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Autore: ntnmeraviglia    30/10/2018    0 recensioni
[...]Elegante, silenziosa, composta.
Non aveva detto una parola, eppure i due Don se ne erano dette tante.
[...]
Margherita allora sollevò un attimo gli occhi per guardarsi attorno, notando di esser capitata di fronte ad uno dei figli di Don Corleone.
Non ricordava il suo nome, quindi sperava vivamente con tutte le sue forze che il giovane non le rivolgesse parola. Non voleva rischiare di fare brutta figura e mettere a disagio suo padre.
Ma la fortuna non era evidentemente dalla sua parte, quel giorno.
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N.A: La mia prima one shot sul film che adoro di più in assoluto!
Precisazioni: so che alcune cose sono imprecise e non attinenti alla trama originale, ma ho voluto inserire quel pizzico di mio in modo da personalizzare il tutto. Spero non sia troppo di fastidio, in ogni caso: enjoy the fun!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Corleone, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Correva l'anno 1958 quando nel cimitero comunale di Little Italy, New York, venne costruito quel grande monumento funebre, dedicato ad una donna che certamente non era collocabile tra i più puri angeli del Signore, ma nonostante ciò veniva comunque veduta come un punto di riferimento per molte persone dell'epoca.

Maggie Corleone, 1921-1958.
Così recitava la sua lapide, ma non tutti sapevano che quella scritta era menzognera: tranne data di nascita e di morte, tutto era errato.
In realtà, il suo vero nome era Margherita Marchesi, unica figlia femmina di Don Emilio Marchesi e Caterina Moretti, morta d'una tremenda polmonite all'epoca incurabile, nel 1930.
Il signor Marchesi era un uomo di potere nella Sicilia degli anni '20, che si occupava di falsificazione di documenti e passaporti, che in quel periodo andavano letteralmente a ruba.
I siciliani erano tremendamente attratti dal grande continente di sempre più grande espansione, l'America, e sognavano di andare lì per ottenere la fortuna che la loro povera terra non poteva offrirgli.
E Don Emilio giungeva in loro aiuto proprio per quello: i più poveri proprietari terrieri, i quali non erano abbastanza ricchi per un passaporto autentico, si rivolgevano al Don per averne uno falso alla metà del prezzo.
All'epoca i passaporti erano cari come l'oro, dato che tutti desideravano l'America. Grazie a questo, la famiglia Marchesi parve aver trovato la gallina dalle uova d'oro.
Eppure, qualcosa era ugualmente andato storto: non era certo una fortuna avere avuto un'unica figlia femmina da un matrimonio bello che concluso, data la tragedia legata alla prematura morte della povera signora Moretti.
Allora, l'unico modo per protrarre gli affari di famiglia tra le generazioni era far maritare la sua bambina con un uomo ricco e di potere, possibilmente americano.
Più facile a dirsi che a farsi: sarebbe stato stupido definire il doversi trasferire da un giorno all'altro in un nuovo continente come una passeggiata.
Come avrebbe proseguito la sua illegale ma proficua carriera? In America non ci sarebbero stati siciliani disposti a pagare tutto il loro stipendio di operai o contadini per un pezzo di carta.
C'era solo una persona che poteva dargli aiuto. Una persona della quale si era sempre fidato ciecamente, una sua conoscenza in quell'ambiente sporco e corrotto che però gli sarebbe potuta essere molto utile.

Margherita era all'epoca solo una diciannovenne.
In assenza della madre, era lei ad occuparsi di tutte le faccende di casa, aiutata dalle deliziose negrette assunte dal suo papà per farla aiutare.
Lavava i vestiti, li stendeva, tesseva, cucinava, ed in casi estremi si occupava anche dell'orto e dei suoi magnifici prodotti.
Un'amante della natura e anche della lettura, una giovane fanciulla dal viso dolce e a tratti anche infantile, che bramava una cultura che raramente poteva ottenere, perché sempre impegnata in faccende domestiche di ogni genere.
Aveva preso tutto da sua madre: i capelli biondo miele, gli occhi vispi e la delicatezza in tutto ciò che faceva.
Difatti a tutti era nota la leggiadria con la quale tesseva a maglia sciarpe o calzini, ed era proprio quello che stava facendo in quel momento, poco prima che suo padre la interrompesse.

-Margherita, stammi a sentire. Oggi a pranzo arriverà un signore assieme ai suoi figli. Voglio che gli prepari un bel pranzo, ti vesti carina ed accogliente e che mi faccia fare un'ottima figura, perché quest'uomo potrebbe essere la nostra possibilità di riscatto.-

-Ci farà andare in America senza finire in bancarotta?- chiese ingenuamente la ragazza: nonostante fosse ovviamente tagliata fuori dagli affari della famiglia, il suo sviluppato intelletto le impediva di essere totalmente all'oscuro di tutto.

-Sì, esattamente.-

E allora, Margherita impiegò tutta l'esperienza dell'arte sua per rendere l'ambiente più accogliente possibile, spinta dal radioso futuro americano che suo padre le stava spianando.
Non poteva lasciarsi scappare quell'occasione.
Dafne, una delle negrette a servizio del Don, l'aveva aiutata ad agghindarsi di tutto punto, anche se Margherita detestava la strettezza del corsetto attorno al seno e alla schiena.

-Siete così bella, signora... potessi indossarli io questi vestiti...-

Effettivamente, la nobile figliola di casa Marchesi era ancor più invidiabile se stretta in un vestito di seta asiatica color porpora.

-Non dire sciocchezze, Dafne. Poi sai che odio questi abiti di una tale preziosità, non mi si addicono. Papà vuole solo che faccia bella figura davanti al Don.-

-Se posso, signora: com'è che si chiama il boss che verrà qui in visita?-

-Credo Don Corleone, o qualcosa del genere.-

Per la giovane Margherita era un nome qualunque all'epoca, ignara della straordinaria maestosità che emanava tra la mafia siculo-americana del periodo.
E quando quell'auto fece il suo ingresso nel cortile di casa Marchesi, Emilio parve non star più nella pelle.
E francamente, Margherita rimase un po' attonita. Non una, non due, non tre, bensì ben sei persone uscirono da quell'auto.
Sei! Ma come ci erano entrati?
Quattro giovanotti, tra cui una bambina, e due adulti, un uomo ed una donna.
Non ci volle molto alla fanciulla per capire che i tanto attesi signori Corleone erano quei due.
Suo padre le fece cenno di avvicinarsi assieme a lui, ed ella obbedì rapidamente.

-Don Corleone! Sono veramente onorato e gratissimo che avete voluto accettare il mio invito.-

-L'onore è mio, Don Marchesi. Tenete proprio una bella casa! E questa è la vostra creatura?-

-Esattamente, la mia unica figlia. Margherita!-

Ella sussurrò un timido "buongiorno", facendo un leggero inchino col capo.
L'uomo difronte a lei parve capire il suo imbarazzo, e anche averne un certo rispetto.

-Molto bella e discreta, complimenti. Ormai non se ne vedono più picciotte così.-

-Grazie Don Vito, ma in realtà il merito è tutto di mia moglie che, ahimè, è passata a miglior vita dieci anni fa...-

Ci fu qualche attimo di silenzio, quasi religioso, come in rispetto della donna morta.

-E... quelle invece sono le sue di creature?-

-Proprio così. Santino, Federico, Michele e Costanza, 'a picciridda. Tiene dieci anni solo.-


A Margherita divertiva come entrambi cercassero di mascherare il proprio marcato accento siciliano, fallendo nel momento in cui qualche parola in dialetto sfuggisse al loro controllo di tanto in tanto.
Ogni figlio di Don Corleone strinse la mano al padre di Margherita. Uno in particolare sembrava molto serio ed interessato alla faccenda, come se l'affare riguardasse anche lui personalmente.
E poi, la sua attenzione era anche particolarmente rivolta alla giovane, la quale, sotto ordine del padre, subito si recò ad apparecchiare la tavola e a servire i piatti a ciascheduno, sempre aiutata dalla povera Dafne di turno.
Poi, quando finalmente tutti furono serviti, anch'ella poté sedersi in tavola.
Elegante, silenziosa, composta.
Non aveva detto una parola, eppure i due Don se ne erano dette tante. E tra l'altro, da quando si erano messi tutti a tavola, i due avevano preso a parlare in siciliano molto molto stretto, appositamente per non far comprendere agli altri di cosa stessero discutendo.
Margherita allora sollevò un attimo lo sguardo per guardarsi attorno, notando di esser capitata di fronte ad uno dei figli di Don Corleone.
Non ricordava il suo nome, quindi sperava vivamente con tutte le sue forze che il giovane non le rivolgesse parola. Non voleva rischiare di fare brutta figura e mettere a disagio suo padre.
Ma la fortuna non era evidentemente dalla sua parte, quel giorno.

-Quanti anni hai?- Le domandò. Senza mezzi termini, senza nemmeno un ciao.
Questo mise parecchio in difficoltà la precaria condizione di quiete interiore di Margherita, la quale cercò di non di guardare il suo interlocutore nemmeno per un attimo, per evitare di sfociare in gaffe che proprio non poteva permettersi.

-Diciannove, signore.-

-Io ne ho ventitré. Ti fa paura la cosa?-

-Perché dovrebbe, signore?-

-Sembri spaventata.-

-Sono solo rispettosa, signore.-

-È per questo che sei vestita come una bomboniera?-

-Mi spiace non incontrare il suo gusto, papà mi ha fatta vestire così proprio per essere presentabile dinnanzi a voialtri della famiglia.-

-Minchia, siamo degli dei o cosa?-

Il ragazzo ridacchiò, e Margherita non riuscì a capire se stesse schernendo lei o piuttosto le loro usanze di famiglia.

-Comunque puoi darmi del tu.-

-Non mi è concesso, signore...-

-Smettila con questo signore, ti prego. Sono Santino, chiamami così.-

-Vuole che la chiami signor Santino?-

-No, solo Santino. Io come devo chiamarti?-

-Non si scomodi...-

-Il tu.-

-Uhm... allora... non scomodarti a chiamarmi per nome.-

La fanciulla parve abbassare il tono della voce quando prese a parlare in maniera confidenziale a Santino, quasi come se non volesse che suo padre la sentisse prendersi certe libertà.

-Non è uno scomodo. Com'è che ti chiami?-

-Margherita.-

-Che nome di classe. Molto puro, sembra rispecchiarti. Sei bella, Maggie.-

Nessuno l'aveva mai appellata con quel nomignolo.
Maggie era carino, forse un po' troppo americano per lei. Ma ciò che fece scuotere inevitabilmente il cuore della giovane furono le ultime parole del ragazzo.

-Grazie.-

Ed ecco come la diciannovenne Margherita Marchesi divenne Maggie Corleone.
Tutto nato da un pranzo andato a buon fine e da una storia d'amore, inizialmente molto precaria e discussa.
Quando le due famiglie si trasferirono entrambe alla "Nuova York" dell'epoca, Emilio entrò nel giro d'affari dei Corleone, trasferendo tutte le sue ricchezze in gestione di casinò, prostitute e gioco d'azzardo.
Era praticamente a cavallo, dato che aveva anche pigliato due piccioni con una fava tramite il fidanzamento tra sua figlia ed il più grande tra i pargoli Corleone.
Ma poi, si rese conto che non era proprio il genere di uomo che sperava di vedere accanto ad ella.
Sonnie era violento, sempre coinvolto in risse di quartiere e spesso e volentieri irascibile.
Ed oltretutto, come se non bastasse, accadde la tragedia.
Una vera tragedia, che avrebbe infangato il buon nome della famiglia Marchesi per sempre.
Maggie non sapeva nemmeno quante botte aveva ricevuto da suo padre, quando gli aveva rivelato di essere incinta.
Appena ventenne, e soprattutto non ancora unita al compagno dal sacro vincolo del matrimonio.
Cosa avrebbe pensato la gente? Il business della famiglia non avrebbe mai più preso il volo in quelle condizioni.
La neo-mamma non avrebbe mai rinunciato a suo figlio, tanto meno alla sua storia d'amore con Sonnie, per questo l'unica soluzione era sposarsi prima che il pancione cominciasse a sbucare.
Non era facile, i tempi erano davvero molto stretti.
Ma ce la fecero ugualmente: un gigantesco rito matrimoniale venne celebrato nel mese -o poco più- seguente, sia in chiesa che alla successiva festa.
Sonnie era il primo figlio di Don Vito e Donna Carmela a sposarsi, quindi tutto era ingigantito dalla gioia del momento.
E poi, sette mesi dopo, Maggie avvertì tremende contrazioni nel cuore della notte.
Così, con ben sei settimane d'anticipo, ella mise alla luce in casa due gemelle, dopo un lungo travaglio durato tre ore.

-Come le chiamiamo 'ste bedde creature?- sua suocera, Donna Carmela, non riusciva proprio a non parlare in dialetto siciliano.
Maggie guardò la prima delle sue due bambine, stringendola tra le braccia mentre era attaccata al seno per il primo allattamento.

-Mia mamma si chiamava Caterina...-

-Allora Kathryne.-

Sonnie intervenne, tenendo in braccio la sua seconda figlia e sedendosi ai piedi del letto nel quale sua moglie era distesa.

-Siamo in America, amore.-

-Kathryne... mi piace...-

-Per l'altra avevo pensato a Francesca.-

La scelta di Sonnie era sicuramente audace: Francesca era un nome nuovo, altolocato, che solo persone di un certo rango potevano permettersi.
Kathryne e Francesca Corleone nacquero il 3 febbraio 1940, e non furono le uniche, no di certo.
A distanza di dieci anni, Maggie e Sonnie avrebbero avuto altri tre figli, per la gioia del padre tutti maschi.
Frank, Vincent e Santino Jr., quest'ultimo nato solo da pochi mesi quando, nel 1950, arrivò anche lo sposalizio di Connie.
E qualcosa, in quei dieci anni, era cambiato.
Certo, Maggie portava vestiti di un certo tipo, si truccava, badava alla propria eleganza, ma nella famiglia non faceva più tanto la donna.
Don Corleone s'era fidato di lei e del suo ingegno a tal punto da darle uno dei ruoli di prima necessità all'interno della famiglia Corleone.
Consigliera.
Era una novità, al periodo.
Una donna che prendesse parte agli affari della famiglia e che partecipasse alle riunioni assieme a tutti gli altri uomini per dare i propri pareri e non per servire?
Tutti erano molto scettici a riguardo.
Ma Don Corleone non era mai stato uno che badava ai giudizi altrui, e l'aveva tenuta sotto la sua ala ugualmente.

-È arrivato Michael...- il Don era quasi commosso, quando vide dalla finestra del suo studio suo figlio attraversare il cancello di ingresso.

-Te l'avevo detto che sarebbe venuto.-

-Fallo venire qui, Maggie. È da tanto che non lo vedo.-

-Vado e torno.-

Maggie allora s'alzò la grande gonna di tulle color corallo in modo da non strascinarla per terra durante il cammino, dirigendosi verso il membro della famiglia che preferiva -dopo Sonnie, naturalmente-.
Michael era sempre stata una persona di cui fidarsi ciecamente e su cui poter contare, per Maggie.
Ricordava perfettamente la sera in cui lui andò via, esprimendo la sua preferenza nel volersi arruolare nell'esercito americano piuttosto che rimanere negli affari della famiglia.
Don Vito era orgoglioso del fatto che Mike volesse distinguersi e fare l'eroe, ma Sonnie non era dello stesso parere.
Maggie aveva impiegato giorni a cercare di rilassare i nervi tesi di suo marito, era uscito di senno da quando aveva ricevuto quella notizia: Michael era sempre stato il fratellino da proteggere per lui, e lasciarlo andare così senza la sua protezione, lo faceva stare male.
Maggie lo capiva, e proprio perché lo amava più di sé stessa aveva cercato di convincere Michael a cambiare idea, invano. L'ultima volta che si erano sentiti erano stati bruschi l'un con l'altra, per questo motivo voleva recuperare i rapporti perduti.

-Michael!-

Maggie lo richiamò, vedendolo da lontano.
Gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo ed abbracciandolo forte; praticamente Mike era anche suo fratello, e vederlo dopo così tanto tempo le faceva un certo effetto di malinconia.

-Ciao, Maggie.- anch'egli pareva contento di risentirla, nonostante tutto.

-Come stai? Sono secoli che non ci vediamo...-

-Sto bene, benissimo. Ho saputo che tu e Sonnie avete avuto un altro bambino.-

-Sì, è nato cinque mesi fa. Gli farò incontrare suo zio molto presto, ma prima... tuo padre ti aspetta nel suo studio, non s'aspettava di rivederti oggi.-

-D'accordo, ci andrò.-

-Mike... ci sei mancato tanto.-

-Anche voi.-

Maggie avrebbe tanto voluto che tutto il resto dei suoi giorni fossero così.
Spensierata, felice, con tutta la sua famiglia al completo.
Appese ed incorniciò la foto di famiglia fatta al matrimonio di Connie dappertutto, era l'immagine rappresentativa della gioia.
Davanti a tutti Don Vito e Donna Carmela, al centro Connie e Carlo, suo sposo, e poi loro due.
Maggie e Sonnie, con tutti i loro figli attorno ed il piccolo Santino Jr. tra le braccia della madre. E guardando quell'immagine, ella si rese conto di cosa fosse davvero la felicità.
Nessuno avrebbe mai pensato che, di lì a pochi mesi, ci sarebbero stati i giorni più terribili della sua vita.
Prima il semi-omicidio di Don Vito, poi Michael partito per la Sicilia, e poi... la morte di Santino.
Quella proprio non ci voleva.
Non ricordava nemmeno quante lacrime aveva versato, la vedova Corleone.
Il suo cuore era infranto in mille pezzi, i suoi figli erano diventati degli orfanelli di padre, sarebbe rimasta da sola per sempre.
Lei si conosceva fin troppo bene, non sarebbe riuscita ad amare altro uomo all'infuori di lui, il primo amore non si scorda mai e lei ne era la prova vivente.
Il giorno del funerale, Maggie fu costretta alla visione della bara di suo marito ricoperta di terra ed anche a quella dei suoi figli che piangevano disperati.
Povere creature, pensarono tutti. Così piccoli e già così addolorati.
Fu allora che Maggie decise che non avrebbe sciupato la morte del suo compagno.
Lei lo conosceva, sapeva quanto sognasse di essere Padrino e di prendere finalmente in mano gli affari della sua famiglia.
Non avrebbe sprecato il suo desiderio, nonostante Don Vito non fosse d'accordo, ritenendolo inadatto al compito.
Ma lei credeva in lui, ci aveva sempre creduto.
Fu uno shock per tutti sapere che Don Vito aveva accettato di cedere il proprio posto ad una donna: Maggie stava dando filo da torcere a tutti, e per sette lunghi anni mandò avanti le cose con serietà, disciplina e rigore, senza farsi scalfire da niente e da nessuno.
Tutto pareva filare liscio, ed ormai New York si era abituata ad un capofamiglia donna.
Ma qualcuno continuava a non essere d'accordo.

-Cosa stai cercando di dirmi, Mike?-

-Papà è morto ormai, Maggie. Il suo posto non spetta a te, ma a me.-

-Tuo padre aveva deciso che fossi io la persona più adatta a prendere il suo posto. Santino era morto, Fredo era a Las Vegas e tu in Sicilia, c'ero solo io.-

-Ti ringrazio per avermi sostituito egregiamente per questi anni, ma ora il tuo tempo è finito. Ora comincia il mio. E poi, andiamo, questa storia di un Padrino donna...-

-Ti sembra così strano?-

-Sì. Mi sembra strano. Ho preso per te e per i tuoi figli dei biglietti per la California. Andrete lì e ci rimarrete fino a nuovo ordine, non ti voglio più negli affari della famiglia, sono stato chiaro?-

-Mike, perché mi fai questo?-

-Non sono Mike, sono il tuo Padrino. E quando il Padrino fa una domanda tu rispondi. Ho detto: sono stato chiaro?-

Michael era cambiato. Non capiva perché, ma da quando era andato in Sicilia a seguito dell'omicidio di Sollozzo non era più il figliuolo diligente e rispettoso ch'era sempre stato.
No, era divenuto cupo. La macchia di sangue sul suo cuore e sulle sue mani aveva preso il sopravvento sulla sua ragione.

-Non ti lascerò prendere il posto di Santino, Michael.-

La voce strozzata dalle lacrime impedì a Maggie di essere presa sul serio da Michael.
Ma la prudenza per il giovane neo Padrino non era mai troppa, per cui...

-Sai cosa devi fare.-

Mormorò a Clemenza, dopo che la donna ebbe lasciato il suo ufficio.
Lo stesso giorno, poche ore dopo, Maggie Corleone venne assassinata da un intero caricatore di fucile Thompson, mentre accompagnava suo figlio Santino a casa dopo scuola.

-Michael... non sei stato tu, vero?-

La moglie di Michael, Key Addams, aveva sempre avuto sospetti riguardo al "nuovo Mike", ed era terrorizzata al sol pensiero che suo marito sarebbe potuto arrivare al punto di far assassinare una delle persone a lui più care.

-A fare cosa?-

-A fare uccidere Maggie.-

Michael non esitò: guardò sua moglie dritta negli occhi, e le rispose con una calma e pacatezza quasi inquietante.

-No.-

Mentiva. Mentiva a sé stesso e a sua moglie.
Mentiva senza sensi di colpa, e ad altrettanto cuor leggero celebrò il rito funebre di Maggie, privo risentimento alcuno.
Quando fu ormai solo davanti a quella lapide, poggiò una margherita sulla candida lastra marmorea, assieme alla foto di famiglia del matrimonio di Connie.

-Mi hai obbligato. Tu e Sonnie sarete felici ora.-

Michael non aggiunse altro.
Si congedò, lasciandosi alle spalle una tomba a cui non fece mai più visita.

 

  
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