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Autore: AminaMartinelli    21/10/2018    7 recensioni
John Watson, studente di medicina, e Sherlock Holmes, studente di chimica, si sono conosciuti al campus e immediatamente innamorati. Volendo rendere la loro storia ufficiale, è giunto per Sherlock il momento di andare a conoscere i genitori di John. L'ansia attanaglia il povero ragazzo esasperando il senso di inadeguatezza, tanto che è convinto che neanche il suo modo abituale di vestire è presentabile e decide che l'unico modo perché tutto vada a buon fine è...somigliare a John!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Piccola one-shot scritta per le mie adorabili amiche, scaturita da una foto di un giovane, tenerissimo Benedict che indossa un maglione grigio...
La cosa più bella è il titolo, suggerito dalla meravigliosa ChiaFreebatch.




"Sherlock, mi stai facendo girare la testa, la pianti di fare avanti e indietro dal tuo armadio? Che ti succede?"
 
Il ragazzo si mise le mani nei capelli, prima di rispondere. Troppo nervoso anche solo per guardare negli occhi John.

"Non - non ho niente di adatto. Niente, capisci?"
"Dimmi che stai scherzando, ti prego."
"Ho la faccia di uno che ha voglia di scherzare?"
"Te lo saprei dire, se riuscissi a vederla, la tua faccia! È da un'ora che stai mettendo sottosopra la tua stanza, senza degnarmi di uno sguardo, borbottando da solo come una teiera. Si può sapere che accidenti hai?"

Sherlock si lasciò cadere sconsolato sulla sponda del letto su cui John sedeva a gambe incrociate, giocando con le corde della chitarra.

"I miei vestiti. Sono tutti così...inadatti. Io - insomma, non ho bisogno di motivi in più per farmi detestare dai tuoi. Mi odieranno al primo sguardo. Ci mancano solo i miei vestiti, a peggiorare le cose!"

John mise da parte la chitarra e andò a poggiargli delicatamente una mano sul collo.

"Non dire sciocchezze, non ti odieranno. Hanno superato da tempo lo shock di avere un figlio gay, Harriet ha combattuto anche per me. Andrà tutto bene."
"Non è solo questo. Lo sai quanto la gente mi trovi strano..."
"E cosa c'entrano i tuoi vestiti col fatto che la gente è idiota e non riesce a capire quanto sei meraviglioso?"

Un leggero brivido scosse le spalle fragili.
Chiuse gli occhi e inclinò la testa all'indietro indugiando nel calore della mano del suo ragazzo.


"Solo tu mi vedi così..."
"Vuol dire che sono intelligente"


Si chinò a posare un bacio lieve su quelle labbra perfette.
Sherlock rispose per un istante al bacio, poi si rialzò in piedi, tornando all'armadio.


"I miei vestiti sono...scostanti. Freddi. Professionali. È il motivo per cui li scelgo. Ma per andare a conoscere i tuoi genitori sono quanto di peggio. Ci vorrebbe qualcosa di caldo...rassicurante. Qualcosa di familiare..."


Si voltò lentamente. Poi puntò il dito verso John che balzò all'indietro, spaventato.


"Trovato! Mi serve un tuo maglione. Devi prestarmene uno."
"Sherlock, non puoi dire sul serio"
"Sì, invece!"


Prese a camminare su e giù davanti al letto.


"Quale potrebbe essere adatto...vediamo...forse quello rosso...no, troppo aggressivo. Magari quello verde...no...sembrerei ancora più pallido..."


John lo fissava allibito. Sherlock preoccupato di fare buona impressione a qualcuno era una novità assoluta. Lo aveva sempre visto sprezzante, incurante di ciò che gli altri potevano pensare di lui.  Vederlo così, sapendo che tutta quell'ansia gli derivava dal desiderio di risultare gradito ai signori Watson, lo riempiva di tenerezza e lo lusingava.
Decise di aiutarlo.


"Che ne dici di quello grigio?"
Sherlock si bloccò.
"Quale?"
John scese dal letto.
"L'unico che non hai mai criticato..."- rispose con un sorrisetto malizioso.
"Ah, quello. Sì, mi sembra un'ottima scelta."
"Vado a prenderlo."
"Davvero?"
"Certo. Torno subito."


Quando rientrò nella stanza, col maglione tra le mani, rimase di stucco: Sherlock aveva riordinato tutto, del caos di poco prima non c'era più traccia.


"Ma come diavolo...come hai fatto a mettere tutto a posto in così poco tempo!"
"Eccoti finalmente! In realtà ci hai messo tantissimo e io dovevo pur fare qualcosa, aspettandoti!"
Quasi gli strappò il maglione dalle mani e corse in bagno ad indossarlo.
Quando riapparve, John lottò con se stesso per non scoppiare a ridere: sembrava che indossasse un capo che si era ristretto col lavaggio. Le maniche lasciavano scoperti i polsini della camicia e il bordo inferiore gli arrivava a malapena in vita. Con quel coso addosso era adorabile e irresistibilmente buffo.


"Che - ne dici?", gli chiese grattandosi la nuca.
"Beh. Uhm...magari provo a lavarlo e stenderlo per le maniche..."


Sherlock si guardò i polsi, arrossendo.


"Se io non avessi le braccia così stupidamente lunghe!", si girò di scatto.


John lo raggiunse e lo abbracciò, avvolgendogli la vita sottile con le braccia, intrecciando le dita sul suo stomaco, poi gli baciò una scapola.


"Le tue braccia sono bellissime. Dai, toglitelo, ci penso io a sistemarlo."
"Ok..."
---
Ci mise un'ora a ritrovare l'indirizzo del negozio in cui lo aveva comprato, per fortuna conservava tutti gli scontrini per anni, una vecchia abitudine di sua madre.


Uscì di corsa, si precipitò lungo il corridoio e andò a bussare all'ultima porta.
"Greg! Greg, apri. Mi serve il tuo aiuto!"


La porta della stanza si aprì, mostrando la faccia assonnata e i capelli arruffati del suo amico Lestrade.
"Che diamine! John, ma che hai da agitarti tanto?!"
"Ho bisogno che mi accompagni col motorino a Londra"
"A Londra? Adesso?!?"
"Adesso."
"Maledizione"
---
Harmont&Blaine era il suo negozio preferito: i commessi erano gentili e riusciva sempre a trovare qualcosa di adatto alle sue misure non proprio standard. Ora doveva solo sperare che avessero ancora quel maglione e che lo avessero della taglia giusta.


"È un po' grande per te, non ti sembra?"
Greg lo guardava con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate.
"Non è per me"
"No?"
"No"
L'espressione sul viso di John lo fece desistere dall'indagare ulteriormente.
---
Davanti alla porta di Sherlock esitò per un istante. Il suo ragazzo non era esattamente facile da raggirare, ci avrebbe messo un paio di minuti a capire che non si trattava dello stesso maglione diventato della sua taglia grazie ad un trattamento miracoloso. Fece un respiro profondo e bussò.


Sherlock lo accolse col sorriso sulle labbra.


"Entra, devo mostrarti i pantaloni e la camicia che ho scelto"


Andò ad indossarli, mentre John si sedeva alla scrivania.


"Ecco. Ti sembrano adatti?"


Gli occhi di John si spalancarono. Il suo ragazzo era più bello del solito, con addosso quella camicia bianca infilata in un paio di pantaloni neri che gli fasciavano i fianchi e le gambe alla perfezione. Gli stavano tanto bene che l'unico pensiero che gli attraversò la mente fu quello di sfilarglieli di dosso più rapidamente possibile. Scacciò quel pensiero e gli sorrise.


"Mi sembrano perfetti. Tieni, indossa il maglione"


Sherlock gli si avvicinò, un po' più rilassato, e prese la busta che John gli porgeva.
Tirò fuori il maglione e lo indossò con un solo, fluido gesto.
Si guardò allo specchio e sorrise.


"Almeno così ti somiglio un po', non trovi?"
John rispose al suo sorriso.
"Sei splendido"
"Appunto", replicò facendogli l'occhiolino.
---
Quando arrivarono davanti alla villetta della famiglia Watson, John fece per suonare il campanello, ma il suo ragazzo lo fermò.
"Controlla: è tutto a posto?"


John si voltò a guardarlo.
"Impeccabile. Però respira, o sverrai"


Sherlock fece una risatina nervosa e passò i palmi sul davanti del maglione.
"Sembra facile"


John si alzò appena sulle punte, per posargli un bacio sul naso, poi gli prese il viso tra le mani.
"Ehi, andrà tutto bene, ok? Ti troveranno adorabile"
"Se lo dici tu"
---
La serata si rivelò sorprendentemente piacevole. I genitori di John lo trattatarono con gentilezza e familiarità, la cena era squisita e Sherlock riuscì a mangiare tutto quello che Wanda continuava a mettergli nel piatto, con enorme sorpresa di John.


Quando li salutarono, sulla soglia, dovettero promettere di tornare a trovarli.


Salirono in macchina. Sherlock mise le mani sul volante, poi si lasciò andare con la schiena contro il sedile ed emise un lungo sospiro.


John gli posò una mano sul ginocchio.
"Hai visto? Tanto nervosismo per nulla"


Sherlock coprì la mano di John con la sua, poi fece intrecciare le loro dita.
Abbassò il viso verso quello di John, sussurrando:
"Dovremo offrire una birra a Graham"
"A chi?"
"Al tuo amico Lestrade..."


John chiuse gli occhi, sorridendo, poi fece scivolare una mano sulla nuca del suo bellissimo fidanzato e lo attirò verso di sé.

 
   
 
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