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Autore: Tvlover24    20/10/2018    0 recensioni
Un vedovo ormai in pensione ripercorre la storia del suo primo amore
Ditemi cosa ne pensate, se volete che continuo :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non era più giovane lui. Era un professore di storia dell’arte in pensione. Capelli bianchi, occhiali spessi – non che quello fosse cambiato molto da quando era giovane – pancia un po’ troppo vistosa sotto la camicia stretta nei pantaloni marroni, forse leggermente pesanti data la stagione. Le labbra sempre le stesse.
Stava facendo zapping quella sera, seduto sulla solita poltroncina in pelle, davanti al piccolo schermo che osava chiamare tv, in quella casa affittata poco dopo la morte della moglie quando aveva solo 51 anni, casa che aveva lasciato con l’arredamento che aveva trovato, rimasto ai primi anni ‘70, senza personalizzarla davvero, se non con delle pentole, svariati libri e qualche foto dei suoi momenti migliori.
Stava facendo zapping quella sera quando, girando tra i canali, aveva scorto un paio d’occhi che conosceva. Un paio d’occhi che per un attimo lo fecero sentire di nuovo un ragazzino, gli occhi del suo primo amore; li avrebbe riconosciuti ovunque, sempre bellissimi, anche se contornati da alcune rughe dovute all’età, aveva 3 anni più di lui quindi doveva averne intorno ai 70 ormai.

Si sentiva più malinconico del solito quella sera, era così stanco di essere solo, voleva vivere di ricordi per qualche ora, voleva sentirsi in compagnia. Era un po’ che non pensava a lei, da quando aveva sentito della morte del marito un paio di mesi prima. Si fece sentire con un telegramma in quell’occasione, dopo tempo, per esprimerle il suo dispiacere e lei, oltre a ringraziarlo, l’aveva invitato a prendere un caffè insieme se mai fosse capitata in città. Una frase di circostanza certo, ma magari davvero aveva voglia di rivederlo una volta.
Si alzò lentamente dalla poltrona, mettendo muto al televisore che lasciava nella stanza quella tipica sfumatura azzurrina: sullo schermo passava spesso il suo volto. La fissò in piedi per qualche secondo, per poi avviarsi nella stanzetta che usava da studiolo, ricca di libri e una scrivania in legno antico. Nella stanza buia accese solo la lampada, non aveva bisogno di molta luce per trovare la scatola che cercava, quella con le foto di un tempo troppo lontano per essere ricordato in modo vivido, ma che ricordava in realtà troppo bene, quella scatola che si vergognava di far vedere anche alla moglie, quando era in vita, perché troppo personale anche per essere condivisa con lei. Era il suo rifugio dalla quotidianità e dallo stress, quella scatola di ricordi. Lo calmava vedere quelle foto ormai sbiadite.

La trovò con grande semplicità, sullo scaffale più in basso della libreria, dietro alcuni manuali sull’arte medievale nel meridione. Era impolverata, si vedeva che non lo prendeva da un po’. Perse qualche minuto a cercare quella di cui aveva bisogno in quel momento e benchè fosse sempre preciso e metodico nel sistemare le foto, non ricordava più bene in che ordine erano state sistemate. Non cronologico chiaramente, altrimenti l’avrebbe trovata avanti avanti, l’ultima volta doveva averlo aperto in un momento di solitudine pensò, perché quella che cercava, l’aveva trovata nel centro del gruppetto delle sue preferite, lì dove era rimasto il suo cuore, nascosta agli occhi indiscreti. La tirò fuori e, sedendosi delicatamente, la osservò sotto la luce della lampada. Com’era bella lei. Quella era decisamente la sua foto preferita, la prima fatta insieme, il primo giorno di lavoro sul set di ‘cuore maledetto’. Indossavano i vestiti di scena, sullo sfondo alcuni camper e il cielo azzurro di una mattina di settembre. Era splendente nella foto, si vedeva chiaramente il suo sorriso giovane e pieno di speranza per un futuro che sperava brillante, e il suo di sorriso, emozionato di averla così vicina a lui, dopo averla sognata a lungo senza neanche conoscerla.

La prima volta che Claudio vide Aurora, era stato per caso in un’affollata via di Roma, camminava nella direzione opposta alla sua, e il suo sguardo, incrociato per un attimo, l’aveva completamente rapito. Forse era stato dovuto al riflesso del sole, o forse il colore dei suoi occhi in contrasto con l’acqua del Tevere alle sue spalle. Quello che sapeva era che da quel giorno in poi, per svariati mesi, i suoi occhi gli fecero compagnia quasi ogni notte. Era così dolce stare con lei in sogno, per qualche ora poteva essere innamorato senza sentirsi ridicolo. Non la conosceva, l’aveva solo vista una volta di sfuggita, eppure gli era bastato per perdere completamente la testa. Non si era mai sentito così, neanche con la ragazza con cui era stato per poco più di un anno al liceo. Forse era di quello che parlavano gli artisti quando si riferivano all’amore a prima vista. Era ridicolo ora pensare a come, per rimanere qualche altro minuto con lei in sogno, quel giorno per poco non perse l’opportunità di fare il provino. Era il Maggio del suo ventiduesimo anno di vita, il sole già cominciava a picchiare forte e quando arrivò al provino che il suo agente gli aveva procurato, si rese conto, con un pizzico di umiliazione, che non gli aveva procurato proprio niente, era un provino aperto. C’erano forse cinquanta persone prima di lui, ma provò comunque a non scoraggiarsi, si sentiva positivo.
Quella positività che aveva caratterizzato il suo primo provino per ‘cuore inquieto’, cambiato poi in corso d’opera durante le riprese della prima stagione in ‘cuore maledetto’, continuò a caratterizzare anche gli altri tre provini. Il giorno dell’ultimo provino per il suo ruolo, erano rimasti in cinque, e doveva recitare alcune battute con la protagonista, già scelta da qualche settimana. Quando voltandosi al rumore della porta, incrociò quello stesso sguardo che aveva tormentato i suoi sogni per mesi, il suo cuore sembrò fermarsi. Gli strinse la mano, presentandosi come Aurora Luisi, e gli rivolse un bel sorriso prima di cominciare il provino. L’idea di lavorare con lei gli aveva dato una marcia in più e mentre, da copione, la trattava male e riceveva in risposta uno schiaffo, il suo cuore batteva all’impazzata.

Uscito da quel provino, si sentiva galleggiare ad un metro da terra. Se avesse avuto il ruolo, avrebbe avuto l’opportunità di conoscerla bene, se invece non lo avesse avuto, sarebbe comunque stato contento. Il destino l’aveva messo sulla sua stessa strada. Ora conosceva il suo nome, e in un modo o nell’altro poteva comunque cercare di contattarla dicendo un banale ‘hei, ti ricordi? Abbiamo fatto un provino insieme’ e, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto fare amicizia con lei. Quando cinque giorni dopo, il suo agente lo chiamò dicendo che aveva avuto il ruolo, sentì che le cose sarebbero andate bene. Gli veniva da ridere oggi a pensare a tutto quell’entusiasmo. Forse l’ottimismo non era proprio la sua più grande qualità, ma si sa che quando si è giovani e innamorati è facile esserlo. In ogni caso quel sentimento e quella gioia per il primo giorno di riprese, e quell’insonnia che l’aveva accompagnato nei giorni precendenti, l’avevano fatto vivere in una sorta di bolla, rovinosamente scoppiata una volta arrivato sul set. Si rese di colpo conto, infatti, di quanto si sentisse a disagio, si sentiva come fosse tornato indietro al primo giorno di scuola. La sensazione era quella. Non conosceva nessuno e non sapeva bene come comportarsi. Non aveva ancora grandi esperienze e certamente non su un set del genere. Il massimo dell’esperienza avuta davanti una telecamera era stata una pubblicità girata quell’inverno. L’avevano spedito al trucco e poi di corsa al cambio d’abiti. Quando in quell’andirivieni vide Aurora, senza essere troppo ovvio, la urtò per sbaglio. ‘Oh ciao – le aveva detto – Aurora giusto? Io sono Claudio, abbiamo fatto il provino insieme, interpreto uno dei tuoi dipendenti’ concluse stringendole la mano. Era socialmente imbarazzante, lo sapeva, sperava solo di suscitare tenerezza al posto di risa. Avrebbe potuto semplicemente presentarsi in quanto colleghi, ma aveva preferito scontrarsi, per non dare l’impressione di voler davvero parlare con lei. Tattica contorta – rideva Claudio, guardando la foto, immerso in quel mare di ricordi piacevoli – ma che aveva funzionato. Lei gli aveva detto di ricordarsi e così, scambiando le prime parole, non solo aveva rotto il ghiaccio con la ragazza di cui era cotto, ma aveva fatto anche la prima amicizia in quel mondo, che, per il momento, gli sembrava ancora sconosciuto.

Era stanco Claudio. Poteva bastare per quella sera, erano già le 22:35 e solitamente a quell’ora già dormiva. Era un tipo abitudinario Claudio. Con gesti convalidati da anni di esperienza, ripose la foto dove l’aveva trovata, nel centro, richiuse la scatola, la poggiò sull’ultimo ripiano, davanti riposizionò i manuali e, spegnendo la luce della lampada, rimase qualche secondo immerso nel buio, dall’altra stanza solo l’azzurrino della tv accesa. Senza preoccuparsi del troppo buio, si mosse con passi decisi e pesanti verso il bagno, lavò i denti col solito dentifricio alla menta piperita, passò il filo interdentale inforcando prima gli occhiali da vicino, sciacquò il viso e si diresse verso la stanza da letto. Dopo aver spostato la coperta di cotone pesante marrone e il lenzuolo bianco al lato, si sdraiò facendo attenzione a non fare movimenti troppo brushi, o avrebbe passato la notte scoperto. Non avrebbe avuto la forza di alzarsi di nuovo per rimboccarle. In pochi minuti si ritrovò immerso nel mondo dei sogni, dove rivide il viso di lei e il sorriso che aveva quel giorno che erano rimasti bloccati in macchina durante un temporale. Sorrideva sempre, anche nei momenti più disparati. Era già con Aurora quella notte, incurante della tv che, ancora silenziata, rimandava immagini da tutto il mondo durante l’edizione notturna del tg.

   
 
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