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Autore: Angel Of Fire    26/10/2018    6 recensioni
Nelle anime il legame del dolore è più forte del vincolo della felicità e della gioia, e l'amore che viene lavato dalle lacrime rimane puro, bello ed eterno.
(Kahlil Gibran)
Post TLJ
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Lando Calrissian, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 2.1 - Confessioni


«Non ti ho mai visto così abbattuta.»

«Questa volta è diverso.»

«Non dire così. Abbiamo conosciuto tempi peggiori.»

«Forse sono io a non essere più la stessa. Credo sia giunto il momento di lasciare le redini a qualcun altro.»

«Tu? La senatrice Leia Organa? Il valoroso ed impavido Generale della Resistenza? Raccontalo a qualcun altro.»

«Sono stanca, Maz... Questa guerra mi ha tolto tutto.»

«Fa male, lo so. Ma dobbiamo andare avanti. La scintilla non si è spenta, va alimentata affinché diventi un incendio abbastanza potente da bruciare il Primo Ordine.»

«È mio figlio il nemico da combattere. In qualunque modo finirà... sarà una sconfitta.»

«Ascolta, io non sono un jedi, ma conosco la Forza ed ho vissuto abbastanza a lungo da sapere come agisce.
Non ti mentirò dicendoti che puoi sistemare le cose... ma c'è chi ancora può salvarlo.
E sono sicura che, in fondo al tuo cuore, lo sai anche tu.»


* * *



Cap. 2.1 – Confessioni



Posizione: Confine delle Regioni Kadok - Orbita del pianeta Kalee - Star Destroyer Finalizer – Alloggi del Leader Supremo



Ren aveva lo sguardo fisso oltre la grande e spessa vetrata in trasparacciaio. In piedi, con le mani incrociate dietro la schiena, osservava il pianeta Kalee, senza vederlo realmente.

Quell'immenso globo verdastro, parzialmente avvolto da una densa coltre di nubi, non era altro che l'ennesima conquista del Primo Ordine, un altro sistema che era si era piegato senza opporre resistenza, un'ulteriore vittoria che andava ad accrescere la già sconfinata superbia di Hux.

Nella solitudine e nel silenzio dei suoi alloggi sperava di trovare un po' di pace, ma nemmeno in quel luogo poteva ritenersi al sicuro.

Ancora una volta si trovava in bilico tra luce ed oscurità e detestava sentirsi insicuro, vulnerabile, dilaniato.

Il Generale gli stava col fiato sul collo, era impaziente di stanare quel misero gruppo di ribelli che si era fatto sfuggire come uno stupido su Crait, e non gli dava tregua. Quel cane rabbioso, a poco a poco, si stava prendendo più spazio di quanto fosse disposto a concedergli. Di conseguenza, passava il tempo a rimetterlo in riga e a fargli pesare l'inferiorità del suo grado

All'inizio trovava divertente giocare con lui, umiliare la sua finta devozione e vederlo digrignare i denti, ogni volta che rifiutava un suo consiglio o una strategia d'azione. Doveva imparare a starsene buono e al suo posto, il cane rabbioso.

Ma ben presto aveva cominciato a stancarsi, non avrebbe più permesso a nessuno di manipolarlo; quell'immenso potere era l'unica cosa che gli era rimasta e non se lo sarebbe fatto sfuggire.

Da quando aveva usurpato il comando del Primo Ordine, il desiderio di strangolare Hux, fino a fargli schizzare gli occhi fuori dalle orbite e sentire lo scrocchio della trachea che andava in frantumi, lo aveva ben più che sfiorato. Una volta ci era andato davvero molto vicino. Si era trattenuto solo perché sarebbe stata una mossa avventata: l'esercito era fedele al cane rabbioso e non poteva rischiare di mettersi contro intere guarnigioni di stormtrooper e centinaia di alti ufficiali.

Per quanto Hux fosse falso, invidioso e insopportabile, le sue abilità strategiche non si mettevano in discussione. Ma Ren era consapevole che, di lui, poteva fidarsi come di un serpente a sonagli.

Con l'assassinio di Snoke e la brama di potere di Hux aveva ottenuto il controllo di buona parte della Galassia, era arrivato più in alto di Darth Vader, era riuscito a farsi odiare persino più di lui. Eppure continuava a rimanere insoddisfatto, frustrato e, soprattutto, inesorabilmente solo.

La verità l'aveva metabolizzata da tempo: il Primo Ordine lo temeva e lo rispettava solo in virtù del suo potere oscuro, ma era certo che il suo fidato Generale avrebbe fatto di tutto pur di levarlo di mezzo alla prima occasione propizia.

Abbandonò la vetrata e la suggestiva visione di Kalee e si voltò verso l'interno del suo ampio alloggio; l'ambiente era freddo e asettico, immerso in una leggera penombra. Si avvicinò alla sottile lastra nera di duracciaio sospesa nel vuoto che gli fungeva da tavolo e prese una brocca. Versò parte del liquido scuro e aromatico in un calice e lo bevve tutto d'un fiato. Si pulì le labbra col dorso della mano ed inspirò profondamente.

Il suo pensiero volò alla causa principale della sua inquietudine: Rey.

Dopo la battaglia di Crait il loro rapporto era degenerato al punto da sembrare insanabile, tanto da fargli temere che, la giovane scava rifiuti, lo avesse allontanato per sempre. Durante il loro ultimo contatto, prima che lei chiudesse il portello del Falcon e volasse via, aveva cercato nuovamente, nei suoi occhi, un minimo accenno di comprensione verso di lui. Ma nello sguardo duro e fiero di Rey, aveva scorto solo risentimento e delusione.

Quella minuta e insignificante ragazza di Jakku aveva visitato i suoi sogni, fin da quando era ragazzino. In lei aveva visto un'anima affine, aveva percepito la sua stessa solitudine, il suo stesso desiderio di porre fine a quel conflitto infinito tra luce e oscurità. Era arrivato al punto di umiliarsi, confessandole i suoi sentimenti, pur di averla al suo fianco. Insieme sarebbero stati grandiosi ed invincibili.

Rey c'era da sempre ma, a torto, si era illuso che sarebbe stata dalla sua parte.

Lei aveva preferito reagire, voltargli le spalle e correre in aiuto di una manica di traditori ed assassini.

Quell'ennesimo abbandono lo aveva ferito al punto da desiderare di distruggerla.

I suoi intenti omicidi, però non erano durati a lungo; ben presto la volontà spasmodica di trovarla ed affrontarla, aveva lasciato il posto ad un sentimento strano, inaspettato. La rabbia e la vendetta si erano trasformati nella rassicurante rassegnazione di saperla irraggiungibile.

Nonostante la Forza si ostinasse a mantenere vivo quel legame che aveva considerato solo uno subdolo regalo di Snoke, Rey lo aveva costantemente respinto, arrivando anche a farsi del male, pur di non cedere.

Il flusso di energia che si sprigionava ad ogni tentativo di connessione, gli rimbalzava contro, colpendolo con prepotenza e portandosi appresso il turbine di sentimenti che proveniva da lei. Amarezza, delusione e orgoglio. Ma anche la sicurezza di aver accanto una famiglia.

Per assurdo era arrivato ad invidiarla. Sebbene vivesse braccata come un animale, non era costretta a passare ogni dannato momento della sua esistenza a guardarsi le spalle.

Il ricordo di Rey riecheggiava vivido nella sua mente annebbiata dal desiderio di distruzione. La immaginava, risoluta, determinata, con quella sua sfacciata arroganza da jedi, intenta a tramare un modo per sconfiggerlo, circondata dai suoi amici.

Per quanto la situazione della Resistenza fosse critica, lei era avvantaggiata. I ribelli erano una massa di ipocriti e fanatici, ma erano di gran lunga più uniti. Il fatto che anche tra le loro fila ci fosse del marcio, era un dettaglio trascurabile, che Rey non avrebbe mai ammesso, nemmeno se glielo avesse sbattuto in faccia come uno schiaffo. Era troppo accecata dal suo istinto benevolo e soccorrevole per rendersene conto. Era convinta che i suoi compagni fossero il bene, la speranza della Galassia, contro la tirannia del Primo Ordine.

Ren però era fiducioso: si sarebbe accorta a tempo debito che, la presunzione di essere nel giusto, dilagava a torto, da entrambe le parti.

Per ironia della sorte, ambedue le fazioni lo volevano morto, perché lui era una presenza scomoda, un fastidio da eliminare, il perno sul quale bilanciava pericolosamente l'equilibrio.

Lui era Kylo Ren: il jedi maledetto e rinnegato che aveva scelto il Lato Oscuro e massacrato i suoi compagni, l'infame patricida, l'assassino del suo stesso maestro.

Una scossa di rabbia gli attraversò tutto il corpo, strinse forte il calice che aveva in mano fino a frantumarlo. Solo dopo qualche istante si rese conto di essersi ferito, vedendo il sangue gocciolare. Ma quel tipo di dolore era abituato a sopportarlo, alimentava la sua rabbia e accresceva il suo potere.

Avrebbe venduto cara la pelle.

Era perfettamente consapevole che si sarebbe trovato da solo a decidere il destino della galassia. Dopotutto era la sua missione fin dall'inizio. Nonostante i tradimenti e i voltafaccia subiti, era più che mai determinato a portare a compimento i suoi intenti: avrebbe disintegrato ogni più piccola cellula della Resistenza con l'appoggio del Primo ordine, e poi avrebbe pensato a demolire anche quello.

Il suo piano era perfetto, la sua strategia studiata in ogni dettaglio; gli era rimasto un unico obiettivo, e lo avrebbe perseguito a costo di distruggere tutto. Rabbioso, rassegnato e disperato. Ma in quello stesso istante si rese tristemente conto che, di tutta quella sicurezza, ormai era rimasto ben poco.

Era accaduto qualcosa, un imprevisto che lo aveva trascinato nuovamente nell'abisso.

Rey, sempre e solo lei, era tornata. Era riapparsa quando ormai si era rassegnato ad averla persa per sempre, rimettendo tutto in discussione.

Dopo mesi di silenzio angosciante, il loro legame si era riattivato lasciandolo incredulo e gettandolo nell'insicurezza. Per l'ennesima volta si ritrovava in bilico tra luce e oscurità, e questo aveva il dannato potere di destabilizzarlo.

Ritrovarsela di fronte gli aveva fatto più male del dovuto, anche se in un primo momento aveva pensato che fosse solo un'illusione, uno dei tanti fantasmi che popolavano costantemente i suoi sogni, o un assurdo desiderio inconscio partorito dalla sua mente.

Invece era sempre lei, fin troppo reale, fragile solo in apparenza, agguerrita ed arrogante.

Il loro contatto era durato qualche istante, solo il tempo di scambiarsi poche e futili parole, ma era bastato per fargli abbassare le difese e costringerlo a piegarsi al flusso della Forza che li voleva di nuovo uniti.

Perché la jedi si era riaperta al dialogo? Cosa era accaduto per farla recedere dalla sua posizione irremovibile? Cosa voleva realmente da lui? Era solo una subdola strategia per provocarlo e farlo capitolare?

Improvvisamente non era più sicuro di nulla.

Se solo avesse avuto qualcuno con cui confidarsi, qualcuno di cui potersi fidare.

Odiava sentirsi in quel modo, indeciso, dilaniato. Debole.


Ciao, Ben.

Una voce calma e pacata, a lui tristemente nota, riecheggiò pungente nel silenzio della cabina e lo distolse con impertinenza dalla sua muta preghiera.

Un bagliore azzurrino lampeggiò poco lontano e il suo pessimo umore peggiorò ulteriormente. Digrignò i denti, furioso, cercando di tenere a bada la rabbia che minacciava di prendere il sopravvento sui suoi sensi.


Sei deluso? Ti aspettavi forse qualcun altro? Mi dispiace, ma a è con me che hai ancora una questione in sospeso.

«Ho smesso da un pezzo di avere aspettative. È un ottimo espediente per evitare delusioni.» Esitò qualche istante, prima di rispondere. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era di confrontarsi col sarcasmo del fantasma di Luke.

Se fosse stato in carne ed ossa almeno avrebbe potuto tagliargli la testa e zittirlo, ma il suo caro ed antico maestro gli aveva negato anche quella soddisfazione.


Sei diventato più saggio. Stai entrando pienamente nel ruolo di Leader Supremo?

Ren strinse i pugni e incupì lo sguardo. La sottile ironia dello zio aveva sempre il potere di irritarlo. «Se sei qui per cercare di convincermi a lasciar perdere i ribelli, redimermi e salvare la mia anima, puoi anche tornare ad essere tutt'uno con la Forza. Non mi interessa quello che hai da dire» tagliò corto deciso, nella vana speranza di sentirlo svanire.


Lo sai perché sono qui.

A quell'ennesima provocazione non poté fare a meno di girarsi verso di lui e fulminarlo con lo sguardo. «Per portarmi i saluti di mio padre? Per perseguitarmi? Qualunque cosa sia, non riuscirai ad intimorirmi, o a distogliermi dai miei intenti.»

Il fantasma scosse la testa e lui non poté fare a meno di scrutarlo. Era sempre lui, il Luke che ricordava, così come lo aveva visto quell'ultima notte al tempio. Con quel cipiglio sicuro e lo sguardo fiero, vestito con la tipica tunica da jedi.


Sta' tranquillo. Non ho alcuna intenzioni di farti la predica. E nemmeno di condannarti. Se avessi voluto distruggerti, mi sarei fatto trafiggere dalla tua spada. E adesso non potrei essere qui.

Ren fu pervaso da un fremito d'ira che lo scosse fin nel profondo. «Pensi di avermi dato una lezione? Beh, te la potevi risparmiare tanta premura nei miei confronti» lo sfidò, puntandolo dritto negli occhi., mentre la Forza ribolliva tra loro.


No, Ben. Ti ho solo impedito di varcare il punto di non ritorno.

Quando la smetterai di fare la vittima incompresa? Lo sai che non avevo davvero intenzione di ucciderti. Non mi hai dato il tempo di spiegare... hai tratto le tue conclusioni e non ti sei fatto nessuno scrupolo a distruggere tutto.

A quella esternazione gli sfuggì una lieve risata sarcastica. «Non sono il solo ad aver tratto delle conclusioni affrettate. Fin da quando ero bambino tu e tua sorella avevate paura che potessi diventare un mostro come mio nonno! Il vostro timore era così profondo, radicato, che lo avete fatto diventare realtà. Non vi siete fatti scrupoli a mentirmi e a nascondermi la verità. E adesso vuoi farmi credere che quella notte eri venuto solo per parlarmi? Queste sono stronzate che ti ha fatto comodo raccontare a mia madre. Io e te sappiamo bene come è andata.»

Il fantasma si sedette stanco sulla branda che aveva accanto, chinò il capo e sospirò profondamente.


Credevo che Snoke avesse già corrotto il tuo cuore, avevo visto un futuro di dolore, distruzione e morte... e, per un solo ed unico istante, ho creduto di poter fermare quell'orrore. Sbagliando.

Un solo ed unico istante, Ben...

Ren assottigliò le labbra e serrò la mascella. «Non ti hanno fatto entrare nel paradiso dei jedi? Bene. Ora che ti sei ripulito la coscienza puoi anche toglierti dai piedi.»


Non sono qui per convincerti a ritirare la tua flotta. Né per tentare di salvarti, Ben. Non ne ho mai avuto il potere. Nella mia superbia ed arroganza credevo di poterti addestrare, ma ho fallito.

«Consolati. Non ho mai voluto essere un jedi» gli sibilò cupo, rassicurandolo. Il desiderio di brandire la sua lama cremisi e distruggere qualunque cosa avesse intorno lo stava divorando, ma si impose di mantenere la calma. A quel punto era curioso di sapere dove Luke aveva il coraggio di arrivare.


Hai ragione. I miei complimenti, Ben. Hai ottenuto quello che volevi, sei diventato più potente di Darth Vader. Ora finalmente sei amato e rispettato...

Si sentì disgustato invece. «Cosa. Vuoi. Ancora.» Scandì lentamente quelle poche parole, con una calma innaturale. L'unico motivo per cui non gli era già saltato alla gola era la consapevolezza che sarebbe stato inutile.


Raccontarti la verità, su colui che desideri tanto eguagliare...

Il fantasma di Forza si alzò lentamente e si avvicinò a lui fronteggiandolo senza timore con i suoi intensi occhi chiari.

Ren sbuffò stizzito. La parola verità accostata allo sguardo rammaricato di suo zio, riusciva soltanto a risultargli esilarante.


Per quale motivo pensi che la galassia abbia conosciuto un lungo periodo di pace?

Ren continuò ad ascoltarlo in silenzio, affilando lo sguardo.


La mia esistenza, quella di tua madre... e persino la tua, cosa credi che le abbia rese possibili?

Ren aggrottò la fronte, la sua curiosità, insieme alla sua pazienza, avevano raggiunto un limite pericoloso.


Il sacrificio, Ben. Il più grande che un uomo possa mai compiere.

Tutti credono che sia stato io a salvare la Galassia, a riportare la luce, ma questa è solo una parte della verità.

Vader è morto da jedi, e tu questo già lo sai, vero Ben? Eppure ti ostini ad osannare la sua parte oscura.

Ma nei suoi ultimi istanti, mio padre, ha ritrovato se stesso e si è sacrificato per salvarmi. Ha dato la sua vita, e lo ha fatto per me. Quel flebile raggio di luce, che non si era mai spento dentro di lui, ha dissolto l'oscurità che attenebrava la sua mente... L'amore per i suoi figli lo ha redento.*


Le accorate parole di Luke lo colpirono nel profondo eppure non riuscirono a sconvolgerlo. Come tutto il resto della Galassia, lui conosceva solo notizie confuse, frammentarie e che erano di dominio pubblico: Luke aveva sconfitto l'Imperatore, riportando alla luce Darth Vader, e per questo era diventato una leggenda.

Gli mancava solo quell'ultimo piccolo particolare.

Perché quella rivelazione adesso avrebbe dovuto fare la differenza? Tutta la sua esistenza era stata una menzogna, la sua famiglia aveva cercato invano di proteggerlo da una pesante eredità, nascondendola dietro a silenzi e omissioni.

«Bugiardo» riuscì solo a mormorare, nella vana speranza che quello fosse solo un ultimo, disperato, tentativo dello zio di raggirarlo.


Sai che non posso mentire.

«Perché me lo stai dicendo solo adesso?» ebbe la forza di aggiungere, con le labbra tremanti e le lacrime agli occhi. Mai come in quel momento si era sentito travolto da una serie di sentimenti contrastanti. Avrebbe voluto disintegrare quella manifestazione della Forza se ne avesse avuto il potere, ma nello stesso tempo provava un assurdo senso di gratitudine verso colui che, per una volta, era stato finalmente sincero nei suoi confronti.


Perché adesso sei disposto ad ascoltare e la resa dei conti è vicina. Non c'è più tempo Ben...

Deglutì a vuoto, sentì le gambe cedergli e una leggera vertigine gli offuscò per un istante la vista. «È stata tutta colpa tua...» Erano anni che sognava di dirglielo e finalmente era stato esaudito. Non era una giustificazione per i crimini di cui si era macchiato. Voleva semplicemente che Luke sapesse che tradendolo gli aveva fatto del male.


Lo so...

Sentirglielo ammettere ebbe il potere di farlo sentire sollevato.


Ricordi Ben? L'Oscurità è una strada facile e allettante, può essere infinitamente potente, ma ha un solo punto debole... sempre...

Ren gli sentì pronunciare quelle parole serenamente, poco prima di vederlo svanire.

Rimase per un lungo istante a fissare immobile il punto in cui lo spettro azzurrino si era dissolto, con gli occhi sbarrati e fremente.

Inspirò e un violento brivido lo scosse.

Per assurdo ora si sentiva calmo, come se quel lungo ed estenuante confronto, non avesse avuto il potere di scalfirlo.


Un unico raggio di luce può distruggere l'oscurità...

Lo sapeva. Lo aveva sempre saputo.

E il suo punto debole era Rey.



* * *



Posizione: Limite estremo dell'Orlo Esterno - Pianeta Batuu – Avamposto di Black Spire



Batuu era un pianeta rigoglioso e fertile. A Rey, per certi versi, ricordava le immense distese verdeggianti di Takodana; non a caso la millenaria Maz Kanata vi si era rifugiata per insediarci i suoi floridi traffici, al limite estremo della galassia.

La maggior parte del territorio era ricoperto da una fitta foresta di alberi dai fusti snelli e altissimi, l'ideale per nascondere la piccola base della rinata Resistenza. Ma vi erano anche imponenti catene montuose che svettavano maestose, increspando in modo suggestivo la linea dell'orizzonte, ed un placido oceano le cui onde tumultuose si andavano ad infrangere sulla scogliera poco distante dall'insediamento.

Non era stato difficile per lei abituarsi al clima mite, alle lunghe giornate intense e frenetiche, scaldate da un sole brillante ma non aggressivo e infido, come quello delle Goazone Badlands.

Il piccolo villaggio di Black Spire non era altro che un covo di contrabbandieri e avventurieri che lì si rifocillavano allegramente prima di addentrarsi, per i loro loschi affari, nel cuore delle Regioni Ignote.

Non era raro che nel nuovo e variopinto abbeveratoio di Maz Kanata scoppiassero risse e scazzottate. A volte era stato anche divertente parteciparvi, insieme ai suoi amici Poe e Finn, era un buon modo per scaricare la tensione e mimetizzarsi all'interno di quella accozzaglia di furfanti appartenenti alle razze più disparate.

Da quando era tornata da Bespin, però le cose erano drasticamente cambiate: Rey si sentiva strana, quasi insofferente.

Era rimasta da sola, al centro della piccola sala tattica in cui si era appena conclusa l'ennesima assemblea della Resistenza e non se l'era sentita di unirsi ai suoi compagni che si erano diretti al locale di Maz per una bevuta.

Le cose stavano cominciando a funzionare per la ribellione, Alderaan Prime era stata ultimata con successo, grazie al provvidenziale intervento di Lando, presto sarebbero diventati a tutti gli effetti operativi e pronti ad ostacolare degnamente il Primo Ordine. Molti nuovi alleati, reclutati negli angoli più sperduti della galassia, si andavano ad aggiungere a quelli che si erano uniti a Poe, nella sua ultima missione su Nal Hutta.

Tutto stava andando per il meglio ma lei non aveva voglia di festeggiare. Quello che era accaduto, durante il lungo viaggio di ritorno, l'aveva segnata.

In che modo avrebbe potuto aiutare i suoi compagni in quelle condizioni? Si sentiva incompleta: non era ancora un vero jedi, almeno fino a quando non avrebbe completato l'addestramento e costruito la sua spada; non era una vera ribelle, non era nessuno.

Ma era qualcuno per Ben.

Cos'era esattamente per lui?

Un brivido strano le attraversò la schiena e ricacciò immediatamente quel pensiero doloroso e pericoloso da dove era venuto. Aveva percepito la profondità e sincerità dei suoi sentimenti verso di lei ma ne aveva avuto paura.

Non era stato affatto facile considerarlo alla stregua di un avversario da combattere, ma si era obbligata ad essere razionale e a rimanere fedele alla causa della ribellione.

Era stata irremovibile, almeno fino a quando non aveva guardato in quella sottile fessura apertasi tra le pieghe del tempo. Da allora non era più riuscita a pensare a lui come ad un nemico; nella sua mente si sovrapponeva costantemente l'immagine straziante di quel bambino, solo e indifeso, insidiato da un potere immensamente più grande di lui, e questo per lei rappresentava un ostacolo insormontabile.

Mentre era immersa nei suoi pensieri, arrivando quasi ad estraniarsi dalla realtà, sentì una mano calda e leggera posarsi sulla sua spalla, che la riportò improvvisamente su Batuu.

Si voltò e si ritrovò a fronteggiare lo sguardo sorridente della principessa Organa, i suoi occhi scuri e gentili che le ricordavano quelli di Ben.

Una fitta dolorosa le attraversò il petto. Se per lei era diventato estremamente difficile affrontare quella guerra senza sentirsi dilaniata, non riusciva ad immaginare quanto potesse essere penoso per Leia.

Nonostante avesse un disperato bisogno di aprirsi con qualcuno non riuscì a spiccicare una parola, l'unica cosa che le venne spontanea fu di gettarsi tra le sue braccia, proprio come aveva fatto quel lontano giorno, in cui era partita per andare a cercare Luke.

Neanche Leia disse nulla, la strinse semplicemente a sé con l'amore di una madre e di questo Rey le fu riconoscente.

Rimasero così, abbracciate al centro della sala tattica di Black Spire, per un tempo che le sembrò interminabile. Era così confortevole la sensazione di essere stretta tra le sue braccia, calde e accoglienti.

Nonostante si sentisse insicura e combattuta, era suo dovere ricambiare la sua fiducia e il suo affetto, ma nello stesso tempo era terrorizzata da quello che la aspettava: era suo figlio il nemico da annientare.

Il generale Organa era una donna straordinaria e Rey l'ammirava immensamente. Sapeva essere severa e risoluta, se necessario, a volte anche spietata, se la situazione lo richiedeva. Ma era altrettanto benevola, protettiva, e lo era con tutti, perfino con Poe, che spesso e volentieri le faceva perdere la pazienza.

Rey si era soffermata più volte ad osservarla, mentre impartiva ordini e coordinava tutti loro nelle svariate operazioni della rinata Resistenza. L'aveva studiata attentamente con l'intento di poter imparare molto da lei. Non le sarebbe dispiaciuto somigliarle, in un futuro, non molto lontano.

Le sembrava impossibile che, da una persona tanto posata ed equilibrata, fosse nato un essere tanto disturbato come Ben.

Non poteva credere che non lo avesse amato abbastanza, che non avesse cercato di proteggerlo e di comprenderlo, in tutti i modi possibili.


Una madre non si arrende...

L'aveva pensato più volte, guardandola.

La sua, invece, si era arresa.

Si staccò dal suo abbraccio a malincuore.

Perché si stava ritrovando a fare quell'assurdo paragone? Ancora una volta, un folle e subdolo senso di gelosia, la stava assalendo. Ben aveva avuto un padre meraviglioso, eppure lo aveva ucciso. Aveva avuto una madre amorevole, eppure l'aveva tradita lasciandosi sedurre dal lato oscuro.

Si riscosse da quei pericolosi pensieri quando si rese conto che Leia la stava fissando con apprensione. «C'è qualcosa che ti preoccupa» constatò sincera, «e non riguarda solo la missione per la quale stai per partire.»

Rey sussultò appena, colpita da quella inaspettata rivelazione. Possibile che fosse in grado di scrutare i suoi pensieri? Anche se era sensibile alla Forza, Leia non aveva mai fatto uso dei propri poteri. Probabilmente riusciva solo a percepire l'angoscia che la stava divorando e il turbine di sentimenti contrastanti che non le dava tregua, da quando era tornata da Bespin.

Schiuse la bocca con l'intenzione di parlare, di aprirsi totalmente con lei, confidarle tutto e liberarsi da quel peso opprimente, ma alla fine si trattenne.

Avrebbe tanto voluto metterla al corrente di come Ben avesse eliminato Snoke salvandole la vita, di come avevano combattuto insieme contro le guardie pretoriane, di come avesse fatto di tutto pur di averla al suo fianco, ma aveva paura di essere fraintesa, di illuderla e darle false speranze.

Avrebbe tanto voluto confidarle del legame che li aveva uniti su Ahch-To, che continuava e che, probabilmente, non si sarebbe mai spezzato, ma temeva che l'avrebbe interpretato come una minaccia per la sicurezza della Resistenza.

Aveva trovato il suo posto, una famiglia che l'aveva accolta, amici che le volevano bene, non avrebbe accettato di essere allontanata perché ritenuta pericolosa, una specie di rilevatore vivente per il Primo Ordine. Un altro abbandono non lo avrebbe sopportato.

Fissò Leia con tristezza e lei si dimostrò comprensiva.

«Se non ne vuoi parlare non importa.»

«La Resistenza si aspetta grandi cosa da me. Ma io non so se ne sarò all'altezza. Sono rimasta da sola. Non ho un maestro, non ho una guida. Mi sento così impotente.»

Leia le riservò un'espressione benevola. «Beh, credimi, non sei l'unica ad avere un grosso peso sulle spalle da sopportare» sospirò stanca, fece una lunga pausa e poi si aprì: «È stata colpa mia...» Rey aggrottò la fronte senza capire. «Non avrei dovuto mandarlo via, è stato allora che l'ho perso. E non me lo perdonerò mai.»

L'inaspettata confessione di Leia la colpì come una stilettata. Da quando la conosceva, era la prima volta che la sentiva parlare di suo figlio.

«Hai solo cercato di proteggerlo» si dimostrò comprensiva, anche se aveva constatato con i suoi stessi occhi qual era lo stato emotivo di Ben.

«No. Avrei dovuto tenerlo con me.»

«Lo hai affidato a Luke in buona fede, non devi condannarti per questo. Non lo meriti.»

Leia sospirò stancamente e poi cercò con insistenza i suoi occhi. «Ho solo scelto la strada più facile» ammise mesta. Poi le prese la mano, come se stesse per confidarle qualcosa di estremamente importante e volesse essere sicura che avrebbe capito. «Conosco mio figlio, so che non è malvagio, anche se ha commesso azioni atroci, ma sono consapevole che potrebbe accadere l'irreparabile. Rey, se dovessi essere costretta a fermarlo per sempre... non te ne farò mai una colpa, voglio che tu lo sappia. Ma io sono sua madre, e qualunque cosa dovesse succedere... non smetterò mai di sperare che un giorno, possa tornare da me. Mai» la rassicurò, sorridendole benevola.

Rey sentì una puntura all'altezza del cuore, aveva percepito tutta la sofferenza di Leia nel pronunciare quelle parole ma non poté fare a meno di provare una sorta di sollievo, anche se in quel momento avrebbe solo voluto gettarsi di nuovo tra le sue braccia e piangere.

«C'è ancora luce in lui, io l'ho vista...» la sua voce era solo un sussurro angosciato. Avrebbe tanto voluto infonderle speranza, ma anche lei si sentiva sperduta.

«Lo so. L'ho percepita anch'io.»



* * *


Le serate al villaggio di Black Spire erano piacevoli. Dopo una giornata intensa di allenamenti, incontri, preparativi, i membri della Resistenza si riunivano intorno al fuoco, sotto le stelle, in un'ampia radura tra gli alberi, poco lontano dalla base. Chiacchieravano, passandosi a vicenda una buona bottiglia, debitamente soffiata alla comprensiva e generosa Maz Kanata, fino a quando non ne vedevano il fondo.

C'era chi cantava delle vecchie canzoni del suo popolo, chi raccontava delle storie, chi semplicemente se ne stava in silenzio a guardare il fuoco crepitare; era un modo per sentirsi uniti e scacciare l'angoscia di quello che sarebbe accaduto ben presto.

Rey aveva imparato ad apprezzare quel piccolo rituale, anche se sapeva bene che a breve avrebbero dovuto lasciare anche Batuu. Era il momento della giornata in cui si sentiva meno sola e riusciva a percepire tutto il calore di quella famiglia che non aveva mai avuto.

Poe aveva appena finito di raccontare dei curiosi particolari sulla sua ultima movimentata missione su Nal Hutta, quando, un leggero senso di vertigine ed un lieve appannamento della vista, la fecero andare nel panico.

Era così che cominciava. Sempre.

Aveva imparato molto tempo prima a riconoscere quella sensazione e ad agire di conseguenza. Si alzò di scatto, suscitando lo sconcerto di Rose che le era accanto, e lasciò il gruppo di ribelli seduti attorno al fuoco, addentrandosi tra gli alberi. Non poteva succedere mentre era circondata dai suoi amici, non lo avrebbe mai permesso.

In passato avrebbe fatto di tutto per ignorare il richiamo insistente della Forza, ma in quel momento non se la sentiva di resistere. O forse, più semplicemente, non ne era più in grado.

Corse a perdifiato sulla terra umida, ignorando il dolore delle pietre e dei rami spezzati che le ferivano i piedi nudi, allontanandosi il più possibile dal villaggio, fino a raggiungere su un piccolo promontorio roccioso a picco sull'oceano.

Si fermò ansimando solo quando le apparve la figura alta e oscura di Ben. Immersa nella notte serena e tiepida di Batuu, a pochi metri dall'immensa distesa dell'oceano traslucido che si muoveva lenta, sotto un cielo trapuntato di stelle, si ritrovò a fronteggiarlo accigliata. Si sentì sollevata nel constatare che, almeno quella volta, era completamente vestito.

Al contrario di lei, Ben era calmo, ma il suo sguardo cupo e la bocca imbronciata, manifestavano tutta la sua ostilità. Era in piedi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e la fissava in silenzio, riuscendo a scatenarle un senso di disagio. Sembrava volesse trapassarle l'anima. Il suo viso, sempre troppo pallido, era l'unica nota luminosa nell'oscurità.

«Smettila di guardarmi in quel modo» gli intimò velenosa e lui reagì con un sospiro, accusando il colpo con muta rassegnazione.

«Dovrei fare finta di non vederti?» le rispose, dopo aver esitato un istante. «Non ho mai cercato di ostacolare il nostro legame, al contrario di te. Eri molto brava ad ignorarmi, che ti è successo?»

Rey rimase interdetta, erano mesi che non si confrontava con lui, non ricordava quanto fosse abile ad analizzare nel dettaglio le sue azioni, e a scrutare i suoi pensieri, anche se durante una connessione non era in grado di leggerle la mente.

«Se credi di riuscirmi ad intimorire o a confondermi, sei completamente fuori strada» reagì severa.

Ben notò il suo leggero affanno. «Ti stai nascondendo dai tuoi amici. Hai paura che scoprano il tuo segreto?» insinuò crudo, senza mostrare la minima esitazione.

«Non la smetterai mai di provocare, vero?» Quanto avrebbe voluto togliergli quella insopportabile espressione da essere superiore dalla faccia, a suon di ceffoni.

«Hai ceduto al nostro legame, dopo tanto tempo. Voglio solo sapere perché.» Questa volta nelle sue parole c'era dell'astio e Rey ebbe la netta impressione che stesse seriamente perdendo la pazienza.

«Sei fuori strada. Io non fatto niente.» Sapeva perfettamente che era solo colpa sua, ma non se la sentì di essere sincera. Non aveva idea di dove volesse andare a parare con le sue insinuazioni, ma per nessun motivo gli avrebbe fornito la possibilità di prendersi gioco di lei o di umiliarla.

«Bugiarda. Cosa vuoi dimostrare? Che sei diventata più forte? Che adesso sei in grado di distruggermi? Mi vuoi forse sfidare, Rey di Jakku? Sono a tua disposizione.»

Sfidarlo? Rey sentì il terreno franarle sotto i piedi, non aveva nemmeno una spada. La situazione in cui si era ritrovata era surreale, e non aveva idea di come uscirne.

«Se ti avessi voluto uccidere lo avrei fatto sulla Supremacy.»

Ben sorrise sottilmente. «Già, dovrei esserti grato. Mi hai risparmiato la vita. Credo però che tu abbia commesso un grave errore» l'aggredì severo.

«Lo hai commesso anche tu credendo che sarei stata tua parte. Non lo sarò mai, non alle tue condizioni.» Reagì in modo eccessivamente brutale, ma quella conversazione stava pericolosamente degenerando e lei già si sentiva stremata.

«E quali sarebbero invece le tue condizioni?» le chiese ironico, senza smettere di fissarla con un'intensità tale che le spezzò il respiro. «Speri ancora che mi converta, che lasci il comando del Primo Ordine e mi unisca alla Resistenza, come se niente fosse? Ti facevo più intelligente, scava rifiuti.»

Rey incassò l'insulto senza scomporsi, trattenendo con orgoglio le lacrime che minacciavano di fare capolino tra le palpebre, distolse semplicemente gli occhi da lui costringendosi a guardare altrove, oltre la scogliera, verso quell'immensa distesa immobile, in netto contrasto con il tumulto dei sentimenti che la scuotevano violentemente.

Poi ritornò su di lui affilando lo sguardo. «Poi anche continuare a fuggire, a rinnegare il tuo passato, a voler sembrare un mostro a tutti i costi... Ma c'è ancora chi ti ama, Ben, e non smetterà mai di sperare nel tuo ritorno.»

Quell'esternazione ebbe il potere di farlo notevolmente alterare. Rey non poté fare a meno di notare lo spasmo nervoso che attraversò il suo viso troppo chiaro. Ma si sentì anche soddisfatta per essere riuscita a colpire nel segno.

«Te lo ha detto mia madre? Ti ha raccontato anche tutto il resto, o solo la parte struggente della storia?» reagì lui con sarcasmo, «e tu invece, Rey, che cosa provi? Avanti. Dillo. Sii sincera con te stessa. O forse hai paura?»

Rey si sentì presa in trappola e incapace di reagire. Ben era riuscito ad aggirare sapientemente il suo discorso e rivoltarle contro le sue stesse insinuazioni.

Esitò, distolse gli occhi da lui, si chiuse cercando di riflettere. Come avrebbe potuto rispondere se non aveva la più pallida idea di quello che stava provando? Non lo odiava, di questo ne era sicura, ma il resto era totalmente confuso. Era consapevole che non avrebbe potuto restare in silenzio troppo a lungo. Ma nello stesso istante in cui schiuse la bocca per accennare una risposta, Ben la interruppe in modo brusco.

«Zitta!» le intimò aguzzando i sensi e sollevando una mano per fermarla. Aveva percepito qualcosa di cui lei non si era accorta minimamente. «Sta arrivando qualcuno.»


«Rey, va tutto bene?» la voce gentile di Rose, proveniente alle sue spalle, ebbe il potere di farla sussultare. Si girò verso di lei senza riuscire a mascherare il disagio e la sorpresa.

«Certo... perché non dovrebbe?» tentò di recuperare, sperando che la giovane ribelle non l'avesse scoperta a litigare con se stessa.

«È che... ad un tratto sei sparita. Ci siamo chiesti dove fossi finita.»

«Avevo solo bisogno di restare un po' da sola» mentì spudoratamente evitando con cura di guardarla negli occhi. «Di' pure agli altri che li raggiungerò tra breve.»

Rose non era convinta. «Rey, va davvero tutto bene? Siamo un po' preoccupati.» Quel timore genuino che traspariva dal suo sguardo, sempre furbo e attento, le fece stringere il cuore, e si odiò profondamente per averlo provocato.

«Non dovete. È tutto sotto controllo» cercò di rassicurarla, anche se sapeva bene che non avrebbe potuto impedire ai suoi compagni di allarmarsi.

Rose annuì titubante. «Allora... ti aspettiamo attorno al fuoco. Finn sta facendo lo scemo. Credo che sia un po' ubriaco» le confidò arricciando il naso, nella speranza di riuscire a farla sorridere.

Rey ingoiò un groppo amaro, mentre Rose si allontanava. Si sentiva tremendamente combattuta, intrappolata tra due fuochi e, per la prima volta, da quando era entrata a far parte della Resistenza, ebbe il timore che quello non fosse il suo posto.

Rimase sola e in silenzio, con l'unica compagnia delle sue insicurezze, mentre l'immagine di Ben lentamente sfumava, lasciando il posto ai leggeri flutti che avevano iniziato ad increspare la superficie scura dell'oceano.

__________________

Note:

* Il fatto che Ben non sapesse di come era morto Darth Vader è una mia mera supposizione. Ovviamente era a conoscenza che si fosse redento, dato che era di dominio galattico. Ho immaginato che Luke avesse voluto confidarglielo al tempio, ma che non ne avesse avuto il tempo. 

  
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