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Autore: Uptrand    01/11/2018    7 recensioni
La guerra contro i grigi è terminata vittoriosamente. Andiamo a vedere come sono cambiati gli equilibri di potere e come trascorrono le loro giornate gli uomini e donne della Noveria Corps.
Queste storie hanno lo scopo di far conoscere meglio i vari personaggi.
In altre raccolte "Dopoguerra 2" e "Dopoguerra 3" parlerò dei personaggi delle altre fazioni.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Isabella poteva dire di non capire il lavoro di modella, le sembrava senza senso per non parlare della gente che seguiva la moda che considerava come idioti. 
Tutti dicevano che era bella, lo erano i suoi capelli biondi, gli occhi di un azzurro profondo e cristallino e il suo corpo perfetto. Lei non capiva perché sarebbe dovuto importare ad altri?
Il lavoro da assassina le sembrava molto più razionale. 
Non comprendeva come il fatto che lei indossasse un vestito, potesse interessare ad altre persone. Perché avrebbero dovuto comprarlo per la sola ragione che lei l'aveva indossato, per un paio di minuti in una sfilata? 
Ma la cosa che davvero non riusciva a comprendere era il concetto di “moda”. Perché qualcuno si sarebbe dovuto adeguare, anche solo per il vestire, a quello che dicevano dei tizi da qualche parte?
Almeno il lavoro non era difficile, le avevano spiegato che avrebbe dovuto atteggiarsi o portare i vestiti in un certo modo. Sarebbero servite diverse ore di lezioni. 
Lei imparò tutto in pochi minuti. Lettura del corpo, con questa sua abilità innata imitò all'istante il modo di camminare delle modelle professioniste.
Fortunatamente per lei tutto era organizzato e gestito dalla Noveria Corps, ben consapevoli di non poter trattarla come qualunque altra modella. 
Non potevano “ gettarla via”, in caso di controversie sui contratti o problemi di qualsiasi natura. 
Il primo dei quali fu che Isabella risaltava troppo. 
Quando saliva sulla passerella tutti guardavano lei, non il vestito. 
Era troppo appariscente, questo era il problema. 
Dasha venne informata dell'inconveniente, la sua risposta « Lasciate che sfoggi tutto il fascino di cui è capace, le “pecore” seguiranno. » 
Ancora una volta il fiuto economico della signora di Noveria si era dimostrato esatto, tra modelle anonime prive di personalità Isabella spiccava come un diamante nel carbone.
Calcava le passerelle con ferocia, il pubblico era intimorito e per tale ragione attratto da lei. 
Nessuno parlava della linea di vestiti della Noveria Corps? Non importava perché tutti parlavano di Isabella. Come sempre in questi casi nacquero imitatori e fan che spesso erano la medesima cosa.
La vendita dei capi di moda aumentò, quello che avrebbe dovuto essere fondamentale divenne un semplice riflesso. 
Per gli stilisti era abbastanza frustante, ma tacevano. Bastava far indossare un indumento a Isabella e questo sarebbe stato venduto a migliaia. 
Il lavoro per lei non risultò particolarmente duro da un punto di vista fisico, allenata per combattere e uccidere il suo corpo poteva sopportare ben altro, ma da un punto di vista mentale fu estenuante. Aveva pensato che qualsiasi cosa dovesse fare l'avrebbe fatta su Noveria, vicino a Dasha, ma la realtà fu che per fare la modella doveva viaggiare di continuo.
Questo voleva dire stare distante da Dasha Weaver. 
Poteva anche accettare di non uccidere più liberamente come prima, non essendo più anonima, ma la lontananza dalla sola persona che non l'aveva fatta sprofondare nella pazzia fu dura. 
Ma i soldi possono risolvere molto problemi, una nave veloce poteva arrivare da Noveria in uno qualsiasi dei mondi del Consiglio in meno di quindici ore. 
Isabella incominciò a fare la pendolare ritornando su Noveria in media ogni quattro giorni.
Un funzionario zelante fece notare alla Weaver che quella spesa era superflua.
« Ha ragione, si tratta solo di un capriccio della donna che amo e da me permesso. Ma un suo capriccio vale più di lei, se vuole risparmiare posso cominciare a licenziare. » rispose freddamente la Weaver, senza neanche il disturbo di guardare in faccia chi le parlava. 
Il suo interlocutore si limitò ad abbassare la testa e ad uscire, senza neanche un saluto. 
La ferocia di Dasha negli affari era paragonabile a quella di Isabella nel combattere, niente di strano che tra le due donne fosse nata una profonda intesa. 
Per il resto Isabella non aveva problemi particolari, tenere sotto controllo la sua alimentazione per un fisico perfetto era l'ultimo dei suoi problemi. Essere biotici implicava un consumo energetico nettamente superiore, la sua normale attività sportiva smaltiva qualsiasi eccedenza. 
Le gare di scherma biotica e no le interessavano appena. Per qualcuno abituato a rischiare la vita, quegli incontri sportivi davano ben poca soddisfazione. 
Riguardo a qualsiasi altra limitazione, semplicemente non ne aveva. 
Tranne comportamenti violenti o altri socialmente non adatti, Isabella doveva solo apparire e attirare le enormi masse di gente insignificante. 
Lei reagì alla popolarità in un unico modo, l'indifferenza più totale. Quando le dissero qualcosa in merito lei non comprese perché le sarebbe dovuto interessare, allora Dasha le accarezzò la testa dicendo « Ben fatto. » solo allora sorrise, arrossendo leggermente mentre si gongolava nel piacere di averla fatta felice. 
Forte di questo cercò di impegnarsi al massimo, sopportando anche alcune stramberie di quei strani tizi chiamati fotografi. 
Una volta le chiesero di salire su un Kakilosauro, un grosso rettile usato dai krogan come cavalcatura, con un abito elegante per farsi fotografare. 
Lei guardò l'animale mentre nella sua mente si formulava la domanda su cosa potesse centrare quell'enorme lucertola con un vestito? Perché inserirlo nella foto avrebbe dovuto aiutare a vendere di più? Quanto potevano essere stupide gli individui per farsi influenzare da qualcosa di simile? 
Trasse un profondo respiro, doveva fare la brava come promesso a Dasha. Ma quando la rivide sbottò facendo ridere di gusto la Weaver. 
« Tesoro mio, questa si chiama mediocrità e insieme all'egoismo è la qualità più diffusa della galassia. Tutti vogliono qualcosa che non hanno e questo si chiama egoismo, la mediocrità è quando  di fronte qualcosa di bello ci si sente inferiori. Unisci queste due cose è otterrai che l'unica cosa che vogliono tutti è qualcosa di superiore a loro per rovinarlo o sentirsi superiore. Con te gli facciamo vedere qualcosa di bello, con la moda gli diamo modo la convinzione falsa di possedere qualcosa di superiore. Soddisfiamo il loro ego, ma alla fine è tutta un'enorme truffa le-ga-le. » 
Erano passati due anni da quel momento, la carriera di Isabella era più che mai all'apice sia come modella che campionessa di scherma normale e biotica. 
Un periodo di tempo tranquillo che donò alla donna una vita stabile, il programma phantom non poteva più infliggerle dolore.
Adesso era libera di comportarsi e parlare come voleva, se solo avesse saputo cosa farci. 
Stava imparando quello che un bambino apprende negli anni, ed era quello che cercava di fare seduta nel bar di un sontuoso grattacielo. Pavimento e pareti erano rivestiti con eleganti mosaici bianchi e neri, una musicista suonava uno strumento simile a un piano terrestre. 
Si sedette chiedendo « Due dita di whisky...e lascia la bottiglia. » la barista asari le lanciò un'occhiata in tralice ma ubbidì.
Lei non aveva la minima idea se il whisky le piacesse o quanto fossero due dita. In molti film umani era una frase ricorrente, aveva pensato che fosse normale chiederlo e di imitarli. 
Ricordava di averlo già assaggiata una volta in compagnia di Steve, ma non che sapore avesse perché era subito crollata ubriaca. 
Quella sera era decisa ad imparare a bere come qualsiasi altro adulto, era stufa di bere succhi di frutta come i bambini. 
Anche Dasha beveva affermando che l'alcool era perfetto per far riposare la mente, da adesso avrebbero potuto farlo assieme. 
Dentro di se portava un isotopo radioattivo e mortale di eezo, era ridicolo che non potesse sopportare del semplice alcool. 
In una visita medica Galba, medico privato della famiglia Weaver, le aveva spiegato che essendo i suoi sensi molto più sviluppati  reagivano in maniera decisamente violenta all'introduzione di tossine o alimenti estranei. In pratica, una soluzione era abituare il corpo all'alcool. 
Prese il piccolo bicchiere con il liquido ambrato al suo interno, l'osservo curiosa e attenta. 
Quindi...ingoiò.
Bruciore, un insopportabile senso di calore la invase mentre sentiva il viso avvampare. 
Tossicchiò perché le mancava l'aria, sentì il proprio corpo irrigidirsi a causa di quei continui colpi di tosse.
Addetti alla sua sicurezza in borghese, una decina,  si mossero incerti sul da fare.
Fu allora che una donna non più giovane si accostò a Isabella, chiedendo alla barista un bicchiere d'acqua mentre dava colpetti con la mano sulla schiena di lei per aiutarla. 
Le porse il bicchiere dicendole « Bevi, starai meglio. »
Lei ubbidì, nel bere sollevò la testa e vide il viso di chi la stava aiutando.
Capelli bianchi e lunghi in una chioma ancora folta, un bel viso che ormai aveva superato i sessant'anni. Uno sguardo attento e vispo.
Ma cosa più importante di tutte lei la conosceva. Era Ashley Williams, la madre di Steve e Olivia e ovviamente la moglie dell'eroe John Shepard.
« Si può sapere cosa stavi cercando di fare? Non si beve il whisky o altro in quel modo. » la riprese lei.
Finita l'acqua, ancora un po' stordita Isabella la fissò. L'aveva incontrata un paio di volte, decisamente una persona sopra la media. 
Il suo corpo diceva tutto della sua personalità, decisamente era qualcuno di carattere. Quella non era una “preda”.
« Bevo. » fu l'unica risposta, si voltò verso la bottiglia determinata a riprovarci. 
Ashely gliela allontanò con la mano.
Isabella la guardò feroce, sbriluccicando di una leggera luce biotica. 
Lo schiaffò, anche se per niente forte, la colse impreparata bloccandola per lo stupore. Non era così che sarebbe dovuta andare. A quel punto, la persona intimorita sarebbe dovuta scappare. 
Invece Ashley la guardo seriamente « Non ci pensare neanche bellezza, ho affrontato macchine senzienti alte due chilometri che volevano sterminarci. Non mi metto paura perché una “bambina viziata” mi fa uno sguardo cattivo. »
La bionda sgranò gli occhi, ancora stupita di star ricevendo un rimprovero. 
« Inoltre dovresti ringraziare chi ti aiuta. » dichiarò a braccia conserte sui fianchi. La sicurezza si era intanto avvicinata dopo lo schiaffo, ma non perse tempo a preoccuparsi di loro.
« Io... » Isabella inclinò la testa « Grazie. » disse dubbiosa. A quel punto le guardie del corpo si allontanarono. 
Ashley annuì, si voltò per andar via ma venne trattenuta per un braccio.
« Bere...insegnami? »
« Cosa? » ma l'unica risposta fu lo sguardo interrogativo di lei. « John sarà impegnato per le prossime due ore. Ok, fammi capire cosa vuoi fare? »
« Bere. » 
Lei la scrutò attenta « Prima di tutto impara a parlare, so dei tuoi problemi passati come anche che adesso puoi parlare liberamente se vuoi farlo. Quindi fallo! »
Nuovamente la guardò severa, ma Ashley non si scompose « Ti avverto, se vuoi fare la “bambina” ci metto poco a insegnarti le buone maniere a ceffoni o preferisci delle sculacciate? » disse seria senza senza abbassare lo sguardo. 
« Io... »
« Adesso chiedi scusa. »
« Ma... »
« Chiedi scusa, ora. »
Isabella l'osservò senza capire, non riusciva davvero ad impressionare quella persona. Solo Dasha aveva osato sgridarla e per questioni di lavoro. Non aveva idea di che fare.
« Scusa. » disse.
« Io ti chiedo scusa. Ripeti. » ordinò Ashley.
« Io ti chiedo scusa. » 
L'anziana donna sorrise « Brava. »
« Grazie...? » rispose, la sua confusione era tale da far sorridere Ashley. 
« Sono la maggiore di quattro sorelle, so riconoscere una bambina capricciosa. »
« No bambina! » 
« Certo, certo. Dunque, adesso spiegami bene cosa vuoi? »
« Voglio riuscire a bere alcool, per farlo assieme a Dasha. Come qualunque adulto. »
Ashley non poté far a meno di sorridere « In pratica vuoi imitare gli adulti. Vuoi fare quello che fanno i grandi? »
« Si! » dichiarò gioiosa. 
L'anziana dovette lottare per non ridere.
« Va bene, prima di tutto non si tracanna l'alcool come hai fatto tu prima. »
« Nei film lo fanno. »
« Nei film è finzione. » disse sorridendo a tanta ingenuità, quindi chiese un altro bicchiere e si versò da bere « Guarda me, piccoli sorsi, a volte anche solo per bagnarsi le labbra. Ti devi gustare il piacere di averlo in bocca, farlo durare. Quello vuol dire bere, quello che fai tu è solo buttarsi alcool nello stomaco. Adesso prova tu, col primo sorso bagnati solo le labbra. »
Lei ubbidì.
« Com'è? »
« Amaro. » disse con voce non troppo convinta. 
« Da qualche parte bisogna iniziare, col tempo capirai cosa ti piace e no. Adesso qualche trucco dell'esercito: olio. »
« Olio? »
Fu così che Isabella passò tre quarti d'ora ad ascoltare le avventure alcoliche di Ashley, ma a un tratto lei si interruppe osservandola. Aveva un espressione sonnolente, leggermente nauseata.
Chiamò la barista « Del caffè, un caffettiera intera e un limone o qualche frutto col sapore acido se non avete prodotti della Terra. »
« Perché? » chiese Isabella.
« A giudicare dalla tua faccia, il whisky di prima sta facendo effetto. Se vuoi bere, devi anche sapere qualche rimedio per il dopo. » 
Dopo un paio di minuti Ashley ebbe quanto richiesto. Verso il caffè in una tazza e poi il succo di limone, non credeva ne avrebbe trovato, spremuto direttamente dal frutto. 
Lo passò a Isabella dicendo « Bevi, stari meglio. »
« No. » rispose con un'espressione disgustata ma dolorante, sentiva la testa pesante. 
« Bevi! » ordinò perentoria l'anziana.
Pur facendo smorfie dopo ogni sorso Isabella ubbidì. Con suo stupore almeno in parte funzionò, sul mal di testa non tanto ma fu di enorme aiuto con la nausea.
« Cos'hai mangiato prima di venire qui? »
« Mangiato? »
L'anziana si portò le mani in viso « Signore, dammi la forza. Prima regola in assoluto sul bere, mai e dico mai bere a stomaco vuoto! »
La vide annuire, mentre si abbandonava a riflessioni su chi aveva davanti. Non era il loro primo incontro, a osservarla le sembrò estremamente dolce. 
A guardarla veniva da dimenticare quanto fosse pericolosa. Da ex-spettro Ashley sapeva ogni informazione su di lei. 
Il numero di omicidi era sconosciuto ma sicuramente elevato.
Era un mostro? Sicuro. 
Eppure lei era stata fondamentale per salvare la galassia. 
Questo giustificava quelle morti? Probabilmente no, ma non riusciva a pensare che parte della colpa fosse sua. 
Isabella era stata cavia di Neo- Cerberus, questa era stata segretamente finanziata e sostenuta da alcuni “rami” estremisti dell'Alleanza dei Sistemi. 
Lei e John avevano estirpato quest'ultimo rimasuglio della vecchio Cerberus, ma non in tempo per evitare che Dasha e Isabella subissero parte dell'indottrinamento. 
Non era nata come assassina, ma era stata resa tale. Se quella volta fossero stati più rapidi Isabella sarebbe rimasta una bambina normale. 
Adesso però la situazione era cambiata, l'indottrinamento anche se presente non infliggeva più dolore a Isabella. Non c'era più nessuna vocina che le sussurrava nell'orecchio “Uccidi, uccidi...” dando dolore quando esitava e benessere nel togliere una vita.
Isabella rimaneva la più letale assassina in circolazione, ma adesso la sua mente era in grado di concentrasi anche su altro. 
Come adesso, seduta fianco a lei per imparare a bere.
Isabella si voltò verso Ashley, ma guardando alle sue spalle cosa che spinse la donna a voltarsi proprio mentre una voce le diceva. 
« Vi divertite? » chiese il marito.
John Shepard, capelli e barba bianca, nella mano destra un elegante bastone di passeggio. Con l'età le ferite della guerra si erano fatte sentire, ma come aveva dichiarato una volta si era comprato un raffinato bastone che lo aiutava a sorreggersi. 
Avrebbe potuto farsi operare, ma non ne poteva più di farsi tagliare e ricucire. 
Il fisico di una volta era stato sostituito da una pancetta, con ai lati le maniglie dell'amore. 
« Cosa ti hanno detto? » domandò Ashley.
« Il solito film sulle “mie imprese”, giuro, la storia della mia vita sta cominciando a darmi la nausea. Ho firmato il contratto per i diritti e sono venuto via. »
« Con i tuoi nipoti non mi sembri nauseato dai tuoi racconti. »
« Quello è semplice lavoro da nonno. » e volgendosi verso Isabella « Salve. »
Lei inclinò la testa di lato, fissandolo, sollevandola appena subito dopo.
« Phantom! » annunciò a gran voce. 
« Cosa? »
« Storie di phantom in guerra, Steve ha spiegato. »
« Tesoro, hai un'altra fan. » disse scherzosamente Ashley. 
« Vuoi sentire qualche storia, dei tempi della guerra, con protagonisti i phatom di Cerberus? »
Lei annuì con decisione. 
Non altrettanto convinto lui disse « Però... io ci combattevo contro. Ne ho ucciso molti. »
Isabella annuì con maggior convinzione di prima. 
Dubbioso lui chiese « Non ti crea problemi che io ho contribuito alla morte di cosi tanti phantom? »
Ma lei rispose subito « Debole perde sempre. Io sono il phantom di Dasha, loro phantom di Cerburs. C'è phantom e phantom. »
« Come dire che tu sei di tutt'altra razza? » 
Annuì nuovamente con vigore. 
« Ok, ma soddisfa una mia curiosità. Sapevo che adesso poteva parlare normalmente. Invece ti esprimi ancora con frasi mangiate. »
Isabella fece una smorfia « Parlare è faticoso, lento. »
« Non è né faticoso o lento, il problema è che tu sei viziata. Dasha ti tratta troppo bene, hai bisogno di qualche sberla. » dichiarò decisa Ashley, accorgendosi della pessima occhiata che le stava arrivando. « Non ci pensare neanche ragazzina, se mi alzo da questa sedia ti spolvero il sedere a pedate. »
Nuovamente i propositi minacciosi di Isabella furono stroncati. Non riusciva a capire quella donna, questo la disorientava e non sapeva come reagire. 
« È quasi ora di cena, ci prendiamo un tavolo per tre e ceniamo qua? » domandò John.
Ashley fu d'accordo, quindi fissarono Isabella per sapere la sua opinione. 
Lei si comportò come prima, inclinando la testa. 
« Vuoi cenare con noi? Ti stiamo invitando. » spiegò John.
« Invitando...io...cosa dovrei fare? » 
« Niente. » disse Ashley alzandosi, prendendola sotto braccio e conducendola a un tavolo. « Ti siedi, parli, mangi e ti diverti. »
« Dasha fa queste cose, io...mangio, non parlo. »
« Sbagliato, sei tu che non vuoi parlare. »
« Non ho niente da dire o non so cosa dire. »
Ashley la guardo un po' sgomenta, possibile che in mezzo a quella personalità da bestia feroce trovasse posto anche della timidezza?
« Non ti preoccupare di queste cose. » disse sedendosi con lei al tavolo.
Fu una cena molto piacevole, iniziò con John che bisticciava con la moglie su cosa ordinare. Lui avrebbe voluto una bella bistecca con tanto di contorno, ma le venne vietata.
Tra problemi di pressione, l'aumento del peso, il colesterolo alto e un inizio di diabete John era costretto a riguardarsi. 
« Ash... sono vecchio, relativamente in buona salute e ricco quindi fammi mangiare quello che voglio! Non sarà il cibo a mandarmi al cimitero prima, se poi ci devo andare almeno avrò la pancia piena. » 
Gli venne servita un abbondante insalata poco condita. 
Le sue argomentazioni avevano fallito. 
Oltre alla storie sui phantom, Isabella stava facendo una cosa che la stava sbalordendo. Parlava di moda. Non sapeva il perché, ma parlare con quella donna di argomento da lei sempre ritenuto stupido era piacevole.
Tra se ammise che poche persone dimostravano un linguaggio del corpo altrettanto interessante.  
Dopotutto quelle persone erano “predatori” come lei, era evidente da chi avessero preso Olivia e Steve. 
Al termine della serata ci fu un'altra sorpresa per Isabella « Ci fermeremo qui per altri tre giorni, ti va di cenare con noi queste sere? Se non hai altro impegni. »
« Accetto. » rispose subito Isabella, provando una strana sensazione. 
Il suo cuore...batteva più forte e non capiva il perché.

 
*****
 

Dasha stava sbrigando del lavoro nel suo ufficio, quando la segretaria entrò annunciando una comunicazione da Isabella. 
« Il vicepresidente ci ha fatto sapere che tarderà il suo rientro di tre giorni. »
Lei la guardò allibita « Si può sapere il perché? »
« Non ha fornito spiegazioni. »
« Allora chiedeteli alla sicurezza! Subito! »
La segretaria chinò la testa e uscì. 
Una volta sola « Isabella... da buca a me? » mormorò stupefatta la Weaver. Intanto, nella sua mente erano partite mille storie diverse al riguardo. 
Il tarlo della gelosia era un nemico temibile anche per la potente signora di Noveria. 
Non ci volle molte per avere una risposta « Con chi ha un appuntamento a cena?... Cosa sta succedendo? Preparatemi subito la nave! Parto! » ordinò.
A quel punto la segretaria assunse un'aria contrita « Ecco... domani ha l'incontro con i ministri economici delle potenze del Consiglio, non è rimandabile. » 
Le vene sulle tempie di Dasha cominciarono a pulsare, era intrappolata e lo sapeva.

 
***** 
 

Isabella era allegra in quell'ultima serata che avrebbe passato con i coniugi Shepard, le era davvero piaciuto parlare con loro, nonostante le sgridate di Ashley. 
C'era qualcosa di strano in esse, anche quando si dimostrava arrabbiata il linguaggio del suo corpo esprimeva affetto. In qualche modo la faceva sentir bene. 
Era strano. Anche Dasha la sgridava a volte, ma lasciava dietro di se una sensazione differente. 
Seduti al tavolo, aspettavano il cameriere per ordinare. 
Si avvicinò un batarian. 
Le narici di Isabella fremettero impercettibilmente, un odore familiare le giunse alle narici.
Si guardò in giro, c'erano altri batarian tra i tavoli. 
La solita barista asari era sparita. 
Sorrise, una breve scarica d'eccitazione la pervase. 
Il cameriere tirò fuori il taccuino, prese gli ordini e salutò.
La serata trascorse normalmente, quando John chiese il conto il medesimo cameriere gli si avvicinò portando in una mano un vassoio. 
Si chinò porgendogli il conto. 
Il vassoio cadde, mentre il coltello celato sotto si esso si fermava a pochi millimetri dalla gola dell'eroe. 
A bloccarlo due dita di una mano femminile. 
Nessuno si mosse, tutto era successo così in fretta da non realizzare ancora l'accaduto. 
Tranne Isabella, con due dita e l'uso dei propri poteri aveva bloccato al volo l'arma. 
Forse non avrebbe fatto in tempo, se non avesse odorato quel flebile odore di sangue fresco.
Quel secondo parve un eternità, ma come sempre il tempo avanzò. 
Gli occhi del batarian ruotarono appena verso la donna bionda. 
John si mosse per alzarsi e reagire a quella minaccia che la sua mente stava registrando come tale. 
Lo stesso stava facendo Ashley. 
Il coltello affondò nella gola del batarian. Con una mossa che sfuggiva agli occhi, Isabella si era appropriata dell'arma usandola contro il suo possessore. 
In piedi, davanti ai coniugi Shepard dava loro le spalle con la chiara intenzione di proteggerli, fissava i quattro batarian armati alla leggera. 
Per tutta la sera aveva percepito la loro intenzione omicida.
Scattarono in piedi, estraendo delle pistole da sotto i vestiti.
A quel punto fu il caos. 
Intervenne la sicurezza di Isabella, come gli aggressori si erano mischiati ai clienti del locale. 
Ma lo scontro divenne a tre, quando dei misteriosi drell aggredirono i batarian.
A rendere ancora tutto più confusionario i normali clienti urlavano, si gettavano a terra o cercavano di correre via. 
Pochi minuti e tutto si concluse. I batarian erano morti e non vi furono altre perdite.
Solo allora John e Ashley uscirono dal riparo improvvisato, ottenuto gettando il tavolo al suolo. 
« Cosa diavolo è successo? » domandò John, senza rivolgersi a nessuno in particolare.
« Capitano Shepard. » lo chiamò uno dei drell. Come molti dei suoi simili le sue scaglie erano verdi. « Ci manda il dio degli hanar Javik, avevamo l'ordine di vigilare su di lei con discrezione. » 
« Javik? » disse sorpreso, sentendo nominare l'ultimo prothean. Su lui era coinvolto, Liara doveva saperne sicuramente qualcosa. 
Sarebbe stata una ben scarsa venditrice d'informazione, se proprio le mosse del marito le fossero sfuggite.  
« Voglio una spiegazione! » ordinò con un tono che non usava più da quando era in pensione. 
« Estremisti batarian, signore. Posso dirle questo e che sono in cerca di vendetta su di lei. Per altre informazioni dovrà chiedere ad altri. » spiegò il drell. 
« Lo farò certamente. » e rivolgendosi verso ad Isabella « Grazie, questa volta sarei morto. »
Isabella inclinò la testa, provava una strana ma piacevole sensazione. 

Due giorni dopo la situazione si era chiarita per modo di dire. Dei “nativi” batarian, ovvero i discendenti dei batarian sopravvissuti ai razziatori e rimasti isolati sul loro pianeta dove la loro civiltà era regredita a livelli da medioevo umano, avevano lasciato il pianeta in modo ancora sconosciuto. 
La riapertura del portale per Khar'shan aveva permesso il ritorno al loro mondo dei batarian sparsi su altri mondi o nello spazio, questi avevano mantenuto un livello tecnologico pari alle altre razze e riorganizzandosi nel governo della Nuova Egemonia.   
Adesso tra i nativi e ultimi arrivati su Khar'shan c'era non poca tensione. A mediare tra questi due gruppi vi era il IV reggimento I.D.G. a cui si erano aggregati Areno, figlio dell'attuale capo della Nuova Egemonia, e Asiria figlia di Javik e Liara.
Era stata proprio lei a richiedere ai genitori una sorveglianza discreta del capitano John Shepard, dopo che da alcune indagini, volute dopo che un misterioso batarian si era introdotto nella base del I reggimento I.D.G., era emersa la possibilità non confermata che dei nativi avessero lasciato il pianeta con lui come bersaglio. Aiutati in questo da persone ancora ignote. 
Nella cultura dei nativi era rimasto il ricordo del demone Shervp che aveva chiamato i razziatori, dopo che i batarian si erano ribellati al Consiglio per salvaguardare la propria libertà.
La realtà era ben diversa, ma negli anni i nativi crearono nuovi miti e leggende. 

Isabella era tornata a casa propria, subito dopo l'incidente, su ordine di Dasha. Il suo lavoro da modella poteva aspettare, fin tanto che la situazione non si fosse chiarita. 
Almeno in parte poteva continuare a svolgerlo da Noveria. 
Si svegliò godendosi il tepore del letto avendolo tutto per se, Dasha si era già alzata. 
Era allegra, forse persino qualcosina di più. 
Tante persone le avevano fatto i complimenti per aver salvato il capitano Shepard.
L'unico parere che contava veramente era quello di Dasha, ma perché non godersi anche la piacevole sensazione di essere ringraziata da Steve, Olivia e altri?
Per farlo quale momento migliore di una bella bevuta? Ieri sera era uscita con Dasha, non ricordava però bene come si fosse conclusa la serata, e avevano bevuto assieme. 
Era rimasta con lei un'ora, con la vista che lentamente si annebbiava e il sonno la schiacciava, prima di addormentarsi. 
Un piacevole odore di caffè le solleticò il naso, si alzò.
Seduta al tavolo della cucina Dasha guardava seriamente dei rapporti, la compagna le arrivò di spalle cingendole la vita. 
« Problemi? » chiese Isabella, non era sua abitudine affrontare il lavoro già alla colazione. 
« Non ne ho idea, è questo il dilemma. L'attento al vecchio Shepard può essere uno svantaggio o un vantaggio, a seconda di come sarà gestito. Per adesso attenderò. »
« Per poi colpire? »
« Per poi colpire. »
Spensieratamente Isabella le saltellò davanti « Chiedilo e rimuoverò qualsiasi ostacolo sulla tua strada. »
« Ogni cosa a suo tempo, se sarò necessario potrai fare come preferisci. »
Abbracciò forte Dasha, amava come non mancava mai di pensare a lei. Sperava solo che presto accadesse qualcosa. Da tanto non massacrava.
Una parte di lei era chiamata a quella violenza. 
Dasha la guardò dritta negli occhi « So che è solo mattina, ma ho ancora due ore libere. Ci prendiamo qualche momento a letto per noi due? » 
Isabella la seguì verso la camera da cui era appena uscita.
La violenza avrebbe aspettato, c'era una chiamata molto più urgente a cui rispondere.
   
 
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