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Autore: MaryS5    04/11/2018    2 recensioni
“La storia che voglio raccontarvi è dedicata ad una persona speciale che vive sempre nel mio cuore. Vi racconterò i momenti passati insieme; le paure, le gioie, le confessioni sfuggite nel silenzio di un marciapiede, ogni cosa solo per presentarvi la persona più fantastica e speciale che abbia mai conosciuto. Credete che stia esagerando? Che usi parole troppo grandi? Be’ ascoltate la mia storia e giudicate voi stessi”
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.





Fu un Sabato mattina quando Grace mi chiamò. Ero ancora a letto, nonostante fossero già le dieci.
<< Pronto? >> risposi mezzo addormentato. << Logan vieni, hanno pubblicato il test >>, mi drizzai sul letto già completamente sveglio. << Arrivo >> dissi solo per poi correre a prepararmi.
Chiamai gli altri e li feci preparare ad una velocità impressionante. Senza nemmeno far colazione chiamammo un taxi e partimmo verso casa di Grace.

Ci eravamo già messi d’accordo; quando fosse stato postato tutto online noi avremmo dovuto andare a casa sua per darle un supporto.
Eravamo davanti alla casa e stavamo per bussare quando la madre di Grace ci aprì. << Ero affacciata alla finestra ed ho visto che eravate fuori >> spiegò << Presto entrate >>.

La ragazza era in piedi e faceva avanti e indietro; dal salotto passava per il corridoio, per poi entrare in cucina e tornare indietro. George invece era davanti al computer, posizionato sul tavolino del salotto difronte al divano.
<< Ragazzi! >> ci chiamò quando ci vide mentre passeggiava nel salotto. Sembrava sul punto delle lacrime, non l’avevo mai vista così agitata. Contorceva le mani e camminava velocemente, curva in avanti. Mi corse incontro e, posizionandosi davanti a me parlò guardando tutti.
<< È arrivato. Devo solo cominciare >> disse stringendo i denti in un sorriso forzato. << Come funziona? >> chiese Kendall mettendosi al suo fianco e poggiandole una mano sulla spalla per calmarla un po’.
<< La prova è divisa in due punti. Il primo è un test in cui dovrò rispondere a delle domande su chissà che tema. Avrò un limite di tempo di trenta minuti. La seconda prova invece consiste in un colloquio tramite internet, devono accertarsi che non abbia copiato durante la prima prova e mi conosceranno un po’ >>.
<< Bene! Puoi farcela! >> dissi convinto. Lei mi guardò esasperata << NO! No che non ce la faccio! >> era ne panico. La presi per le spalle e guadandola negli occhi le dissi << Fai un bel respiro! Tu puoi farcela! >>. Dopo aver inspirato ed espirato più volte mi guardò e annuì decisa.
La accompagnai in salotto insieme agli altri << Saremo qui ad espettarti >> dissi quando lei prese il posto di George che le aveva sistemato tutto. Gli altri annuirono alle mie parole. Le lanciai un sorriso ed un occhiolino prima che la porta venne chiusa per concederle più tranquillità.

Ero agitatissimo, avrei dato qualsiasi cosa per sapere che cosa stava combinando, ma mi imposi di stare calmo.
La madre di Grace fu provvidenziale e propose a tutti di bere una tazza di camomilla con qualche biscotto. Dato che non avevamo toccato cibo accettammo, nonostante il buco nel mio stomaco.
Appena sentii la porta che si apriva corsi fuori dalla cucina e vidi Grace che usciva sospirando. Quando mi vide mi abbracciò lentamente stringendomi la vita. Io ricambiai l’abbraccio accarezzandole la schiena. Gli altri mi raggiunsero subito dopo. La ragazza guardò oltre il mio braccio e li vide tutti lì.
<< Ho fatto >> rispose agli sguardi interrogativi di tutti, << Stanno correggendo la scheda, più tardi mi chiameranno per il colloquio >> ci informò.

Entrammo tutti in salotto per paura di perdere la chiamata. Grace aveva una sola possibilità. Rimasi accanto a lei a stringerle la mano per tutto il tempo dell’attesa mentre la madre le portò un bicchiere di camomilla, la avrebbe aiutata a calmarsi.
Appena il computer cominciò a squillare lei mi lasciò la mano e mi diede una leggera spinta. Avrei voluto tenerle la mano per tutto il tempo del colloquio, ma sapevo che era una cosa che avrebbe dovuto fare da sola. La lasciai non prima di darle un bacio di incoraggiamento sulla tempia. Uscimmo tutti, ma questa volta lasciammo aperta la porta, volevamo sentire il colloquio. Tuttavia si sentiva pochissimo, quasi niente.
Mentre attendevo in piedi, con le mani di Carlos e Kendall sulle spalle, non potei fare a meno di pensare che se Grace parlasse così tanto ( si sentiva solo lei che farfugliava qualcosa e solo sporadicamente la voce di un uomo sulla quarantina, se non di più ) non poteva che andare bene. Si concluse abbastanza in fretta.
Sentimmo Grace sospirare sollevata e poi ci chiamò dentro. Io mi fiondai accanto a lei e le feci mille domande, così come gli altri, ma lei disse soltanto; << Tra qualche minuto manderanno un’email con il risultato >>.

Sembrava sfinita. Mentre i ragazzi prendevano delle sedie mettendosi intorno al computer lei si appoggiò sul mio petto. Sapevo che aveva bisogno di un po’ di conforto, così cominciai ad accarezzarle la schiena e poggiai la guancia sul suo capo. Tutti ci guardavano in silenzio, ma io non provavo nessun imbarazzo, pregavo solo che tutto fosse andato per il meglio e che lei fosse riuscita a farsi ammettere. La risposta non tardò ad arrivare.
Si sentì un leggero bip al computer. Tutti saltarono sul posto. Rimanemmo in attesa che la ragazza aprisse l’email e leggesse tutto, ma lei allungò appena la mano per poi ritirarla e mettere le mani sugli occhi. << Non ci riesco, fatelo voi >>.

Ci alzammo tutti insieme, tranne lei che rimase immobile. Ci scambiammo mille sguardi, ma nessuno aveva il coraggio di prendere l’apparecchio e leggere. << Signora, credo che debba farlo lei. Insomma, è la madre >> disse James.
<< No, io credo che debba farlo tu Logan. Sei il migliore amico di Grace >> rispose lei di rimando. << No, no. Carlos fallo tu! Per favore >>
<< Cos.. io?! E perché non Kendall? >> contraccambiò quello sulla difensiva. << Scusate a questo punto lo fa colui che ha parlato per primo … James?! >> disse il biondo spostandosi indietro.
<< No! No! Io n… >> << Va bene! Va bene! Lo faccio io! >> si intromise George afferrando il computer.
Ringraziai mentalmente il cielo. Se non fosse stato per lui saremmo rimasti lì tutto il pomeriggio. Grace alzò appena il viso e, nonostante nessuno, un momento prima, aveva intenzione di leggere, ci avvicinammo accerchiando l’uomo. Senza nessuna esitazione aprì l’email. Cominciò a leggere dal primo rigo quella pagina piena di parole.
Io non ascoltai una lettera di ciò che disse e, scorrendo lo sguardo tra le righe, cercavo il risultato. Appena lo scovai mi bloccai. Non potevo nemmeno continuare a stropicciarmi le mani a vicenda per l’agitazione.
“ Ammessa”. Che cosa mi ero aspettato? Sapevo che sarebbe stata ammessa. Non riuscivo a gioire per questo. Sarebbe partita. Provai a fare un sorriso e magari tornare alla realtà. Fino a quel momento credevo di averlo accettato, invece mi faceva ancora male. Come avrei fatto a dimostrarmi felice ed orgoglioso di lei?

<< … La candidata è stata ufficialmente … AMMESSA!! >> urlò George facendomi sobbalzare.
Grace rimase immobile un paio di secondi per assimilare la notizia, poi fece un balzo saltando in piedi e urlò. Ci stava stonando i timpani, ma la sua gioia era contagiosa. La madre si mise ad urlare con lei, gli altri si unirono congratulandosi ad alta voce e ridendo. Io non trattenni un enorme sorriso.
La ragazza corse verso di noi e ci abbracciò con foga. Afferrò prima James e Kendall, i più vicini al suo posto. Poi stritolò me, Carlos e ancora Kendall, si trovava nella traiettoria delle sue braccia. Quando si lanciò su George stava già piangendo di gioia e non la smetteva di urlare e ridere. In fine toccò alla madre che fremeva per averla tra le braccia.
<< Tesoro!! Sono così felice!! Ti hanno ammessa! TI HANNO AMMESSA!! >>. Urlavano tutti abbracciandosi l’un l’altro. In quella stanza quasi si soffocava per l’eccesso di gioia accumulata.

Riuscii a resistere solo pochi minuti. Quando tutti si furono calmati e l’adrenalina cominciò a calare, la realtà mi cadde addosso come una frana. Mi si spense il sorriso. Mentre guardavo madre e figlia abbracciate che ancora piangevano, mi allontanai rifugiandomi in cucina.
Mi abbandonai su una sedia e puntellai i gomiti sul tavolo reggendo la testa con le mani. Era tutto vero. Sarebbe andata via.
Sospirai serrando gli occhi per non scoppiare a piangere. Sentii delle voci allegre e squillanti provenire dal salotto. Mi alzai.
Nonostante volessi rimanere in quella posizione ancora per un po’, o forse per secoli, imposi a me stesso di darmi una mossa. Non volevo rovinare la festa a nessuno.

Presi un vassoio abbandonato sul tavolo e, con le mani che ancora mi tremavano, riuscii a riempire sette bicchieri d’acqua. Fu un’impresa portarli in salotto senza rovesciare tutto a terra.
<< Ho portato l’acqua! >> dissi ridacchiando nervosamente. << Ma che acqua! Qui ci vuole qualcos’altro! Dobbiamo festeggiare! >> esultò la madre, << Mamma! Ti ricordo che sei incinta! >> la rimproverò la figlia prima che l’uomo potesse dire qualcosa. << Allora aranciata per tutti!! >> disse correndo in cucina.
Sorrisi mentre gli altri la seguivano a ruota. Grace rimase in coda. << Io ne prendo un bicchiere >> mi disse con un sorriso passandomi accanto.
So che stava facendo; voleva leggere la mia espressione.
A quanto pare riuscii ad aggirarla con il mio enorme sorriso perché, dopo aver preso un bicchiere, si allontanò sorridendo. Non attesi ancora e la seguii.

Festeggiammo tutta la mattina. Rimanemmo in cucina a parlare e a scherzare tutto il tempo. Ognuno provava ad immaginare la vita futura di Grace. Chi la immaginava come architetto, chi come capo di una grande compagnia di disegno, chi come artista impegnata in un giro per il mondo, chi come grande imprenditrice, chi come famosissima fumettista, chi come importante animatrice grafica. Ognuno aveva qualcosa da dire.
Quando la fame cominciò a sentirsi George propose << Andiamo a mangiare fuori!! Offro io! Dobbiamo festeggiare! >> fummo d’accordo.
Mentre i ragazzi uscivano dalla cucina per prendere i giubbotti, l’uomo andava a posare il computer e la donna correva a sistemarsi, io raggruppai tutti i bicchieri sporchi sul vassoio. Presi quest’ultimo e mi avvicinai alla lavastoviglie aprendola per poi infilare ad uno ad uno le posate. Le mani non potevano fermarsi. Ormai tremavano con troppa evidenza.
Stavo per posare il terzo bicchiere che Grace mi prese la mano bloccandomi. Mi guardò dal basso << Stai bene? >> mi chiese ansiosa.Io abbandonai il vassoio, con la mano libera, sul ripiano della cucina.
<< S-sì >> mugugnai guardandola con un sorriso incerto. Lei mi accarezzò la mano con entrambi i pollici e alzò un sopracciglio. Capii subito la perplessità che la attanagliava. Stavo tremando come una foglia.
<< Sono solo troppo felice per ciò che è successo >> risposi allargando il sorriso. Grace prese il bicchiere che ancora stringevo e lo infilò al suo posto nella macchina. Poi intrecciò le dita nelle mie e mi rivolse ancora uno sguardo. << So che ce l’avresti fatta >> le dissi visto che sembrava non voler parlare. << Grazie >> rispose sorridendo.
<< Adesso andiamo via >> concluse chiudendo con un movimento del bacino la lavastoviglie e trascinandomi fuori dalla cucina.

Non mi volle lasciare la mano per tutto il viaggio e, nonostante la madre aveva insistito per farla sedere nel posto avanti in macchina, lei aveva rifiutato con vigore mettendosi accanto a me, con la scusa che, nel sedile avanti stanno per galanteria le donne con più anni. Fu una grande giornata. Ci ingozzammo fino alla nausea, ridemmo e bevemmo per ore. La nostra allegria riusciva a contagiare tutti, tanto che le persone, presenti nella nostra stessa sala al ristorante, non riuscivano a smettere di sorridere ascoltando le nostre risate.
Ci divertimmo molto, ma ci furono anche tanti momenti commoventi. La madre di Grace, forse perché la sua unica figlia stava per volare via dal nido, o forse perché era incinta, e tutti sanno che in quel periodo le donne sono molto emotive, scoppiava a piangere di gioia praticamente continuamente.
Aveva pure avuto l’intenzione di fare un discorso, ma non era più stata in grado di continuare dopo il “ Grazie a tutti …” iniziale.
Alla fine tornammo a casa di Grace, stanchi, ma soddisfatti.
Avevo parlato in disparte con i miei amici e avevamo deciso di tornare a casa per lasciare che quella fantastica famiglia potesse festeggiare in intimità.

<< Logan! Per favore non andate via! >> mi supplicò Grace tirandomi per la manica del giubbotto che avevo indossato. << Tanto ci rivedremo lunedì >> la consolai. Lei annuì piano.
Sapevo che l’idea di stare un po’ con la madre le piaceva, aveva aspettato tutto il giorno, desiderava un attimo di tranquillità. Eravamo davanti alla porta, pronti a lasciare la casa, quando la ragazza urlò << Logan! Aspetta! Mi sono dimenticata che devo darti una cosa! >> sorrideva impacciata mentre tutti la fissavano. << Ok >> dissi confuso. << Vieni! >> disse tirandomi per il polso su per le scale.
Guardai gli altri che ci osservavano ridacchiando prima che la visuale mi fu oscurata dal muro. Grace mi spinse dentro la sua stanza e chiuse la porta.
Quella scena mi ricordò il primo giorno in cui venni a casa sua. Si tuffò nel letto e, indaffarata come non mai, cominciò a frugare nella sua enorme borsa cercando chissà cosa. Rimasi immobile a guardarla mentre prendeva il suo quaderno nero e lo sfogliava velocemente.
<< Eccolo! >> esultò bloccando le pagine in un punto preciso. Prima che potessi fare qualcosa la vidi strappare una pagina. << No! Perché l’hai fatto? >> mi lamentai.
Lei mi ignorò e si avvicinò a me porgendomi il foglio. Lo presi osservandolo. Era il disegno del coniglietto che aveva realizzato il giorno del nostro incontro. Sorrisi al ricordo.
<< È tuo >> disse cercando di scorgere i miei sentimenti. << Grazie mille >>. Lo piegai accuratamente e lo misi della tasca dei jeans. Appena alzai gli occhi notai come non avesse scollato lo sguardo da me. Stavo per chiederle il motivo di quell’atteggiamento, ma fui interrotto da un suo abbraccio.
<< Ci vedremo Lunedì >> disse come per convincere se stessa. Annuii poggiando la guancia sui suoi capelli. Le accarezzai la schiena per sollevarle un po’ l’umore, sapevo che amasse quando lo facevo.
<< Non partirai subito, vero? >> chiesi colto da un dubbio. Lei mi strinse con più vigore ferita da quelle brusche parole. << Parto tra d-due settimane >> mi confessò.
Trattenni il respiro mentre un enorme nodo cominciava a ostruirmi la gola. La spinsi più contro di me. Adoravo sentire il meraviglioso odore del suo shampoo. Era così delicato. Lei era così delicata.

<< Ragazzi!! >> sentimmo la voce della donna che ci chiamava dal piano inferiore. << È … è ora di andare >> disse sciogliendo l’abbraccio e asciugando una lacrima. Annuii spostandomi per permettere lei di aprire la porta.
Scendemmo in fretta. << Avete fatto? >> chiese la madre con sguardo apprensivo. Annuimmo entrambi. Gli altri erano già fuori, stavano parlando con George. << Beh, ciao >> dissi a Grace. Lei sorrise tristemente avvicinandosi a me per lasciarmi un bacio all’angolo della bocca. << Ciao >> sussurrò allontanandosi di qualche passo.
Feci un cenno alla madre e uscii di casa. Quella situazione mi stava prosciugando. Dopo aver salutato anche l’uomo, tornammo nel nostro appartamento con un taxi.
Ero sfinito così mi abbandonai sul letto e, dopo lunghe ore di una snervante riflessione, mi addormentai.



                     











Angolo dell'autrice:
Ciao a te che sei arrivato fino a qui!
Prima di tutto grazie, grazie per ogni cosa, anche per aver semplicemente letto. 
Non voglio rompere con la solita storia del ritardo ecc. sapete meglio di me che spesso (se non sempre) è impossibile prendersi un momento per sè.
Adesso è molto tardi, ho faticato per ricontrollare e postare tutto, ma ho pensato fosse necessario farlo considerando che starò via per qualche tempo.
Ormai stiamo quasi per giungere al termine... mi dispiace un po'. C'è stato un periodo in cui ero legatissima a questa storia, ma adesso mi sono leggermente raffreddata; molti progetti ( o sarebbe meglio chiamarle idee astratte) stanno andando in fumo, così mi sento sempre più insicura delle mie capacità.
Non so se questo scritto vi stia prendendo, se è così mi farebbe davvero piacere saperlo, oppure mi piacerebbe conoscerne i motivi, magari mettermi in gioco mi aiuterà a rivalutare me stessa. Vi chiedo solo di non essere troppo cattivi.
Abbiate tutti una buona giornata.
  
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