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Autore: Alley    30/10/2018    2 recensioni
“Ricordatevi di---”
“---scriverti.”
“E di---”
“---stare attenti.”
“E---“
Prima che possa finire, Castiel lo zittisce premendo le labbra contro le sue. “Staremo bene” lo rassicura dopo essersi ritratto. “Vero, Jack?”

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Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Pillole di bunker '
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“Dovresti parlargli.”
 
“Per dirgli che la trovo una pessima idea?”
 
“Per dargli la tua approvazione.” Le dita di Castiel scivolano pigramente lungo la porzione di pelle dove campeggiava la cicatrice lasciata dalla lama di Kaia. È stato lui stesso a farla sparire dopo avergli sfilato la maglia, a premerci contro il palmo e poi la bocca, nel tentativo di strappare via anche il brutto ricordo a cui era legata. “Significherebbe molto per lui.”
 
Dean si rilassa sotto l’effetto del tocco e si stringe al petto di Castiel, rintanandosi nel calore emesso dal suo corpo. È familiare, ma talmente diverso da tutto ciò che ha provato nelle ultime settimane – freddo ed un immenso, sconfinato senso di vuoto – da sembrare al contempo qualcosa di totalmente nuovo.
 
“Sei sicuro che sia pronto? Insomma, è stato bravo, ma andare sul campo è un’altra cosa.”
 
“Lascerò che si occupi della parte investigativa. Sarà un buon allenamento, e gli darà fiducia. Al resto penserò io.”
 
Dean butta fuori un respiro nervoso, e si irrigidisce appena. Non si illude che Castiel non se ne sia reso conto.
 
“Non ti fidi di me?”
 
“Certo che mi fido” risponde prontamente. Non gli avrebbe dato libero accesso alla sua mente, se così non fosse stato; non sarebbe lì, in quel letto, a mostrarsi vulnerabile come non si è concesso di essere con nessun altro. “È solo---” Prende la mano che Castiel gli tiene poggiata sul fianco; se la porta all’altezza del viso, e la guarda, poi ne accarezza il palmo con la punta delle dita. “---vorrei che non te ne andassi.”
 
Il pensiero si è fatto strada dentro di lui tutte le volte che Castiel è stato in procinto di lasciare il bunker, durante quegli anni, ma si è sempre guardato dal dargli forma.
 
Adesso è diverso. Adesso che la sua coscienza è stata prigioniera della volontà di qualcun altro e che la sua voce è stata costretta in parole non sue – cos’è che vuoi? - avverte il bisogno di esprimersi con un’urgenza che non ha mai sentito prima.
 
“Qualcuno deve occuparsi del caso. Preferisco essere io, quel qualcuno.” Castiel chiude la mano, stringendo con gentilezza quella di Dean. “E poi, potrai usarlo come pretesto per farti perdonare.”
 
“Ho detto che non volevo fare lo stronzo.”
 
“Non lo hai detto a lui.” 
 
“Sai che non sono bravo con le scuse.”
 
Castiel si porta le dita di Dean alle labbra e preme la bocca contro le nocche, depositandovi un lungo bacio. “Saprai come fare.”
 
*
 
Jack tiene gli occhi rivolti al foglio su cui è impilata una serie di voci a mo’ di elenco. Su una delle sedie è poggiato un borsone semipieno; tutt’intorno sono sparsi oggetti che attendono di esser riposti al suo interno.
 
Castiel è seduto dall’altra parte del tavolo in veste di supervisore.
 
“Proiettili d’argento, sale, spazzolino da denti---”
 
“---aspirine.” Quando incrocia lo sguardo di Dean, Jack è percorso da un fremito di sorpresa. Dean varca la soglia della cucina e compie qualche passo verso di lui, stando attento a tenere il sacchetto nascosto dietro la schiena. “Sei raffreddato, no?”
 
A quelle parole, Jack si rabbuia di colpo. “Uh, sì” farfuglia, il pezzo di carta che si accartoccia sotto la pressione delle sue dita. “Niente di cui preoccuparsi.”
 
Dean si convince che la reazione abbia a che fare con la stroncatura che gli ha riservato qualche ora prima; pertanto, manda il discorso nella direzione che aveva in programma di fargli intraprendere sin da principio.
 
“Cas mi ha detto che hai salvato la giornata.”
 
L’ombra sul viso di Jack viene squarciata da un lampo di orgoglio. “Lora sta bene” dice contento; fa scorrere lo sguardo lungo il tavolo e l’equipaggiamento che lo ricopre, fino a raggiungere la postazione di Castiel. Deve trovare in lui qualcosa in grado di rassicurarlo, perché, seppur con cautela, si decide ad aggiungere: “Ti ha detto anche che andiamo a caccia?”
 
“Me lo ha detto.”
 
“E…?”
 
Questa volta, è Dean a spostare lo sguardo oltre le spalle di Jack e a posarlo su Castiel; lui lo invita ad esprimersi con un gesto del capo.
 
“Vi ho preparato dei sandwiches.” Così dicendo, Dean tira fuori il sacchetto e lo allunga a Jack. “Nel caso vi venisse fame durante il viaggio.”
 
Jack guarda la busta di cartone, poi Dean e poi ancora l’incarto che gli è stato porto; un ultimo attimo di esitazione, e lo afferra. “Pensavo che non valessi un soldo bucato come cacciatore, per te.”
 
Dean sonda di nuovo la reazione di Castiel; il cenno che gli viene rivolto è più eloquente ed energico del precedente.
 
“Mi sbagliavo.”
 
*
 
“Ricordatevi di---”
 
“---scriverti.”
 
“E di---”
 
“---stare attenti.”
 
“E---“
 
Prima che possa finire, Castiel lo zittisce premendo le labbra contro le sue. “Staremo bene” lo rassicura dopo essersi ritratto. “Vero, Jack?”
 
“Certo.” Sono fermi ai piedi della scala che conduce alla porta d’ingresso. Jack ha lo zaino in spalla e un’espressione entusiasta in volto. “Ciao, Dean. E grazie per i sandwiches.”
 
A quel punto, si lancia lungo i gradini.
 
“E tu?” chiede Castiel, una punta di apprensione nella sua voce. Il tono è basso, appositamente modulato per impedire a Jack di sentirlo. “Starai bene?”
 
Dean guarda Jack, e poi Castiel. La risposta fuoriesce più sincera di quanto si sarebbe aspettato. “Sì.”
  
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