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Autore: Lory221B    28/10/2018    2 recensioni
Jim e Oswald hanno iniziato una relazione virtuale..solo che nessuno dei due sa chi è l'altro
(gobblepot)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Seguite Victor Zsasz, ho sentito Cobblepot ordinargli di andare a cercare l’Enigmista » gridò Gordon appena messo piede alla GCPD. Non sapeva se fosse più infastidito perché Ed li aveva beffati davanti a tutti o perché temeva che Oswald fosse in qualche modo coinvolto.

La parola gelosia passò più volte nella sua mente ma la scacciò come avrebbe scacciato una mosca fastidiosa, non voleva nemmeno addentrarsi nell’idea che Oswald avesse aiutato Ed a deridere lui e la GCPD, ma soprattutto lui, e poi il piano gli si fosse ritorno contro, costringendolo a mandare Zsasz a cercare il traditore.

Era un continuo avvicinarsi e perdersi con Oswald. Da quando lo aveva conosciuto, si erano allontanati tante volte per poi ritrovarsi al punto di partenza, solo che sta volta sentiva ci fosse in gioco qualcosa di più.

Si incamminò verso il suo ufficio, ignorando lo sguardo di Bullock, lo sguardo di uno che sapeva che era andato a interrogare Pinguino e che immaginava doveva essere stato difficile per Jim dopo gli ultimi trascorsi.

Si sedette alla scrivania e con stupore notò una nuova mail nella casella di posta. Il battito iniziò ad accelerare, era strano pensare che Oswald gli scrivesse dopo quello che era successo, con tutti  i problemi che aveva. Era come se avesse sempre tempo per lui. Si sentiva terribilmente in colpa e frustrato e quando finì di leggere la mail si sentì anche peggio.

Gotham_152 aveva chiuso con lui e Oswald aveva chiuso con tutti. Aveva rischiato, aveva provato a lasciarsi andare, a fidarsi di nuovo e al solito era rimasto deluso. Jim sapeva di essere il principale responsabile dell’attuale infelicità di Oswald ma in quel momento aveva solo voglia di sfogare tutto quello che stava provando contro Ed. Sperava di trovarlo presto e poterlo sbattere per sempre ad Arkham, come meritava.

Uscì dall’ufficio con un senso di malinconia addosso ma pronto a mettere sottosopra tutta Gotham per trovare l’Enigmista, quando Harvey gli corse incontro allegro, prendendolo per le spalle.

« Jimbo, indovina? Abbiamo arrestato Nygma »

Gordon sbatté le palpebre più volte « Com’è successo? »

« Vai a sapere, si è nascosto nelle Narrow e qualcuno ha fatto la spia. Non gode più di popolarità »

 Jim scosse la testa, era improbabile che Ed si facesse catturare così facilmente ma l’unico modo per capire le sue intenzione era andare direttamente a parlargli.

Ed era seduto nella sala interrogatori, in attesa, per niente preoccupato o impressionato, né sembrava che fosse stato catturato da qualcuno che poi lo aveva consegnato a loro. Sembrava che fosse esattamente dove voleva essere e la cosa non prometteva nulla di buono.

« Jimbo, che piacere vederti » sorrise affabile, mentre Gordon si sedeva di fronte a lui mantenendo lo sguardo fisso.

« Dove sono i soldi, Ed? » chiese spazientito.

« Se mi hai, vuoi condividermi. Ma se mi condividi, tu mi perdi. Che cosa sono? »

« Un segreto » rispose Jim, incrociando le braccia. Non aveva nessuna intenzione di partecipare a un quiz.

« E tu ne hai uno, vero? Bello grosso e imbarazzante. Solo che non riesco a capirne il motivo. Devo credere davvero che ti sei innamorato del nostro piccolo Oswald, ossia Gotham_152 o lo stai solo prendendo in giro? » si illuminarono gli occhi mentre fissava Gordon che ebbe solo un leggero tremito ma mantenne lo sguardo impassibile.

« Povero, ingenuo Oswald. Forse non conosce il tuo secondo nome JW_Gotham, James Worthington Gordon. Immagino che tu non sappia che “152” era il numero del civico dove abitava da piccolo. Non credo ti sia mai disturbato a parlare con lui se non per chiedergli dei favori » notò che Jim si stava innervosendo, aveva stretto i pugni e continuava a fissarlo dritto negli occhi. Si aspettava che a breve lo avrebbe picchiato ma non era quello il suo scopo.

« È buffo perché a leggere le e-mail è talmente evidente che sei tu, ma immagino che Ozzy non pensi di poterti interessare, nemmeno nell’anonimato di internet. O forse pensa che a te basti uscire di casa per rimorchiare qualcuno, perché scomodarsi ad avere relazioni virtuali? In ogni caso il tuo segreto è al sicuro per ora, non ho detto niente a Pinguino, non posso spezzargli il cuore due volte » affermò con tono quasi cospiratorio avvicinandosi alla scrivania che li separava.

Jim gli rivolse un sorrisetto infastidito prima di prenderlo per il colletto della camicia « Perché ti importa, Ed? »

« Non mi importa, è il mio lasciapassare, voglio lasciare Gotham per un po’. La proposta è questa o mi lasci andare e smetti di inseguirmi per questa rapina oppure, tra due ore, un mio complice pubblicherà tutte le vostre e-mail. Senza anonimato, ovviamente »

Jim rise di una risata vuota e mollò la presa dal colletto; si chiese come Oswald e Lee potessero essersi innamorati di Edward Nygma, un uomo a cui non importava di nessun altro se non che di se stesso.

« Avevo già intenzione di dirlo a Oswald e non mi interessa che la cosa diventi pubblica, non se comporta lasciare libero te » ribatté Jim e stava già per alzarsi e prendere una boccata d’aria, per sbollire prima di mettergli nuovamente le mani addosso quando Ed batté un pugno sul tavolo attirando la sua attenzione.

« Magari a Oswald importa, magari non vuole che tutto il mondo del crimine sappia quanto è tenero il suo cuore. Magari non vuole che i suoi nemici sappiano quanto tiene a Martin o i possibili elettori sappiano che invece che preoccuparsi della città, fa gli occhi dolci al Capitano della polizia »

Jim aprì la bocca per ribattere ma non riuscì a rispondere niente. Non poteva lasciarlo andare, non quando significava “guardare da un’altra parte” per mettere al sicuro un suo interesse personale che in questo caso era Oswald. Non voleva fosse nuovamente ferito e umiliato ma davvero non riusciva a pensare che Nygma potesse farla franca con uno stupido ricatto.

« Due ore, Jim. Tic- toc »

 

***** * *****

 

Doveva parlare con Oswald, raccontargli tutto, spiegargli la situazioni e poi nemmeno lui sapeva cosa avrebbe fatto. Forse sperava che Oswald gli avrebbe detto che non poteva tradire se stesso e lasciare libero Ed, ma era pretendere un po’ troppo. Ancora non sapeva che JW_Gotham era lui, che lo aveva ancora una volta ingannato e non aveva scusanti.

Corse dentro all’Icerber Lounge e fortunatamente non dovette litigare con nessuno della security perché nonostante gli ultimi screzi, sembrava si fosse guadagnato il diritto di entrare senza problemi. Un’altra cosa che lo fece sentire in colpa, Oswald che continuava a dargli fiducia e lui che la tradiva.

Appena arrivò al piano di sopra, Martin gli corse in contro e dalla faccia delusa che gli rivolse, Jim capì che si aspettava un’altra persona, probabilmente Oswald.

« Tutto bene piccolo? »

Il bambino fece di no con il capo e poi iniziò a scrivere qualcosa sul block notes.

Oswald è andato via arrabbiato. Ho sentito che stava andando al porto

« Al porto? Era da solo? »

Martin annuì e Jim rimase interdetto. Tra tutti in posti in cui poteva andare a cercarlo, il molo di Gotham non era tra i suoi preferiti.

Fece una leggera carezza rassicurante al piccolo e poi corse alla sua macchina, non aveva idea di cosa stesse succedendo, ma la mail di “addio” di Oswald gli fece davvero temere il peggio.

Erano soltanto venti minuti di auto fino al porto ma gli sembrò un’eternità, le mani tremavano leggermente sul volante mentre immaginava tutti i possibili motivi per cui Oswald si era diretto al porto. Forse affari impellenti? Magari aveva saputo qualcosa sulla rapina di Ed? Non riusciva a non pensare a Oswald che scriveva l’ultima mail, deluso e amareggiato e poi usciva di casa per andare al porto da solo. Non aveva senso.

Frenò bruscamente quando arrivò al molo che ben conosceva, quello dove aveva risparmiato la vita di Pinguino nella prima giornata in cui si erano conosciuti e notò al buio una figura che non poteva che essere Oswald. Era seduto sul bordo e all’apparenza stava fissando qualcosa nel fiume.

Jim si avvicinò piano, non era certo che sarebbe stato accolto bene, inoltre voleva prendersi il tempo della camminata per elaborare cosa dire. Non solo doveva rivelargli di essere JW_Gotham, di non essere andato all’appuntamento dopo aver visto che era lui, di non avergli scritto per settimane perché era indeciso su come comportarsi, ma  doveva anche chiedergli di accettare che le loro mail diventassero pubbliche al solo scopo di arrestare l’Enigmista.

Oswald sentì i passi e si voltò di scatto, prima di tranquillizzarsi vedendo che era Gordon.

« Cosa ci fai qui? » Jim si sedette accanto a lui. Dallo stato in cui erano i suoi occhi sembrava avesse pianto e si sentì ancora più in colpa.

« Cercavo un posto dove lanciare il mio pc. Non è stata una grande idea, domani dovrò comprarne un altro » rispose con la consueta ironia che manteneva anche nelle situazioni più disperate. Jim guardò prima Oswald e poi il punto in mezzo al fiume che stava fissando e nonostante tutto gli scappò da ridere.

« Sei venuto ad arrestarmi? »

« No, ho arrestato Ed »

« Quindi adesso mi credi, bravo » rispose incolore.

« Sì, Oswald. Ti credo e a tal proposito… »

Oswald lo interruppe, voltandosi a guardalo « E vuoi cosa? Scusarti? »

Jim aprì la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono.

Oswald chinò il capo « Sono stanco di questo gioco, Jim. È meglio che le nostre strade si dividano per sempre »

« È un po’ difficile. Resti sempre il Boss della città e io il Capitano della polizia » tentò, sentendosi stupido per ogni parola che aveva pronunciato. Non era quello che avrebbe voluto dire ma era sicuramente quello che Oswald si aspettava.

« Non mi sembra che Falcone e la Essen fossero amici » rispose, rivolgendogli un sorriso triste.

« Sei insolitamente calmo » constatò Jim che stava ancora cercando le parole giuste da dire.

« Preferiresti una sfuriata? Servirebbe a qualcosa? » rispose, agitando una mano mentre il tono di voce era salito di qualche ottava.

Jim prese coraggio, sapeva che una volta che avrebbe detto tutto, si sarebbe sentito peggio, non con un peso in meno ma con un peso in più. Conosceva Oswald  e Gotham_152 abbastanza da sapere che si sarebbe sentito preso in giro, che giustamente non avrebbe perso tempo a cercare di capire ma lo avrebbe accusato di essere il solito voltafaccia e avrebbe avuto ragione.

« Ti devo dire una cosa » mormorò e il tono di voce insospettì Oswald che a quel punto osservò meglio il detective. Tutta la postura era rigida, lo sguardo era assente, probabilmente assorto nei suoi pensieri. Non era venuto lì per scusarsi ma per qualcosa di peggio e non riusciva ad immaginare cosa potesse essere.

« Sto ascoltando » rispose, prendendo un respiro preoccupato, prima di trovare il coraggio di spostare una mano su quella di Jim « So che ho appena detto l’opposto ma lo sai che ci sono sempre stato per te »

Jim si perse per un attimo negli occhi cristallini di Oswald e in quel momento capì che non avrebbe mai lasciato che la città ridesse di lui, della sua voglia di essere normale, di avere qualcuno da amare, di aver chiamato un cane come una sua cotta passata e di fare da padre ad un orfano.

Strinse a sua volta la mano di Oswald e si avvicinò a lui, talmente vicino che il cuore del moro perse qualche battito « So che mi prenderai per pazzo ma prima di parlarti devo risolvere una cosa » e così dicendo gli diede un casto bacio sulla guancia.

Si alzò e ritornò all’auto, le due ore stavano per scadere e doveva risolvere la situazione con Ed prima che le mail venissero pubblicate.

Oswald era ancora immobile sul molo, una mano che toccava la guancia, quasi incredulo di quello che era appena successo e la strana sensazione di essere costantemente sballottolato da eventi che non riusciva a controllare.

   
 
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