Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    08/11/2018    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Letali perduti e fragili combattenti
 
 
Dopo aver elencato tutti i nomi dei ventisei condannati a morte, la guardia riarrotolò la pergamena e pronunciò le fatidiche parole per accompagnare la marcia che avrebbe condotto i malcapitati verso la ghigliottina.
- Nessun boia, mio signore? – chiese Bridgette al suo promesso, chiedendosi come mai preferisse utilizzare una ghigliottina per l’esecuzione dei processati, piuttosto che il vecchio metodo manuale.
- Perché mai guardare un uomo che compie un taglio impreciso sul collo di un condannato, quando si ha a disposizione un marchingegno letale capace di effettuare un taglio netto e squisitamente preciso, mia regina? – rispose David.
Mentre la carovana di condannati veniva condotta  sul soppalco da una delle guardie, una donna del gruppo alzò lo sguardo verso l’imponente ed elegante creatura ferma immobile e ben visibile ai suoi occhi, per poi farlo scendere verso quello che sarebbe dovuto essere il suo padrone, lì accanto.
Un impeto di coraggio misto a cieca disperazione si impossessò di lei, spingendola a distaccarsi dalla fila e a dirigersi verso il principe.
Immediatamente, delle guardie si mossero per intervenire, ma Hoxana le bloccò. – Fermi. Non vedete che è legata e disarmata? Non può nuocere al nostro futuro re. Dilettiamoci un po’ e ascoltiamo cosa questa anima corrotta ha da dire – si impose con un ghigno divertito in volto.
A ciò, nessuno mosse un dito, e ognuno dei presenti, compresi i popolani giunti ad assistere, rimasero immobili ad osservare la scena.
- Perché …? Perché siete qui?? Per farci rimpiangere ancor di più la mano dello sterminatore di re che ha posto fine alla vita di quel folle di vostro nonno?! Che colpe abbiamo noi nei vostri confronti?? Cosa abbiamo fatto di male per meritarci un altro Targaryen al trono?? Perché vi siate prostrato a questi usurpatori e avete accettato la sorte impostavi da loro?? Non sono gli stessi che hanno assassinato la maggior parte dei vostri familiari e imprigionato i restanti?? Perché ci state facendo questo?! – urlò frustrata e addolorata, avvicinandosi a lui sempre più, tanto da allarmare il drago.
Hayden, rimase a fissarla impassibile, fino a quando non percepì l’agitazione sempre crescente di Haylor dietro di lui.
- Siete solo un ragazzo!! Comportatevi da tale e non assumetevi la responsabilità e la colpa di divenire un tiranno!! Lasciateci in pace!! – continuò oltrepassando la zona di sicurezza e spingendo Haylor ad avvolgere Hayden con una sua ala per proteggerlo, ponendosi dinnanzi a lui.
Nel momento in cui il drago invase il suo spazio vitale, il principe sembrò come percosso da una scossa che spaventò i presenti molto più della creatura che gli si era posta a scudo.
Hayden si ribellò immediatamente dalla presa protettiva del drago e si voltò a guardarlo, fulminandolo. – Haylor, non mi hai obbedito. Ti avevo detto di non avvicinarti troppo a me. Ti avevo detto di starmi lontano il minimo indispensabile a qualsiasi costo. Ma tu non mi hai ascoltato. Brucia le tue ali, dà loro fuoco immediatamente – ordinò gelido.
- Hayden! – protestò Hoxana sconvolta, venendo trattenuta dalle guardie.
Il ragazzo non le prestò attenzione mentre osservava il drago obbedire ai suoi comandi minuziosamente, sputando una fiammata dritta sulle sue possenti ali ed emettendo atroci versi di dolore in seguito.
Ogni presente assistette pietrificato.
- E voi – disse il principe voltandosi a guardare la donna che aveva provocato tutto ciò, dopo aver osservato per abbastanza tempo il suo drago agonizzante. – Non dovevate minacciare la mia sicurezza. Quando viene minacciata, lui diventa estremamente protettivo. Per questo mi ha disobbedito avvicinandosi troppo. A causa vostra è successo.
A ciò, la donna indietreggiò, mentre il ragazzo si avvicinava lentamente a lei, questa volta. Hayden riuscì a scorgere un accennò di un sorriso sotto il sincero timore del suo sguardo, sicuramente dovuto alla vista della creatura immensamente pericolosa che stava bruciando dinnanzi ai suoi occhi.
Ma la speranza non fece in tempo a mettere radici in lei, poiché, in un scatto, il futuro re annullò ogni distanza e le infilò una daga dritta nella sua intima apertura, da sotto, lasciandola letteralmente senza fiato.
- Anche io gioirei se non sapessi nulla, come voi. Ma non avete motivo di farlo: tra qualche ora, purtroppo quel drago sarà come nuovo – le sussurrò ad un soffio dal viso, rigirando la lama in profondità, per poi estrarla improvvisamente.
La donna inspirò ansante, piombando sdraiata a terra e colpita da violenti spasmi di dolore mentre un lago di sangue si allargava intorno a lei.
Lo spettacolo che si presentò agli occhi di tutti, ora, era molto lontano dall’immagine di donna ribelle, valorosa e impavida che era apparsa poco prima: la popolana cominciò ad urlare e a piangere come una bambina, singhiozzando a causa dell’atroce dolore provato e strisciando verso il principe. – U - ccidimi … ti … prego … - balbettò senza più voce, incapace di sopportare ancora un altro secondo quell’agonia.
Il giovane principe non la degnò più di uno sguardo, dirigendosi semplicemente verso la ghigliottina.
A ciò, ella gli strisciò dietro, appoggiando la testa sulla piattaforma di legno autonomamente, attendendo con ansia la fine di quella tremenda sofferenza.
- Siete una donna coraggiosa – le disse Hayden appoggiando la mano sulla leva che avrebbe fatto piombare l’enorme e affilata lama giù, fino al collo della popolana.
Quest’ultima si voltò a guardarlo, mentre il dolore continuava a lacerarla. Lo guardò ancora e ancora, scorgendo solo il suo profilo da quella visuale.  – Tu … tu non sei l’erede del re folle … - disse improvvisamente, cercando di non pronunciare le sue ultime parole balbettando.
Hayden si voltò per guardarla negli occhi. – No, non lo sono.
- Allora, chi sei …?
Trascorse qualche altro eterno secondo di silenzio in cui la risposta tardò ad arrivare. Mentre la brezza arida rimaneva l’unica fonte di lieve rumore, il giovane principe si voltò a guardare i membri della corte e della famiglia reale uno per uno, imperscrutabile. – Hanno fallito – disse infine, tirando giù la leva.
La lama precipitò sul collo della donna, non riuscendo comunque a tagliarla via tutta per qualche motivo, ma solo tre quarti.
David sgranò gli occhi infastidito. – Questa ghigliottina è difettosa! Chi era l’incaricato che doveva occuparsi di farla funzionare??
Mentre il re sbraitava, Hayden calciò via la testa semistaccata dal corpo, facendola rotolare a terra.
Quando più o meno tutti gli interessati riuscirono a riprendersi dallo spettacolo appena avvenuto, il sovrano prese la parola. - Mio figlio ha dato una più che degna morte alla cagna che ha osato minacciarlo, abbassandosi fino al punto di porre fine con le sue mani alla blanda vita di una ribelle immeritevole di un simile privilegio. Ora, mancano ancora tutti gli altri condannati. Purtroppo, la ghigliottina che ho fatto predisporre non sembra soddisfare le aspettative, dunque, ci serve un boia – disse, puntando infine gli occhi sul Bronn. – Ser Bronn. Voi siete un mercenario.
- Sì, maestà – rispose questo.
- Bene. Dato che ritengo la mansione di boia assolutamente indegna per i nobili cavalieri della mia Guardia, e tanto più per un membro della mia famiglia, mi fareste la grazia di pensarci voi? Immagino abbiate tagliato molte teste durante la vostra lunga carriera di mercenario. Di certo, ogni componente della mia corte e persino i miei ospiti venuti da lontano ritengono dissacrante un tale incarico, ma sono certo che per voi non sia così – disse con tagliente convinzione, rivolgendogli un sorriso pretenzioso. – Mi sbaglio?
Bronn si sentì gelare il sangue. Mai, mai in tutta la sua vita, gli era capitato qualcosa di simile, che un re gli ordinasse di fare da boia.
Aveva combattuto innumerevoli battaglie e visto cose che ogni presente quel giorno, non sarebbe neanche riuscito a figurarsi nella mente.
Eppure, stroncare teste dal corpo di più di venti innocenti, tutti di fila e senza sosta, era un’altra questione.
Sapeva di non aver mai posseduto un senso morale. Ma ora, improvvisamente, dopo più di cinquant’anni, sentiva di averne uno.
Senza neanche guardare in faccia il suo fidato compagno di viaggi e di intrighi che gli era perennemente accanto, sapendo di non poterselo permettere dinnanzi ad un comando così specifico e diretto del sovrano, alzò gli occhi verso quest’ultimo e con la massima riverenza gli rispose. – Non vi sbagliate, mio re.
A ciò, Kylan gli si avvicinò mostrandosi impassibile, porgendogli l’affilata spada con la quale avrebbe reciso i capi dei condannati, insieme all’”elmo da boia” bucato solo nelle fessure per gli occhi. Gli sguardi che si scambiarono in quella breve frazione di tempo valsero più di mille parole.
- Qualcosa di specifico che dovrei sapere prima di cominciare, Primo Cavaliere? – gli chiese il mercenario cercando di mantenere la calma e di non tradire alcuna confidenza nei confronti del giovane Marbrand.
- Non una parola mentre esegui. Devi essere veloce, uno dietro l’altro senza pause. Il resto, già lo sai. Ce la farai – gli rispose Kylan, per poi allontanarsi da lui.
A ciò, l’uomo si infilò l’elmo e cominciò ad eseguire.
 
 
Il principe entrò nella biblioteca reale alla ricerca di qualcosa.
Dei passi svelti lo raggiunsero da dietro dopo qualche minuto.
Nel momento in cui Hayden si voltò verso la persona che sapeva averlo seguito, questa lo pugnalò violentemente all’addome, senza alcuna esitazione.
- Ora ti senti meglio? – le chiese atono il ragazzo non mostrando alcuna minima reazione, dando solamente una veloce occhiata alla pozza di sangue che stava creando a terra la profonda lacerazione all’altezza del suo stomaco, per poi riportare lo sguardo sulla sua interlocutrice. – Hai sporcato e rovinato dei pregiati abiti, e creato un lago nel pavimento. Spero sia valso a qualcosa – continuò sedendosi comodamente su una delle sedie poste accanto ai tavolini della biblioteca, dinnanzi a lei, mentre il sangue continuava a sgorgare.
- È stato un gesto impulsivo. Per quello che è accaduto questa pomeriggio con Haylor – rispose Hoxana calmandosi e riappoggiando la mano sul manico della daga sporgente e ben incastrato sulla carne del giovane, con l’intanto di sfilarglielo.
- Togliendolo, mi uscirà il triplo del sangue e sporcherà ancora di più. Lascialo lì dov’è – la bloccò lui prima che potesse farlo.
- Ad ogni modo – riprese la donna. - Non avresti dovuto farlo, caro.
A quelle parole, Hayden fissò i suoi occhi inanimati su di lei. – Non avrei dovuto? – ripeté quella domanda scandendo ogni sillaba in modo sinistro.
- Ricorda sempre, ragazzo mio, chi ti ha creato – disse addolcendo la voce e accovacciandosi dinnanzi alla sedia per guardarlo dal basso. – Tu e lui siete le mie creature. Non puoi fargli ciò che vuoi. Abbiamo stabilito dei patti. E i patti tra una madre e i suoi figli vengono sempre rispettati, mio caro. Non voglio che a nessuno di voi venga fatto del male. Ne morirei – disse con la voce rotta dalle lacrime incastonate nel ghiaccio platinato delle sue iridi. - E preferirei morire in mille altri modi, piuttosto che straziata di dolore di vedervi distrutti o portati via da me – continuò appoggiandogli una mano sulla guancia con riverenza.
- Hai fatto male i conti – rispose il ragazzo dopo lunghissimi attimi di silenzio. – Ed ora, pretendi di rimediare come puoi. Hai dato per scontato che una parte di me staccata dal mio corpo, mi sarebbe stata ben gradita. Volevi creare due gemelli di diversa natura e specie, che possedessero il rapporto di due gemelli vissuti nello stesso grembo per nove mesi e usciti insieme. Eri sicura che fosse reciproco. Questo è stato uno dei tuoi innumerevoli errori di calcolo. Se il sentimento non è ricambiato da uno dei due, se uno considera l’altro una parte irrinunciabile di sé, mentre l’altro lo vede come un parassita … che cosa accade? Avresti dovuto legarlo a te. A te, non a me. Avresti dovuto dividere te stessa in due parti per poter sovrastare e dirigere l’altra a tuo piacimento. Ma lui è me e, di conseguenza, vede solo me. Non ha mai visto te. Mai. Così come non vede gli altri. Perciò, cosa dovrei o non dovrei fare di lui, dipende solo e solamente dal mio arbitrio.
In seguito a tali parole, Hoxana si bloccò, rimanendo fissa su di lui, non riuscendo e non trovando alcuna risposta da dargli.
- Se non lo togliamo, la ferita non si cicatrizzerà. Ormai il lago di sangue è immenso in ogni caso – disse infine la donna, riprendendosi dal suo attimo di debolezza.
A ciò, Hayden afferrò il manico dell’arma che lo perforava e l’estrasse con forza.
La futura regina scelse il momento più sbagliato per fare il suo ingresso nella biblioteca reale.
Bridgette urlò allarmata, prendendo a correre verso i due e controllando la profonda ferita del giovane, mentre fiotti di sangue grondavano giù.
- Per i Sette Inferi!! Che cosa è successo?!? Che cosa vi ha fatto questa iena?! – esclamò esterrefatta.
- Mantenete la calma, milady. Non c’è nulla di cui preoccuparsi – le rispose Hoxana con sufficienza.
Bridgette spostò lo sguardo su Hayden per ricevere un qualche accenno di risposta o reazione da lui. – Va tutto bene, madre – confermò neutro il ragazzo, come se la situazione fosse del tutto normale.
- No, qui non va tutto bene! Guardie! – richiamò la Greyjoy urlando per farsi udire sin fuori la biblioteca.
Immediatamente una delle guardie all’esterno entrò. – Avete chiamato, mia signora??
- Mandate a chiamare Xavier e fatelo venire qui! Ditegli di fare presto!!
- Sarà fatto! – rispose l’uomo avviandosi subito.
- Mi chiedo se siete davvero tanto impressionabile, o se facciate solo finta di non capire – commentò Hoxana seccata.
- Vorrei parlare da sola con mio figlio, lady Hoxana. Me lo permettete? Sono venuta qui per lui – si impose Bridgette riprendendo quel poco della tagliente lucidità che le serviva per contrastare la qarthiana.
- Certamente – rispose quest’ultima non mettendo fine alla loro abituale lotta di sguardi che erano solite mantenere ogniqualvolta si incontravano.
Non appena Hoxana fu uscita dalla biblioteca, Bridgette cercò di trovare il miglior modo possibile per approcciarsi al ragazzo con il quale non aveva ancora mai avuto modo di instaurare una conversazione.
 - Vi stavo cercando. Alcune guardie vi avevano visto entrare qui in seguito all’esecuzione di oggi, perciò vi ho raggiunto – esordì pacata, non riuscendo a distogliere completamente lo sguardo dalla pugnalata sull’addome del suo interlocutore. – Xavier sarà qui a momenti e controllerà quella ferita aperta. Mi chiedo quale sia la sua scusante per avervi fatto questo … - commentò.
- A volte, mi chiedo anche io se facciate finta di non capire – si decise a risponderle Hayden.
- Perché siete venuto nella biblioteca? – cambiò argomento la donna.
- “Origine dei mondi sotterranei”. Se non ricordo male, è questo il titolo del libro. Qualcuno sta cercando di comunicare con me – rispose ricordandosi distrattamente del motivo che lo aveva condotto in quel luogo.
- Comunicare?
- E voi? Perché mi stavate cercando?
I due vennero interrotti dall’arrivo del Gran  Maestro, il quale si precipitò dentro la biblioteca allarmato dall’urgenza di quella chiamata.
Non appena visualizzò il principe zuppo di sangue dall’addome in giù, gli si avvicinò immediatamente.
– Dalla quantità di sangue che avete perso, la lacerazione dovrebbe essersi molto aggravata, considerando la profondità del taglio, Maestà … - spiegò slacciandogli il corsetto per osservare con i suoi occhi la ferita.
Ma, dopo averlo fatto, rimase fermo immobile a fissare la lesione, con lo sguardo perplesso.
- Che vi prende, Gran Maestro? – gli chiese Bridgette.
- Nulla, mia signora. È solo che, la situazione dovrebbe essere molto, molto più grave di quella che sto vedendo … è un fenomeno apparentemente inspiegabile. Ora, sembra addirittura che il sangue non fuoriesca quasi più.
- Avete controllato e fatto il vostro dovere, Gran Maestro – commentò il ragazzo allontanandosi di qualche centimetro, riprendendo posto sulla sedia nel quale si era accomodato precedentemente.
- Quando avete finito qui, venite nel mio studio il prima possibile, mio principe – si raccomandò il vecchio.
- Avete visto anche voi: è già in piena fase di rimarginazione. Per domani sarà quasi completamente guarita.
- Ne ho preso coscienza, Maestà. Tuttavia, non è per far guarire la vostra ferita che vi ho chiesto di venire nel mio studio; bensì, per alleviarne il dolore con del latte di papavero – chiarì Xavier, vedendo lo sguardo di Hayden assumere una sfumatura lievemente sorpresa da quella risposta. – Lady Hoxana potrà anche avervi reso una sorta di creatura immortale, ma, di principio, è assolutamente impossibile privare un essere umano della capacità di provare dolore. Il fatto che non lo dimostriate non significa nulla per me. Venite nel mio studio più tardi – si raccomandò nuovamente, congedandosi poi ai due e uscendo dalla biblioteca.
- Dunque? – riprese il principe rivolgendosi alla Greyjoy. – Vi ascolto.
A ciò, Bridgette accumulò tutto il coraggio che aveva in corpo e gli si sedette di fronte, cercando di trovare la forza e le parole giuste. – Forse sto commettendo l’errore più grande della mia intera vita ora. Ma non mi importa. Non mi importa più perché, più ti vedo, più la mia coscienza mi spinge a fare tutto ciò che è in mio potere per sottrarti a tutto questo, Hayden – cominciò, rivolgendosi a lui informalmente, con uno sguardo ricolmo di sincera preoccupazione. – Non mi trovo qui per qualche losco scopo che coinvolge il riscatto della mia famiglia come molte delle teorie che girano su di me professano. Ti conoscevo già prima di incontrarti, poiché avevo sentito davvero molto parlare di te da qualcuno a te caro. Oberyn Martell mi ha mandata qui ad Approdo, con il solo scopo di aggirare il re e vendicare tutto ciò che quella bestia ci ha portato via. Non si sono dimenticati di te come pensi, Hayden. Voglio che tu lo sappia e spero con tutto il mio cuore che tu creda alle mie parole. Nessuno si è dimenticato di te, anzi … so che tua madre soffre enormemente ogni giorno per la tua mancanza. Tutti i tuoi cari, nessuno escluso, si stanno adoperando per riaverti con loro, per salvarti da questo funesto destino del quale sei caduto vittima. Dovrei continuare a raggirare David come ho fatto fino ad ora, aiutando i Fantasmi e la tua famiglia in silenzio, indossando la mia maschera di seduzione e sagacia. Ma oggi ho deciso di fare un’eccezione. Un’enorme eccezione, venendo qui e raccontandoti tutto. Mi sono lasciata vincere dal desiderio che solo l’animo di una madre può comprendere. Il desiderio di fare qualcosa di realmente concreto per te. E non me ne pento. Qualsiasi cosa accadrà. Se c’è ancora qualcosa di Hayden Stark dentro di te, queste parole potrebbero smuoverti, o semplicemente, allietare un minimo il tuo dolore, se lo stai provando.
Quegli occhi burrascosi dalle penetranti sfumature blu notte, sembravano essere ancor più impressionanti del solito mentre pronunciava quelle parole tanto sentite come mai era solita fare, e riusciva a reggere lo sguardo dell’altro paio di occhi, quelli di fronte a sé e di cui mai nessuno era stato in grado di sopportare la vista così a lungo senza avvertire un buco insostenibile alla bocca dello stomaco, eccetto Hoxana.
Il ragazzo continuò a guardarla, attendendo che ella si arrendesse al suo silenzio o dicesse altro.
- Siete molto stupida nel parlarmene così liberamente – si decise a rispondere infine.
- Già da tempo sarei dovuta venire processata, per poi subire la pena di morte per ciò che ho fatto. Sono pronta a morire da un po’, perciò, preferisco rischiare tutto per salvare te, provando con l’unico modo rimastomi da tentare.
Vi fu un altro attimo di silenzio, rotto poi da Hayden. – Come si chiama?
- Che cosa intendi? – chiese la donna con sguardo confuso.
- Parlate come una madre. Lo avete detto voi stessa. Non potreste mai esservi alleata ad Oberyn Martell rischiando la vostra vita qui, ogni giorno, e maggiormente ora, svelandomi la vostra cospirazione segreta, per un semplice debito. Solo uno stupido non capirebbe che puntate ad una redenzione ben più alta. Come si chiama vostro figlio?
Bridgette si pietrificò, per poi calmarsi dopo qualche secondo, rispondendo alla domanda. – Malek. Si chiamava Malek – specificò. – L’ho ucciso per errore quando aveva quasi tre anni. Salvare te non significa solamente alleviare il senso di colpa che consuma la mia anima da anni, ma far riemergere la mia natura che ho tenuto sepolta per troppo tempo e che solo recentemente ho riscoperto. Nonostante tutto quello che ho visto fino ad ora, da quando Hoxana ti ha liberato dalla prigionia; quando ti guardo, in te riesco ancora vedere tutto quello per cui vorrei che questo mondo continuasse ad esistere, ma, soprattutto, vedo l’oggetto di un amore antico quanto i continenti, Hayden. Tuttavia, devi darmene la possibilità. Devi darmi la possibilità di liberarti da quello che ti è stato fatto, perché se esiste un modo, stai pur certo che lo troverò.
- Vostro figlio avrebbe dovuto sentire queste parole.
- Sì, ne sarebbe stato felice.
- Avreste dovuto scegliere qualcuno di salvabile per questa eroica impresa di redenzione, tuttavia. I combattenti come voi e coloro che vi circondano, sarebbero stati una scelta perfetta. Possedete una fragilità luminosa e antica quanto il sole, che molti vi invidiano, senza che ve ne rendiate conto.
- Hayden … tua madre ti ama tantissimo. Non puoi neanche immaginare il dolore che sta provando in questo momento. 
- Ne sono perfettamente consapevole.
A quelle parole, Bridgette avvertì dei brividi freddi lungo la schiena e capì che ogni suo tentativo sarebbe stato vano. – Mi dispiace di avervi disturbato – si arrese ricominciando ad utilizzare il tono formale, ed alzandosi. – Prima di lasciarvi, tuttavia, vorrei farvi una domanda.
- Vi ascolto.
- Che cosa vuol dire “hanno fallito”? La frase che avete detto questo pomeriggio all’esecuzione, prima di decapitare la ribelle.
- Credo riuscirete a rimanere in vita fino al momento in cui vedrete con i vostri occhi il significato di quella frase – rispose il ragazzo.
A ciò, Bridgette fece per andarsene, ma prima, presa da un casuale moto di realizzazione, si diresse verso uno delle decine di scaffali ricolmi della biblioteca, vagò un po’ con lo sguardo fin quando non individuò il libro di suo interesse. Lo prese e raggiunse nuovamente Hayden.
- Cercavate questo prima, giusto? – gli porse il tomo intitolato “Origine dei mondi sotterranei”.
- Sì.
- Sapevo la collocazione perché mi è capitato di leggerlo qualche settimana fa. Andate nello studio del Gran Maestro più tardi – concluse ripetendogli quel suggerimento e uscendo dalla biblioteca, lasciandolo solo.
A ciò, Hayden aprì il tomo indicatogli da colei che da tempo stava cercando di comunicare con lui in qualsiasi modo esistente. La stessa persona che, dopo aver udito l’intero dialogo appoggiata ad uno degli scaffali, in quel momento si stava mettendo seduta esattamente di fronte a lui, nel posto prima occupato da Bridgette, pestando il sangue oramai secco e appiccicoso sul pavimento.
Hayden notò che, a partire dalla seconda pagina del libro, le pagine seguenti avessero una o più parole specifiche sottolineate, in sequenza.
A ciò, cominciò a leggere solo le parole sottolineate di ogni pagina: “Posso … tornare … indietro … posso … aggiustare … tutto … Quando … leggerai … queste … parole … io … sarò … davanti … a … te”
Giunse il fatidico momento che la giovane Lannister stava aspettando da quando aveva sottolineato quelle parole in quel libro: Hayden alzò lo sguardo dalle pagine e puntò gli occhi dinnanzi a sé, capendo che fosse proprio lì, come ella aveva indicato.
Per un solo, singolo istante, alla fanciulla sembrò che lui potesse vederla davvero.
- È troppo tardi, Myranda – rispose continuando a guardare in quel punto nel vuoto, pronunciando quel nome dopo così tanto tempo.
Le vene della ragazza si gelarono, così come tutte le sue membra. Rimase ferma e immobile, mentre lui si alzava dalla sedia e si avviava verso l’uscita della biblioteca.
Rimasta completamente sola, in quello spazio vuoto e freddo, in quella dimensione desolata e silenziosa come l’alba di un lungo inverno, Myranda, per la prima volta, non riuscì a versare neanche una lacrima.
Quello era il momento in cui, più di tutti, avrebbe voluto urlare al cielo e annegare nelle sue lacrime salate. E, paradossalmente, era l’unico in cui tutto il dolore che stava provando sembrava non volerne proprio sapere di uscire.
Era ancorato dentro, contaminava il sangue, gli organi, la pelle, tutto ciò che la componeva, impigliandosi come un parassita.
Improvvisamente, quella sensazione la turbò sempre più in crescendo, facendole avvertire tutto il corpo pesante, la testa dolorosa e pulsante, il cuore troppo lento. Sentiva che sarebbe potuta morire nel giro di qualche secondo se non avesse fatto qualcosa.
Poi, di getto, un braccio comparse da quel nulla eterno e la avvolse da dietro, cullandola in un delicato ma deciso abbraccio. Uno di quelli che sapevano rilasciare un calore spropositato solamente con uno sfioro.
Myranda, sorpresa più che mai, si voltò verso il proprietario di quel braccio familiare e, come per miracolo, aveva dimenticato tutta la rabbia che provava nei suoi confronti. In realtà, l’aveva dimenticata già da tempo.
Colui che meno di tutti credeva capace di un atto di calore e di affetto, di una dimostrazione umana, ora le stava tendendo una mano salvifica che l’avrebbe salvata dalla caduta nella voragine più profonda, e lei non era mai stata così felice di rivederlo.
Bran le rivolse un sorriso comprensivo, un'altra capacità che Myranda credeva avesse perduto per sempre, e la abbracciò ancora, senza dire nulla.
Entrambi rimasero in silenzio, a stringersi, perché ogni suono, ogni sillaba, ogni parola, in quell’attimo, sarebbero stati completamente, catastroficamente vani.
 
Nel momento  in cui la Greyjoy uscì dalla biblioteca, si appoggiò con la schiena ad una parete lì accanto, cercando di metabolizzare l’accaduto e la “sconfitta”.
- Eccovi qui, nostra futura regina. Come stanno procedendo i preparativi per le nozze? – le chiese improvvisamente Askarx, seguito dagli altri due, sorprendendola.
- Superni … non vi ho udito arrivare. Avete un passo molto delicato – rispose Bridgette osservandoli. – I preparativi per il matrimonio procedono molto lentamente, considerando tutto quello che sta accadendo. Quando si saranno calmate le acque, nulla impedirà a me e al mio amato di celebrare le nostre gloriose nozze.
- Non abbiamo mai avuto modo di parlare noi e voi – fece finalmente udire la sua voce Niraij.
- Ed è davvero un peccato – continuò Mhunaer.
- Vogliamo rimediare? – concluse Askarx.
Capendo che ciò di cui volevano parlarle i Superni non fosse qualcosa di cui poter conversare durante una passeggiata in giardino, Bridgette si ricompose e cominciò a dirigersi verso un luogo nel quale sapeva non vi sarebbero stati occhi o orecchie indiscrete.
- Venite con me – li spronò prima di avviarsi.
Quando furono giunti in una stanza della Fortezza Rossa isolata e mai frequentata, la Greyjoy se sedette, guardando poi i tre qarthiani fare lo stesso.
- Di cosa volete parlarmi?
- Siete perspicace, milady. Permettetemi di farvi i complimenti per lo splendido abito che state indossando. Si intona a meraviglia con la vostra carnagione e crea un sublime contrasto con il particolare colore dei vostri capelli. Un accostamento da fare invidia alle più idolatrate regine di Essos – la lodò Askarx.
- Vi ringrazio, Askarx. Tuttavia, preferirei che arriviate al sodo, se non sono troppo pretenziosa. Oggi è stata una giornata pesante.
- Lo immagino, milady. Vi garantisco che, in seguito a questa chiacchierata, molti dei vostri pesi saranno svaniti e potrete dormire sonni più sereni.
Bridgette gli rivolse uno sguardo confuso, prima che egli continuasse.
- Sappiamo che voi siete stata mandata da Oberyn Martell e che appoggiate la ribellione che si sta progettando a Nord, con sempre maggiori consensi. Per quanto possiate crederci o no, vogliamo informarvi che siamo dalla stessa parte.
- Voi? La principale fonte di armi e di denaro della corona? – chiese incredula e diffidente.
- Sappiamo che avete da poco fatto saltare degli accordi che Sua Maestà aveva preso con alcune popolazioni del continente orientale. Siete scaltra e una spietata quanto affascinante manipolatrice. Ciò che siete in grado di fare, lo fate eccezionalmente bene – si complimentò il superno. – Lentamente e cautamente, state facendo degli enormi passi avanti nel vostro obiettivo di condurre il nostro re nel fallimento più nero. Con il giusto aiuto, sareste in grado di colpirlo talmente forte, da renderlo completamente incapace di rialzarsi. Trovo davvero stupefacente quanti buchi interni presenti questa corte.
- Non sono poi così tanti, miei sagaci adulatori: io, voi e l’appoggio dei Fantasmi e del Nord. Credo di aver oramai compreso che lavorate con i Fantasmi. Senza di loro, non sareste nemmeno riusciti a venire accolti qui ad Approdo come ospiti.
- Dobbiamo molto a loro, vi do pienamente ragione. Ma vi sbagliate riguardo al numero dei cospiratori che si annidano dentro questa Fortezza: ogni singolo componente del consiglio reale è un traditore. Esattamente come voi e noi. Il Primo Cavaliere prima di tutti, insieme al tesoriere ora a Grande Inverno. Perciò dovreste smetterla di sprecare energie a guardarvi le spalle: siamo tutti dalla stessa parte.
- Ciò che dite è impossibile. Dovrei credere che il braccio destro al quale David affiderebbe la vita, il prestigioso tesoriere, il Gran Maestro Xavier, il Maestro dei Sussurri e il suo mercenario, siano tutti cospiratori?
- Credere o non credere alle nostre parole è una vostra decisione. Vorremmo solo facilitarvi il lavoro, considerando che, nella vostra posizione, degli alleati qui dentro vi farebbero molto comodo.
- Mi avete fatta chiamare per questo o c’è altro? – chiese la donna, sempre più confusa a causa di quelle informazioni.
- Non abbiamo richiesto di parlarvi per questo, milady. Com’è andato l’incontro con il principe? – chiese improvvisamente Askarx, toccando un argomento ancora caldo.
- Quel che so, è che non è stato soggiogato completamente da Hoxana come tutti ritengono. Questo pomeriggio lo ha mostrato pubblicamente. Egli possiede una sua volontà, deleteria e distruttiva, ma sua e sua solamente. Sta agendo per suo volere, seguendo i suoi scopi. Vorrei sapervi dire di più, ma temo sarà molto difficile indagare ancora più a fondo su di lui. Perché mi avete posto una domanda simile?
- Quel ragazzo è prezioso.
- Spiegatevi meglio.
- Sono e rimarranno molti i misteri che non riuscirete a svelare, lady Bridgette. Non ponetevi troppe domande. Tutto ciò che possiamo dirvi, è che non desideriamo che gli venga fatto del male più di quello che gli è già stato fatto dalla nostra conterranea. Quest’ultima è il motivo per il quale stiamo conversando ora.
- Hoxana?
- Abbiamo notato come siete in grado di tenerle abilmente e dignitosamente testa. Una capacità che nessuno all’interno di questa corte possiede. Forse vi sembrerà di non scalfirla minimamente, ma noi la conosciamo, e possiamo dirvi con certezza che voi riuscite ad indebolirla. Ella reagisce attaccando come una furente predatrice, e più ritiene il suo avversario dannoso, maggiormente diviene velenosamente aggressiva.
- Cosa volete che faccia? – chiese la Greyjoy arrivando subito al punto. – Considerando da che parte affermate di stare e il modo in cui state continuamente addosso ad Hoxana, suppongo vogliate chiedermi di aiutarvi a contrastarla – dedusse.
- Altra brillante deduzione, milady, ma incorretta: non a contrastarla, ma a sovrastarla. Noi tre, con il vostro prezioso aiuto, vogliamo rovinare Hoxana Aemchaar, polverizzarla, eliminarla. Questo mondo non conoscerà mai più un demonio tanto temibile e degno del suo nome, una volta che cancelleremo ogni traccia della sua presenza da questa terra, poiché, senza di lei, ora non esisterebbe il Principe dello Strazio, così come non esisterebbe un drago che è la sua metà perfetta. Hayden è il male più grande, ma Hoxana è quello originario. Possiamo vincere solo su uno dei due. Siete disposta ad aiutarci, lady Greyjoy? – le chiese infine Askarx sorridendole deciso.
- Certamente.
 
 
- Shh, sta’ buona, frugoletta – sussurrò il giovane Marbrand cullando la neonata, la quale gorgogliava soddisfatta dopo aver consumato il suo pasto a base di latte.
- Credi che ne voglia ancora? – chiese apprensiva Erin versando altro latte sulla ciotolina e afferrando il cucchiaino.
- No, ha già bevuto mezza ciotola. C’è il rischio che vomiti se ne prende di più – le rispose Kylan facendole appoggiare la testolina sulla sua spalla e massaggiandole la schiena.
- Hai già avuto a che fare con i bambini così piccoli? – gli chiese Erin incuriosita dall’approccio tanto naturale che il cavaliere utilizzava con Agnes.
- Sto andando ad istinto – confessò sinceramente lui accennando un sorriso stanco.
In quel momento, qualcuno bussò alla loro porta ed Alain andò ad aprire, sempre con la massima cautela, come era solito fare quando in casa sua stava ospitando uno dei cospiratori della corte reale.  
- Xavier, cosa ci fai qui? – gli chiese riconoscendolo nonostante il buio notturno, e invitandolo ad entrare.
- Ti ho cercato ovunque nella Fortezza Rossa, figliolo, ma non eri né nelle tue stanze, né altrove. Che ci fai qui? – chiese subito il vecchio al giovane Marbrand.
- Christine questa sera non può occuparsi della bambina. Ha molti clienti alla locanda e non riuscirebbe a prestarle le giuste attenzioni. Io sono l’unica persona oltre lei, con la quale Agnes riesce a stare senza piangere a squarciagola ininterrottamente. Riesco a farla addormentare facilmente e a calmarla. Non mi azzarderei mai a portarla nella Fortezza Rossa, neanche nascondendola con la massima cautela nelle mie stanze. Perciò ho deciso di venire a casa di Alain e di Erin, l’unico posto sicuro. Passerò la notte qui e domani all’alba la riporterò alla locanda da Christine – spiegò Kylan, sentendo la piccola lamentarsi lievemente tra le sue braccia. – Volevi dirmi qualcosa?
- Devo darti qualcosa, ragazzo. Avrei dovuto farlo già tempo fa, ma ho preferito attendere l’occasione giusta.
- Quale occasione giusta? – chiese confuso il giovane.
- Quella in cui ne avresti avuto più bisogno – rispose il vecchio porgendogli una lettera e riservandogli un buon sorriso paterno prima di andarsene dalla casa.
Kylan si rigirò la lettera con la mano rimastagli libera e notò che sopra vi fosse scritto il suo stesso nome, con una calligrafia che non fece fatica a riconoscere e che gli provocò un brivido lungo tutta la spina dorsale.
- Credo che andrò a letto – annunciò ai due padroni di casa.
- Fa’ con comodo e se hai bisogno di aiuto con Agnes non esitare a chiamarci. La stanza che abbiamo preparato per te è in fondo al corridoio – gli disse Alain.
- Grazie – rispose accennando un sorriso e dirigendosi verso la stanza.
Non appena entrò, si chiuse la porta dietro di sé, accese una candela per illuminare l’ambiente e posò Agnes sul letto accanto alla parete, assicurandosi che fosse abbastanza calma e sul punto di assopirsi.
A ciò, si sedette sulla sedia dinnanzi al piccolo tavolino nel quale aveva posto la candela, di spalle al letto, lontano solo pochi centimetri da esso.
Aprì la lettera e cominciò a leggere:
“Se stai leggendo questa lettera, vuol dire che, come temo ormai da tempo, non appartengo più a questo mondo, al mondo a cui tu ancora appartieni.
Egoisticamente, vorrei che mi raggiungessi presto se davvero esiste un luogo oltre la morte, come si ostinano a farci credere. Sai che sono sempre stata scettica riguardo argomenti simili. Tu e mia madre eravate coloro che mi rimproveravano più di tutti: lei se ne usciva sempre con un ‘se continuerai sempre a credere solo a ciò che ti è più facile credere, vivrai sempre una vita in bilico in un ponte traballante sopra una voragine’; mentre dalle tue labbra uscivano le parole ‘vorrei possedere tutti i tuoi dubbi per riuscire sempre a vedere la possibilità davanti ai miei occhi, ma so già che non sarei in grado di portare sulle mie spalle il peso di tanta incertezza’ con costanza giornaliera. Ora capisco perché andavate così d’accordo tu e mia madre.
Ma non mi stancavo mai di sentirti dire quelle parole, anzi, al contrario, mi piaceva udirle, anche ogni giorno. Non so neanche io il perché, ma avrei trascorso ore in tua compagnia a parlare di niente, ad osservare Dorne da una finestra, a dormire e persino a litigare con te. D’altronde, non abbiamo fatto nulla di tanto diverso quell’estate che abbiamo trascorso insieme, con qualche piccola ‘aggiunta’ rilevante, certo, ma non in questo contesto. So che ti sembrerà già strano sentirmi parlare così, io, la tigre della sabbia sempre abituata a prendere tutto con leggerezza. Sono stati davvero pochi i momenti della mia vita in cui sono stata costretta a rifuggire la mia natura focosamente positiva e a tratti superficiale, per fare i conti con una realtà che richiedeva un adattamento ben diverso da parte mia. Ed ora, più di tutte le esperienze che ho vissuto in vent’anni, ora sento di non poter adattarmi più di così. Sento di aver oltrepassato un limite che percepisco doloroso, poiché lontano da tutto ciò che sono e in cui ho sempre creduto. E quando mi capita di guardarti, intravederti nella stessa sala in cui sono io, da lontano, riesco a vedere con chiarezza lampante quanto tu sia molto più abile, capace e adatto di me a condurre una vita simile, a resistere e a farti strada in un luogo colmo di veleno, gelo, menzogne, torture, segreti e morte. Ti osservo e in me perviene subito la certezza che, anche se presto me ne andrò, lasciandoti solo, nelle grinfie delle belve affamate, tu sarai comunque benissimo in grado di affrontarle e di vincere su di loro, perché lo eri prima che arrivassi io, e lo sarai anche dopo. Tu sei il vero giocatore in questo gioco mortale, non io. Io non lo sono mai stata, ma va bene così, perché, almeno ho potuto aiutarti, e dare un contributo alla causa.”
Il giovane dovette smettere di leggere per qualche secondo, mentre un sorriso malinconico nasceva nelle sue labbra. Metabolizzò ciò che aveva letto, e trovò la forza di proseguire nonostante i difficili ricordi e i sentimenti scaturiti dalla lettura.
“Sai che non sono tipa di ‘discorsi d’amore’, qualcosa che mi è sempre stato estraneo. Perciò, data la mia inadeguatezza in materia, proverò a dirti ciò che voglio farti sapere, pienamente nel mio stile: questi mesi sono stati infernali per me e mi hanno portata al punto di scrivere una lettera d’addio simile, ad una delle tre persone più importanti della mia vita, temendo di non poterla incontrare ancora per dirglielo dal vivo (sì, la più importante insieme a te e a mia madre, è lo zio Oberyn, e non storcere il naso come so che stai facendo, perché so che, sotto sotto, gli hai voluto bene anche tu, come lui ne ha voluto a te), ma nonostante tutto ciò, non sono stati i peggiori. E non lo sono stati esclusivamente per te e per la speranza che, involontariamente, sei riuscito a darmi.
Poco tempo fa, mi hai promesso che mi avresti portata via di qui, al nostro incontro segreto. Ma già nel momento in cui quelle parole lasciavano la tua bocca, sapevo che non si sarebbero mai avverate. Non mi importava, perché ormai, dentro di me, mi ero rassegnata a ciò a cui inevitabilmente sarei andata incontro. Forse ancora non riuscivo a realizzarlo, ma lo sapevo.
Per questo, proprio come ho fatto alla fine di quell’estate, voglio dirti ‘grazie’.
Grazie perché, quando ho scoperto di aspettare un bambino dal mostro che mi ha ridotta così, qualche settimana fa, invece di essere schifata come è capitato a molte delle altre ventidue ragazze, io riuscivo a sognare ad occhi aperti. Immaginavo di tenere tra le braccia una splendida creatura con gli occhioni luccicanti, i rivoletti di saliva sulle labbra a forma di cuore, e il pianto facile.” A quelle parole, Kylan sorrise, e quasi come se anche lei avesse potuto leggere quelle parole, la neonata dietro di lui emise dei versetti lamentosi, richiamando l’attenzione del giovane, il quale si voltò a guardarla intenerito sia da lei che da ciò che aveva appena letto.
- Dormi, frugoletta – le sussurrò cullandola un po’ con la mano e accarezzandole la pancia, poi riprese a leggere.
“Ed ero felice. Ero felice perché potevo sentirla dentro di me, nonostante fosse poco più grande di un granello di sabbia. Potevo sentirla, e, per la prima volta, ho realizzato che, forse, mi sarebbe piaciuto fare la mamma. Mi sarebbe piaciuto crescere un bambino mio perché avrei voluto che fosse tuo. Non mi sono mai immaginata in una famiglia, con un marito e dei figli, ma appena ho cominciato a pensare a quel bambino come nostro, cresciuto da me e da te, tutto ha iniziato a sembrarmi troppo, troppo bello per essere vero.
Ora la creaturina non c’è più, è esistita il tempo di qualche settimana, solo per donarmi un po’ più di sollievo temporaneo, per creare sogni. Così come non c’è più la mia, non ci sono più neanche quelle delle altre. Riesci ad immaginare quante vite può aver stroncato quell’uomo, oltre le nostre? Se in una madre alberga anche suo figlio, come è possibile calcolare il numero di vite strappate nel momento in cui si uccide una donna?
Quindi, dopo tutto ciò che ho scritto, non biasimarmi se non posso fare a meno di essere egoista e di volerti qui con me, dovunque sarò una volta che la vita avrà lasciato il mio corpo. Mia madre mi avrebbe dato un buffo sul naso come faceva quando ero piccola, per poi dirmi ‘l’egoismo è sano e necessario, mio tesoro, fino a quando tu non sarai l’unica persona a popolare il mondo. A quel punto, potrai iniziare a preoccuparti’. Sapeva sempre cosa dire la splendida e scaltra Arianne Martell. In questo momento, se solo potessi, vorrei chiederle come è possibile che lei mi manchi ogni giorno di più; forse avrebbe una risposta anche a questo.
Ad ogni modo, non prendertela con il povero Xavier, gli ho chiesto io di aspettare prima di consegnarti questa lettera, dopo una mia eventuale morte. Volevo che tu l’avessi al momento giusto, quando avresti creduto di essere giunto al limite e di non riuscire più ad andare avanti, quando il dolore ti avrebbe portato a perderti completamente. Quindi, se la stai leggendo, è perchè sei riuscito ad arrivare fino alla fine, a combattere con le unghie e con i denti, a farti valere e ad ottenere numerose vittorie in vista del tuo obiettivo finale, dimostrando a tutti chi sei realmente e quanto la tua tenacia, la tua intelligenza e la tua astuzia possano condurti oltre. Io l’ho sempre saputo, ma gli altri avevano bisogno di vederlo con i loro occhi, e, soprattutto, tu avevi bisogni di accorgertene, prima di tutti.
Detto ciò, anche se non sono lì con te ora, voglio comunque aiutarti come meglio posso: una notte, mentre era annebbiato dal piacere, David mi ha rivelato di avere alcuni figli bastardi sparsi per Approdo. Se dovesse servirti per guadagnare tempo, sfrutta quest’informazione.
Spero di rivederti presto e tardi al contempo, ‘mio cavaliere dall’armatura splendente’.
Con amore, Lorraine.”
Il giovane Marbrand continuò a guardare il foglio per un po’, alzandosi distrattamente dalla sedia e appoggiando la schiena alla porta, lasciandosi trascinare giù mentre se l’avvicinava al petto. – Grazie, principessa del sole. Ci rivedremo presto.
 
 
 
   
 
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