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Autore: jarmione    23/10/2018    1 recensioni
[crossover]
[crossover][crossover][crossover]Che cosa accadrebbe se la città di Storybrooke fosse popolata da altre storie e non da quelle che noi tutti conosciamo?
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Personaggi inseriti:
X-men -> Logan, Young Charles, Young Eric
Supercar -> Devon, Michael, Bonnie, KITT, Amy (mia OC)
Thor -> Loki
Doctor Who -> Eleventh, Clara
Dalton -> Joe, Jack, William, Averell, Evelyn (mia OC)
Adventure Time -> Simon/Re Ghiaccio, Marceline
Sherlock BBC -> Sherlock, Watson
Labyrinth -> Jareth, Sarah
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ho dimenticato di dirlo nel capitolo precedente:
DAVID GALE sarebbe John Watson della serie Sherlock della BBC.
 
 
Passò un altro mese.
Amy si era ormai abituata alla vita semplice e ordinaria della città senza ricordi e questo le dava un enorme fastidio.
Più di una volta Jareth era venuto nello studio di suo zio Devon e fingeva di essere passato solo per un saluto mentre, in realtà, la controllava e le sorrideva malignamente.
– Ti ho in pugno, mia cara – le aveva mormorato una volta, facendola sentire ancora più infuriata e senza speranze.
Suo zio nemmeno si era accorto e ripeteva sempre la stessa frase “Che uomo eccentrico, ma è un bravo sindaco”
Se solo avesse saputo ciò che gli aveva fatto il suo “bravo sindaco” e come aveva ridotto la loro famiglia.
Togliere ogni ricordo e rifilare un nome diverso ad ogni abitante non era certo un comportamento da bravo sindaco.
Persino Sean era riuscito a capirlo, anche se faticava a crederci del tutto.
La situazione era così assurda che, raggiunto il punto in cui avrebbe potuto dare il la alla sua storia, si bloccava.
Prima o poi avrebbe creduto e i suoi ricordi sarebbero tornati come quelli del Dottore, che ancora non si era fatto vedere ed il libro lo aveva lui.
Per Sean c’era ancora tempo, non voleva che Jareth avesse un appiglio in più per tenerla ferma.
Tra lei e Sean si era creato un legame forte, fatto più di sguardi di intesa che di parole e/o azioni.
Oltre a questo non erano andati e, forse, era meglio così.
Lui diceva che poteva accadere solo se la storia dei ricordi falsi era vera e che, quindi, erano tutti sotto una maledizione e che quando questa si fosse risolta lei sarebbe stata davvero sua.
Quanto sarebbe durata, però, non lo sapevano.
Ma si amavano, quello era certo e Sean era sbalordito nel vedere quanto fosse risoluta e collaborativa.
Lui cercava di darle sostegno più che poteva andando a prenderla al lavoro, portandola a casa e, sotto richiesta esplicita di lei, l’accompagnava alla centrale per fare un saluto al vice sceriffo Lowell e chiedere come stava Mina, che non vedeva da tempo.
Infine, ma non ultimo, per vedere suo padre, lo sceriffo Kostner.
Quest’ultimo era sempre disponibile e si preoccupava per lei nonostante le ferite provocate da KITT si fossero ormai rimarginate, lasciando solo delle piccole strisce rosse.
Quelle attenzioni le riempivano il cuore, ma quando tornava a casa sentiva una parte di sé morire.
Quanto avrebbe voluto abbracciarlo, quanto avrebbe voluto parlare con sua madre invece che osservarla da lontano senza il coraggio di avvicinarsi.
Quanto desiderava sentire suo zio Devon e suo padre discutere e battibeccare, i rimproveri, le risate.
Quanto rivoleva la sua vita!
KITT lo vedeva una volta a settimana e aveva scoperto dove si nascondeva per non essere preso.
Se non ci fosse stato lui si sarebbe sentita ancora più sola.
Quel giorno era soleggiato, un vero miracolo a Storybrooke dove il cielo era perennemente nuvoloso.
Amy stava scansionando e digitalizzando gli ultimi documenti del mese di dicembre dell’anno precedente.
Aveva smesso di leggere cosa ci fosse scritto sopra quasi da subito e si chiedeva come fosse possibile che una maledizione potesse creare tutti quei documenti e quelle storie.
Suo zio Devon, o meglio Sam Claiton, stava trascrivendo alcuni appunti su un blocco note sospirando di tanto in tanto.
Egli guardò l’orologio e si alzò “Amelia, mia cara…” disse con tono di voce amichevole “se hai voglia, per oggi, puoi concludere e tornare a casa ora”
Amy si sbalordì, mancava più di un’ora alla fine della giornata di lavoro “I-io…la ringrazio signor Claiton ma…”
“Niente ma, Amelia” la fermò lui risoluto “è venerdì e tu hai fatto un ottimo lavoro e penso di averti tartassata abbastanza” le ammiccò “oggi puoi concludere prima, andare a casa e sistemarti per stasera”
Lei lo guardò interrogativa “Per stasera?”
“Non sai del talent show?”
Amy fece mente locale ed ebbe un flash.
Sally e Madeline stavano distribuendo volantini il giorno in cui lei era giunta a Storybrooke e parlavano di un talent show, ancora da fissare.
Non vedendole spesso se ne era completamente scordata.
Ma lei che ci andava a fare al talent show? La spettatrice distratta e basta.
Aveva ben altro in mente che uno spettacolo e, vista la notizia appena ricevuta, avrebbe sfruttato quell’occasione per indagare e aiutare gli abitanti.
Probabilmente avrebbe cercato Loki, gliene avrebbe dette quattro e si sarebbe fatta dare le informazioni che voleva.
Non avrebbe coinvolto Sean, lui non doveva per forza fare ogni cosa che lei aveva in mente.
 
“Finisco gli ultimi documenti e vado”
Sam annuì e tornò a scrivere i suoi appunti.
Amy sospirò –Oh, zietto, come vorrei che tu ti ricordassi di me– e con questo pensiero concluse il suo lavoro.
Fece per alzarsi e prendere la giacca, ma la porta si aprì ed entrò Mina “Permesso?”
“Mina!” Amy sorrise, felice di vedere un volto amico “come stai?”
“Bene grazie” ricambiò il sorriso e si voltò verso Sam “buon pomeriggio signor Claiton”
“Buon pomeriggio a te, Mina” salutò cordialmente Sam “procede tutto bene?”
La ragazza annuì “Benissimo, direi che sta molto meglio di me” alludeva al bambino.
Sam ridacchiò “Posso capirti” posò la penna “posso esserti d’aiuto?”
“Non ho bisogno nulla, per ora, volevo solo chiederle una cortesia”
“Qualunque cosa, nei limiti del ragionevole” disse facendo ridere Amy, che sapeva cosa intendeva suo zio quando diceva quel tipo di frase.
Di solito era rivolta a suo padre quando gli domandava i soldi per accedere alle bische clandestine durante le indagini.
“Volevo chiedere se Amy poteva uscire un po’ prima oggi” spiegò Mina “sa…c’è il talent show e ci servirebbe una mano per concludere l’allestimento della sala del municipio”
Sam guardò Amy “Pensi di voler discutere dopo una richiesta del genere?”
Amy sorrise dolcemente a Sam “No, penso proprio di no”
Mina non capì “Ho…detto qualcosa di sbagliato?”
Amy scosse la testa “Mi aveva proposto di uscire prima ed io non volevo, ma ora penso che verrò con te”
“Fantastico” esclamò Mina con occhi illuminati “ti aspetto qui fuori” ed uscì.
Amy recuperò la borsa e la giacca “Lei andrà al talent stasera?”
“Probabilmente farò un giro”
“Allora ci vediamo stasera, signor Claiton”
“Amy…” la fermò lui prima che uscisse “quando comincerai a chiamarmi Sam?” domandò “mi fai sentire vecchio quando mi chiami ‘signor Claiton’”
“Provvederò a farlo” anche se pensava che dare del tu a suo zio in quella situazione fosse del tutto strano “ci vediamo” ed Amy uscì.
Raggiunse Mina, ma la trovò intenta a guardare verso l’ingresso della via opposta a loro.
Jeff era stava appoggiato al muro e fumava una sigaretta, assorto nei suoi pensieri.
Lanciava degli sguardi verso Mina che, tristemente, sorrideva e gli faceva un piccolo cenno con la mano.
Ma lui non si mosse, finì la sigaretta, la gettò a terra spegnendola con il piede e se ne andò.
“Mina…”
“Mi manca Amy” mormorò la ragazza “Arvey è l’unico che ancora mi sta vicino, Jamie e Wayne fanno quello che gli dice Jeff e quindi non mi parlano”
Amy non proferì parola, altrimenti avrebbe lanciato solo delle offese nei confronti di Jeff.
Mise un braccio intorno alle spalle dell’amica e si avviarono verso il municipio, dove Sally e Maddy stavano rispettivamente attaccando il poster del talent show e i nastri colorati ai cornicioni.
“Eccole la le due lumache!” esclamò Madeline “era ora!”
“Colpa mia!” disse Amy “ho finito di archiviare gli ultimi documenti dello scorso anno”
Madeline sbuffò “Che noia, ma non potresti dedicarti a qualcosa di migliore?”
“Tipo suonare una chitarra a forma di ascia?” domandò sarcastica Sally, ricevendo una linguaccia come risposta.
“Sono più pratica come meccanico che non le scartoffie” confessò Amy, sospirando tristemente pensando a sua madre “ma preferisco stare nello studio del signor Claiton, mi sento un po’ a casa”
In realtà si sentiva super a casa, ma non poteva dire loro come stavano le cose.
“Dove possiamo aiutarvi?” domandò Mina, pronta per mettersi all’opera.
“Tu dovevi solo recuperare la miss nascondino che non si fa mai trovare e non risponde ai messaggi!” Disse Maddy rivolta ad Amy.
“E’ capitato una volta sola che non ti rispondessi e sai anche perché”
“Per via di quel damerino in impermeabile” sbuffò la ragazza, attaccando l’ultimo nastro e scendendo dalla scala “sul serio ragazze” aggiunse rivolta anche a Mina “tu il vice sceriffo e te una sottospecie di investigatore privato…vi siete messe d’accordo?”
“Va dentro a far vedere ad Amy cosa deve fare” Sally la prese per le spalle e la spinse dentro alla sala del municipio, sotto lo sguardo divertito delle altre due.
All’interno c’erano due uomini e una donna, tutti intenti a sistemare, pulire e mettere le sedie in file ordinate e alla giusta distanza dal grande palco, su cui era appeso un cartellone azzurro con la scritta oro e rossa –TALENT SHOW–
In un angolo, seduto a giocare con dei lego giganti, c’era un bambino di circa un anno e mezzo e dai boccoli dorati.
“Papà” Sally si avvicinò all’uomo più vicino all’ingresso “abbia recuperato gli aiuti” fece avvicinare Amy “lei è Amy, la ragazza di cui ti ho parlato”
L’uomo sorrise e salutò “E’ un piacere conoscerti, Amy, io sono Ron e lei è mia moglie Katrin” indicò la signora al suo fianco.
“Tanto piacere cara” salutò la donna.
“E lui invece…” aggiunse Sally prendendo il bambino seduto a giocare “è Timothy, il mio fratellino” sorrise al piccolo e gli strofinò il naso facendolo ridacchiare.
“E questo è mio padre” Maddy si avvicinò con il secondo uomo “papà, lei è Amy”
L’uomo, a detta di Amy, era ancora più inquietante di Maddy.
La pelle era talmente bianca da sembrare un lenzuolo appena uscito dal candeggio, aveva capelli bianchi e lunghi fino alle spalle con tanto di barba che gli ricopriva metà del volto.
Un paio di occhialini tondi sulla punta del naso e gli abiti eleganti davano l’aria che fosse un uomo d’affari di grande fama invece che il titolare di un semplice banco dei pegni.
“Ho sentito molto parlare di te” salutò “io sono il signor Gold e sono lieto di conoscere la prima forestiera della nostra città”
“E’ un vero piacere signor Gold”
“Bene” si intromise Sally “presentazioni fatte, ora dobbiamo proseguire” indicò ad Amy dei rotoli di nastro colorato vicino al palco “devi creare dei fiocchi e appenderli sulle tende del palco e sul sostegno dei riflettori”
“Subito”
“E tu…” rivolto a Mina “è meglio se vai a controllare se ci sono iscritti dell’ultimo minuto”
Mina sbuffò “Non sono malata, Sally”
“Sei incinta, è la stessa cosa, su vai!” e la spedì fuori con dei moduli di iscrizione e tornò al lavoro.
 
*************
 
Due ore dopo la sala del municipio era completamente finita e rinata.
Nell’attesa che il talent avesse inizio, era tornata a casa e si era lavata e cambiata.
Sean era ancora al lavoro ma si erano sentiti per telefono e le aveva promesso che quella sera sarebbe stato con lei.
Nel tornare verso la piazza, si era fermata alla tavola calda e vide Wayne dentro al bancone.
“Ciao Amy” salutò lui
“Ciao…non c’è Jamie?”
“E’ a casa, gli ho dato il cambio” si guardò attorno e si avvicinò di più ad Amy “Mina?”
Amy sospirò “Gli mancate…tutti” sottolineò bene l’ultima parola.
Wayne distolse lo sguardo e assunse un aria pensosa.
Poi scosse la testa e tornò a sorridere come se niente fosse “Cosa posso servirti?” domandò “un buon caffè?”
Amy pensò e alla fine annuì optando anche per due ciambelle con la glassa al cioccolato e i canditi sopra, la brioche preferita di suo padre e che avrebbe portato proprio a lui e a Chris, se era presente.
Era una scusa per vederlo prima del talent show.
Wayne la servì “Ecco fatto”
Amy pagò “Tu ci vai al talent show?”
Silenzio alcuni istanti poi Wayne sorrise e ammiccò, lasciandola uscire più sollevata.
Camminò per la strada, osservandosi attorno con aria curiosa.
Non aveva mai dato peso alla bellezza di Storybrooke, era stata troppo intenta a cercare di salvare la sua famiglia invece che alla sua vita.
Si stava lasciando andare.
Ma ormai era cresciuta, la famiglia veniva prima di se stessa e quindi non avrebbe mollato.
Raggiunta la stazione di polizia, venne accolta dalle chiacchiere tra Chris e suo padre.
“Permesso?”
“Ciao, Amy” salutò Chris.
“Amelia” sorrise lo sceriffo Kostner, facendo rabbrividire Amy “qual buon vento?”
Lei deglutì e mostrò il sacchetto delle ciambelle “Merenda” disse “ho pensato potesse essere una buona idea portarvi due ciambelle”
Nessuno dei due se lo fece ripetere due volte e ne presero una a testa.
“Cioccolato e canditi” disse lo sceriffo Kostner “la mia preferita, hai azzeccato”
“Mi fa piacere” –Ti prego ricordati di me– pensò per un breve e vano istante “Ehm…ci vediamo stasera…in giro”
“Va bene, a stasera”
“Posso parlarti un minuto?” intervenne Chris, prendendo Amy e portandola fuori dalla centrale “E’ venuto il signor Hale stamattina”
Amy sgranò gli occhi e deglutì.
Perché era andato alla centrale?
“Stava frugando nei nostri archivi e l’ho sorpreso e dopo di lui è venuto anche il dotto Blue a fare strane domande e farneticare qualcosa” continuò Chris, facendo arrossire Amy e obbligandola a distogliere lo sguardo “Sean ha chiesto anche di Mina”
Amy si sentì stranamente in colpa e avvertì il terreno sotto i suoi piedi sprofondare.
“Non so chi sei, Amy, non so perché sei qui e forse non lo voglio neanche sapere” proseguì Chris “ma da quando sei arrivata, in questa città accadono cose veramente strane e la gente comincia a non essere al sicuro…neanche Mina” Chris era serio, nonché parecchio furioso.
Manteneva, comunque, uno stato di apparente calma e sangue freddo.
“Voglio essere chiaro, Amy…se dovesse accadere di nuovo, sarò costretto ad arrestare Sean e rivolgermi ai servizi sociali…” nella sua voce si poteva percepire delusione e tristezza “cerca di tenere freno a qualunque cosa tu stia facendo, non voglio arrivare a tanto”
Gli occhi di Amy si inumidirono “Si signore”
Chris sospirò “Adesso va, ci vediamo in giro” e rientrò, chiudendosi la porta della centrale alle spalle.
  
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