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Autore: Blissedni    23/10/2018    0 recensioni
I Fonterossa vivono all’Istituto di Roma e combattendo contro i demoni da tutta una vita. Quando una serie di omicidi investe la città, si trovano a dover indagare per conto del Conclave su cadaveri ricoperti di rune disegnate con il sangue…
[L’idea per i personaggi di questa FF è nata dopo aver letto un avvenimento de “ Il Signore delle Ombre” e potrebbe contenere qualche piccolo Spoiler per chi non l’ha letto.]
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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1. Demoni a Villa Borghese
 
Uno scooter con un giovane ragazzo frenò all’improvviso imprecando in dialetto quando Lavinia gli tagliò la strada correndo dietro ad un demone Raum che si stava muovendo dall’altra parte della strada. Quando l’aveva visto entrare in una via laterale non aveva fatto in tempo ad applicarsi una runa dell’invisibilità e si era lanciata al suo inseguimento, andando a sbattere contro diversi mondani.
Per le vie di Roma si respirava aria primaverile già da qualche giorno: gli uccellini cinguettavano tra i rami degli alberi ancora spogli ed in cielo brillava un tenue sole. Turisti ed abitanti camminavano per le strade, scattando fotografie o correndo indaffarate verso i luoghi di lavoro ignari di ciò che realmente li circondava.
Lavinia rallentò la sua corsa e s’infilò nella via dove lo aveva intravisto poco prima. Normalmente questi demoni non se ne andavano in giro per la città di giorno, soprattutto in zone con tanta gente, agivano nell’ombra della notte, quando le prede erano sole e facili da uccidere. Lo vide intento ad intrufolarsi in uno stretto spazio tra due muri: il demone era grande all’incirca quanto lei, con una pelle formata da tante scaglie bianche e orrendi tantacoli al posto delle braccia. 
Venne investita da una botta di adrenalina, come ogni volta che si trovava in situazioni potenzialmente pericolose, e lentamente gli arrivò alle spalle facendo meno rumore possibile. ‹‹Camael›› Sussurrò, e la spada angelica che impugnava con la mano destra s’illuminò. Il demone si voltò di scatto ruggendo ed i suoi occhi senza fondo parvero diventare ancora più neri. Quando Lavinia lanciò il primo colpo lui si mosse in fretta provando a sbatterla contro il muro ma lei saltò in alto, come aveva fatto mille volte durante gli allenamenti, e fece roteare la lama luminosa colpendolo ad un tentacolo prima di atterrare. Si maledisse mentalmente di non essersi fermata a disegnarsi le rune di Agilità e Forza e di non aver studiato un buon piano prima di attaccarlo; era risaputo come questa specie di demoni fosse particolarmente abile. L’urlo che il demone emise fu inquietante e mentre Lavinia si alzava il Raum si girò e iniziò ad arrampicarsi sul muretto che bloccava la stradina dove si trovavano.
La Shadowhunters attraversò la via e con un saltò riuscì ad appendersi al bordo del muro che la separava dal demone ormai in fuga; si portò su con entrambe le braccia, poi saltò dall’altro lato ed atterrò con delicatezza sul pavimento prima di continuare l’inseguimento.
Ci mise un po’ a rendersi conto che si trovavano dentro l’imponente parco di Villa Borghese. Normalmente i cacciatori si tenevano alla larga il più possibile da questi spazi dove era possibile trovare diversi membri del popolo fatato: nessuno voleva inimicarsi il Conclave o infrangere gli accordi della Pace Fredda. Puntò verso una strada che portava allo Zoo, provando a capire dove il demone volesse andare. Nonostante l’allenamento, era più veloce di lei e l’unica soluzione era prevedere i suoi futuri movimenti e coglierlo di sorpresa. 
Si buttò all’interno di una zona più deserta e si trovò davanti ad un bivio: non aveva idea di dove si fosse cacciato il demone, ma vedendo dei mondani arrivare nella sua direzione, senza penarci troppo si buttò verso destra. 
Rallentò riprendendo fiato. Era riuscita a farselo scappare? Un movimento alle sue spalle la mise subito all’erta ma come si girò si trovò difronte il demone che con uno dei suoi tentacoli ricoperto da numerosi denti simili ad aghi, le graffiò la gamba.
‹‹Ah!›› Esclamò mentre la divisa da combattimento s’impregnava del suo sangue. Non aveva tempo di pensare a medicarsi le ferite, doveva prima di tutto colpire il demone.
Strinse la spada e la alzò in aria, pronta a sferrare un colpo. Colpì con tutta la sua forza e la lama angelica andò a tagliare un tentacolo del demone come fosse burro mentre quest’ultimo emetteva un verso stridulo da far accapponare la pelle.
Lavinia era già pronta per sferrare un nuovo colpo. Lui però riuscì a prevedere la sua mossa e la scaraventò a terra con una tale violenza che le fece cadere di mano l’arma, la quale andò a finire lontano da lei, spegnendosi. ‹‹Accidenti!››.
Provò ad alzarsi ma il demone le fu sopra. Aveva la bocca perfettamente circolare spalancata ed i tentacoli che le si stava stringendo attorno al collo per ferirla. Pensò a come fare per avere la meglio, quando il Raum le esplose addosso ricoprendola di icore e melma bianca appiccicosa. 
‹‹Ti ostini a cacciare da sola, Lavi?›› In piedi davanti a lei, con una mano tesa c’era Fabio, il suo migliore amico, suo fratello gemello, il suo parabatai. Aveva Uriel in mano e uno sguardo fiero come solo un Fonterossa poteva avere.
‹‹Cosa diamine ci fai qui?!›› Chiese mettendosi in piedi, senza l’aiuto del fratello. Se c’era una cosa che le avevano insegnato durante l’addestramento era di non chiedere aiuto per ciò che poteva fare da sola.
Andò a raccogliere la sua arma mentre il gemello la osservava appoggiato ad un albero, con le braccia conserte e la gamba destra leggermente piegata. I suoi occhi color miele, gli stessi che anche lei aveva, sembravano risplendere sotto i raggi del sole che filtravano tra le foglie degli alberi. ‹‹Poteva succederti qualcosa di brutto Lavi››. Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
‹‹Siamo Shadowhunters, Fabio! Siamo nati per combattere demoni.›› Disse con una vocina stridula. Sembrava che dovesse convincere più se stessa.
‹‹Ma siamo anche parabatai… o ti sei scordata di cosa significa questo? Dove vai tu…››
‹‹Vado io.›› Finì per lui. ‹‹Lo so. Ma era solo uno stupido demone.››
‹‹Che ti ha disarmata.›› Disse lui, con una rabbia negli occhi che non gli vedeva da tanto tempo. ‹‹Non sei più concentrata da quando…›› Non finì la frase ma Lavinia sapeva perfettamente cosa stava per dire “Da quando nostra sorella è stata assassinata”. Era successo otto mesi prima, e non passava un solo giorno in cui non sentisse la sua mancanza. Virginia Fonterossa era una degli shadowhunters più promettenti d’Italia che, alla vigilia della sua partenza per l’istituto di Mosca era stata trovata morta poco lontano dall’Istituto. 
Ma prima di essere una shadowhunters, una guerriera dell’Angelo, una combattente… Virginia era sua sorella, la sua confidente e quanto di più simile ad un genitore avesse mai avuto, dopo che i suoi erano morti durante la Guerra Oscura per difendere Idris. 
‹‹Guarda che puoi nominarla, non fa nulla.›› Disse evitando di guardarlo in faccia. Odiava rendere suo fratello preoccupato ed ancora di più farsi vedere debole ed indifesa.
Lui le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
‹‹So che ti manca. Manca anche a me. So anche quanto eravate unite Lavi… ma non puoi andare avanti come se non t’importasse di morire.››. Le sue mani erano calde a contatto con la sua pelle e Lavinia dovette sforzarsi di trattenere le lacrime.
‹‹Non voglio morire Fabio. Voglio solo vendicarla.›› La presa del fratello si addolcì un po’.
‹‹Non la vendicherai se corri alla ricerca di demoni a caso. Quel Raum poteva portarci alla sua tana, ne avremmo potuti trovare di più›› 
‹‹Come fai a rimanere così calmo quando ne vedi uno?›› La voce di Lavinia tremò mentre una lacrima iniziava a scenderle lungo il viso. Fabio l’attirò a se e la chiuse in un abbraccio paterno. Lavinia si lasciò stringere da suo fratello mentre tirava indietro le lacrime.
‹‹Ora fammi vedere queste ferite›› Disse lui separandosi e sfilandosi lo stilo dalla cintura, mentre s’inginocchiava verso la sua ferita.  ‹‹Credo tu abbia bisogno di un iratze.››
‹‹Non è nulla››. Lavi s’interruppe mentre il suo viso si rilassava. ‹‹Posso resistere fino all’istituto.››
‹‹Non essere sciocca›› Disse il gemello che stringeva ancora tra le mani lo stilo che una volta era appartenuto al padre. Lavinia sbuffò con fare arrendevole e rimase immobile mentre la familiare sensazione di calore della runa sulla sua pelle non alleviò il dolore che provava. Suo fratello aveva ragione, doveva essere più attenta, non poteva lasciarsi trasportare così dalle emozioni. Doveva rimanere concentrata o prima o poi si sarebbe messa nei guai.
‹‹Penso che dovremmo tornare all’istituto, così puoi levarti di dosso questi stracci insanguinati.›› Improvvisamente l’atmosfera tra i due si era alleggerita, come se qualcuno avesse aperto una la finestra e tutte le cose brutte fossero uscite fuori. 
Fabio le voleva bene più di ogni altra cosa al mondo e per lei era lo stesso. Il fatto di essere uniti dal legame parabatainon faceva altro che ampliare l’amore che provava per il fratello gemello. A volte, quando agiva impulsivamente, si scordava che c’era qualcuno che le voleva bene e che avrebbe sofferto se le fosse successo qualcosa.
Si tolse un elastico dal polso e si legò i lunghi capelli castani, tutti impiastricciati di terra e sangue di demone e seguì il fratello verso l’istituto.

 
   
 
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