Era mattina presto e una
ragazza con un semplice abito scuro e lunghi capelli biondi stretti
in un'elaborata acconciatura ormai quasi del tutto sfatta era in
piedi da chissà quanto tempo davanti alla lapide posta sulla
tomba
che di lì a poco avrebbe ospitato il corpo martoriato del
suo
giovane marito. Da quando era arrivata, non aveva ancora smesso di
riflettere confusamente su pensieri e sentimenti che da giorni le
agitavano il cuore mentre le lacrime le rigavano, per l'ennesima
volta, il bel viso arrossato dal pianto.
La guerra che da mesi
infuriava contro il sovrano di un paese vicino le aveva davvero
portato via tutto adesso, e anche se spesso le capitava di avvertire
al suo fianco i cari che non avrebbe mai più rivisto, non
poteva
evitare di sentirsi sempre più simile agli zombie che
popolavano gli
antichi racconti della piccola cittadina in cui era nata e cresciuta.
Pallida e smagrita, si aggirava infatti per la casa con un'andatura
leggermente barcollante e gli occhi vuoti che si stupiva trovassero
ancora lacrime da versare ogni volta che i suoi pensieri tornavano al
suo amato Natsu, che partendo per la guerra, le aveva promesso
sorridendo che sarebbe tornato da lei.
Allora, sia pur preoccupata,
gli aveva creduto come sempre attendendo per mesi di rivederlo e
corrergli incontro con gioia, ma pochi giorni prima aveva ricevuto la
terribile notizia da cui, lo sapeva, non si sarebbe mai ripresa. Quel
ragazzo dagli insoliti capelli rosa era sempre stato al suo fianco
fin da quando aveva memoria e non si capacitava che proprio a lui
fosse toccata una simile sorte. Quando il suo corpo era tornato a
casa, molte persone avevano cercato di convincerla a non vederlo, ma
Lucy, questo era il suo nome, non aveva voluto sentire ragioni.
Decisa a riabbracciarlo per l'ultima volta, nonostante la
consapevolezza che il suo amato non avrebbe potuto risponderle, gli
si era avvicinata senza però nemmeno sfiorarlo. Con un grido
strozzato era infatti svenuta all'istante tra le braccia di uno dei
servi, che, previdente, aveva pensato bene di seguirla per poi
riportarla nella sua stanza, dove lei si era svegliata solo dopo
diverso tempo ancora sotto shock e con le lacrime che all'istante le
erano sgorgate copiose dagli occhi mentre balbettava parole
sconnesse.
L'immagine che aveva visto
per un attimo prima di cadere nel buio era comunque riuscita a
imprimersi a fuoco nella sua mente riapparendole impietosamente
davanti, insieme al ricordo di quell'ultimo sorriso e di quella
promessa non mantenuta, ogni volta che abbassava le palpebre,
impedendole quindi di dormire e di fare praticamente qualsiasi altra
cosa che non fosse piangere. Tutto questo però, contro ogni
buonsenso, non le aveva impedito la mattina dopo di riprovarci,
nonostante l'immenso strazio, permettendole dopo qualche minuto di
sederglisi accanto e di accarezzargli delicatamente il volto e i
capelli come tante volte aveva fatto fin da quando era bambina. Il
loro rapporto era sempre stato speciale e non poteva credere che
fosse finito in quel modo così orribile. Il suo Natsu, da
quel poco
che era riuscita a capire da discorsi sussurrati che aveva colto per
caso, doveva aver sofferto molto prima di andarsene e Lucy, suo
malgrado, riusciva quasi a vedere la sua lenta agonia ogni volta che
i suoi occhi lo percorrevano tristi e amorevoli. Per questo motivo
non voleva lasciarlo, ignorando le urla della sua anima e del suo
cuore infranto, e così si era ridotta a passare le ore sulla
poltroncina che aveva sistemato al suo fianco, in preda a pensieri
sempre più oscuri, mentre la sua stessa vita sembrava
scivolarle via
insieme alle lacrime che percorrevano continuamente il suo volto.
In realtà la sua cameriera
personale Virgo, come del resto molti dei servi che dimoravano con
lei in quell'enorme villa che era stata il loro nido d'amore, aveva
provato più volte a portarla via di lì e tirarle
su il morale, ma
di risultati ne aveva ottenuti ben pochi, e il fatto che si
trovassero isolati a Magnolia a causa della guerra, non aiutava di
certo.
In un attimo di relativa
lucidità, la giovane aveva scritto disperata alle sue
più care
amiche in cerca di un minimo di conforto, ma a parte qualche parola
di sentita partecipazione alla tragedia che l'aveva colpita, non
aveva ricevuto altro, e sebbene nessuna delle ragazze avesse osato
dirglielo, era quasi certa che non si sarebbero nemmeno presentate al
funerale lasciandola davvero sola quando avrebbe avuto più
bisogno
di loro. Non poteva però fargliene una colpa visto che Levy
e le
altre fanciulle dell'alta società con cui era cresciuta,
trasferitesi altrove in seguito al matrimonio, erano bloccate come
lei nelle rispettive case in attesa del marito. Le strade infatti
avevano smesso da tempo di essere sicure e di certo nessun civile,
volente o nolente, si sarebbe azzardato a uscire dal proprio piccolo
ambiente per fare visite di cortesia...
“Perchè,
Natsu? Perchè?”
si ritrovò a chiedere a un certo punto Lucy, con le mani
premute
sulla bocca per trattenere le urla e le spalle scosse dai singhiozzi,
cercando di scacciare dalla sua mente, per l'ennesima volta, le
terribili immagini che erano diventate la sua ossessione. Le sembrava
di vivere in un incubo da cui non c'era modo di svegliarsi e
d'istinto, come se il ragazzo si trovasse davanti a lei,
allungò una
mano per toccarlo in cerca di un abbraccio consolatorio, ma le sue
dita incontrarono solo la fredda pietra grigia della lapide che aveva
fatto preparare nel loro posto preferito di quell'immenso giardino,
il luogo in cui tante volte si erano incontrati da bambini per
giocare insieme nonché quello che aveva assistito alla sua
proposta
di matrimonio, e la giovane ebbe un fremito a quel contatto
inaspettato. Per un attimo le era sembrato davvero che l'immagine che
aveva costantemente davanti agli occhi fosse reale e tutto si confuse
di nuovo mentre un velo di lacrime le offuscava ancora la vista.
Non ne poteva più di sogni
e allucinazioni e per l'ennesima volta invocò Natsu, i suoi
genitori, gli amici scomparsi, la morte stessa di venire a prenderla
e donarle finalmente la pace, ben sapendo che, con ogni
probabilità,
non sarebbe stata ascoltata. Perchè non poteva raggiungerli
anche
lei e smettere così di soffrire?
Si appoggiò meglio alla
lapide cominciando inconsciamente ad accarezzarla mentre, piangendo,
si lasciava scivolare lentamente lungo la superficie finchè
non
avvertì qualcosa pungerle inaspettatamente la pelle. A quel
punto
spalancò gli occhi spaventati e un po' folli ricordando
l'oggetto
duro che aveva nascosto sotto il corpetto del vestito prima di uscire
di nascosto alle prime luci dell'alba.
Sorpresa per essersene
dimenticata, lo tirò fuori meccanicamente contemplandolo per
un
attimo e subito i ricordi a cui esso era legato riapparvero nella sua
mente da quello che le parve un lontano passato. Non avrebbe mai
dimenticato il giorno in cui Natsu, che per pura fortuna si trovava
nelle vicinanze, l'aveva difesa con quel pugnale da un gruppo di
banditi che aveva assaltato la sua carrozza, rimanendo ferito. Era
successo una sera mentre tornava a casa dopo il tramonto, e come
nelle favole, il suo migliore amico, nonché suo amore
segreto, era
sbucato fuori dal nulla per dare manforte alle sue guardie che
stavano avendo la peggio. Da allora il suo affetto e la sua
ammirazione nei suoi confronti erano cresciuti a dismisura facendola
quasi saltare di gioia quando questi, qualche tempo dopo, le aveva
chiesto di sposarlo in quello stesso luogo che ora la ospitava.
Sorridendo alla sensazione
delle sue labbra che le sfioravano la mano, Lucy sorrise mesta
stringendo l'oggetto che, aveva scoperto in seguito, gli era stato
regalato dal suo defunto padre Igneel poco prima della sua morte. Era
per questo che Natsu non aveva mai perso l'abitudine di portarlo
sempre con sé anche quando avrebbe potuto permettersi ben
altre
armi, e sapendo quanto lui ci tenesse, la sera in cui l'aveva visto
in un angolo insieme alla sua spada e alle pistole dopo aver salutato
il suo corpo senza vita prima di andare a letto, non aveva potuto
fare a meno di prenderlo di nascosto e portarlo in camera con
sé,
per poi adagiarlo sotto il cuscino come se fosse un tesoro prezioso.
Non temeva certo attacchi di qualunque genere che rendessero
necessaria la presenza di un pugnale a portata di mano nella
sicurezza della sua stanza, ma era stato l'istinto a suggerirglielo e
la notte che aveva trascorso stringendolo tra le dita era stata
forse, stranamente, l'unica in cui fosse riuscita a riposare un
pochino.
Distratta da un brivido che
veniva da dentro e dall'ennesimo singhiozzo, incapace di afferrare
anche solo uno dei mille pensieri che le vorticavano in testa nello
stesso momento, la ragazza rimase ferma a fissarne il manico per un
tempo indefinito limitandosi semplicemente a flettere di tanto in
tanto le dita intirizzite mentre cercava di decidersi. Come era
accaduto la sera in cui l'aveva trovato in quel mucchio di armi, le
sembrava quasi che l'oggetto la chiamasse invitandola a tirarlo fuori
e rigirarselo tra le mani senza la custodia che la proteggesse, ma
non aveva il coraggio di farlo. Sapeva che Natsu e la sua cara mamma
non avrebbero approvato questa sua decisione, ma come poteva lei
continuare a vivere senza più alcun tipo di conforto? Altre
lacrime
le sgorgarono dagli occhi mentre cercava di pensare a delle valide
ragioni per restare viva, ma le poche persone che amava, con le mani
tese verso di lei ma troppo distanti per poterle raggiungere,
impallidirono velocemente ritornando ad essere piante e rocce, e nel
momento di massimo sconforto, fu solo l'illusione di quella calda di
Natsu sulla sua spalla a impedirle di compiere gesti inconsulti.
Incredula e confusa, si girò
speranzosa aspettandosi quasi, contro ogni logica, di vederlo accanto
a sé, ma le sue iridi scure e luccicanti di pianto
incontrarono solo
la lapide con su scritte le parole “Together
forever” che
vi aveva fatto incidere. In quell'istante pensò che non ci
fosse
niente di più vero, visto che da giorni non riusciva
più a
toglierselo dalla testa, ma ora la cosa non le sembrava per niente
positiva come aveva sempre creduto. Ripensò a quando sua
madre,
quand'era piccola, le aveva spiegato che le persone care le sarebbero
sempre rimaste accanto anche se la vita un giorno gliele avesse
fisicamente tolte, e di colpo tutti coloro che aveva perso negli anni
le riapparvero davanti con le loro voci e i loro sorrisi facendole
tendere una mano verso di loro per il desiderio di raggiungerli. In
fondo loro erano molti di più di chi era rimasto ed era
certa che la
stessero chiamando. Non potevano non volere che lei li raggiungesse,
giusto?
Inconsciamente sorrise a
quel pensiero cominciando ad avanzare lentamente, barcollando, in
direzione del suo miraggio, ma un refolo d'aria fresca la distrasse
di nuovo facendola fermare. Ad accarezzarle le spalle erano stati
semplicemente i capelli sfuggiti al fermaglio che aveva messo alla
meglio prima di uscire, eppure alla ragazza era sembrato che quel
tocco leggero appartenesse a delle mani che cercavano di attirare la
sua attenzione. Chi era che tentava di parlarle senza riuscire a
farsi sentire?
Si girò confusa con la
fronte aggrottata nel tentativo di scorgere il misterioso
interlocutore stringendo intanto il pugnale con tanta forza che se
questo fosse stato privo di fodero, si sarebbe sicuramente ferita.
Il leggero dolore sul palmo
della mano la costrinse a guardarla e osservare di nuovo l'oggetto
con paura e desiderio mentre altre lacrime ci cadevano sopra. Sarebbe
riuscita a usarlo per far cessare ogni tormento? Sentiva caldo e
freddo nello stesso tempo, la testa le doleva e le gambe faticavano a
reggerla. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era
uscita di casa ma era certa che a breve qualcuno si sarebbe accorto
della sua assenza, e il biglietto che aveva lasciato nella sua stanza
per Virgo non avrebbe lasciato molto spazio ai dubbi su quali fossero
le sue intenzioni.
Ripensò alle parole che
aveva scritto a fatica bagnando più volte il foglio e
mordendosi
forte le labbra per non farsi scoprire mentre chiedeva, se le fosse
successo qualcosa, di essere seppellita insieme al suo amato,
avvertendo persino in quel momento una minuscola punta di sollievo
all'idea che i servi che aveva sempre considerato amici o genitori
adottivi, avrebbero almeno ricavato qualcosa di buono da una simile
tragedia. Dando disposizioni affinchè fosse ritrovato quella
sorta
di testamento segreto che aveva lasciato per loro, aveva poi chiesto
scusa a tutti per aver deciso di abbandonarli in quel modo
confessando le ragioni che l'avevano spinta a farlo nella speranza
che capissero. Non era sua intenzione seminare altro dolore in un
mondo che già lo regalava a piene mani, ma non poteva
sopportare
oltre di vivere senza Natsu...
Avvertì l'ennesima ferita
straziarle il petto come era sicuramente successo a lui quando aveva
incontrato il suo destino sul campo di battaglia e questa volta le
sfuggì quasi un grido immaginandone la sofferenza. Aveva
sofferto
come stava soffrendo lei in quel preciso istante? Non lo sapeva ma
presto non avrebbe più avuto importanza perchè,
se lo augurava con
tutto il cuore, di lì a poco si sarebbero riabbracciati e
consolati
a vicenda come avevano sempre fatto. “Together
forever”,
finalmente.
Si avvicinò di nuovo alla
tomba buttandocisi quasi contro mentre le gambe le cedevano
costringendola ad aggrapparvisi con tutta la poca forza che le
rimaneva nelle mani gelate di quel freddo innaturale.
Per qualche secondo rimase
lì ferma a piangere e tremare finchè il pugnale
non le sfuggì
quasi di mano. A quel punto lo guardò di nuovo, e con la
testa che
le girava e il respiro affannoso, si decise finalmente ad appoggiarsi
alla lapide con la schiena per poter vedere un'ultima volta il cielo.
“Perdonami
Natsu.
Perdonatemi tutti” esalò a fatica con uno strano
sorriso mentre
snudava l'arma, e di colpo, dopo un'ultima esitazione, se la
affondava con forza nel petto nello stesso momento in cui una voce
disperata chiamava in lacrime il suo nome.
Virgo, trovato il biglietto
indirizzato a lei nella stanza della ragazza quando era andata a
svegliarla per prepararla come sempre a quell'orribile giornata, non
era riuscita a trattenersi facendosi sentire in tutta la casa con
immenso terrore dell'intera servitù.
In un attimo successe il
finimondo ma Lucy Heartphilia, nel suo piccolo angolo tra Inferno e
Paradiso, non poteva saperlo e quando a qualcuno venne in mente di
andare a cercarla lì, la trovò morta ai piedi
della lapide con
un'espressione finalmente serena e il pugnale di Natsu conficcato nel
cuore...
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie mille per essere arrivati fin qui (davvero,
meritereste un premio)! Spero di non aver causato vittime con questa
storia tanto triste, ma se può consolarvi, sappiate che
anch'io sono
quasi annegata mentre scrivevo... :'(
Probabilmente
non è una fic molto adatta ad Halloween, ma tra le tante
immagini
disponibili per partecipare all'iniziativa del forum c'era anche
questa, che mi ha ispirata subito la disperazione della povera Lucy
di fronte alla tomba del suo Natsu e le dita si sono praticamente
mosse da sole.
Nel
caso in cui qualcuno avesse dato un'occhiata al mio ennesimo delirio
(e qui complimenti davvero per il coraggio, vista anche
l'introduzione! ;) XD), gli sarei molto grata se volesse farmi sapere
il suo parere, ma ovviamente ringrazio con tutto il cuore anche chi
si è limitato a leggere. :)
Per
chi ancora non lo sapesse, vi informo di aver creato tempo fa un
gruppo facebook principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche
sugli anime e manga in generale. Per il momento siamo ancora in
pochi, ma saremo felicissimi di accogliervi tra noi a questo
indirizzo:
https://www.facebook.com/groups/1510227842609212/?ref=bookmarks.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da dire, per ora, quindi buonanotte a tutti e
buona giornata per domani.
Alla
prossima!
Ellygattina