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Autore: Seki    13/07/2009    8 recensioni
-Sai…- riprese l’ungherese, dopo qualche secondo di silenzio -Sono contenta che tu sia venuto, nonostante tutto. Non credevo che avresti accettato…-
Gilbert la osservò, osservando ogni dettaglio del suo viso, incorniciato dai capelli, lasciati liberi anche in quell’occasione da intricate acconciature, gli occhi verdi e brillanti leggermente velati di vergogna a quella piccola confessione.
Era bella.
E non era per lui.
Prussia chiuse gli occhi rossi per un secondo, per poi riaprirli e puntarli in quelli di lei, lasciando che le sue labbra si piegassero in un sorriso sornione.
-Stai scherzando? E io mi sarei dovuto perdere la tua dichiarazione di femminilità? Ora non potrai più sperare di diventare un uomo…non credo che Roderich ne sarebbe felice sai?- Prussia rise, mentre nel braccio si propagava una fitta di dolore causata dal pugno di lei.
PrussiaxUngheria
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: Dovrebbe, teoricamente. essere ambientata durante la formazione dell’alleanza Austro-ungarica, ma non mi sono documentata in merito perché l’ho scritta di getto (chiedo umilmente perdono)

Inoltre questa è un ficc senza troppe pretese, essendo stata scritta all’improvviso ed essendo la prima che scrivo su Hetalia, perciò prendetela un po’ così com’è O_O

E per di più ho la dannata paura che siano tutti OOC! çAç

E inoltre non ha alcun senso logico e io personalmente la trovo orribile ma dettagli

 

~Can I have this last Dance?

Fin dalla prima volta che i suoi occhi rossi avevano incontrato le iridi smeraldine di lei c’erano state scintille.

I loro mondi così diversi –e nello stesso tempo così simili- li avevano sempre portati ad essere in disaccordo tra loro, e più di una volta questo gli era costato un mal di testa insopportabile a causa dei duri colpi che la cara e dolce Eliza gli infliggeva con la sua padella.

Eppure, ora, mentre la osservava sorridere felice al fianco di quel damerino di Austria, Gilbert non poteva fare a meno di far riaffiorare alla mente le poche volte in cui erano stati alleati, e, nel contempo, pensare a quanto fosse stato stupido credere che, un giorno, sarebbe riuscito ad averla.

La mano del ragazzo corse istintivamente al bicchiere posto sul tavolo di fronte a lui, e la bocca si ritrovò a bere avida il liquore –era sicuro che fosse alcool, ma la provenienza gli era sconosciuta e nemmeno gli interessava dopotutto- contenuto in esso.

Dannato matrimonio

Ancora non capiva perché avesse accettato quel maledetto invito.

Forse avrebbe dovuto dichiarare guerra a suo fratello per averlo convinto...

La verità era che aveva voluto vedere Elizaveta per l’ultima volta, prima che sparisse, inghiottita dalla terra di Roderich, ma ora che l’aveva davanti agli occhi, felice e bella come non mai, si sentiva un perfetto idiota per aver dato ascolto a quel capriccio.

-Che fai tutto solo?- la voce di suo fratello Germania lo raggiunse, risvegliandolo dai suoi pensieri e coprendo la musica da ballo che riempiva la sala.

-E’ un matrimonio, West! Che vuoi che si faccia? Si mangia si balla e si beve!- rispose Prussia, svuotando in un solo sorso quel che restava del contenuto del bicchiere che ancora stringeva nella mano destra.

Ludwig osservò il fratello: Gilbert era seduto in maniera scomposta di fronte al tavolo dalla coppia, con tutta l’aria di non essersi mai alzato da li, come prova, lo smoking nero –quello elegante, da utilizzare nelle occasioni speciali- si era irrimediabilmente stropicciato. Gli occhi rossi fissi su Ungheria, intenta a ridere e scherzare con il giovane Feliciano e suo fratello Lovino.

-Le hai parlato?- chiese di getto il tedesco.

Prussia sussultò appena e arrossì leggermente. rispose, fingendo la fin troppo chiara allusione del fratello.

Germania sospirò: era sempre lo stesso, e non sarebbe cambiato mai.

-Vai almeno a farle gli auguri…- propose esasperato, sperando in questo modo di smuovere un po’ quella situazione che da ormai da molto -troppo- tempo andava avanti.

-…- Gilbert rimase in silenzio, abbassando gli occhi e concentrandosi sul bicchiere, ormai vuoto, e sui giochi di luce che andavano a crearsi sul cristallo lucido dello stesso, mentre intorno a lui la musica mutava.

-Gilbert…-

-D’accordo!- esclamò il prussiano, alzandosi e abbandonando il bicchiere sul tavolo.

-Fuck!- imprecò tra i denti, mentre, sotto lo sguardo curioso di Germania, andava a dare il definitivo addio alla Nazione più bella e irraggiungibile che avesse mai incontrato.

Gilbert si avvicinò ad Elizaveta dal dietro, mentre l’ungherese –finalmente libera dalle chiacchiere sulla pasta e i pomodori delle due Italia- sorseggiava tranquilla un bicchiere di quello che, molto probabilmente, era il miglior champagne che Francia potesse offrire.

-Non ti danno un attimo di tregua, eh?-

Ungheria si voltò, sorpresa, per ritrovarsi di fronte il sorriso sfacciato –ma così familiare- di Prussia, che la osservava divertito con le braccia incrociate al petto.

-Sai com’è…sono la festeggiata, dopotutto- rispose la ragazza, sorridendo.

-Credevo che lo fosse anche Austria-

-oh, Roderich è impegnato a discutere con Svizzera…certe cose non cambiano mai- Ungheria ridacchiò, appoggiando il flute su un tavolo poco distante.

-Sai…- riprese l’ungherese, dopo qualche secondo di silenzio -Sono contenta che tu sia venuto, nonostante tutto. Non credevo che avresti accettato…-

Gilbert la osservò, osservando ogni dettaglio del suo viso, incorniciato dai capelli, lasciati liberi anche in quell’occasione da intricate acconciature, gli occhi verdi e brillanti leggermente velati di vergogna a quella piccola confessione.

Era bella.

E non era per lui.

Prussia chiuse gli occhi rossi per un secondo, per poi riaprirli e puntarli in quelli di lei, lasciando che le sue labbra si piegassero in un sorriso sornione.

-Stai scherzando? E io mi sarei dovuto perdere la tua dichiarazione di femminilità? Ora non potrai più sperare di diventare un uomo…non credo che Roderich ne sarebbe felice sai?- Prussia rise, mentre nel braccio si propagava una fitta di dolore causata dal pugno di lei.

Mentalmente il ragazzo ringraziò che per quell’occasione così speciale, Eliza avesse optatato per lasciare a casa la sua fidata padella.

-Sei un idiota Gilbert!- sibilò, stizzita, la ragazza

-Dai Ungheria, scherzavo!- tentò di calmarla Prussia, ma ormai Ungheria non lo ascoltava più.

La ragazza gli dava le spalle, ma non accennava ad andarsene.

Sapeva che stava aspettando le sue scuse.

Sapeva anche che effettivamente avrebbe dovuto porgergliele.

Ma tra loro le cose non erano mai andate così, e lui di certo non le avrebbe cambiate in quel momento.

Era sempre la stessa storia: lei si offendeva per qualcosa che lui diceva, e ogni volta lui faceva qualcosa di stupido per farsi perdonare –o semplicemente per distrarla.

Sarebbe stato lo stesso anche quella volta, doveva solo trovare qualcosa che lo aiutasse a farsi perdonare quell’ultima battuta.

Fu la musica a venirgli in soccorso.

E mentre il pianoforte rilasciava le dolci note di un valzer, per la prima volta Prussia ringraziò Austria, senza il quale quello strumento non sarebbe stato presente.

-Ehi, Eliza- la ragazza non diede segno di aver sentito la voce del prussiano, ma Gilbert sorrise.

La conosceva, e sapeva che il suo orgoglio non le avrebbe permesso di arrendersi subito.

-Eliza…- la chiamò una seconda volta, ma l’unica risposta che ebbe fu un leggero scossone della chioma dell’ungherese.

-Elizaveta…andiamo…-

-Che diavolo vuoi ancora, Prussia?- fredda e stizzita. Il suo nome sostituito con quello della sua nazione, e leggermente rimarcato, come a significare che non era ancora del tutto incline a perdonarlo. Ma gli aveva risposto. Era comunque un buon segno.

- Elizaveta….vuoi ballare?-

L’ungherese si voltò ad osservare il ragazzo. I suoi occhi verdi ora erano colmi di stupore.

Si sarebbe aspettata di tutto da Gilbert -che desse fuoco alla stanza,ad esempio- qualsiasi cosa, ma sicuramente non quello.

-Come scusa?- chiese, il tono stupito, di chi non crede a ciò che vede.

-ti ho chiesto se vuoi ballare…- la voce di Gilbert era leggermente roca, il suo corpo era teso e si sentiva un perfetto idiota, ma nulla al mondo gli avrebbe fatto sprecare quell’unica e ultima occasione che aveva. -Balla con me, Eliza-

e la Prussia tende la mano all’Ungheria.

La ragazza osservò quella mano, che improvvisamente le apparve tanto grande, indecisa sul da farsi.

poi una flebile risposta dalle sue labbra ancora insicure e incerte sulla decisione presa -…si-

 e l’Ungheria afferra la mano della Prussia

Gilbert sorrise dolcemente, un’espressione che Eliza non aveva mai visto sul suo volto, ma che si ritrovò a definire bellissima, mentre accompagnava la sposa di Austria al centro della sala, vicino alla musica.

Lentamente e in silenzio, quasi fosse timoroso di distruggere quel momento, Gilbert porto la mano destra a sfiorare il fianco della ragazza, mentre quella di lei si posava lieve sulla sua spalla e le loro mancine si intrecciavano.

Mossero i primi passi timorosi, insicuri e imbarazzati da quell’improvvisa vicinanza.

-Hai sempre delle strane idee tu…- disse Ungheria, nella speranza di riportare quella situazione alla normalità, o per lo meno di alleggerire un po’ l’atmosfera.

-Non mi sembra che la mia idea ti sia dispiaciuta…stai ballando con me no?- Gilbert sorrise di nuovo, e di nuovo in quel modo che Elizaveta non aveva mai visto.

-Roderich non la prenderà bene- sussurrò divertita la ragazza, al pensiero del novello sposo che la vedeva ballare con il suo nemico di sempre

-Se ne farà una ragione…- rispose Prussia ridacchiando, mentre scoccava un’occhiata veloce all’austriaco, intento a discutere con Ludwig, dando loro le spalle.

Il ragazzo sorrise: avrebbe dovuto ringraziare suo fratello, dopo.

-Perché sei venuto, Gilbert?- la domanda di Elizaveta colse impreparato il prussiano, che riportò la sua attenzione sulla ragazza, osservandola leggermente stupito.

-Te l’ho già detto no?- rispose sorridendo -è il motivo per cui tu ti sei arrabbiata e io ti ho invitato a ballare per farmi perdonare, non farmelo ripetere sennò il mio tentativo di riappacificazione fallisce miseramente…-

Ungheria abbasso il capo, andando ad appoggiare la fronte sul petto di Prussia, mentre la presa sulla spalla del ragazzo si faceva appena più salda.

-è solo per quello?- sussurrò.

Gilbert non rispose.

Qualunque risposta le avrebbe dato sarebbe stata falsa.

Qualunque risposta le avrebbe dato sarebbe stata quella sbagliata.

Eppure in un modo o nell’altro gliel’avrebbe detto.

Perché nonostante fosse stato sconfitto lui non si sarebbe mai arreso.

Perché lui era la Prussia, e la Prussia non si arrendeva senza combattere.

Se solo ti avessi detto la verità da subito

- Wenn nur ich hatte den Mut, Ihnen zu sagen, Ich liebe dich*- sussurrò Gilbert, stringendo di più a se l’Ungheria, la sua Eliza…la sua Eliza che ora era la sposa di Austria.

Elizaveta alzò la testa, per osservare il volto del prussiano e posare le sue iridi in quelle scarlatte di lui.

-che significa?-

-Nulla d’importante…- sminuì Gilbert, regalandole un nuovo sorriso.

Ungheria si fermò, interrompendo il ballo e liberandosi da quell’abbraccio troppo caldo, troppo perfetto, troppo Gilbert.

-Ostoba*…- sibilò, in modo che solamente lui potesse udirla.

-….dimentichi forse che vivo con un Austriaco?- gli chiese, mentre le sue guance si tingevano leggermente di rosso.

Gilbert sorrise.

Gentilmente prese le prese la mano destra e la guardò negli occhi.

-Allora…non hai bisogno di una traduzione…-

Delicatamente posò le labbra sulla pelle rosea della mano di lei, posandovi un dolce bacio.

Il primo.

L’ultimo.

L’unico possibile.

-…né io di una risposta- sussurrò Prussia, liberandola dalla sua stretta gentile.

- Auf Wiedersehen, liebe mein*- un inchino, prima di voltarle le spalle.

Prima di andarsene.

Prima di sparire per sempre dalla vita dalla persona che amava.

Velocemente Gilbert raggiunse l’uscita. Non fu sorpreso di trovare suo fratello ad aspettarlo.

-Andiamo?- chiese il tedesco

Gilbert si limitò ad annuire ed a seguirlo.

 

Elizaveta rimase ferma, nell’esatto punto in cui Gilbert l’aveva lasciata –questa volta davvero per sempre- con gli occhi puntati sulla figura del prussiano che si allontanava.

- ha csak azt mondta volna mielőtt, Gilbert- sussurrò a se stessa.

Una lacrima solitaria abbandonò il rifugio sicuro delle sue ciglia e scese lungo la sua guancia, mentre si stringeva al petto la mano che portava ancora il ricordo delle labbra di lui.

-Eliza, che stai facendo? Vieni!- la voce di Roderich la richiamò alla realtà.

Gilbert se ne era andato.

Lei ora era sposata con Austria.

Ungheria si asciugò la guancia con il dorso della mano –l’altra mano.

-Arrivo…-

Un’ultima occhiata verso la porta.

Ma lui non c’era già più.

Sospirando, l'Ungheria voltò le spalle alla Prussia.

Sospirando entrambi ricorderanno quell’ultimo ballo

 

 

 

 

Note:

*wenn nur ich hatte den Mut, Ihnen zu sagen, Ich liebe dich =se solo avessi il coraggio di dirti ti amo (Tedesco).

*Ostoba= stupido(Ungherese)

*Auf Wiedersehen, liebe mein= Addio, amore mio (Tedesco)

*ha csak azt mondta volna mielőtt, Gilbert =se solo lo avessi detto prima, Gilbert (Ungherese).

   
 
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