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Autore: Masha    30/04/2005    8 recensioni
Una tempesta di neve costringe Rukawa e Sakuragi a passare una notte insieme...cosa succederà?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blizzard

Blizzard

di Masha

 

 

Ma si può sapere che cosa è passato nella testa di quel dannato Gorilla? 
Avevo già fatto decine di progetti su come trascorrere le festività di fine anno con Yohei e gli altri ragazzi dell’armata, invece mi è toccato seguire lui e il resto della squadra in questa località montana isolata dal resto del mondo pena l’esclusione dal campionato invernale della prefettura. 
Ora, non ci sarebbero particolari problemi se non fosse per un dettaglio tutt’altro che trascurabile: io odio la montagna!! 
Intendiamoci, il Tensai è un campione anche sugli sci!Al confronto del mio genio sublime persino Alberto Tomba dovrebbe inchinarsi, resta però il fatto che io avrei preferito non venire in questo posto, punto. 
E pensare che un tempo ci abitavo in montagna e non mi passava neanche per l’anticamera del cervello di andarmene. 
Un tempo. 
Prima che… 
Serro i pugni con forza per scacciare questi brutti pensieri che piano piano stanno prendendo il sopravvento su di me e distolgo lo sguardo dal fuoco che arde nel caminetto del salotto per portarlo distrattamente sulla stanza. 
Ci sono solo io, gli altri sono tutti usciti a sciare e mi hanno preso in giro per un buon quarto d’ora quando mi sono rifiutato di seguirli, credendo che sia un impiastro ANCHE con gli sci.Se solo sapessero… 
No, basta…ci sto ricascando di nuovo!Lo sapevo fin dall’inizio che non era una buona idea venire qui... 
Pensiamo ad altro, che è meglio! 
Già, ma a cosa…uff! 
Ah, ci sono!!! 
La reazione di Rukawa quando Akagi ci ha annunciato la sua geniale trovata…uno spasso!Prima ha risposto col suo abituale tono glaciale che non ci pensava neanche, ma poi ha dovuto cedere di fronte all’eventualità di perdere il torneo invernale e quindi la sfida con Maki e Sendoh, e non ha potuto fare altro che mettere da parte la sua proverbiale misantropia e unirsi al resto del gruppo. 
Il Gori sostiene di aver preso la decisione di farci trascorrere le vacanze assieme per cementare il gruppo e rendere così lo Shohoku ancora più forte. 
Sarà…io comunque sono sempre più convinto che qui al contrario sia in atto un’opera di disgregazione…io e Rukawa (e come poteva essere altrimenti? Noi due siamo troppo diversi per sperare di andare d’accordo) non riusciamo a stare più di dieci minuti senza metterci a litigare…per fortuna il capitano ha avuto l’accortezza di non darci la stessa stanza, altrimenti sono certo che uno di noi due non sarebbe tornato vivo a Kanagawa. E per quanto mi secchi ammetterlo anche la volpaccia malefica è utile alla squadra (ma proprio poco, però…) 
Non parliamo poi di Mitchi e Ryochan: quei due deficienti vanno d’accordo solamente quando si tratta di dare addosso al sottoscritto e di certo le occasioni non si fanno mancare. Alcune volte mi comporto proprio da vero cretino e loro naturalmente ci vanno a nozze, ma del resto questo è il ruolo che io stesso mi sono assegnato per nascondere la mia sofferenza e quindi non me ne posso lamentare più di tanto. 
Ma la ciliegina sulla torta è che Akagi ha pensato bene di portarsi dietro la sorella, tanto per darmi la mazzata finale. 
Da quando sono tornato dalla riabilitazione dopo l’infortunio alla schiena, infatti, Haruko non fa che starmi appiccicata neanche fosse una ventosa, e io…NON LA SOPPORTO PIÙ!!!! 
E lasciami respirare! 
Ma cosa ho fatto per meritarmi una disgrazia simile?E soprattutto…ma ero davvero sicuro di avere una cotta per lei?!Anche da un do’aho come me sarebbe lecito aspettarsi di meglio!Cioè, carina è carina…però mi sembra un po’, come dire, stupida…e io sono ovviamente troppo buono per allontanarla in malo modo o ignorarla, perciò mi tocca trascinarmela dietro ovunque vada. Anche adesso, non è qui solo perché il fratello le ha categoricamente proibito di rimanere sola nella baita con me. 
Le mie considerazioni tutt’altro che amene vengono interrotte da un improvviso dolore che mi trapassa il cranio: con la sua solita delicatezza degna di una mandria di bufali impazziti il Gori mi ha colpito con un gorilla punch di tutto rispetto e ora è in piedi davanti a me che mi fissa torvo. 
“Ahio!Ma si può sapere che ho fatto stavolta?” sbotto con voce piuttosto stridula massaggiandomi la parte offesa. 
“Deficiente! Stavi dormendo ad occhi aperti per caso? Sono almeno dieci minuti che ti chiamo!” 
“Ehi!” strepito alzandomi dal divano, fissando Akagi con le mani sui fianchi e con aria battagliera “Chi è che starebbe dormendo? Guarda che non mi chiamo mica Rukawa io!!!” 
“Do’aho!” 
Solo ora mi accorgo della mia nemesi che osserva pacifica la scena mollemente appoggiato al muro accanto alla porta d’ingresso. 
“Come osi baka kitsune!!!” in un attimo mi slancio verso di lui, più per scaricare la tensione che mi provoca il paesaggio che mi circonda che non perché sia veramente arrabbiato, ma vengo prontamente intercettato prima di raggiungerlo da Akagi che mi afferra per la collottola. 
“ADESSO BASTA!!! Sakuragi piantala di fare il deficiente e tu Rukawa finiscila di provocarlo!! Ora voi due,visto che a quanto pare non avete voglia di sciare ma solo di poltrire e menare le mani,ve ne scendete buoni buoni fino al paese a fare rifornimento di viveri e guai a voi se tornate coi segni di una scazzottata,mi sono spiegato?” 
Rukawa fa spallucce, mentre io sto per ribattere che no, con la volpe maledetta non vado da nessuna parte, quando il mio sguardo è attratto dallo spiraglio di cielo che si intravede dalla porta lasciata aperta. 
Non mi piace, non mi piace per niente. È palese che si sta preparando una bufera di neve e a giudicare da quello che vedo sembra anche imminente. 
Mi libero dalla ferrea presa del Gori e lo fisso seriamente. 
“Non se ne parla.Non vedi che è in arrivo una bufera?” 
Il paese sarà come minimo a cinque chilometri da qui, se ci andiamo adesso finiremo di certo per rimanerne coinvolti, col rischio di non riuscire a ritrovare la strada per la baita. 
“Ma quale bufera e bufera! È normale che in questo periodo dell’anno il cielo sia coperto e nevichi un po’. E poi cosa puoi saperne tu? Le tue sono tutte scuse per non andare. Ma sappi che se ti rifiuti sei fuori dal torneo.Tutto chiaro?” 
Abbagliante. 
Kami, lo detesto quando fa così…però ci tengo troppo al torneo. 
E poi…cosa ne posso sapere io? 
Quanto uno che ha vissuto in montagna per 13 anni…che cosa ne può sapere lui, piuttosto! 
Ma questi sono fatti troppo intimi che non ho certo intenzione di rivelare a lui. 
Fulminandolo con un’occhiataccia mi infilo il mio giaccone ed esco all’aria aperta seguito da Rukawa. 
“Almeno muoviamoci, non ho intenzione di rimanere invischiato dalla bufera sulla via del ritorno!” sibilo avviandomi con passo deciso lungo il sentiero che porta al paese. 

*** 

Come temevo i miei sospetti si sono rivelati fondati. 
La neve ha cominciato a cadere in grandi fiocchi non appena siamo giunti in vista del paese e tempo di uscire dal piccolo emporio in cui abbiamo fatto i nostri acquisti si è trasformata in una vera e propria tormenta, che non ha l’aria di volersi placare a breve. 
Sbuffo arrancando tra i cumuli bianchi che ormai ricoprono completamente la stretta viuzza che conduce alla baita della famiglia Akagi e che rendono difficile il percorso anche a due ragazzi alti come me e la volpe, tanto più che siamo carichi di borse stracolme di viveri di ogni sorta. 
Accanto a me anche Rukawa arranca faticosamente e lo sento sbottare in un “Merda” chiaro segno che persino il bell’addormentato ha capito in che situazione del cazzo ci ha cacciati il Gorilla. 
Alzo gli occhi verso il cielo, sperando di vedere qualche segno di miglioramento, ma le mie speranze vanno deluse. 
Neve, neve, neve fin dove arriva lo sguardo. 
Migliaia di candidi fiocchi che vorticano a velocità folle intorno a noi, andando ad imbiancare il paesaggio e posandosi delicatamente sui nostri capelli, bagnandoci completamente. 
Mi stringo nel mio giaccone più che posso: ormai è pomeriggio inoltrato e sta cominciando a fare veramente freddo. Mi volto verso Rukawa e quasi mi prende un colpo, perché la sua carnagione già chiarissima di natura è ora mortalmente pallida e contrasta nettamente con quei due pozzi blu che si ritrova al posto degli occhi, che noto con sgomento essere lucidi... 
Oh kami…ci mancava solo l’algida kitsune che sta per ibernarsi sul serio...e di sicuro non riusciremo ad arrivare alla baita se il tempo non migliora, sta per fare buio e rischiamo di perderci. Dobbiamo trovare un riparo e anche in fretta, credo che Ru non possa continuare così ancora per molto. E a dirla tutta neanche io… 
Lo so...mi sto preoccupando per una persona che da quasi un anno dico di odiare, ma ad essere sinceri non credo che “odiare” sia il termine più giusto. Mi conosco, fondamentalmente sono incapace di un tale sentimento. Diciamo che la parola che più si avvicina a quello che provo per la kitsune è invidia...lui è tutto quello che io non sono e che invece vorrei disperatamente essere: bello, ammirato, corteggiato, fenomenale nel basket...e di conseguenza lo ammiro anche. Ma questo non credo che gli darò mai la soddisfazione di venirlo a sapere. E poi ciò non toglie che il suo caratteraccio mi faccia venire voglia di prenderlo a pugni ogni cinque minuti! 
“Oi Ru” lo apostrofo fermandomi di fronte a lui e posandogli una mano sul viso sotto il suo sguardo interrogativo 
“Credi di farcela a continuare? Sei gelato...” 
“Hn” la sua risposta è un mugolio che suona non molto convinto 
“Senti, secondo me dovremmo cercare un riparo dove aspettare che la tormenta si plachi ed eventualmente passare la notte. In queste condizioni non riusciremo a tornare alla baita” 
Rukawa annuisce col capo e io proseguo 
“Se non sbaglio in questa zona dovrebbe esserci la baita degli amici degli Akagi, ce l’ha fatta vedere il Gori quando siamo arrivati. Se l’avessimo già passata ce ne saremmo accorti per cui deve essere poco più avanti. Possiamo ripararci lì, al momento è vuota perché loro sono rimasti a Kanagawa per il Capodanno. Avanti, forza!” 
Ricominciamo a camminare veloci quanto ce lo permette la neve in cui affondano i nostri piedi e le nostre gambe e questa volta mi posiziono di fianco alla volpe, nel caso non dovesse farcela a proseguire. E, infatti, dopo pochi passi lo vedo vacillare pericolosamente e lasciar cadere a terra una delle borse.Lo afferro prima che cada a sua volta e gli passo un braccio intorno alla vita, facendogli mettere il suo sulle mie spalle. 
“Dai Ru, un ultimo sforzo!” lo incito e riprendiamo ad avanzare a fatica. 
Quando, venti minuti più tardi, arriviamo finalmente al rifugio non posso fare a meno di tirare un profondo sospiro di sollievo. 
Il volpino si appoggia stancamente contro il muro dell’abitazione, mentre io cerco di aprire la porta in qualche modo. Dopo una serie di infruttuosi tentativi la serratura cede sotto i miei colpi e possiamo entrare all’interno della casa, al riparo dalla bufera. 
Cerco a tentoni l’interruttore e quando lo trovo la luce illumina un piccolo salotto nel quale noto con immenso piacere un bel caminetto. Consiglio a Rukawa di stendersi un attimo su uno dei divani mentre io vado a perlustrare il resto della casa. Salgo al piano superiore e negli armadi di una delle camere da letto trovo alcuni abiti con cui potremo cambiarci e delle coperte pesanti che porto con me. 
Di ritorno al piano di sotto trovo la kitsune che si è assopita sul divano: lo so che è stanco, lo sono anche io, ma non posso lasciarlo dormire con quegli abiti umidi addosso, tanto più che è mezzo assiderato. Lo scuoto con delicatezza per le spalle e incredibilmente non vengo colpito da nessun pugno per aver osato svegliarlo. Mi fissa solo con i suoi occhi blu spalancati, forse sorpreso dalla mia delicatezza o dalla dolcezza della mia voce. 
“Rukawa, adesso è meglio che tu vada a fare una doccia e a cambiarti, al piano di sopra ci sono dei vestiti puliti che dovrebbero andarti bene. Io intanto guardo se c’è qualcosa per accendere il fuoco e preparo un po’ di the caldo e qualcosa da mettere sotto i denti, va bene?” 
La volpe annuisce e mi rivolge quella che sembra l’ombra di un sorriso prima di alzarsi ed incamminarsi su per le scale. 

Accoccolato sul divano osservo rapito il movimento ipnotico delle fiamme nel camino. Non è stato difficile trovare la legna da bruciare, ce n’era una bella scorta nella legnaia dietro la baita. È una vera fortuna che si tratti di una casa frequentata abitualmente, come testimoniano la cucina piena di utensili e l’elettricità e l’acqua calda perfettamente funzionanti, altrimenti dubito che avremmo passato una nottata piacevole. 
“Sakuragi” 
Sobbalzo nel sentire la voce di Rukawa e nell’avvertire una sua mano posarsi leggera sulla mia spalla. Non l’ho sentito scendere le scale, è davvero un ragazzo silenzioso, tutto il contrario di me che sono un casinista nato. 
Lo osservo in viso e noto con sollievo che il suo colorito è decisamente migliorato. 
“Stai meglio?” gli chiedo e lui fa cenno di sì sedendosi accanto a me sul divano 
“Sì, non preoccuparti.Avevo solo freddo, ma adesso grazie alla doccia e ai vestiti asciutti sto bene” 
Oddio...quasi quasi mi emoziono...Kaede Rukawa sta parlando. 
Ha una bella voce, profonda…non me ne ero mai reso conto, prima. 
“Bene, ne sono contento” metto definitivamente da parte il mio inesistente odio e sorrido al volpino, che di nuovo appare stupito. 
“Ho preparato il the, ne vuoi?” Sto per alzarmi per prendergliene una tazza, ma Ru mi blocca. 
“Lascia stare, faccio da me. Piuttosto...sarà meglio che ora vada tu a lavarti” 
Faccio cenno di sì con la testa e mi dirigo di nuovo al piano superiore. 
Recupero un paio di pantaloni e un maglione pesante da uno degli armadi che ho visto prima e poi entro nel piccolo bagno. Mi spoglio lentamente prima di infilarmi con un sospiro di puro piacere sotto il getto bollente della doccia, una manna per le mie membra gelate. Mi crogiolo a lungo sotto la piacevole carezza dell’acqua, rilassandomi e tornando col pensiero agli avvenimenti odierni. 
Io e Ru ci siamo sorpresi a vicenda, oggi. La situazione in cui ci siamo venuti a trovare ha tirato fuori dei lati del nostro carattere sconosciuti all’altro e riesco quasi ad ammettere senza problemi che sono stato bene in sua compagnia. 
Beh…sempre meglio trovarmi in questo casino con lui che con “Harukina cara”…la mia verginità sarebbe stata in grave pericolo se al posto della volpe ci fosse stata lei! 
Ma quanto sono scemo! 
Non posso fare a meno di ridacchiare mentre mi infilo i vestiti e scendo di nuovo in salotto. 
Rukawa se ne sta rannicchiato davanti al fuoco, con la testa reclinata sul bracciolo del divano e gli occhi chiusi, avviluppato in uno dei plaid di lana che ho portato prima.Visto così fa tenerezza…Scuoto la testa con un sorriso: ma guarda te cosa vado a pensare! 
Il mio stomaco comincia a brontolare, riportandomi all’ordine, quindi vado in cucina per mangiare uno dei tramezzini che ho preparato prima. 
Strano, sono ancora tutti qui, Rukawa non ne ha toccato neanche uno. Chissà, magari voleva aspettare me per mangiare…che dolce!! 
Oddio…i miei pensieri stanno prendendo una piega sempre più strana…sarà meglio far finta di niente. 
Prendo un piatto e ci dispongo sopra i tramezzini e, armato di bicchieri e bottiglia d’acqua, raggiungo la kitsune addormentata. 
Lo chiamo piano e lui mi rivolge un’adorabile espressione imbronciata, stropicciandosi gli occhi assonnati con i pugni chiusi, come se fosse un bambino. 
“Ru, mangiamo qualcosa adesso, ok?” 
Senza dire una parola il volpino si accomoda sul pavimento di legno, accanto a me, e prende un tramezzino al tonno dal piatto che gli porgo. Mangiamo lentamente, in silenzio, le schiene appoggiate al bordo del divano, riscaldati dal calore del fuoco scoppiettante e dalle coperte che ci siamo messi sulle spalle. Quando mi sento finalmente sazio getto il capo all’indietro e chiudo gli occhi. È incredibile come mi senta sereno e rilassato in questa bolla di silenzio in cui sono immerso, io, abituato da sempre ad essere circondato da persone e suoni. 
Sto quasi per appisolarmi quando Rukawa mi sorprende, cominciando a parlare 
“Come facevi a sapere della bufera?” 
Credo che in assoluto sia la prima volta da quando ci conosciamo che la kitsune si interessi di qualcosa che ho fatto o che mi riguardi. 
Scuoto la testa, incupendomi un po’. 
“È una lungo storia” mormoro “E ben poco interessante” 
“Nh…di tempo ne abbiamo abbastanza, mi pare” 
Sospiro pesantemente. 
Non si tratta di bei ricordi e non sono sicuro che mi vada di riviverli per l’ennesima volta. 
Il volpino sembra capire il mio attimo di esitazione perché prosegue 
“Però se non vuoi parlarne non importa. Non sei obbligato a…” 
“Conosco bene la montagna, ci ho vissuto per anni prima di venire ad abitare a Kanagawa” le parole mi escono di bocca da sole, senza che abbia la facoltà di fermarle. Non ho mai parlato di queste cose con nessuno, anche a Yohei ne ho solo accennato brevemente, eppure adesso un impulso irresistibile mi spinge a raccontare tutto a lui. Non so perché, forse è la particolare atmosfera che si è venuta a creare in questo momento tra noi, questo senso di intimità che pervade la stanza. 
“I miei genitori si sono conosciuti a Yokohama, all’Università, ma mio padre era originario di un paesino sui monti. Dopo la laurea lui e la mamma si sono sposati e hanno deciso di andare a vivere in paese. È lì che sono nato. Ma mia madre si è fatta via via insofferente, non riusciva più a sopportare la vita monotona di quel paesino sperduto, in fondo era nata e cresciuta in città. Così un bel giorno se n’è andata, lasciando soli me e papà. Io non riuscivo a capacitarmi del suo comportamento e ho cominciato ad odiare il posto in cui vivevo, non volevo più saperne di uscire di casa e passavo le giornate attaccato alla finestra, sperando di vederla tornare a casa. Allora mio padre ha deciso di trasferirsi a Kanagawa per il mio bene, sperando che mamma cambiasse idea. Ma non è stato così, non l’ho più rivista.” 
Faccio una breve pausa, cercando di trovare le parole adatte ad esprimere quello che sento 
“Non so, probabilmente quella della sua incompatibilità con l’ambiente in cui si era trovata a dover vivere era solo una scusa e si era semplicemente stufata di noi, voleva rifarsi una vita e così è andata via. Non è neppure venuta al funerale di papà…” concludo in un soffio, nascondendo il capo tra le ginocchia che mi ero portato al petto in precedenza. 
“Hana…” 
Il sussurro pieno di calore con cui Rukawa pronuncia il mio nome e la sua mano che si posa delicatamente sulla mia spalla sono il miglior gesto di conforto che potessi desiderare. 
Sollevo piano la testa, con un sorriso di ringraziamento sulle labbra, e Rukawa lo capisce perché mi sorride a sua volta. 
Ci zittiamo per qualche istante, poi è il mio turno di porre una domanda 
“Perché non mostri mai a nessuno la tua vera personalità? Tu non sei il Rukawa taciturno e menefreghista che cammina lungo i corridoi dello Shohoku guardando tutti dall’alto del suo piedistallo. Tu sei il ragazzo dolce e gentile che mi ha appena sorriso per consolarmi.” 
Rukawa sussulta vistosamente, mentre le sue gote si velano di un delizioso alone rosato…non ci credo, ho messo in imbarazzo Kaede Rukawa! 
La mia nemesi –ma avrà ancora senso chiamarlo così dopo oggi?- mi risponde piano, abbracciandosi le ginocchia e fissando con insistenza il tappeto. 
“Vedi, il fatto è che già sono circondato di ragazzine sbavanti e adoranti anche se mi mostro burbero e insensibile nei loro confronti, hai idea di cosa accadrebbe se fossi gentile con loro? Sarebbe una gran seccatura. Non mi piace stare in mezzo alla confusione, mi mette a disagio. Preferisco avere contatti con poche persone.” 
“Ah…” non so cosa dire. 
Non credevo che Rukawa potesse essere così. È proprio vero che non bisognerebbe mai giudicare le persone dalle apparenze; in mezzo alla bufera ci siamo riscoperti più simili di quanto potessimo pensare. 
Mi rilasso di nuovo contro il divano e richiudo gli occhi. Lentamente, senza accorgermene, la mia testa scivola di lato fino ad appoggiarsi contro la spalla di Rukawa. Come in un sogno le sue dita affusolate salgono ad affondare tra i miei capelli, accarezzandoli piano. 
Rimaniamo in questa posizione a lungo, probabilmente ripensando l’uno alle parole dell’altro, finché un crepitio più secco degli altri ci riporta bruscamente alla realtà. 
Ru allontana con uno scatto la mano dalla mia testa e io balzo in piedi arrossendo furiosamente, mentre farfuglio un imbarazzatissimo “Ehm…sarebbe meglio andare a letto…credo”. 
“Hn” La volpe, intanto, ha riacquistato la sua usuale espressione glaciale nonché il suo modo di esprimersi a monosillabi. 
Saliamo le scale e ci salutiamo davanti alla porta di quella che sarà la mia stanza per stanotte. Il volpino, invece, occuperà quella dall’altro lato del corridoio. 
Mi cambio in fretta, indossando un bel pigiama pesante, e mi butto sotto le coperte, raggomitolandomi in cerca di calore maggiore. Sono quasi nel mondo dei sogni quando sento l’uscio cigolare e vedo una figura avanzare nella penombra della camera, sollevare le coperte e infilarsi nel letto al mio fianco. Spalanco tanto d’occhi quando Ru si accoccola accanto a me e mi passa le braccia attorno al torace, posando la testa nell’incavo del mio collo 
“Ho freddo” sussurra con le labbra praticamente incollate alla mia pelle, mandandomi lunghi brividi lungo la spina dorsale. 
D’accordo, è molto piacevole, però…non possiamo mica passare la notte così!!! 
Sembra però che il mio cervello abbia perso il potere di controllare il corpo, perché le mie braccia si muovono da sole per stringere a me questo corpo caldo e le mani cominciano una lunga serie di carezze ipnotiche sulla sua schiena. 
Devo ancora rendermi bene conto di quello che sto facendo quando la voce di Ru mi raggiunge di nuovo, spiazzandomi definitivamente 
“Hana…ti amo” 
Lui ha detto…ha detto… 
“Che…che cosa hai detto?” domando a metà tra l’incredulo e lo shockato 
Rukawa si solleva su di me, le mani ai lati del mio torace e gli occhi brillanti, e con voce ferma e decisa ripete “Ti amo” prima di chinare il viso per baciarmi. La sua bocca morbida si posa con delicatezza sulla mia, ricoprendola con una serie di piccoli baci leggeri. Vedendo che non lo allontano in malo modo la sua lingua prende a leccarmi gentilmente le lebbra, finché con un sospiro non le socchiudo per lui. Il bacio si fa presto profondo, le nostre lingue si accarezzano con dolcezza, senza lasciarsi neanche un istante. 
Senza fiato ci stacchiamo ansimanti, ma la volpe non lascia che le sue labbra perdano il contatto con il mio corpo, spingendole lungo la linea della mascella e giù, lungo il collo. Le sue mani, nel frattempo, sono salite a slacciare i bottoni che chiudono la casacca del pigiama e si spingono curiose sul mio petto, esplorando con carezze leggere i pettorali e gli addominali. 
Sento che sto andando a fuoco, non ho mai provato delle sensazioni così vivide e brucianti e il gemito che mi scappa quando la bocca di Rukawa si chiude su uno dei miei capezzoli ne è il testimone, mentre comincio a ricambiare con titubanza le carezze della kitsune. Lui, al contrario, si fa sempre più intraprendente e presto arriva ad infilare le lunghe dita affusolate sotto l’elastico dei pantaloni e dei boxer. 
È la prima volta che mi trovo in una situazione così intima con qualcuno e non so bene come comportarmi, senza contare che Kaede è un ragazzo come me e che ho capito meno di dieci minuti fa che la cosa non mi disgusta, tutt’altro. 
E poi…non è che abbia paura, però…se non gli dovessi piacere? Se facessi la figura del solito imbranato comportandomi in modo goffo? 
Mi irrigidisco di colpo, fermando una carezza a metà, facendomi prendere dal panico. 
“No, Kaede fermati, non voglio” lo imploro, cercando di spostarlo da sopra di me. 
In un primo momento non mi da ascolto, continuando ad accarezzare con decisione il mio pene, ma all’ennesimo richiamo si blocca e riporta le mani sui miei fianchi, guardandomi confuso. I suoi occhi si allargano all’inverosimile notando l’espressione spaventata del mio viso e si fionda su di me, abbracciandomi con foga. 
“Scusami, amore, scusami” mormora affranto ricoprendo il mio volto di piccoli baci di scusa “Non ho neanche aspettato di sentire la tua risposta…ti sono saltato addosso come un animale” 
Non posso fare a meno di sorridere alle sue parole, pronunciate con preoccupazione; il mio cuore riprende a battere normalmente mentre io mi calmo un po’.
Mi fa piacere. 
Mi fa un piacere enorme vedere quanto Ru tenga a me, quanto sia interessato alle mie reazioni. 
Gli sollevo delicatamente il viso, che ha nascosto nell’incavo del mio collo, andando ad incontrare i suoi meravigliosi occhi blu, adesso tormentati dal timore di avermi spaventato o peggio ferito con il suo comportamento di pochi minuti fa. 
“Stai tranquillo, va tutto bene” tento di rassicurarlo “Non mi ha dato fastidio quello che hai fatto. È solo che…” mi fermo un attimo cercando di mettere insieme le parole adatte a spiegargli come mi sento. Anche se parlo tantissimo, spesso anche a sproposito, faccio una gran fatica ad esprimere i miei sentimenti e questo mi porta a creare un sacco di pasticci…e non voglio che succeda, questa volta. “Io…beh, è la prima volta che mi capita una cosa del genere e non avrei mai immaginato di fare…” arrossisco paurosamente “…fare l’amore con un ragazzo…e mi sento in imbarazzo a dirtelo, ma…non so bene come vanno queste cose…E poi, non so se sono pronto ad avere un rapporto così intimo con un’altra persona…”termino in un soffio, serrando gli occhi per l’imbarazzo. 
Ru si china su di me, per baciarmi con dolcezza le palpebre chiuse. 
“Ho capito, Hana. Scusami ancora, non era mia intenzione forzarti…solo, ho desiderato tanto a lungo questo momento, averti tra le mie braccia, e quando hai risposto al mio bacio io…” Scuote piano la testa e si sposta da sopra di me con un sospiro, scostando le coperte e scendendo dal letto. 
“Che stai facendo?” domando sorpreso. 
“Torno nella mia camera” mormora passandosi una mano candida tra le ciocche corvine. 
Ma io non voglio che vada via. Sto così bene con lui…e quando ha confessato di amarmi e mi ha baciato mi sono sentito…felice. Per la prima volta dall’abbandono di mia madre felice davvero. 
A questo punto credo che ci siano pochi dubbi su quali siano i miei sentimenti per lui. 
Mi alzo a sedere, trattenendolo per un polso. 
“Aspetta, rimani qui. Ho detto che non mi sento pronto a fare l’amore, non che non voglio stare con te” sussurro con le guance in fiamme, dopotutto sto confessando alla volpe che lo ricambio. 
Ru sussulta e i suoi occhi si accendono di una luce calda, stupenda. In un attimo sono di nuovo tra le sue braccia e ci perdiamo in un lungo bacio colmo di dolcezza e del sentimento che proviamo l’uno per l’altro. 

*** 

Sono i baci delicati di Rukawa a strapparmi al sonno il mattino seguente. 
Sollevo piano le palpebre per ritrovarmi immerso in due oceani blu carichi di amore che penetrano nella mia anima andando a lenire le vecchie ferite. 
“Buongiorno” mormoro con la voce ancora impastata dal sonno, alzando il viso per incontrare le labbra rosee del mio volpino. Ci baciamo dolcemente, a lungo, le lingue che duellano sensualmente per ottenere il controllo del bacio. Ci stacchiamo per la mancanza d’aria, con gli occhi scintillanti; Ru mi costringe a sdraiarmi di nuovo tra le lenzuola e si sistema comodamente contro di me, la testa mora appoggiata delicatamente sul mio petto, il respiro delicato che mi sfiora la cute. 
Lo stringo tra le braccia, baciandogli i capelli. 
“Da quanto sei sveglio?” 
“Da un po’ ” mi risponde a bassa voce, quasi a non voler disturbare la dolce quiete che regna nella stanza; rimaniamo in silenzio, non c’è bisogno di aggiungere nulla a quanto detto stanotte e ai gesti che ci stiamo scambiando, carezze leggere che esprimono tutto l’affetto che ci lega. 
“Ha smesso di nevicare” osservo guardando il paesaggio imbiancato fuori dalla finestra. 
“Hn” il monosillabo che accoglie la mia osservazione non manca di farmi sorridere. 
“Dovremmo cercare di tornare da Akagi, gli altri saranno preoccupati da morire e qui non c’è il telefono per avvertirli che stiamo bene” 
Kaede struscia piano il capo contro il mio petto, sembra che stia facendo le fusa. 
“Dobbiamo proprio? Preferirei rimanere qui con te. E poi” fissa uno sguardo cupo nel mio “non sopporto come ti sta appiccicata ultimamente quell’oca della Akagi” 
Ridacchio tra me: la volpe gelosa! 
“Ti prometto che appena torneremo alla baita metterò in chiaro le cose con lei, ok? Ma davvero, non possiamo far preoccupare ancora di più gli altri” 
Ci alziamo entrambi di malavoglia, rimettendoci i nostri abiti che si sono asciugati durante la notte. Dopo una veloce colazione, diamo una sistemata alla casa (accidenti, mi toccherà pagare la serratura nuova!Ieri l’ho scardinata per entrare) e ci incamminiamo verso la nostra meta, avanzando come possiamo tra i cumuli di neve fresca, mano nella mano, parlando di noi. Del resto, anche se ci amiamo, sappiamo ancora così poco l’uno dell’altro. 
Giungiamo in vista della baita della famiglia Akagi fin troppo in fretta per i miei gusti; io e Ru sciogliamo la stretta delle nostre dita e reindossiamo le maschere, da buffone la mia, da gelido menefreghista la sua. 
Proprio quando siamo quasi sulla porta l’uscio si spalanca e ne vediamo uscire il Gori, Mitchi, Ryochan ed il Megane-kun vestiti come se si preparassero ad una lunga escursione. Non appena si accorgono di noi ci si lanciano addosso, per abbracciarci. 
“Per fortuna state bene!” 
“Stavamo uscendo proprio per venire a cercarvi” 
“Ci avete fatto spaventare tantissimo!” 
“Ma come avete fatto a scampare alla bufera?” 
Ci subissano di domande e pacche sulle spalle, sono felici di vederci. 
Attirati dalle loro grida Ayako, Haruko e il resto della squadra escono a loro volta per capire cosa sta succedendo e quando la Akagi si rende conto che siamo tornati sani e salvi scoppia a piangere, gettandosi tra le mie braccia. E meritandosi per questo uno sguardo assassino da parte di Ru, che io fingo di ignorare. 
I ragazzi ci fanno entrare in casa, costringendoci ad accomodarci sul divano e riempiendoci di premure…l’idea di approfittarne è decisamente interessante… 
Spinto dalle loro domande comincio a raccontare di come il grande Tensai sia riuscito grazie alla sua genialità a salvare se stesso e la kitsune spelacchiata dalla bufera, dando prova del suo immenso valore, mentre Ru si limita a trincerarsi dietro ai suoi soliti “Hn” e a qualche sporadico “Do’aho!”, che però alle mie orecchie giunge carico d’amore. 
Al termine della narrazione Haruko, seduta al mio fianco, mi fissa con sguardo adorante 
“Hana-kun sei stato davvero bravissimo!” esclama emozionata, protendendosi verso il mio viso per baciarmi; ma la volpe è più rapida di lei perché mi strattona per un braccio tirandomi in piedi e costringendomi a seguirlo. 
“Ma cosa…?” chiede qualcuno, a dir poco stupito da questa sua mossa. 
Ru si ferma, girandosi verso i nostri compagni 
“Abbiamo parlato anche troppo. Adesso scusateci, ma io e il MIO ragazzo avremmo bisogno di un po’ di intimità” sibila fissando direttamente negli occhi la Akagi, che impallidisce vistosamente alle sue parole, prima di far intrecciare le nostre dita e trascinarmi con un sorriso malizioso su per le scale, nella sua stanza. 

OWARI

  
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