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Autore: Cathy Earnshaw    20/10/2018    3 recensioni
Che cosa sognano i supereroi? Cosa accade in quel momento di contatto tra l'identità segreta e quella pubblica?
Ho scritto questa breve storiella d'impulso, e altrettanto d'impulso e senza pretese la pubblico. La immagino collocata dopo l'episodio di Befana.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Adrien si svegliò di soprassalto, con il fiato corto e gli abiti madidi di sudore. Si passò una mano sul viso e tentò di mettere a fuoco i contorni familiari della scrivania, delle console e del canestro. Era tutto a posto, tutto sotto controllo. Si trovava nella sua stanza e secondo il display della sua sveglia erano le tre e mezza del mattino.
«Che c’è?» biascicò Plagg.
«Un incubo» sospirò Adrien.
«Di nuovo Ladybug che si spiaccica da qualche parte?»
«No.»
«Che viene catturata?»
«No…»
«Cataclismata?»
«No, smettila. E non si trattava di lei comunque.»
Plagg gli fluttuò accanto, gli obliqui occhi verdi che rilucevano nell’oscurità.
«Davvero? Hai finalmente sognato qualcun altro?»
Adrien agitò la mano per allontanarlo, senza successo.
«Trovi divertente che io sogni amici e parenti in situazioni atroci?» sbottò.
Plagg si rabbuiò.
«Se lo dici così, mi fai sembrare orribile. Allora? Me lo dici?»
Un sospiro.
«Marinette. Ho sognato che era stata acutizzata perché il portafortuna che le ho regalato non le aveva portato per niente fortuna e aveva perso l’occasione di partecipare ad un concorso molto importante. Era arrabbiata con me e Papillon l’aveva trasformata in Badluck, e se ne andava in giro incollando gomme masticate addosso alla gente, che diventava incredibilmente sfortunata.»
Plagg soffocò un ghigno divertito.
«Certo che ne hai di fantasia, ragazzo!»
«Io mi trasformavo, ma anche Chat Noir veniva “sfigatizzato” e non riuscivo a fare niente per aiutarla. E per di più Ladybug non arrivava!»
Esitò. Ripensarci era doloroso.
«Come è andata a finire?» domandò Plagg.
«Mi ha sfilato il Miraculous e mi ha lasciato cadere dalla Tour Eiffel. Mi sono svegliato mentre precipitavo.»
Plagg gli si avvicinò e gli posò una zampetta sulla guancia.
«Era solo un sogno, non ci pensare troppo.»
«Lo so, ma era così realistico... L’idea di riaddormentarmi e di ricominciare da dove sono rimasto non mi esalta.»
«Ci vorrebbe un po’ di Camembert!»
Lo sguardo di Adrien si fece vacuo. Gli era venuta un’idea migliore.
«Voglio vederla, Plagg.»
«Chi, scusa?» balbettò il Kwami.
«Marinette! Voglio vedere che sta bene – anche se lo so che sta bene – e intanto prenderò un po’ d’aria.»
«E come farai ad uscire di casa inosservato?»
Adrien ammiccò.
«Con la tua collaborazione, naturalmente» balzò fuori dalle coperte ignorando le proteste del suo kwami e prese un respiro profondo.
«Plagg, trasformami!»
La familiare sensazione della magia che riscaldava la sua pelle, avvolgendola nel nero di Chat Noir, lo fece sentire subito meglio. Sapeva che Plagg non l’avrebbe perdonato tanto facilmente per quella inutile passeggiata notturna, ma lui ne aveva bisogno. Doveva lasciarsi alle spalle il brutto sapore di quell’incubo in cui non era stato capace di proteggere chi meritava la sua protezione, e Adrien da solo non ce l’avrebbe fatta. Aprì la finestra e si issò agilmente sul cornicione prima di spiccare un balzo e guadagnare i tetti di Parigi.
La notte era limpida, rischiarata dalla falce della luna crescente e dai lampioni. Il traffico era meno intenso, a quell’ora, ma c’erano comunque delle macchine per strada. Chat Noir osservava dall’alto mentre inspirava a fondo l’aria fredda della notte e si dirigeva deciso verso la casa della sua amica. Perché, poi? Non si era soffermato troppo a pensare all’assurdità della sua fuga notturna. Marinette sarebbe stata a letto, pacifica, e lui avrebbe al massimo potuto darle una sbirciatina dall’abbaino. Intravedeva già il suo palazzo.
Raggiunse il balcone e vi atterrò con grazia, notando con un moto di apprensione che la luce nella sua stanza era accesa. Forse sbirciare non era poi una buona idea, avrebbe fatto la figura del maniaco, o dello stalker, mentre lui voleva solo scacciare l’immagine del suo viso trasformato dalla ferocia.
L’abbaino si scostò appena e Chat Noir fece un passo indietro.
«C’è qualcuno?» mormorò Marinette facendo capolino dalla fessura.
Chat Noir valutò in un attimo tutte le possibilità, dalla fuga all’ignobile menzogna, ma alla fine che male avrebbe potuto mai portare essere onesto?
«Non avrei mai immaginato di trovarti sveglia» disse con un profondo inchino, sforzandosi di comportarsi da supereroe.
La ragazza spalancò la botola e scomparve un attimo prima di issarsi fuori avvolta in una coperta.
«Che cosa ci fai qui a quest’ora? È successo qualcosa?»
«Niente di cui tu ti debba preoccupare… ma non dovresti dormire?»
Marinette abbassò lo sguardo sulle sue mani.
«Stavo finendo un modello. Ero ispirata, così…» esitò. «Sei sicuro che vada tutto bene? Hai l’aria stanca.»
Chat Noir sorrise. Molto meglio gli occhi della vera Marinette.
«Se te lo raccontassi mi rovinerei la reputazione.»
«Quale reputazione?» ribatté alzando un sopraciglio.
Il supereroe prese un respiro e si sedette sul parapetto del balcone.
«Vuoi la risposta vera o quella confezionata?»
«Ehm… entrambe?»
«Ok, allora entrambe, ma non ti dirò quale delle due sia quella vera, d’accordo?»
Ammiccò e Marinette rise, annuendo.
«Versione uno: dopo il piccolo problema di oggi con tua nonna, volevo essere sicuro che tu stessi bene e che tutto fosse tornato a posto. Versione due: ho fatto un brutto sogno di cui tu eri la protagonista e mi serviva la certezza che fosse davvero un sogno.»
Marinette si rabbuiò per un momento, poi le sue labbra si distesero in un sorriso ch fece sentire Chat Noir meno sciocco.
«Sei stato gentile a preoccuparti. Ogni quale sia la verità, ti ringrazio tanto!»
Le sorrise di rimando. Gli sarebbe tanto piaciuto vederla così a suo agio anche con Adrien. Si inchinò di nuovo.
«Al tuo servizio. È meglio che vada ora. Buona notte!»
«Buona notte a te, Chat!»
Chat Noir spiccò un balzo e atterrò sul tetto vicino, per poi affrettarsi verso casa. Una parte di lui avrebbe voluto trattenersi un po’ più a lungo, ma un’altra, più forte, bruciava di senso di colpa, come se tutto quello che aveva fatto, detto e pensato, a partire dal sogno, fosse stato un orribile tradimento nei confronti della sua Ladybug. Chissà perché poi. Magari anche lei era ancora sveglia, magari anche lei, nel sogno, mescolava la sua identità segreta con quella da supereroe. Chat Noir sospirò individuando la finestra della propria stanza. Plagg gli avrebbe fatto una bella ramanzina, ma era valsa la pena.


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Grazie a te che hai letto fino alla fine!
Apprezzerei che tu mi lasciassi una piccola recensione, anche solo poche parole, anche se non sono parole buone. Non ho l'abitudine di scrivere fan-fiction e mi servirebbe davvero tanto un tuo parere per potermi migliorare.
Grazie :3
Cat
   
 
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