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Autore: daphtrvnks_    09/11/2018    3 recensioni
La mia pelle una volta pallida, un vanto per chi viveva nel lusso, ora è scura.
L'americana continua a guardarmi, abbiamo legato in queste ultime settimane, sa che io, una stupida cinese, non posso fare molto.
Riproverò questa notte. 
Sopravviverà, ne usciremo insieme.''
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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20 Agosto 1942 

Quella giornata non venne trascritta come al solito nei diari della corvina, fu un giorno differente dagli altri, uno di quelli da voler dimenticare e cancellare senza rimurginarci troppo sopra. Iniziò monotona, svegliate all'alba e mandate direttamente nel campo a lavorare, con Bulma finalmente a farle compagnia ed una zappa tra le mani. 

C'era Vegeta a sorvegliarle, come se non avesse nulla da fare e si divertisse a passare avanti ed indietro nelle file puntando aspramente i suoi occhi sulla terra tolta; buche profonde riempite di massi. Scattò qualcosa, Chichi non seppe spiegarselo ed in quel momento si sentì inutile, un essere infimo al confronto della sua forza. Si fermò dinanzi alla turchina per qualche secondo, spostando la sua attenzione sul viso di lei visibilmente impaurito, concentrata sulla terra da smuovere cercò di non ricambiare lo sguardo e di fare come se lui non ci fosse. Bastò un gesto; una presa rigida sul polso della ragazza per fermarla e trascinarla lontano da loro, nonostante lei si dimenasse come una bestia in catene, urlasse e si disperasse la sua sorte fu una delle peggiori per una donna.

Sfiorata, toccata e violata, il suo corpo divenne oggetto, girato e rigirato tra le dita del generale. Derisa, sfidata e umiliata, la sua persona non era più degna di essere chiamata in quel modo da lui.

Bulma subì la sola colpa di essere entrata nel mirino di Vegeta, di averlo affrontato senza neanche rendersene conto ed averlo reso agli occhi del suo amico ridicolo. Caricata sul furgone sotto gli occhi vigili di Kakaroth che provò ad opporsi in vano, portata poi nel suo ufficio. 

O almeno, questo erano quello a cui le donne del campo credettero, Kakaroth stesso lo pensò; inorridito rivolse un'occhiata alla cinese, si soffermò sulla sua espressione smarrita e dopo essersi avvicinato le sussurrò una frase in giapponese che Chichi non comprese a pieno.

'Watashi wa kare ga sukide wanai... Anata ga sore o rikai suru kote o nagatte.'

Si spostò portando una mano al fucile sulla spalla destra, urlò a gran voce di continuare a lavorare e tenendo il capo basso tornò al suo posto. 


La cosa rimase segreta, Vegeta pretendeva che avessero paura di lui e lo considerassero un seviziatore, ma a quei livelli no, non sarebbe mai arrivato fino a quel punto. 

Arrivati nell'ufficio continuò a tenerla per il lembo di pelle oramai livido, sembrava si fosse arresa al suo destino rimanendo in silenzio e muovendo appena la testa per girarsi intorno ed esaminare il luogo in cui si trovasse. 

La lasciò libera solo dopo aver chiuso la porta ed essersi accertato che nessuno li spiasse, le indicò la poltrona in pelle dietro la scrivania ed ella titubante fece come gli fu ordinato, sedendosi.

'So a cosa pensate e no, non lo farò. Il nostro primo incontro non è stato dei migliori e preferirei rimediare. La mia fama mi precede ed immagino che conosciate il mio nome, vero?'

Proferì facendo qualche passo verso la scrivania, a quell'azione ne subì una contraria, con la donna che si fece indietro.

'Vegeta.' 

Sussurrò impecettibilmente, un fil di voce accompagnato dal versare dello scotch nei due bicchieri in vetro, uno di questi venne spostato in direzione della ragazza, il quale scosse la testa rifiutando.

'Buon per me.' 

Rispose lui, il liquido venne versato nel suo bicchiere e poi bevuto avidamente, neanche una goccia osò scappare dalle labbra umide dell'uomo. Fatto ciò lasciò il bicchiere al suo posto, tra i documenti e le penne. Levò i guanti bianchi con molta attenzione e li portò nella tasca dei suoi pantaloni, sbottonò i primi tre bottoni della sua divisa decorata di medaglie ed onori e con un sospiro si lasciò cadere sulla sedia posta al lato destro della stanza. Il comportamenro singolare di lui la sconvolse, l'orologio appeso alla parete in legno segnava le sette ed il generale si era appena scolato due bicchieri di scotch come fossero acqua. 

'Ora che so che sapete parlare posso rimanere tranquillo. Bulma, giusto?' 

Si era lasciato cadere sulla vecchia sedia, cigolante e scomoda, le mani poggiate sui braccioli e le palpebre chiuse. La ragazza colse il momento per soffermarsi su i dettagli del generale; la sua pelle era ambrata e lucida, i raggi del sole non arrivavano in quel determinato punto donandogli un aspetto oscuro e più spaventoso di quanto il suo comportamento ed i suoi tratti già non dimostrassero. I capelli erano volti verso l'alto in una forma strana, tutto ciò nell’insieme si rivelava armonioso e ben equilibrato e per Bulma, lui, non ne era degno. 

'Sì…'

Un altro lungo sospiro e le iridi nere di Vegeta fissarono il soffitto in cerca di qualche frase per continuare il discorso, impacciato rispetto al suo solito. Avrebbe potuto fare di lei qualunque cosa gli passasse per la mente, ma il suo infinito ego gli aveva imposto di aspettare e lasciare che fosse lei a desiderare ed implorare di possederla. 

'Un nome particolare. Ditemi, vi sentite bene?'

La ragazza si sentì a disagio, si mosse sulla poltrona in cerca di una via di fuga, quella tranquillità le attanagliava la gola bloccandole il respiro in un'ansia cresente. Annui semplicemente, le unghie scavarono a fondo nella pelle scura della poltrona lasciando dei solchi evidenti.

'Mi fa piacere. Gradite qualcosa? Infondo dobbiamo pur passare il tempo, le vostre compagnie tarderanno fino alle due.' 

Si alzò con uno scatto improvviso facendola sobbalzare dalla paura e lasciando che lei facesse lo stesso, le porse una mano e con un affabile sorriso cercò di tirarla su di morale.

'Non sono un mostro come mi dipingono ma a volte, cara Bulma, per far sì che la gente ti rispetti è mille volte meglio far credere questo. Siamo in tempo di guerra, si vince così.'

L'americana accettò con timore, la grande mano del generale la accolse con delicatezza. La maschera di uomo meschino e bruto crollò come il bicchiere in vetro sul pavimento, minuscole schegge si sparsero ovunque scomparendo alla vista e riflettendo luce come diamanti. Cogliendo il momento di disattenzione si era sporto in avanti prendendo con la mano libera la vita della prigioniera ed avvicinandola, piccola e sottile, unì il suo volto a quello della turchina con un bacio focoso ed avventato, le guance pallide si tinsero di un rosso acceso e i grandi occhi azzurri fissarono quelli chiusi di Vegeta. Il gusto dolciastro dell'alcohl penetrò prepotentemente nella sua bocca invadendole i sensi e lasciandola interdetta qualche attimo, la sua lingua si muoveva con maestria provando in ogni modo possibile di farle ricambiare il bacio, quando ebbe davvero bisogno di riprendere fiato si staccò dalle carnose e sublimi labbra delle donna, riaprì gli occhi e con un'alzata di spalle fece una semplice constatazione.

'Ammattetelo i mostri non baciano così.' 


Alla sera, quando ormai Bulma era tornata ai suoi doveri e informata su ciò che avrebbe dovuto dire, Kakaroth tornò in ufficio. Sapeva lo avrebbe trovato lì, a bere ed a leggere il giornale sugli avvenimenti della giornata, una pratica che dalle nove in poi diveniva un obbligo. Con passi pesanti si diresse verso la porta, i capelli ribelli si muovevano con vita propria ad ogni falcata conferendogli un'aria buia che solo pochi avevano potuto ammirare su quel volto gioioso ed ingenuo assimilato al suo nome. Goku non era violento, non lo era mai stato e mai avrebbe pensato di poterlo diventate un domani, eppure, con quell'atto disumano che Vegeta aveva compiuto si sentì in dovere di fare qualcosa, reagire. Spintonò alcuni soldati piazzati sul suo cammino e bruscamente aprì la porta, entrando e poi richiudendola con un tonfo. Vegeta ebbe l’impressione che con quel gesto i cardini avessero tremato, così come il pavimento, sotto quella furia. 

'Qual buon vento. Giornata pesante?'

Sbottò piegando accuratamente il giornale e posandolo sulla scrivania, aspettò risposta ma dal ragazzo provenirono solo alcuni ringhi e mormorii che non riuscì a comprendere.

'Allora?'

'Allora?! Dopo quello che hai fatto fai finta di nulla!?'

Il più giovane alzò le mani sbraitando, cercando di dare enfasi al suo tono alterato e facendo sorgere un lieve sorriso sul volto del generale, curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinto.

'Sentiamo, cos'è che avrei fatto?'

Conveniva mentire, certamente con ironia. Si alzò con stanchezza e facendo il giro si appoggiò sul bordo del mobile aspettando una sua qualsiasi reazione che non tardò ad arrivare. Immaginava fosse di quel genere, le parole non erano il forte di Kakaroth, tutt'altro, preferiva esprimersi con le azioni. Il gancio destro che arrivò al suo zigomo fu potente, tanto forte da lasciargli una macchia rossa e spaccargli con un taglio la pelle. Non reagì, lasciando in quel modo che si sfogasse, con un movimento della mascella constatò il dolore fulmineo ed intenso che si espanse fino al labbro inferiore intorpitendolo appena.

'Dannazione, non mentire! Fai fottutamente schifo Vegeta, credevo fossi diverso... invece no.' 

Inumidì le labbra percependo il sapore ferruginoso del sangue, sicuramente colato dalla recente ferita. Dalla rabbia era subentrata la delusione ma non gli importò, se voleva salire di grado i suoi metodi sarebbero dovuti arrivare fino ai vertici del potere, neanche lui doveva essere a conoscenza della verità e ridacchiando leggermente fece un cenno di assenso con la testa.

'La verità fa male, dicono.'



 

'Io non sono come lui… spero tu lo capisca.'

  
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