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Autore: Knuckster    25/10/2018    4 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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Evento Argus (Quinta parte)

    A notte fonda, nel capannone che, in gran segreto, ospitava il Quartier Generale della Resistenza, la maggior parte dei suoi abitanti aveva, infine, ceduto alla stanchezza e ad un sonno pesante che, si sperava, fosse privo di incubi. Solo uno era ancora sveglio, intento a fissare con sguardo assente i monitor e le strumentazioni che ronzavano piano, con la mente che vagava in una fitta rete di pensieri e sensazioni.

    Non erano passate poi molte ore da quando aveva impartito i primi ordini a tutti gli altri membri del gruppo, alleati fidati e ora anche compagni di trincea. Non era passato molto neanche da quando aveva rischiato di crollare, schiacciato dal peso di quell’enorme mole di responsabilità che gli era piombata addosso. Poco era il tempo che lo separava dal sostegno dimostratogli da Shantal, dal tremendo messaggio telepatico di Seth che aveva scosso ancora di più i loro animi già turbati… dal momento in cui Rouge gli si era avvicinata e poi…

    Knuckles scosse forte la testa, come per scacciare quel pensiero che lo stava facendo sentire un idiota. Ringraziò la semioscurità della notte che nascondeva il suo viso, diventato violentemente rosso, quasi alla stregua della sua pelle. Sapeva che, per quanto si fosse potuto sforzare, non sarebbe mai riuscito a prendere sonno facilmente, non con quel vortice di idee e sensazioni che teneva in ostaggio la sua mente. Tanto valeva rimanere alzato, a tenere d’occhio la situazione e a rimuginare, come per innumerevoli notti aveva fatto su Angel Island, a guardia del Master Emerald.

    Si chiese se suo padre, sua madre e le altre echidne stessero bene, rammaricandosi di non aver pensato ad un sistema con cui avessero potuto tenersi in contatto. Si augurò che l’intricata giungla dell’isola fungesse da riparo e protezione sufficiente per gli ultimi della sua specie e si chiese quando, ma forse più probabilmente se, sarebbe mai riuscito a rivederli.

    Era così perso nei suoi pensieri da non accorgersi che qualcun altro non si era lasciato andare ad un sonno ristoratore. Si avvicinò con cautela e si sedette sul tavolo centrale, accanto a lui.

    - Soffri d’insonnia? - domandò Shantal, quasi in un soffio per non disturbare gli altri.

    - Sarebbe più semplice dormire, se non sapessi cosa ci aspetta domattina - replicò Knuckles, in tono asciutto - E tu? -

    - Da quando sono venuta al mondo non ho mai dormito per più di qualche ora. Di solito l’insonnia viene con l’età, anche se non ho ancora ben capito quale dovrebbe essere la mia -

    Shantal sorrise, divertita, cercando di strappare al guardiano un sorriso a sua volta. Il meglio che riuscì ad ottenere fu una lieve increspatura delle sue labbra.

    - Stavi pensando a qualcosa in particolare? - incalzò lei.

    Di solito, Knuckles era più che riluttante nel confidarsi con un altro essere vivente, ma aveva scoperto da tempo che con Shantal gli veniva naturale.

    - Pensavo che sono contento che i miei genitori stiano alla larga da tutto questo - confessò - Non sopporterei di metterli in pericolo e di perderli un’altra volta -

    - Sono sicura che dovunque si trovino stanno bene. Conosco Locke molto meno di te, ma so che nelle sue mani gli altri della nostra specie saranno più che al sicuro -

    Fu in quel momento che a Knuckles tornò in mente un particolare degli ultimi eventi che non avevano mai avuto modo di analizzare a mente fredda.

    - Il modo in cui hai respinto Lord Ix dalla valle… il modo in cui hai svegliato mia madre. Tu hai un potere incredibile dentro di te, ma non abbiamo ancora capito come funziona e in cosa consiste -

    Il viso di Shantal, di colpo, si velò di una leggera preoccupazione.

    - Ci sono tante cose di me che io stessa non ho ancora capito - disse, in tono serio - Non ho la minima idea di come io riesca a fare le cose che faccio. So solo che riesco a farle quando penso a tutto ciò che di buono ho visto attorno a me da quando sono su questo mondo. Se un tale potere deriva da sentimenti così positivi, non può esserci nulla di male dietro. O almeno è quello che mi ripeto quando sono spaventata da me stessa -

    - Non c’è niente di spaventoso in te o in quello che fai - rispose Knuckles, con fermezza, prima che una piccola idea cominciasse a gonfiarsi nella sua mente e a prendere sempre più forma - Anzi, forse è proprio il più grande asso nella manica che abbiamo -

    - Che cosa intendi dire? -

    - Hai risvegliato mia madre dal coma. È come se l’avessi guarita, usando solo il tuo misterioso potere. E se potessi fare lo stesso con Sonic e gli altri Purificatori? E se potessi ridare loro il libero arbitrio? -

    Shantal si mostrò più che dubbiosa all’idea, specialmente quel piccolo particolare che la metteva al timone dell’unico piano che avevano per la salvezza dei loro quattro compagni. Non se ne sentiva per niente all’altezza.

    - Non credo sia una buona idea - confessò, amareggiata - Non so niente di quello che riesco a fare e non ne ho neanche il controllo totale -

    - Che cosa ti ha spinto ad aiutare mia madre? - insisté il guardiano, come preso da una strana euforia - Cosa hai provato prima di tenere testa a Lord Ix in quel modo? -

    Shantal dovette rifletterci per qualche istante.

    - Volevo essere d’aiuto in tutti i modi. Volevo fare la mia parte per assistere le persone a cui voglio bene e per proteggerle -

    - È proprio questo che scatena il tuo potere! - esclamò l’echidna, battendosi il pugno sul palmo aperto della mano - Sono sicuro che è la chiave per liberare Sonic e gli altri -

    - Ma anche se davvero fosse così - protestò ancora lei - In che modo potrei avvicinarmi abbastanza a loro da poter esercitare il mio potere? Come posso fare per raggiungerli, uno ad uno? -

    - Quello potrebbe non essere un problema - disse una voce cupa, alle loro spalle.

    Entrambi trasalirono quando Shadow the Hedgehog spuntò fuori dalle ombre, apparentemente sbucato dal nulla, mentre stringeva in pugno un oggetto luminoso.

    - Che diamine! - sbottò Knuckles, col cuore in gola - Da dove salti fuori? E da quanto tempo sei nascosto qui? -

    Il volto di Shadow era impassibile. Si limitò a sollevare la mano destra e a mostrare quello che stava stringendo. Era il Chaos Emerald viola.

    - Era quella l’arma che sei andato a recuperare? - chiese Knuckles, ancora infastidito.

    - Fortunatamente non è stato difficile - rispose Shadow - E, grazie a questo e al Chaos Control, posso teletrasportarmi in un istante in ogni angolo del pianeta -

    Sulle prime Knuckles non capì, ma poi tutti i pezzi del mosaico cominciarono a combaciare. Avevano a disposizione il potere di Shantal e un mezzo per trasportarla in un battito di ciglia in qualunque posto ci fosse stato bisogno del suo intervento. Ci voleva soltanto un briciolo di organizzazione e di coordinazione, ma il piano era fattibile.

    Shantal, che aveva capito il riferimento di Shadow molto prima di Knuckles, si sentì invadere dalla preoccupazione, ma non intendeva tirarsi indietro, se il guardiano riteneva che quella fosse la loro migliore possibilità di salvare Sonic e gli altri.

    - Shantal, sono sicuro che potrai essere tu a fare la differenza in questa guerra. Ti senti pronta? -

    - No - confessò lei, con sincerità - Ma lo farò. Per te e per tutti gli altri -


    Una settimana dopo la nascita di quel piano, elaborato quasi per caso e senza alcuna garanzia di successo, la Resistenza riuscì a coglierne i frutti. Shadow ricomparì all’interno del Quartier Generale, in un lampo di luce violetta, portando con sé una sfinita Shantal.

    Tutti i presenti accorsero subito al loro capezzale. I minuti che li avevano separati dalla chiamata di Vector al ritorno di Shadow erano stati quasi esasperanti. Amy corse ad assistere Shantal, palesemente provata da quanto era successo, mentre Knuckles si rivolgeva a Shadow, sperando con tutte le sue forze che portasse buone notizie.

    - Ha funzionato? - domandò, secco, col cuore che batteva all’impazzata, in trepidante attesa.

    Shadow si limitò ad annuire con il capo e a sorridere lievemente.

    - Mighty è salvo - disse, poi - Shantal è riuscita a liberarlo. E stanno tutti quanti bene -

    Ci fu un’esplosione di gioia da parte di tutti i presenti all’udire quelle parole. Knuckles tirò un sospiro di sollievo, prima di correre a sincerarsi delle condizioni di Shantal. Amy e Megan l’avevano fatta sedere su una delle brande. Aveva il respiro corto e sembrava tremare, quasi impercettibilmente.

    - Come ti senti? - le chiese subito Knuckles, premurosamente - Cosa è successo? -

    - Devo… essermi sforzata più del normale - disse lei, con un filo di voce - Non c’è bisogno di preoccuparsi, davvero. Forse ho solo bisogno di un po’ di riposo. Tutto qui -

    Knuckles era palesemente perplesso. Tuttavia, non ebbe tempo di indagare oltre sulle condizioni di salute dell’echidna, perché Shadow richiamò bruscamente la sua attenzione.

    - Dove sono Rouge e Omega? -

    Knuckles si sentì infastidito dal suo tono, ma preferì non gettare ulteriore benzina sul fuoco.

    - Sono andati con Silver a Monopole - spiegò - Eggman ha scovato Blaze ed Eggman Nega in quella zona, con un esercito di Gizoidi. Hanno praticamente preso il controllo della città e si nascondono in uno dei palazzi di Trick -

    - Trick è con loro? -

    Shadow si fece improvvisamente ancora più serio.

    - Ancora non lo sappiamo. Rouge ed Omega sono andati con le reclute in quella zona. Si incontreranno con Eggman a… -

    Ma Knuckles non ebbe modo di terminare la frase. Shadow non attese un secondo di più e si teletrasportò un’altra volta lontano da lì.


    Nonostante fosse pomeriggio inoltrato, non c’era un solo raggio di luce che riuscisse a rischiarare il tetro scenario che aveva radicalmente trasformato la città di Monopole. Da metropoli ipertecnologica, perennemente illuminata di luci e colori e pulsante di vita, si era in brevissimo tempo trasformata in una cupa città fantasma, schiacciata sotto ad un pesante e inesorabile silenzio interrotto soltanto dal rumore dei passi di truppe di Gizoidi che pattugliavano le strade.

    Come se la fitta coltre di nubi nere non fosse stata sufficiente a rendere la città ancora più lugubre, quel giorno scendeva anche una pioggia scrosciante, accompagnata da una leggera nebbia fredda, che contribuivano ad aumentare il senso di desolazione e disperazione di tutti coloro che osavano anche solo affacciarsi alle finestre delle loro abitazioni.

    C’era solo una figura, in tutta la città, che non provava alcun disagio nello scrutare quel paesaggio al di là del proprio vetro. Anzi, il suo petto tronfio era colmo di una ribollente soddisfazione che raramente aveva provato prima di allora nella sua vita.

    All’ultimo piano di uno dei palazzi più alti di Monopole, Eggman Nega osservava in basso, oltre le grandi vetrate, i suoi squadroni di Gizoidi pattugliare le strade, marciando ordinatamente e in perfetta sincronia. Si sentiva come il generale in carica di un’occupazione militare, mentre sorvegliava silenziosamente e con un ghigno perfido le prove inconfutabili del suo potere. E, in fondo, un’occupazione militare era proprio quella che c’era stata, se ci si pensava bene.

    Sfruttando le proprietà immobiliari di Trick nella città e le sue innumerevoli risorse, era stato un gioco da ragazzi occupare ogni via, ogni rione e ogni piazza di Monopole con un drappello di Gizoidi e imporre la loro legge. Le forze di polizia locali non erano riuscite a tenere testa al suo esercito neanche per cinque minuti, già seriamente impoverite dalla sparizione degli esseri umani e indebolite dal caos generale scatenatosi dopo il messaggio telepatico di Seth e l’inizio dell’evento Argus.

    Era stato fin troppo facile, pensava Nega, con una punta di dispiacere. Non c’era stato alcun confronto, alcuno scontro che avesse dato un po’ di pepe alla loro occupazione. Del resto, chi mai avrebbe potuto tenere testa al loro attacco, quando questo era stato guidato da Blaze in persona? Era stata proprio la sua più acerrima nemica, ironicamente, la chiave che aveva dato loro accesso totale alla città. I suoi poteri di fuoco, raddoppiati a dismisura dal mistico controllo esercitato da Seth, avevano incenerito in pochi secondi tutti i sistemi di difesa della polizia, tutte le auto e le armi che avevano a disposizione.

    Eggman Nega, altrimenti noto come Damian Robotnik, si sentiva davvero in cima al mondo. I suoi innumerevoli sforzi e la sua fatica per riabilitare il nome dei Robotnik, troppo a lungo infangato da quella pallida imitazione di scienziato del suo antenato, stavano finalmente dando i loro frutti. L’alleanza con Seth era stata quanto di meglio potesse capitargli. Da quel giorno in poi, nessuno avrebbe più osato ridicolizzare i Robotnik. Quel nome sarebbe stato sinonimo di paura, di autorità, di potere.

    - Se ti stai chiedendo se, gettandoti dalla finestra, rimbalzeresti fino a tornare su, perdi tempo - lo richiamò una voce stridula alle sue spalle - Il mio vecchio, corpulento zio Harold ci ha già provato una volta e il risultato non è stato granché da vedere -

    Mr. Trick se ne stava comodamente spaparanzato sulla poltrona dietro alla sua grande scrivania di mogano e si divertiva a schernire con battute da due soldi tutti i presenti nel suo lussuoso ufficio. Nega lo fulminò con un’occhiata, ma decise di non perdere le staffe. Era fin troppo contento della piega che avevano preso gli eventi e, comunque, non conveniva inimicarsi il suo principale finanziatore di mezzi e risorse… a maggior ragione di quanto fosse fuori di testa.

    Il sorriso a trentadue denti di quella iena in cilindro era quanto di più inquietante e, al tempo stesso, nauseante che avesse mai visto, ma era più che disposto a sopportarlo se significava avere a disposizione tutte le sue ricchezze. Insieme a loro due, nell’ufficio, c’erano anche Getara e Blaze. Il primo aveva appena finito di rimpinzarsi al sontuoso buffet che Trick aveva fatto portare per pranzo, dando fondo senza ritegno a tutte le pietanze prelibate sulle quali riusciva a mettere le zampe. La gatta, invece, era impalata al fianco di Trick, silenziosa e rassegnata, in qualità di riluttante guardia del corpo e arma principale della loro conquista. I segni della stanchezza erano perfettamente visibili sul suo viso, appesantito e privo di luce.

    - Questo dovrebbe farmi ridere? - lo rimbeccò Nega, attento a non suonare troppo ostile.

    - Mmm… immagino di no - replicò la iena, sistemandosi le mani dietro la nuca a mo’ di cuscino - Se ridessi, avresti un aspetto decisamente migliore -

    - Credevo che Seth avesse ordinato a te e al nostro pozzo senza fondo travestito da rettile di rimanere al suo fianco per la sua parte del piano - disse Nega, incapace di trattenersi.

    A quel punto, Trick si posò una mano sul cuore ed esibì l’espressione più fintamente mortificata del suo repertorio.

    - Le tue parole sono lame affilate che trafiggono il mio cuore - recitò, drammaticamente - Credevo che la mia presenza fosse per te fonte di gioia e invece adesso scopro che vuoi il divorzio. Dottore, ho bisogno di un altro dottore! -

    E poi sghignazzò sguaiatamente come se avesse appena detto la cosa più divertente del mondo.

    Nega dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non lanciare un oggetto contundente addosso a quello che riteneva un povero pazzo bisognoso di cure.

    - Presumo che fosse necessaria la tua presenza per entrare in questo palazzo e disattivare i sistemi di sicurezza della città, prodotti dalla tua azienda. Azienda che, detto per inciso, sfrutta tecnologie create da un Robotnik, su cui poi hai speculato tu -

    - Chiamami idiota - commentò la iena - Anzi, chiamami Tricky. È molto più carino -

    - Eppure, non riesco a capire cosa ci faccia qui il rettile - continuò Nega, impassibile, mentre sbirciava di sottecchi Getara divorare l’ultima coscia di pollo.

    Sentendosi chiamato in causa, si avvicinò a sua volta alla grande vetrata, mentre si puliva i denti affilati con il mignolo. Blaze lo guardò, senza degnarsi di reprimere tutto il suo disgusto.

    - Forse Seth non si fidava a lasciarti da solo al comando dell’operazione - ipotizzò, malignamente, la lucertola - Magari aveva bisogno di qualcuno che ti tenesse d’occhio, non pensi? -

    Nega arrossì lievemente, ma la sua posa rimase impassibile.

    - La mia lealtà è totalmente fuori discussione - ribatté, indignato più del dovuto.

    - Oh, sì, senza dubbio - disse Getara, con una vena di sarcasmo - Ma puoi stare tranquillo. Gli ho chiesto io di poter venire con voi. Non mi sarei potuto perdere per niente al mondo lo spettacolo del Purificatore felino a ruota libera -

    Quindi, si avvicinò a Blaze, le si piantò di fronte e la scrutò crudelmente negli occhi. Blaze gli restituì lo sguardo, intriso di un puro, velenoso disprezzo.

    - Non credere che mi sia dimenticato del modo in cui mi hai trafitto e lasciato lì a morire, micetta - le sussurrò, con l’odio che vibrava in ogni parola - Pensavi che sarebbe stato facile liberarsi di me? -

    Blaze tentò di muovere le labbra, ma senza un comando diretto non poteva infrangere il controllo mentale che la teneva schiava. Getara lo sapeva bene, ma nonostante tutto intimò un perentorio: - Parla -

    Provando un improvviso sollievo, Blaze riuscì ad aprire la bocca e a mettere a parole tutto il disgusto che stava provando in quel momento.

    - Degli scarafaggi come te non ci si libera mai definitivamente - disse, velenosa - Vedo che non ti degni neanche più di nascondere le tue vere sembianze. Ora tutti possono vederti per quello che sei davvero -

    - Che senso avrebbe ormai? Siamo vicini alla conquista totale e la mia volontà sarà anche quella di tutti gli altri. Il mio aspetto non avrà più importanza quando sarò adorato e rispettato -

    - Sei solo un pazzo se pensi che Seth ti lascerà fare il bello e il cattivo tempo! - esclamò Blaze.

    - Saranno quelli come me che gestiranno le cose da adesso in poi - replicò il rettile, quasi in un sibilo - E so portare pazienza meglio di quanto credi. Seth non è così indistruttibile come pensa di essere -

    Blaze avrebbe voluto più di qualunque altra cosa allontanarsi da quel viscido muso crudele e da quei maligni occhi gialli, ma non le era concesso di muovere un solo muscolo. Non riusciva ancora a credere di aver provato un così profondo rimorso quando credeva di aver spento la vita di un essere del genere. Quasi come se Getara le avesse letto nella mente, fece un ghigno che assomigliava più ad una smorfia deforme e proseguì:

    - Che cosa hai provato quando hai spinto quella fredda lama nel mio ventre? Quando hai avvertito tra le mani il potere di soffocare una vita con un solo gesto? È stato liberatorio? Inebriante? Hai provato un brivido di piacere? -

    Quegli occhi. Quegli occhi serpentini e crudeli, era come se stessero scavando nella parte più profonda di lei. Avvertì il sudore freddo che colava sulla sua fronte, mentre lottava con tutte le sue forze per costringere il suo corpo a muoversi e a rompere quell’orrenda paralisi.

    - Per quanto ti sforzi di negarlo, non sei poi tanto diversa da me, mia cara. Abbiamo entrambi delle doti che ci distinguono dal resto della marmaglia e siamo liberi di decidere come più ci piace usarle. È facile fare del male ad un altro essere ed è anche piacevole, non negarlo -

    - Io non sono come te - sbottò Blaze, con la voce tremante - E niente di quello che potrete farmi potrà costringermi a diventarlo -

    - Staremo a vedere, gattina - sibilò Getara - Non vedo davvero l’ora di assistere alla scena in cui carbonizzi tutti i tuoi amici con le tue stesse mani. Dopodiché ti chiederò nuovamente come ti sei sentita nell’usare il tuo immenso potere per sterminare così tante vite… e magari la risposta potrà essere del tutto diversa -


    Ad un isolato di distanza dal palazzo, nel frattempo, bagnato da una pioggia che aveva tutta l’aria di volersi trasformare presto in un diluvio, stipato in uno stretto vicolo c’era un improbabile gruppo di alleati che attendeva nervosamente il momento giusto per passare all’attacco.

    Rouge era la più vicina ad uno degli sbocchi del vicolo e si sporgeva periodicamente oltre al muro per controllare i movimenti delle pattuglie di Gizoidi che sorvegliavano il palazzo di Mr. Trick. Silver le era subito accanto, silenzioso e serio come mai si era visto. Omega era dietro di loro, a riempire tutto il vicolo in larghezza a causa delle sue colossali spalle meccaniche. Totalmente oscurata alla vista dal gigante metallico, c’era Levine, apparentemente annoiata, a proteggersi dalla pioggia con un ombrellino a motivo floreale. Chiudeva il gruppo il dottor Eggman, per l’occasione a bordo di una sua vecchia gloria, il veicolo dotato di grosse gambe meccaniche e fucile laser con mirino che aveva battezzato Egg Walker.

    - Allora, quand’è il momento di attaccare? - domandò Silver, insistentemente, per l’ennesima volta.

    Rouge roteò gli occhi, con la pazienza che cominciava seriamente a vacillare.

    - Ti ho detto che non è ancora il momento! - sbottò, innervosita - Dobbiamo prima aspettare il segnale delle reclute -

    - Il prode guerriero del futuro è impaziente di salvare la sua bella - lo schernì Eggman, ghignando tra sé e sé - Sarebbe poetico, se non fosse prima di tutto rivoltante -

    - A me va bene tutto, purché ci tiriamo fuori da questo vicolo bagnato e puzzolente - commentò Levine, visibilmente disgustata dall’acqua fangosa che si stava accumulando in pozzanghere attorno a lei.

    - Mai vista una banda più assurda di voi - intervenne una voce profonda, proveniente alle loro spalle.

    Allarmati, si voltarono di soprassalto, Omega ed Eggman ad armi spianate. Il proprietario di quella voce, un certo riccio nero che rispondeva al nome di Shadow, non batté però ciglio. Non appena Rouge realizzò di chi si trattava, si lasciò andare ad uno scatto di nervi.

    - Ti sei degnato di presentarti, finalmente! - esclamò, in uno sfogo feroce che tradiva tutta la sua preoccupazione per quello che stava per accadere - Cominciavo a non poterne più di fare la baby-sitter! -

    - Spero tu non ti stia riferendo alla sottoscritta, dolcezza - replicò Levine, acida - Si dà il caso che non sia neanche per me una gioia trascorrere il mio tempo con te e la tua penosa comitiva -

    - Richiesto permesso di utilizzare fucile mitragliatore - esordì Omega, puntando all’improvviso il suo braccio destro armato contro la farfalla, che indietreggiò spaventata.

    - Piantatela tutti! - sbottò Shadow, serio - Knuckles mi ha detto dove eravate e vi ho cercato in lungo e in largo fino ad ora. Aspettate la fine della missione per farvi a pezzi a vicenda! -

    Senza aspettare alcuna risposta, attraversò lo stretto passaggio e si fermò tra Silver e Rouge.

    - Qual è la situazione? - chiese.

    - Ci sono Gizoidi in ogni angolo della città a tenere sotto controllo le vie principali. Eggman Nega e gli altri si nascondono all’ultimo piano di quel palazzo. Blaze è con loro. Alcuni civili ci hanno detto che ha fermato le forze di polizia completamente da sola, grazie ai suoi poteri. Dopodiché, Nega ha lanciato un ultimatum a tutta la città -

    - Che cosa vogliono di preciso? -

    - Tutti quelli come noi - fu Silver a rispondere - Vogliono che tutti i mobiani con abilità speciali presenti a Monopole li raggiungano e si uniscano alla loro armata. Altrimenti hanno promesso che raderanno al suolo l’intera città! -

    - C’è da riconoscere che la mia irritante brutta copia ha stile nelle sue operazioni - intervenne Eggman, quasi con noncuranza - Una bella occupazione è il modo migliore per incutere timore alla popolazione e costringerla ad arrendersi -

    - Finora si è presentato qualcuno? - domandò ancora Shadow.

    - Nessuno - rivelò Rouge - Hanno tutti troppa paura persino per mettere il naso fuori dalle loro case. Il problema è che l’ultimatum scadrà tra poche ore e dopo sarà il pandemonio da queste parti -

    - Non se li fermiamo prima! - esclamò il riccio nero, con sicurezza - Dove sono le reclute che avete radunato? -

    Rouge indicò con il dito un edificio quadrato dall’altro lato della strada, a diversi metri di distanza da loro.

    - Si stanno preparando lì dentro. Sono tutti armati con gli aggeggi di Tails e insieme a loro c’è un gruppo di robot di Eggman. Pensavamo di attaccare i Gizoidi da entrambi i lati, in modo da intrappolarli al centro e cercare di neutralizzarli il più in fretta possibile. Stiamo solo aspettando il segnale che ci indicherà che saranno pronti all’azione -

    - Sarei anche curioso di sapere come hai fatto a convincere Omega a collaborare con Eggman e i suoi robot -

    Fu Omega stesso a rispondere al dubbio di Shadow.

    - Tutti i robot di Eggman devono essere eliminati. Prima o dopo non fa differenza. Il loro supporto aumenta del dieci percento le stime di riuscita della missione -

    - Quanta ingratitudine! - sbottò Eggman, mostrandosi esageratamente offeso - Dopo tutta la fatica e l’amore che ho impiegato nel darti la vita, mi ripaghi in questo modo? -

    - Vedete di collaborare voi due - ribatté Silver, cercando di suonare minaccioso - Qui l’unica cosa importante è trarre in salvo Blaze e fareste meglio a rendervi utili, se non vorrete vedervela con me -

    - Sto già tremando di paura - sussurrò Levine, a denti stretti, ironizzando sul tono di voce di Silver, non abbastanza intimidatorio come avrebbe voluto.

    - Il problema è che probabilmente ce la ritroveremo contro, se mai riusciremo a raggiungere l’ultimo piano del palazzo - spiegò Rouge, sconfortata - E dovremo vedercela anche con Trick, Nega e Getara -

    - Fortunatamente abbiamo un’arma segreta dalla nostra - rivelò Shadow - Silver! -

    - Chi, io? - disse il riccio, sgranando gli occhi per la sorpresa e arrossendo leggermente.

    Quindi Shadow raccontò di come Shantal era riuscita a trarre in salvo Mighty e del piano elaborato con Knuckles.

    - Quindi vuoi dire che Mighty è stato liberato? - chiese Silver, incredulo, ma con una piccola bolla di speranza che gli cresceva in petto.

    - Solo perché i Chaotix sono riusciti a fare breccia nel controllo mentale di Seth - continuò Shadow - Pare che il segreto sia proprio questo. Quindi tu sei la nostra arma più preziosa. Se riuscirai a far ragionare Blaze quel tanto che basta ad opporsi almeno per un secondo, io mi teletrasporterò al Quartier Generale e porterò Shantal con me perché la possa liberare -

    - Ci proverò, Shadow -

    Ora sul volto di Silver era apparsa una nuova aria determinata.

    - Come dicevo, il prode guerriero… - cominciò Eggman, in tono canzonatorio, prima che Shadow lo zittisse in malomodo.

    - Piantala di blaterare! - esclamò, tanto che Eggman si mostrò sinceramente risentito, specie considerando che non gli aveva dato del lei, come sempre aveva fatto Shadow in segno di rispetto.

    - Ci serve un piano di attacco efficace, se non vogliamo finire tutti vaporizzati in un istante - disse Levine, scettica, ma collaborativa.

    - Omega, Eggman e il resto delle reclute si occuperanno dei Gizodi per strada - proferì Shadow, in tono che non ammetteva repliche - Cercheranno di tenerli a bada il più possibile, in modo che noialtri possiamo intrufolarci nel palazzo e raggiungere l’ultimo piano -

    - Più facile a dirsi che a farsi - commentò Rouge - Ci saranno decine di telecamere lì dentro. Sapranno in anticipo che stiamo arrivando -

    - Credevo che fossi la spia più abile del mondo - la punzecchiò Shadow - Dovrebbe essere un giochetto da ragazzi per una come te -

    Rouge sorrise, con fare d’intesa.

    - Lo so, volevo soltanto dare un tocco di drammaticità - disse, infine, sicura di sé.

    - Cercheremo di rendere Blaze inoffensiva quanto basta perché Silver le possa parlare - continuò Shadow, con fare da vero leader - Fate degli altri quello che volete… ma lasciate Trick a me! -


    - Hai intenzione di rimanere lì impalato per tutto il giorno? La mamma diceva sempre che fissare fuori dalle finestre fa venire le rughe - proferì Mr. Trick, in tono stridulo - O forse era fare le smorfie? -

    Nega ignorò per l’ennesima volta le assurde chiacchiere della iena e preferì concentrarsi sulla strada. La pioggia stava cominciando a cadere più copiosa, quindi fu costretto ad aguzzare la vista per meglio indagare su quello che aveva appena scorto. Uno dei drappelli di Gizoidi che era di ronda attorno all’edificio si era improvvisamente fermato.

    - Quando scade l’ultimatum alla città? - domandò Getara, in quel momento sdraiato pigramente su uno sfarzoso divano in fodera rossa - Non vedo l’ora di ridurla in cenere e passare alla successiva -

    Trick sollevò la manica della sua giacca nera a pois viola. Sul polso sfoggiava la bellezza di cinque orologi, tutti diversi tra loro per forma e colore.

    - Mancano solo un paio d’ore e ancora nessuno è venuto a fare toc toc alla nostra porta - disse la iena, imbronciata - E dire che la minaccia di distruzione totale è la campagna pubblicitaria più efficace di tutte -

    - Vedo dei movimenti laggiù! - intervenne Nega, all’improvviso - Forse si sono finalmente decisi. Sembrano un gruppo di mobiani, ma ci sono dei robot con loro. Cosa stanno… no! -

    In quel momento, i Gizoidi di Nega furono presi nel fuoco incrociato di due fazioni che li avevano accerchiati. Nega fu costretto a ricorrere alle telecamere di sorveglianza esterne per vedere con più precisione di chi si trattava. Da un lato c’erano Eggman e E-123 Omega, incredibilmente a lottare fianco a fianco con una raffica di laser e proiettili di mitragliatore. Dall’altro, invece, una banda di mobiani, da ragazzini a adulti, a dare guerra con delle armi mai viste prima, con il supporto di un manipolo di Egg Robo.

    - Una ribellione in piena regola! - commentò Trick, sfregandosi le mani golosamente - Questo dovrebbe rendere le cose ancora più interessanti -

    Eggman Nega, infastidito dalla noncuranza goliardica della iena, non proferì alcuna parola. Lanciò un segnale a Super Metal Sonic perché lo seguisse e si precipitò fuori dall’ufficio, diretto verso il suo Egg Drive personale e, poi, giù in strada a dare manforte al suo esercito.

    Blaze, anche se paralizzata, era in una posizione dalla quale poteva vedere facilmente i monitor sulla scrivania. Il suo cuore sussultò quando si rese conto che qualcuno era finalmente sceso in campo per cercare di arginare i tremendi piani di Seth. E se avesse potuto presagire quello che di lì a poco sarebbe successo, sarebbe stata invasa da una gioia ancora più grande.

    - Che cosa facciamo noi? - chiese Getara, che era accorso alla scrivania con fare preoccupato - Non dovremmo andare a dargli una mano? -

    - Lì fuori sotto alla pioggia? - replicò Trick, sgranando gli occhi per lo stupore - Lascia che sia il nostro cervellone baffuto ad infradiciarsi e a fare il lavoro sporco… o, in questo caso, umido -

    Quindi sghignazzò senza ritegno per quella che riteneva una battuta incredibilmente divertente.

    Il suono della sua risata non fece in tempo a spegnersi che fu surclassato da uno ancora più forte in intensità. Il rumore di vetri infranti attirò l’attenzione di tutti i presenti, quando un gruppetto di estranei fece irruzione, sfondando con violenza l’ampia vetrata di fronte alla scrivania. Rouge portava Shadow in volo, tenendolo appeso per le braccia, e la stessa cosa faceva Levine con Silver.

    Quando i quattro atterrarono sulla moquette dell’ufficio, si disposero uno accanto all’altro, in fila come un’armata pronta a dare battaglia. Rouge era particolarmente soddisfatta dell’entrata ad effetto.

    - Perché perdere tempo ad evitare la sorveglianza quando si può agire in modo più diretto? - disse, con un sorriso sagace.

    Il viso di Blaze si illuminò subito alla vista dei suoi compagni, ma la parte più razionale del suo cervello intervenne subito a ricordarle che sarebbe stato sufficiente un minimo ordine per costringerla a combattere contro di loro e a fargli del male.

    Trick, dal canto suo, non apparve neanche un briciolo spaventato da quell’irruzione. Si alzò subito dalla poltrona ed esordì in un fragoroso applauso, apparentemente esaltato da quanto aveva appena visto.

    - Voi sì che sapete come fare un’entrata! - esclamò, con gli occhi che brillavano d’emozione - Non siete nemmeno spaventati dai fucili del sistema di sicurezza alle vostre spalle -

    D’istinto, si voltarono in direzione della finestra che avevano infranto, ma capirono il trucco fin troppo tardi. Trick aveva già messo mano al bastone da passeggio, che nascondeva una vasta gamma di armi, e aveva sparato dalla sua punta un piccolo oggetto sferico. Questo rotolò ai piedi di Shadow e degli altri e poi si aprì, con un piccolo scoppio, liberando una cortina fumogena violacea.

    - Ci siete davvero cascati! - esultò Trick, lasciandosi andare ad una risata gracchiante.

    I quattro cominciarono a tossire e a lacrimare, increduli di aver abbandonato la prudenza per un motivo così stupido. L’unica ad agire in fretta si rivelò essere Levine. Aprì a ventaglio le sue nuove ali meccaniche e cominciò a sbatterle freneticamente, allontanando da loro la nuvola tossica, prima che potesse arrecare danni irreparabili.

    - Sporca traditrice! - ringhiò Getara, disgustato - Ora hai deciso di metterti in combutta con loro? -

    - A differenza di te, lucertola, io sono in grado di pensare con la mia testa - replicò Levine, soddisfatta del suo operato e del tutto indifferente all’insulto ricevuto.

    - Stai tranquilla, Blaze - esordì Silver - Ora ti porteremo via da qui -

    La gatta rabbrividì all’istante. Era ancora in grado di parlare in autonomia, quindi si affrettò a mettere le mani in avanti e ad intimare ai suoi compagni di tenersi alla larga.

    - No! Dovete andare via prima che mi ordinino di attaccarvi! -

    - Possiamo liberarti, Blaze! - insisté Silver, fiducioso più che mai - Devi soltanto cercare di opporti al loro controllo! -

    - Non ce la posso fare - mugugnò lei, spaventata all’idea di quello che sarebbe stata capace di fare.

    - Su questo siamo d’accordo, micetta mia - intervenne Trick, ora con un’ombra di crudeltà in viso - Che ne dici di far sparire i nostri ospiti indesiderati dalla mia vista? -

    Senza riuscire a fermarsi in tempo, Blaze sentì le sue gambe muoversi per conto suo. Si ritrovò frapposta tra i quattro ribelli e la scrivania dietro la quale Trick impartiva ordini, sicuro di sé. Getara, nel frattempo, aveva assunto in un solo istante le consuete sembianze feline che avevano sempre nascosto la sua vera identità. Aveva estratto gli artigli e stava decidendo su chi di loro li avrebbe adoperati.

    Shadow, pronto a scendere in campo, indicò con un cenno del capo a Rouge e Levine di occuparsi di Getara, le quali non ebbero nulla da obiettare. Nel frattempo, Silver cominciò a camminare a lenti passi verso Blaze, fiducioso che non gli sarebbe stato fatto del male.

    - Non hai nulla da temere, Blaze - disse, con fare incoraggiante, tendendo la mano alla gatta - Siamo qui per te -

    Blaze, però, accese delle fiamme sulle sue mani e produsse un muro di fuoco sul pavimento, il cui calore investì in pieno Silver e lo fece indietreggiare di soprassalto. Trick fischiò rumorosamente, come a voler fare il tifo, cosa che irritò incredibilmente Shadow.

    Pensando di eliminare il problema alla sorgente, il riccio nero concentrò la sua energia in un Chaos Spear che scagliò in maniera fulminea in direzione di Trick. Altrettanto rapidamente, però, fu Blaze ad intercettare il colpo, facendo scudo alla iena con il suo stesso corpo. Silver sussultò quando la ragazza fu presa in pieno petto dalla freccia luminosa e fu attraversata da una scarica elettrica che la fece gemere per un istante.

    - Qui si cerca di barare, eh? - commentò Trick, sventolando il dito indice in segno di diniego - Spiacente di romperti il carbone nella carboniera, Carbonella. La micetta ha istruzioni di proteggermi a costo della sua stessa vita, quindi quello che lanci in mia direzione, lo lanci a lei. Perché non provi con un bel gomitolo di lana? -


   

    Nel frattempo, giù in strada, la battaglia infuriava senza esclusione di colpi. I Gizoidi erano stati letteralmente crivellati di colpi dagli sforzi congiunti di Omega, Eggman e di tutti gli altri combattenti, robotici o meno che fossero. Purtroppo per loro, a decretare che era ancora fin troppo presto per cantare vittoria, erano giunti tutti gli altri Gizoidi di pattuglia in città, convergendo in quell’unico punto su segnale di Eggman Nega.

    Le reclute ricorsero a tutto il loro coraggio, zuppe di pioggia, spaventate e sature di adrenalina, ma con le loro Wispon caricate al massimo e una grinta che avrebbe potuto smuovere una montagna. I Gizoidi sbucavano da ogni vicolo e si avventavano su qualunque bersaglio riuscissero a raggiungere. Omega riusciva a svolgere gran parte del lavoro, scaraventando raffiche di colpi, di ogni tipo e natura, con la furia di un carro armato. Per quanti Gizoidi riuscissero ad abbattere, però, altri spuntavano come funghi a prendere il loro posto.

    Gli abitanti di Monopole, residenti in zona, erano tutti con la faccia premuta sul vetro delle loro case, ad assistere alla battaglia con il cuore in gola. Alcuni dei più temerari decisero addirittura di scendere in strada, armati con tutto ciò su cui erano riusciti a mettere mano, per dare manforte alla Resistenza.

    Eggman, intanto, era stato preso da una sorta di furia fanatica. Sparava a raffica colpi di laser con il fucile del suo Egg Walker, ansioso di colpire ogni tipo di bersaglio che incontrava sul suo cammino, scarsamente incurante di se fosse amico o nemico. Ben presto, però, si trovò di fronte ad un avversario che non era in grado di superare con altrettanta facilità.

    - E così eccoci di nuovo faccia a faccia, mio odiato antenato - proferì Nega, fluttuando di fronte ad Eggman a bordo del suo Egg Drive, in tono teatralmente drammatico - Sei deciso ad essere una spina nel mio fianco fino all’ultimo respiro, non è vero? -

    - Immagino sia un vizio di famiglia - ribatté Eggman, ghignando - Quello che non capisco è perché hai accettato di diventare il burattino di un sacco di pulci schizzato. Cosa speri di ottenere? -

    - Dovresti essermene grato, invece di cercare di ostacolarmi. Sto facendo tutto questo per riabilitare il nome dei Robotnik. Lo stesso nome che tu stesso hai contribuito a riempire di ridicolo! -

    - E pensi di farlo passando alla storia come il servetto di Seth? Credevo che avessi almeno un briciolo di amor proprio! -

    Il volto di Nega si contorse in una smorfia che lasciava trapelare una rabbia cieca.

    - Al termine di questa giornata, il nome Robotnik sarà temuto e rispettato, non sbeffeggiato senza ritegno! Te lo posso assicurare! -

    - Abbiamo lavorato bene insieme in passato - disse Eggman, tentando per la prima volta un diverso tipo di approccio - Perché hai deciso di fare comunella con Seth, invece di rivolgerti al sangue del tuo sangue? -

    Nega esplose in una risata di scherno che per lui ebbe un qualcosa di liberatorio.

    - Ho già fatto più di una volta quell’errore e a che cosa mi ha portato? Ad altre beffe e ad altre sconfitte! Ormai ho imparato che sei e sarai sempre tu la mela marcia della famiglia. Se solo la tua sparizione non impedisse la mia nascita, ti avrei già estirpato da un bel pezzo! -

    - Bè, sappi una cosa allora, figliolo, cuginetto o qualunque accidente di mio parente tu sia - sbottò Eggman, tornato di colpo combattivo - Non mi importa un fico secco dei tuoi problemi di reputazione. Questo è il mio tempo e sono io che dirigo i giochi qui. Vedi di fartene una ragione! -

    - Un vero peccato, perché ho qui un tuo vecchio amico che è costretto a dissentire -

    Super Metal Sonic fendette la pioggia scrosciante e piombò giù dal cielo sull’asfalto, silenzioso e minaccioso come sempre, nonché pronto a dare battaglia.

    - Un vero Robotnik sa come essere sempre preparato ad ogni evenienza - commentò Eggman, sorridendo sotto ai baffi, mentre premeva un pulsante sulla sua console.

    Accanto al suo Egg Walker, si piazzò, venendo a sua volta giù dal cielo, la muta figura di Metal Knuckles, più alto, robusto e corazzato di quanto non fosse in precedenza.

    - Vediamo quale dei due vale di più - proferì Eggman, prima di dare il segnale d’attacco.


    Così come in strada, anche nell’ufficio di Trick la lotta era senza esclusione di colpi. Getara cercava in tutti i modi di ghermire con gli artigli le sue due avversarie, senza però avere molto successo a causa della loro agilità. Rouge e Levine, nonostante la rapidità della lucertola camuffata da felino, erano sufficientemente allenate nei movimenti più adatti, sia via aria che via terra, per tenersi fuori dai guai.

    - Potete svolazzare qua e là quanto volete - ringhiò Getara, con gli occhi iniettati di sangue - Mi è sufficiente solo un colpo ben assestato. Solo uno! -

    - La solita cantilena di tutti i maschi - commentò Rouge, in tono canzonatorio, con l’intento di far infuriare il suo avversario a tal punto da fargli abbassare la guardia.

    Il piano ebbe successo. Getara si tuffò con tutto il peso del suo corpo contro le due ragazze, solo per essere facilmente evitato. A quel punto, approfittando dell’occasione, Levine fece schioccare la sua frusta e la avvolse con una mossa rapida attorno al collo di Getara. Quest’ultimo, però, recuperò il controllo più velocemente del previsto. Afferrò il laccio della frusta e lo strattonò forte, cogliendo Levine priva di equilibrio. La farfalla barcollò in avanti e Getara riuscì a prenderla per la gola, sollevandola di peso con un solo braccio.

    - Che sssspreco! - disse lui, lasciando intravedere una lingua biforcuta strisciare tra i denti da felino che facevano parte del suo travestimento - Seth ci ha dato tutto e tu hai deciso di gettarlo via. E per che cosa? -

    - Ne riparleremo quando Seth non avrà più bisogno di te - rispose lei, a fatica, mentre tentava di allentare la presa del nemico sul suo collo - L’unica cosa cui tiene lui è sé stesso e il suo folle piano, e dentro di te lo sai bene -

    - Chi è astuto sale sul carro del vincitore finché è ancora tale. Se e quando cambierà il vento, saprò da quale parte sarà più conveniente schierarmi. Ma, nel frattempo, essere il braccio destro del diavolo ha i suoi vantaggi! -

    - Seth di certo non ti ritiene neanche all’altezza del suo mignolo - intervenne Rouge.

    Levine approfittò del breve istante in cui Getara spostò lo sguardo sul pipistrello per agire. Aprì le ali meccaniche e da un circuito interno, installato da Eggman, provenne un intenso bagliore accecante. Getara gemette, lasciò andare la presa e si portò le mani agli occhi lacrimanti. Rouge e Levine ne approfittarono per colpirlo con un doppio calcio, dritto allo stomaco, così forte da farlo rovinare al suolo con un sonoro tonfo.

    - Devo dire che non siamo male come squadra tu ed io - commentò Rouge, soddisfatta.

    - Ti prego - replicò Levine, con fare disgustato - Ho mangiato da poco -


    A solo pochi metri di distanza, Shadow e Silver avevano a loro volta il loro bel daffare ad evitare i getti di fiamme che un’affranta e impotente Blaze stava scagliando nel tentativo di investirli.

    - Non possiamo farle del male - continuava a ripetere Silver, all’apice della preoccupazione - Non è colpa sua -

    - Hai forse un’altra idea? - tuonò Shadow, frustrato per la problematicità dello scontro - Se non la neutralizziamo, prima o poi finisce per carbonizzarci! -

    - Nel tuo caso non farebbe tanta differenza, Carbonella! - urlò Trick, con voce volutamente femminea, mentre sventolava un fazzoletto rosso.

    Shadow era convinto che non sarebbe riuscito a sopportare oltre le buffonate della iena. Non gli interessava che Blaze fosse una vittima involontaria delle circostanze; avrebbe fatto tutto il necessario per superare la sua barriera difensiva e arrivare a Trick. Si portò una mano al bracciale che aveva al polso destro, deciso a sfilarlo e a sguinzagliare il suo completo potere. Silver intercettò subito le sue intenzioni e gli afferrò il braccio.

    - No! Non te lo permetterò! - gridò il riccio bianco, quasi fuori di sé.

    - Non c’è altra soluzione, idiota! - urlò Shadow a sua volta - Non le farò molto male, voglio solo fermarla! -

    Con il cuore diventato pesante quanto il piombo, la mente strategica da combattente di Blaze seppe di dover sfruttare il momento di distrazione a suo vantaggio, sebbene stesse tentando in tutti i modi di imporre al suo corpo la volontà di non farlo. Concentrò per qualche secondo la sua fiamma in un unico punto, poi scagliò un solo getto di fiamme, particolarmente intenso.

    I due ricci non avevano materialmente tempo per scansarsi. Shadow chiuse gli occhi, pronto ad essere investito dall’impatto ustionante, mentre Silver tese le mani in avanti, come per proteggersi. Il suo potere telecinetico entrò in azione, formando uno scudo attorno a loro e deviando il flusso di fiamme. Blaze, però, non desisté e continuò ad emettere fuoco e a premere per infrangere le difese dell’avversario.

    Per Silver era come cercare di trattenere l’avanzata di un camion. I suoi muscoli vibravano per lo sforzo di mantenere attivo lo scudo di energia psichica e sulla sua fronte colavano gocce di sudore. Blaze osservava i suoi sforzi con espressione quasi impassibile, tradita solo da alcune lacrime di disperazione a rigarle il volto.

    - Mi dispiace - mormorava, affranta - Mi dispiace tanto -

    Shadow colse al volo l’occasione. Si allontanò da Silver, lasciandolo a contrastare l’avanzata dell’attacco di Blaze. Da quell’angolazione sarebbe stato facile tuffarsi addosso alla gatta e trarre in salvo Silver, ma c’era un’opportunità ancora più ghiotta. Trick non aveva più nessuno a difenderlo, con Blaze impegnata in quel modo. Era un bersaglio facile.

    Con i pugni chiusi, ansioso di adoperarli, si fece strada verso la iena, ignorando i deboli richiami di aiuto di Silver. Trick si accorse subito del riccio che, cupamente e inesorabilmente, si avvicinava a lui con aria rabbiosa e vendicativa, però non diede cenno di volersi sottrarre alla sua furia.

    - Ora non puoi più nasconderti dietro a niente e nessuno! - disse Shadow, animato da una collera che raramente prima di allora aveva mai avvertito.

    - Qualcosa mi dice di non esserti particolarmente simpatico - replicò lui, fingendo un’espressione infantilmente dispiaciuta - Peccato. Tu invece mi piaci molto, Carbonella! -

    - Taci una buona volta! Chiudi quella boccaccia! - urlò Shadow, in uno scatto di rabbia.

    Prese i bordi della scrivania e la scagliò via con un solo sollevamento, mandando in frantumi la lampada e i bicchieri che vi erano posati, rovesciando fogli, penne e cianfrusaglie varie. Trick continuava a rimanere comodamente seduto sulla poltrona, con le dita intrecciate a contemplare il riccio come se fosse stato una mosca che svolazzava davanti a lui.

    - Nessuno mi è mai sfuggito più volte di te - ringhiò Shadow, afferrandolo violentemente per il colletto della giacca - Nessuno mi ha fatto perdere le staffe più di quanto ci sia riuscito tu, con tutte le tue idiozie! -

    - Oh, è questo che ti dà così fastidio del sottoscritto? - replicò tranquillamente la iena - Oppure c’è dell’altro che non vuoi ammettere? -

    Shadow gli diede un forte scossone. Il cilindro gli cadde dalla testa. Nelle pupille della iena brillava una luce folle, ma allo stesso tempo composta e controllata. Shadow voleva a tutti i costi mettergli paura, voleva vedere il suo viso contrarsi in una smorfia di terrore. Questo, però, non accadeva. Se ne rimaneva lì, freddo e imperscrutabile, come un enigma impossibile da risolvere.

    A quel punto, Shadow gli diede un forte pugno sullo zigomo. Poi un altro sulla bocca. Un rivolo di sangue gli colò dal labbro spaccato. Eppure, il suo contegno granitico non vacillò nemmeno per un istante. Continuava a sorridere, in quel modo nauseante e provocatorio.

    - Ne ho visti di tutti i tipi in vita mia - si ritrovò a dire Shadow, senza neanche volerlo - Ma nessuno come te -

    - Adulatore! - esclamò Trick, sgranando gli occhi in una maniera ancora più folle di prima - Come facevi a sapere che i complimenti sono il mio punto debole? -

    Shadow gli sferrò un altro pugno. E poi un altro. E un altro ancora. Continuava a non cedere. Non voleva cedere. Non voleva abbandonarsi ad una sola manifestazione di paura o di preoccupazione. Qualcosa che desse a Shadow anche una sola briciola di soddisfazione. Soddisfazione di averlo sconfitto, di averlo piegato. Di aver, anche solo per un secondo, infranto la sua impenetrabile sicurezza.

    - Perché lo stai facendo? - incalzò Shadow, quasi totalmente fuori controllo - Cosa ci guadagni a stare dalla parte di Seth? Qual è il vero motivo di tutta questa farsa? Cosa c’è che non va in te? -

    - Ti sconvolge sapere che esiste qualcuno che non riesci a capire, Carbonella? -

    L’occhio sinistro di Trick aveva assunto una sfumatura violacea. Il labbro continuava a sanguinargli copioso. Tuttavia, il dolore non sembrava avere alcun effetto su di lui, come nulla di quello che Shadow avesse mai potuto pensare di fargli. E fu in quell’istante che la Forma di Vita Perfetta avvertì una sgradevole sensazione nel petto, che non avrebbe mai razionalmente identificato come la stessa identica sensazione che stava tentando di incutere nella sua impassibile vittima. Si trattava forse di paura?

    - Che ne diresti di alzare ancora la posta in gioco? - incalzò Trick, spalancando la bocca in un’espressione totalmente euforica - E se ti dicessi il vero motivo per cui ho pensato, pianificato, progettato, attuato finora tutto ciò che ho pensato, pianificato, progettato e attuato? -

    Shadow digrignava i denti per la rabbia. Voleva assestare un altro pugno su quel volto riprovevole, ma sapeva che la risposta a quella domanda gli interessava più di quanto avrebbe mai riconosciuto.

    - È il mio passatempo, Carbonella! - rivelò la iena - E’ una cosa che mi diverte! Tutti hanno i loro hobby, perché io non posso avere il mio? Il tuo qual è, Carbonella? Filatelia? Taglio e cucito? -

    A quel punto, Shadow perse totalmente il controllo. Avrebbe sferrato il colpo decisivo, con tale forza da lasciarlo sicuramente stecchito. Ci fu qualcosa, però, che lo fermò all’istante.

    - Shadow! Per l’amor del cielo, ho bisogno di aiuto! -

    Il riccio nero si voltò di scatto. Silver stava continuando a respingere il getto di fiamme di Blaze, con tutte le sue forze, ma la potenza dell’attacco infuocato era così intensa da averlo lentamente trascinato quasi al limite della finestra che avevano infranto entrando. Ancora pochi centimetri e sarebbe cascato di sotto o, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stato incenerito, se avesse abbassato lo scudo psichico. Rouge e Levine, impegnate a lottare con Getara, non sarebbero mai riuscite a raggiungerlo in tempo.

    Mentre Shadow si arrovellava per trovare una soluzione, Trick fece la sua mossa. Dal fermaglio posto sulla sua cravatta sbuffò un getto di fumo. Shadow non poté fare a meno di inalarlo. Cominciò a tossire forte e lasciò la presa su Trick. Questi ne approfittò all’istante. Tornò a sedersi sulla poltrona e azionò un comando nascosto sotto al bracciolo. Sotto ai suoi piedi si aprì una botola circolare che dava su un lungo tunnel tubulare.

    - Complimenti per il gancio, Carbonella! - disse alla volta di un ancora intossicato Shadow - Ci si vede alla prossima scazzottata. Ma non prima di aver proferito le ultime parole della mia vecchia zia Ortensia: “Albicocche!” -

    Quindi Trick si lasciò scivolare nella sua uscita segreta d’emergenza e piovve verso il basso, sparendo completamente alla vista. Quando Shadow riuscì a ristabilirsi, si affacciò subito all’imbocco del tunnel, ma era già troppo tardi. Il tubo di fuga scorreva lungo tutta l’altezza del palazzo per diversi chilometri e Trick era già stato inghiottito dal buio, diretto chissà dove.

    Improvvisamente, si ricordò della chiamata di aiuto di Silver e si precipitò verso di lui. Salvo però che Silver era miracolosamente fuori pericolo. Si trovava ancora a pochi centimetri dalla finestra infranta, inginocchiato e ansimante per lo sforzo colossale intrapreso, ma aveva dissolto il suo scudo psichico. Blaze non lo stava più attaccando.

    La gatta aveva le mani giunte, come in preghiera, e dall’interno provenivano vampate di calore e lingue di fuoco, come se stesse concentrando in un unico punto un enorme quantità di fiamme.

    - Dovete andarvene immediatamente! - disse, con voce spezzata - Tra poco questo posto si trasformerà in un inferno! -

    - Cosa? - chiese Silver, spaesato quanto stremato - Che cosa vuoi dire? -

    - Quello che ha detto Trick era una parola d’ordine. Mi ha ordinato di farlo. Non appena pronunciata, avrei dovuto concentrare tutti i miei poteri in un solo punto fino allo stremo. Mi ha fatto diventare una bomba di fuoco pronta ad esplodere! -

La vita di Blaze appesa a un filo... le sorti della Resistenza in bilico... quale sarà l'esito della battaglia?

Legacy of Argus: Evento Argus (Sesta e ultima parte)

Data di pubblicazione: 4 Novembre 2018

Note dell'autore:
Ho dovuto posticipare di qualche giorno la pubblicazione di questa parte perché, mentre la scrivevo, mi sono reso conto che era piena zeppa di eventi e situazioni molto importanti, tanto da averla resa chilometrico! Così, per non rendere la lettura troppo pesante, l'ho separata in due, aggiungendo di conseguenza un capitolo in più rispetto a quelli inizialmente previsti.
La sesta e ultima parte di "Evento Argus" è così già pronta, quindi non ci saranno ulteriori ritardi nella pubblicazione. Questo mi dà anche tempo di cominciare a stendere l'ultimissimo capitolo della storia, "Purificazione", suddiviso adesso in tre parti.
Non riesco ancora a credere che, dopo così tanti anni, ci avviciniamo alla conclusione di questo progetto mastodontico, nato solo e soltanto come semplice prurito mentale e poi diventato una parte importante di me. Ma non è questo il momento per rivangare, la storia non è ancora finita. Per ringraziare tutti voi che mi hanno seguito fedelmente in tutto questo tempo, mi impegnerò al massimo delle mie possibilità per dare a Legacy of Argus una conclusione stratosferica!

   
 
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