa per non far vedere il rossore che mi scalda le guance; sento l’indice destro di Teddy sotto il mio mento, che m’invita gentilmente a sollevare il viso.

Sta sorridendo in un modo che non ho mai visto prima d’ora: nella sua espressione non c’è la minima traccia di arroganza o sarcasmo, può essere definita quasi dolce.

“Arriverà anche il momento di questo, e come hai detto tu avverrà in un posto indimenticabile”

“È lì che siamo diretti?” chiedo, mentre mi accarezza il collo.

“Si” conferma lui, con la voce rotta improvvisamente da un tremolio “è proprio lì che siamo diretti, Nickie”.
 
 
   
 
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