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Autore: Seth Ren    09/11/2018    0 recensioni
Dopo tanto tempo torno a scrivere fanfic e lo faccio con una che avevo in mente da parecchio tempo: una storia sul dio mezzo egizio e mezzo greco Serapide. Un dio sincretico, creato quasi ex-novo da Tolomeo I e divenuto in breve tempo una divinità molto venerata in tutto il mondo conosciuto.
Una divinità particolare: simbolo dell'ellenismo e l'ultima divinità pagana ad essere "nata" a livello storico e quindi difficile da inserire nel mondo di Saint Seiya, così legato al concetto di "era mitologica"
Io ci ho provato prendendo spunto da vari elementi tipici di anime e manga, e posizionando la storia agli inizi dell'Ellenismo, ponendo come protagonisti personaggi nuovi e orginali.
Spero che apprezziate
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo Dio - A Saint Seiya Tale
 
(storia one shot ispirata dal racconto "Lo scettro di Serapide" di Rick Riordan dal libro "Maghi e semidei")
 
Un semplice tempio. 
 
Tutto ciò stava avvenendo all'interno di un semplice tempio. 
Quando era giunto in quella nuova città per la sua missione diplomatica, al fine di stabilendo i rapporti fra il Santuario e il nuovo regno d’Egitto, l’edificio era ancora in costruzione e mai avrebbe pensato che una tale entità maligna potesse farne la sua casa. 
Il re vuole dare a questo nuovo regno un simbolo dove sia i greci che i nativi possano identificarsi. Abbiamo già conosciuto fenomeni simili in altre zone del mondo e in altre epoche.
La ricerca di simboli comuni per unire i popoli implica anche la creazione di queste divinità puramente simboliche.
 
Non poteva immaginare una simile evoluzione.  
Dopo la morte del precedente sovrano, strane e misteriose morti avevano iniziato ad avvenire dentro il naos di quel nuovo tempio. I corpi di alcune persone erano stati ritrovati senza di vita davanti alla statua della nuova divinità, o meglio a davanti a quella che ora era la statua della nuova divinità. L’idolo proveniva infatti da una città ellenizzata della penisola anatolica, e in passato era una rappresentazione del dio locale secondo i canoni greci. Il re l’aveva semplicemente presa e portata nel tempio che aveva costruito sul sito di un precedente santuario dedicato al dio toro egizio. I più alti sacerdoti avevano recitato scongiuri e preghiere, benedicendo la venuta del nuovo dio di quella nuova città. Una statua che l’emissario aveva controllato, e che sapeva non contenere nessun demone o spirito misterioso, almeno al suo arrivo. 
 
 
Gli sventurati erano morti dissanguati, versando la loro linfa ai piedi della statua del dio, ma le autorità avevano insabbiato la cosa, ma l’emissario aveva chiaramente percepito (pur non essendo un Cavaliere) che una strana energia aveva iniziato a manifestarsi nel naos, decidendo di richiedere all'insaputa della corte l’aiuto di uno dei paladini di Atena. 
 
E la risposta fu: il Cavaliere dell’Altare, colui che aveva il compito di essere il vicario del Sacerdote stesso. 
 
“Le stelle hanno prodotto una catastrofe. Non è ancora chiaro cosa, ma una abbiamo un’opportunità per fermarla.” Aveva risposto il sacro guerriero, così nottetempo i due erano entrati di soppiatto nel nuovo santuario e lì avevano visto un Cosmo alzarsi dall'idolo stesso, che attirava a sé persone con un potere maggiore degli altri abitanti seppur minimo. 
 
Possibili veggenti, sacerdoti o guerrieri consacrati … Si trattava per lo più di gente del popolo che non era cosciente del proprio potere, e veniva a offrirsi in sacrificio richiamati dalla volontà emanata da quella statua. E ad osservare tutto vi era l’Alto Ierofante del dio in persona, in piedi accanto alle porte del naos ad accogliere “coloro che avrebbero dato la vita per la città”.
 
“MANETO!” urlò l’emissario, attirando l’attenzione del sacerdote “Liberali!” 
 
“Non dipende da me, amico mio.” Fu la risposta dell’uomo “Ma chi di loro vorrà contribuire al sogno più di chiunque altro” aggiunse voltandosi verso la statua.
 
“Ho sentito abbastanza!” disse il Cavaliere dell’Altare. 
 
Veloce, il sacro guerriero colpì lo ierofante al ventre facendolo svenire, e poi entrò col suo compagno nel naos. Appena entrati, avevano potuto vedere quella “volontà” primitiva, diabolica ed ossessiva che cercava di entrare nelle loro mente, senza tuttavia poterli controllare. Un affronto per quella cosa che emanava il Cosmo viola da dentro la statua. 
 
Potevano sentire che non si trattava di un dio, data la sua potenza più simile a quella di un Cavaliere d’Oro, ma non era neanche di natura umana. 
Era come se fosse acerba, come un bambino che necessitava di latte per crescere. Solo che al posto del latte, succhiava con avidità il Cosmo e la vita altrui. 
 
“Voi siete forti! VI VOGLIO!”  urlò una strana voce emanando quelle che sembravano strane onde “Piegatevi a me! Ne ho bisogno!” continuò con il tono che sembrava quello di un bambino piccolo, nei suoi primi momenti di vita. 
 
“Chi sei? Sei forse uno spirito che ha preso possesso della statua?” chiese l’emissario “E perché fai questo?” 
 
“Non occupo niente. Questa è casa mia! Sono nato qui da un uomo, mio padre!” fu la risposta dell’entità, lasciando i due sbalorditi. 
 
“Esatto. Lui è il simbolo di questo regno che coniuga le due grandi civiltà del mondo!” disse Maneto apparendo alle loro spalle, ancora debole per il colpo ricevuto “Il dio di questa città!”  All’emissario mancavano le parole, mentre il Cavaliere d’Argento cercava delle spiegazioni. 
“Avete davanti il vero erede del defunto re Tolomeo. L’incarnazione del suo sogno. 
SERAPIDE, dio di Alessandria!”  concluse il sacerdote
 
“Un demone nato dal cuore di un uomo!” disse il Cavaliere dell’Altare che aveva compreso in che modo il sogno era riuscito a sopravvivere al sognatore “O meglio dalle sue ossessioni, che riversate nella statua hanno dato vita ad un mostro che si rafforza parassitando la volontà altrui, col fine di assorbirne Cosmo e vitalità” 
 
“PAZZO!” gridarono tutti gli alessandrini presenti, preda della volontà del loro dio “Lui è il sogno di Tolomeo il Salvatore, un dio per il suo popolo e per il mondo.” 
 
“No. Lui è solo un demone!” fu la risposta del Cavaliere mentre univa le sue mani e creando un’onda di luce che respinse il Cosmo del nuovo dio confinandolo nella sua statua e facendo svenire i presenti “Anche se sei stato creato con le migliori intenzioni, non posso tollerare il fatto che ti nutri del tuo popolo!” 
 
“Io ne ho bisogno. Io voglio vivere! Io voglio uscire dalla statua per condividere questo regno con mio padre.! IO VOGLIO VIVERE AL SOLE COME VOI!”  
 
“Tuo padre non esiste più. È morto!” urlò l’emissario “E prendere questo sangue non ti darà un corpo umano
 
“Io e mio padre presto saremo insieme. Così come vive in me, presto io lo farò in lui!” insistette il dio rilasciando ancora di più la sua forza, spaventando i due inviati del Grande Tempio. Avevano capito cosa quel “dio” dalla mente di bambino intendeva fare: usare il corpo del suo creatore (sicuramente tenuto nascosto da qualche parte) come ricettacolo, una volta che avesse acquisito la potenza necessaria.
 
Ma il Cavaliere dell’Altare era determinato a far sì che ciò finisse e che nessuna famiglia si disperasse più per la morte e la sparizione di un loro caro sacrificato a quel dio fasullo.  
 
“Ti sigillerò con questa tecnica arcana, che solo io e il Sacerdote dovremmo conoscere. La tua potenza è inferiore a quella di un dio dell’Olimpo, per cui la sua efficacia su di te dovrebbe essere di lungo periodo. GABBIA DEL SIGILLO!” urlò lanciando sei talismani con il nome di Atena che si disposero a mezz'aria intorno all'idolo, creando una gabbia di luce che cominciò a contenere sempre di più il cosmo oscuro che proveniva da quell'immagine. 
 
“Non è sufficiente una gabbia, nobile Ara.” Disse l’emissario, ma il Cavaliere ne era consapevole. Sapeva bene che anche se la gabbia poteva durare bisognava anche nascondere quella statua (seppur non enorme) in un luogo sicuro, e farlo in sicurezza. 
Non Alzo le mani e piccoli pezzi di roccia cominciarono a staccarsi dall'architrave e dalle colonne del tempio, fino a circondare completamente il simulacro del dio.
“Fermati ti prego!” disse lo spirito “Io voglio solo un corpo per poter camminare e realizzare il mio sogno.  IO VOGLIO SOLO USCIRE DA QUI! LASCIAMI ALMENO USCIRE!” 
“Non posso farlo.” Fu la risposta “Noi Cavalieri di Atena abbiamo il compito di fermare tutte le divinità e gli esseri che potrebbero causare distruzione e mettere fine alla vita sulla Terra. Se uscissi scateneresti una guerra alla ricerca di maggior potere contro gli altri dei.  Lo so, perché ho letto le stelle! 

Roccia dell'eternità, confinalo!”. Ara abbassò le mani, e subito le scaglie di pietra confluirono tutte sulla statua sigillata nella gabbia di luce, creando formando una roccia abbastanza piccola da poter essere trasportata.
 
Quando i civili si ripresero, nessuno di ricordava cos'era successo e pensavano che la statua del Dio fosse scomparsa per opera dello stesso Serapide, ma non era importante: Tolomeo I aveva preparato altre rappresentazioni per il dio del suo regno. Solo Maneto sembrava avere dei sospetti sull'emissario del Grande Tempio, ma i suoi ricordi erano così confusi che nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto poi.
 
Osservando il Serapeo dai gradini del Museo (l'imponente palazzo delle scienze della città), l’emissario chiese al Cavaliere cosa ne sarebbe stato non tanto di Serapide, quanto semmai del suo culto. La risposta fu che ora che lo spirito malefico nato da Tolomeo era stato sigillato, dovevano portare la roccia in un luogo sicuro e lasciare che la Storia seguisse il suo corso. Quello che la gente avrebbe venerato da quel momento in poi non sarebbe stato un dio realmente esistente, ma solo un semplice simbolo di due culture unite.
“Provo compassione per questo essere. È stato creato dall'ambizione di un uomo, sì. Ma il re Tolomeo voleva solo dare un simbolo di unione al suo popolo.” disse l'emissario accarezzando la roccia, ma il Cavaliere scosse la testa poco convinto da quelle parole. 
“Da sempre i re egiziani vengono venerati come incarnazioni delle divinità, ed alcuni di loro sono stati gli ospiti dei numi tradizionalmente venerati in questo paese. 
Ma a Tolomeo non solo non bastava essere solo venerato. Mai avrebbe accettato di essere un semplice ospite per esseri divini come Horus o Seth, lasciandogli il controllo del suo corpo: voleva essere un dio egli stesso! 
Per questo si è creato questo Serapide, che racchiude in sé caratteristiche egizie e greche: per proiettare dentro la sua statua il desiderio di poter rinascere come una divinità e regnare sul suo popolo in eterno, forse addirittura muovendo guerra e spodestando gli altri dei in tutto il mondo.” 
“Come fate ad essere sicuro di ciò?” gli chiese il suo compagno "Sono stato alla corte di Tolomeo fin dall'inizio del suo regno, e non ho mai notato niente che me lo facesse sospettare.". 
Il Cavaliere semplicemente disse: “Il Santuario non combatte da solo. Abbiamo alleati in queste terre da molto, molto tempo.”
 
Fine 
   
 
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